Biomarcatori capaci di predire l`efficacia di un farmaco

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LA CURA DEI SARCOMI E’ SEMPRE PIU’ “PERSONALIZZATA”
Biomarcatori capaci di predire l’efficacia di un farmaco, chemioterapici ricavati
da organismi marini e nuovi farmaci molecolari per la cura dei sarcomi,
accanto a innovazioni nella chirurgia: sono alcune delle novità presentate nel
corso della Giornata della ricerca all’Istituto Nazionale dei Tumori
A differenza della maggior parte dei tumori che origina dai tessuti epiteliali, cioè tessuti che hanno
prevalentemente il compito di “rivestimento” di organi e di superfici interne ed esterne
dell’organismo, i sarcomi sono tumori dei tessuti connettivi, che nell’organismo hanno funzioni di
sostegno, collegamento e nutrimento.
Si tratta di tumori comunemente ritenuti “rari”: eppure ogni anno ne sono diagnosticati in Italia
circa 3.500 casi. E del resto i tumori rari, globalemnte, nel mondo rappresentano
complessivamente non meno del 20% dei nuovi casi di tumore maligno, come dimostrato da uno
studio epidemiologico sui tumori rari in Europa, coordinato dall’Epidemiologia dell’Istituto.
Tra le più importanti novità allo studio presso l’Istituto Nazionale dei Tumori in questo ambito vi
sono:
Un approccio specifico per ogni sarcoma
I sarcomi dei tessuti molli dell’adulto sono una famiglia di tumori rari resi ancor più complessi dal
fatto che possono insorgere dovunque nell’organismo, negli arti come nel tronco, nell’addome
come in qualsiasi altro organo. Non solo, il loro trattamento è reso ancora più difficile dal fatto che
si suddividono in decine di sottogruppi istologici diversi, come se si trattasse di decine di malattie
diverse.
L’Istituto Nazionale dei Tumori è uno dei centri di ricerca più impegnati nello sviluppare un
approccio diversificato ai sarcomi, che tenga conto di questa estrema varietà della malattia.
Questo approccio ha permesso all’Istituto di essere il primo a sperimentare l’uso di specifici farmaci
molecolari per questi tumori.
A questo tipo di ricerca si è sempre affiancato anche lo sforzo di individuare predittori di risposta,
ovvero “biomarcatori” capaci di dirci se un farmaco sarà efficace in un particolare paziente in modo
da rendere l’utilizzo dei nuovi farmaci realmente selettivo, con ovvii vantaggi in termini di risparmio
di tossicità non giustificate per i pazienti e di costi economici per il sistema sanitario.
Solo due settimane fa sono stati comunicati a Chicago i risultati di un’importante sperimentazione
di un farmaco, Regorafenib, che si avvia a diventare di uso corrente nei tumori stromali
gastrointestinali, un sottogruppo molto importante dei sarcomi.
Un farmaco ricavato dal mare e una chemioterapia “sicura”
L’Istituto Nazionale dei Tumori è stato fra i primi a utilizzare un farmaco chemioterapico
particolarissimo, la trabectedina, ricavato da un organismo marino caraibico, per combattere
specifici sarcomi. In particolare, i ricercatori dell’Istituto hanno dimostrato che questo
chemioterapico agisce in modo mirato, proprio come i nuovi farmaci a bersaglio molecolare, in un
particolare tipo istologico, i liposarcomi mixoidi, e, con altri ricercatori, hanno contribuito a chiarire
ulteriormente il meccanismo attraverso cui la cellula tumorale si trasforma in questi tumori.
Una scoperta che dimostra che, anche nell’epoca dei farmaci a bersaglio molecolare, la
chemioterapia è sempre importante nel trattamento dei tumori.
Per questa ragione l’Istituto sta coordinando uno studio clinico internazionale che, allo scopo di
ridurre quanto più possibile i suoi effetti collaterali, confronta un protocollo di chemioterapia
precauzionale “breve” con uno diversificato in relazione all’istologia, cioè “tagliato su misura” per le
caratteristiche specifiche di ogni sarcoma. Si tratta di un’evoluzione ulteriore di un precedente
studio internazionale dell’Istituto Nazionale dei Tumori su una chemioterapia precauzionale “breve”
nei sarcomi dei tessuti molli dell’adulto in fase localizzata. Con questa sperimentazione i ricercatori
riuscirono a dimostrare che tre cicli di chemioterapia sono ugualmente efficaci di cinque,
limitandone così la tossicità complessiva.
Radioterapia pre-operatoria per i sarcomi retroperitoneali
I sarcomi retroperitoneali sono un gruppo molto particolare di sarcomi, a causa della particolare
area del corpo dove si sviluppano, all’interno dell’addome.
Per facilitarne il trattamento l’Istituto sta sviluppando, con uno studio europeo, un protocollo per la
radioterapia pre-operatoria che riduca in via preventiva la massa tumorale da asportare. Il
problema da superare è prevalentemente costituito dagli organi vitali che circondano il
retroperitoneo e che la radioterapia rischia di danneggiare.
Sempre in questo campo, proprio l’Istituto ha messo a punto in passato un approccio chirurgico
estensivo che ha consentito di aumentare significativamente la probabilità di guarigione per questo
tipo di patologia.
I cordomi
I cordomi sono sarcomi dell’osso riguardanti sedi anatomiche delicate, come l’osso sacro o la base
cranica. Nel trattamento di queste patologie, quindi, la chirurgia può risultare molto demolitiva.
Per tale ragione si è dimostrata molto vantaggiosa la radioterapia e, in particolare, la radioterapia
con “adroni”, cioè protoni e ioni di carbonio, che ora è accessibile anche in Italia a Pavia, grazie al
consorzio Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di cui è parte anche l’Istituto.
Inoltre, l’Istituto ha applicato per primo nel 2004 nei cordomi un farmaco a bersaglio molecolare,
un cosiddetto farmaco “intelligente”, imatinib. L’osservazione clinica di una risposta tumorale molto
particolare dal punto di vista radiologico e anatomopatologico ha spinto l’Istituto ha svolgere
un’intensa ricerca su questo meccanismo e individuare il recettore specifico su cui agisce il
farmaco, il PDGFRB.