Dr.ssa Lorella Gabriele
Origine della comunicazione
 Per milioni di anni, gli esseri umani hanno comunicato fra loro utilizzando la comunicazione non verbale.  Il linguaggio è comparso in modo graduale (ipotesi incrementativista) o all'improvviso (ipotesi della discontinuità) ed ha rivoluzionato i modi e i processi stessi di comunicazione fra gli esseri umani.  Origine del linguaggio
 Teoria motoria, secondo cui il linguaggio sarebbe sorto come evoluzione dei sistemi gestuali mimici di comunicazione impiegati dagli ominidi per interagire tra loro.
L’origine della comunicazione non verbale (CNV)
 La CNV viene considerata, dalla psicologia ingenua, più spontanea e naturale della CV, poiché rivela gli stati d’animo dell’individuo e lascia trapelare in modo inconsapevole le sue intenzioni, anche in contrasto con quanto sta dicendo.
 La comunicazione non verbale oppure comunicazione extra linguistica, comprende un insieme eterogeneo di processi comunicativi che vanno dalle qualità paralinguistiche della voce, alla mimica facciale, ai gesti, allo sguardo, alla prossemica, all’aptica, alla cronemica, coinvolge anche la postura e l'abbigliamento.
L’origine…
 La CNV rappresenta una sorta di linguaggio del corpo, e quindi un linguaggio universale, esito dall’evoluzione filogenetica e regolato da precisi processi e meccanismi nervosi.
La CNV nelle diverse prospettive
 Concezione innatista
 Teoria neuroculturale
 Prospettiva culturalista  Interdipendenza tra natura e cultura
Concezione innatista
 La concezione innatista della CNV fa riferimento alla prospettiva di Darwin secondo cui:
 le espressioni facciali sono il risultato dell’evoluzione della specie umana e hanno un carattere di universalità.
 Inutili vestigia di abitudini ancestralii movimenti che all’origine servivano a qualche scopo (attacco, difesa) sono mantenuti come abitudini che si svolgono in modo automatico anche quando non è necessario.
 Queste abitudini acquisiscono lo stato di segnali di quelle emozioni e hanno lo scopo di comunicarle ai consimili.
Teoria neuroculturale
 La teoria neuroculturale ipotizza l'esistenza di un "programma nervoso" specifico per ogni emozione, in grado di attivare l'azione coordinata da determinati muscoli facciali.  Questo programma:
 assicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali associate a ciascuna emozione
 viene integrato con "regole di esibizione" che vengono apprese culturalmente ed insegnano alla persona ad attenuare, inibire, intensificare o mascherare la manifestazione delle emozioni.
Prospettiva culturalista  Ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura
 Secondo la prospettiva culturalista la CNV è appresa nel corso dell’infanzia al pari della lingua e presenta variazioni sistematiche da cultura a cultura, dal sistema dei gesti alle espressioni facciali. Prospettiva della interdipendenza fra natura e cultura  La prospettiva della interdipendenza fra natura e cultura sembra essere quella più adatta a spiegare la CNV.  Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modo universale a livello di specie sono organizzati in configurazioni differenti secondo le culture di appartenenza.
La CNV si fonda su circuiti nervosi specifici deputati all’attivazione e alla regolazione dei movimenti sottesi alle diverse forme della CNV.
Sistema piramidale comprende area motoria e area premotoria
Sistema extra‐piramidale
situato nel corpo striato e tronco encefalico
Intervengono, attivano, gestiscono e controllano le varietà dei movimenti
Rapporto fra CV e CNV
 L’atto comunicativo è prodotto dal comunicatore e interpretato dal destinatario sulla base di una molteplicità di sistemi di significazione e segnalazione.
 Chi comunica fa riferimento, contemporaneamente ad una serie di sistemi non verbali di significazione e segnalazione:
 Vocale
 Cinesico – movimenti del corpo, del volto, degli occhi
 Prossemico ‐ gesti, comportamento, spazio e distanze all'interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale.
 Cronemico ‐ percezione, organizzazione e manifestazione del tempo.
 Questi sistemi concorrono alla generazione e all’elaborazione del significato di un atto comunicativo.
Linguistico ed extralinguistico
 Nella psicologia tradizionale la scoperta dell'importanza degli aspetti non verbali ha coinciso con l'ipotesi di una distinzione dicotomica fra ciò che è linguistico e ciò che è extra linguistico.  L'impostazione era di tipo meccanicistico e additivo, poiché la comunicazione era considerata come la somma fra le componenti verbali e non verbali.  Gli studiosi hanno poi sottolineato come le componenti non verbali nella comunicazione costituiscono fino a 65% dei significato di un messaggio. Studio verbale e non verbale
 Le differenze tra il verbale e il non verbale sono stati analizzati secondo tre assi fondamentali:
 funzione denotativa vs funzione connotativa
 arbitrario vs motivato
 digitale vs analogico.
Funzione denotativa vs. funzione connotativa
 Nel significato di una parola si distinguono:
 aspetto denotativo ciò che indica, ciò che viene detto

aspetto connotativo atteggiamento emotivo del soggetto verso ciò che la parola indica; come viene detto.
Arbitrario vs. motivato
 Aspetti arbitrari, caratteristici del linguaggio, sono generati dalla relazione convenzionale fra l’immagine acustica (significante) e la rappresentazione mentale (significato).  Es parola luna  Per contro, gli elementi della CNV hanno un valore motivato e iconico nell’esprimere un certo evento e trattengono in sé degli aspetti della realtà che intendono evocare.  Es. l’urlo di Munch
Digitale vs. analogico  Secondo la psicologia tradizionale il codice linguistico è considerato digitale, poiché i fonemi sono ritenuti tratti diacritici distintivi e oppositivi.
 Es. se nella parola luna sostituisco la u con la a, ottengo lana.  Gli aspetti non verbali hanno un valore analogico, in quanto presentano variazioni continue e graduate in modo proporzionale a ciò che intendono esprimere.
 Es. la variazione di intensità delle emozioni. La gioia cresce aumentando l’intensità.
Interdipendenza semantica
 Le diverse componenti linguistiche ed extra linguistiche di un dato atto comunicativo sono trasmesse facendo ricorso ad una molteplicità di sistemi di significazione e segnalazione , dotati di una relativa autonomia, perché contribuiscono in modo specifico distinto a generare il profilo finale dei significato. Autonomia dei sistemi non verbali
Ciò che è comunicato con gli occhi è diverso da ciò che è comunicato con le parole, con il tono di voce, con i gesti con le espressioni facciali.
L’autonomia funzionale dei diversi sistemi rinvia al concetto di modulo.
Ogni modulo ha una sua specificità.
Interdipendenza semantica
 L'individuo ha la possibilità di attribuire pesi diversi alle singole componenti dell'atto comunicativo, ai diversi moduli.
 Es. nel pronunciare una frase, si possono aumentare le pause per dare solennità a quanto si sta dicendo.
 La sintonia e l’interdipendenza semantica permettono al parlante di giungere all'attenta calibrazione situazionale dell’atto comunicativomessaggiogiusto al momento giusto.
 Interdipendenza e sintonia semantica, focalizzazione comunicativa e calibrazione situazionale sono alla base dell'efficacia comunicativa. Il sistema vocale
 La voce manifesta e trasmette numerose componenti di significato oltre alle parole.  Nell’atto di pronunciare una parola, assieme agli elementi linguistici (o segmentali) sono associati gli aspetti prosodici dell’intonazione e quelli paralinguistici (o soprasegmentali) del tono, del ritmo e dell’intensità dell’eloquio. Il sistema vocale
 La sintesi degli aspetti vocali verbali e degli aspetti vocali non verbali costituisce l’atto fonopoietico
(Anolli e Ciceri 1997a).  Esso fa riferimento al canale vocale – uditivo che richiede una quantità minima di energia fisica, consente la trasmissione e la ricezione dei segnali a distanza, è caratterizzato da rapida evanescenza e assicura un feedback completo.  Infatti possiamo udirci come ci odono gli altri ma non vederci come ci vedono gli altri.
Le componenti della comunicazione verbale
 La voce va intesa come una sostanza fonica, composta da una serie di fenomeni e di processi, fra cui:
 riflessi (starnuto, tosse, sbadiglio);
 caratterizzatori vocali (riso, pianto, singhiozzo)  vocalizzazioni (i suoni vocalizzati come mhm, ah, eh che costituiscono le cosiddette “pause piene”);
 caratteristiche extra‐linguistiche intese come l’insieme delle caratteristiche anatomiche permanenti ed esclusive dell’individuo. Esse sono ulteriormente suddivise in caratteristiche organiche (configurazione anatomica e dimensioni dell’apparato fonatorio) e in caratteristiche fonetiche (es voce nasale);
 caratteristiche paralinguistiche, definite come l’insieme delle proprietà acustiche transitorie che accompagnano la pronuncia di qualsiasi enunciato e che possono variare in modo contingente da situazione a situazione. Caratteristiche para linguistiche
 Le caratteristiche para linguistiche, che comprendono il tono, l'intensità e il tempo di pronuncia di un enunciato.
 La pronuncia di un enunciato è composta da:
 componente vocali verbale, che comprende la pronuncia, il vocabolario, la grammatica, la tonalità ed il rilievo enfatico;
 componente vocale non verbale, costituita da fattori biologici (sesso ed età), fattori sociali (cultura, regione di provenienza, ecc.), fattori personalità (umore, temperamento e stato emotivo) e fattori psicologici transitori (esperienze emotive, fenomeni di discomunicazione). Le emozioni
 Già le scuole retoriche dell’antica Grecia e di Roma enfatizzavano l’importanza delle proprietà vocali per esprimere le emozioni e sottolineavano la loro efficacia presso l’uditorio.
 Psicologia studia fase di encoding e decoding delle emozioni.
Fase di encoding
 In questa fase sono esaminati e misurati i correlati acustici dell’espressione vocale delle emozioni facendo ricorso a una varietà di procedimenti (impiego di attori professionisti, tipo di materiale acustico utilizzato, etc.).  Nonostante la differenza di metodologie, esiste una sostanziale convergenza fra i risultati nel porre in evidenza come ogni emozione sia caratterizzata da un preciso e distintivo profilo vocale. Fase di decoding
 In questa fase sono esaminate le capacità di riconoscere e di inferire lo stato emotivo del parlante prestando attenzione soltanto alle sue caratteristiche vocali.  Da una recente rassegna della letteratura è emersa un’accuratezza media di riconoscimento pari al 60%.  Si tratta di un valore che spesso supera le percentuali di riconoscimento delle emozioni attraverso le espressioni facciali.  L’efficacia dei tratti paralinguistici per il riconoscimento dell’espressione vocale delle emozioni sembra doversi attribuire alle variazioni di tono, all’intensità e alle sue modificazioni, nonché al ritmo di articolazione. Il silenzio
 Il silenzio costituisce un modo strategico di comunicare e il suo significato varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura di riferimento.
 Il valore comunicativo del silenzio è da attribuire alla sua ambiguità, poiché può essere l’indizio di un ottimo rapporto e di una comunicazione intensa oppure il segnale di una pessima relazione e di una comunicazione deteriorata.
Il silenzio

I valori comunicativi positivi e negativi del silenzio riguardano molti aspetti quali: I legami affettivi (il silenzio può unire due persone in una profonda condivisione di affetti o può separarli attraverso sentimenti di ostilità e di odio)
b) La funzione di valutazione (il silenzio può indicare consenso e approvazione o segnalare dissenso e disapprovazione);
c) Il processo di rivelazione (il silenzio può rendere manifesto qualcosa o qualcun altro);
d) Una funzione di attivazione (il silenzio può indicare una forte concentrazione mentale o può segnalare una dispersione mentale).
a)
Regole del silenzio
 Il silenzio è governato da standard sociali che si possono chiamare "regole del silenzio", che vengono apprese insieme al linguaggio e di insegna all'individuo come e quando usare il silenzio. 1. Il silenzio è associato a situazioni sociali in cui la relazione dei partecipanti è incerta, poco conosciuta, vaga o ambigua.
2. Il silenzio è un atto comunicativo associato a situazioni sociali in cui è presente una distribuzione nota e asimmetrica di potere sociale tra i partecipanti. 3. Esso è fortemente soggetto a variazioni culturali.
Autonomia dei sistemi non verbali
Il sistema cinesico
 Il sistema cinesico di significazione e di segnalazione comprende:
 i movimenti del corpo, del volto e degli occhi.  I nostri movimenti non sono soltanto strumentali per compiere determinare azioni ma implicano anche la produzione e la trasmissione di significati. Mimica facciale
 I movimenti del volto costituiscono un sistema semiotico privilegiato, in quanto il volto è una regione elettiva del corpo per attirare l’attenzione e l’interesse degli interlocutori.  Tali movimenti servono per manifestare determinati stati mentali del soggetto, le esperienze emotive, nonché gli atteggiamenti interpersonali.
Ipotesi globale e ipotesi dinamica delle espressioni facciali
 Si contrappongono fondamentalmente due ipotesi riguardo alle espressioni facciali:  l'ipotesi globale, secondo la quale le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi stati emotivi sono Gestalt unitarie chiuse, universalmente condivise;
 l'ipotesi dinamica, secondo cui ogni espressione facciale è il risultato di un processo sequenziale cumulativo degli esiti delle singole fasi della valutazione e della situazione interattiva ed emotiva e di conseguenza esse sono flessibili e soggette alle influenze del momento e della cultura.
 Sequenza di immagini videoregistrate dell’espressione di collera
Valore emotivo vs comunicativo delle espressioni facciali
 Secondo la prospettiva emotiva, le espressioni facciali hanno un valore emotivo, poiché sono manifestazione immediata, spontanea ed involontaria delle emozioni provate e sono governate programmi neuro‐motori specifici.  Ad ogni emozione corrisponde una determinata espressione facciale unica nel suo insiemeGestalt
unica.
Valore emotivo vs comunicativo delle espressioni facciali
 La prospettiva comunicativa delle espressioni facciali, secondo cui esse avrebbero un valore eminentemente comunicativo, teso a manifestare agli altri le intenzioni del soggetto in base al contesto.  Espressioni facciali hanno un intrinseco valore sociale, poiché consentono di comunicare agli altri in maniera flessibile e propri obiettivi interessi e per questa ragione essi sono di gran lunga più frequente accentuata durante le situazioni sociali e spetta quando si è soli.  Il valore della prospettiva comunicativa delle espressioni facciali deriva dall'importanza fondamentale del contesto.
Contestole espressioni considerate al di fuori del loro contesto sono molto difficili da interpretare
Dolore Rabbia
Gwen Torrance, medaglia d’oro alle olimpiadi, ripresa sul podio
GIOIA
Soldato americano tenuto in ostaggio e ripreso al suo arrivo in una base americana, appena liberato.
ESULTAZIONE
Sorriso
 Il sorriso è uno dei segnali fondamentali della specie umana ed ha una forte componente comunicativa e sociale.  Esso è un potente regolatore dei rapporti sociali, in quanto la sua frequenza intensità sono governate dal potere sociale (i poveri sorriso sorridono più dei potenti) e dal genere (le donne sorridono più degli uomini).
Sorriso
 Esso non è un segnale uniforme ed univoco, ma copre una gamma estesa di fenomeni assai diversi tra loro:
 il sorriso spontaneo o sorriso Duchenne (per primo ha individuato questa configurazione), riguarda l’intero volto, consiste nel sollevare gli angoli della bocca, mostrare i denti e contrarre i muscoli orbicolari dell’occhio;
 il sorriso simulato o non‐ Duchenne, sono attivati solo i muscoli degli zigomi e non coinvolge gli occhi;
 il sorriso miserabile, manifesta l’accettazione di una condizione spiacevole e comporta un prolungamento dell’espressione nella zona inferiore del volto.
Tre espressioni di gioia
Sguardo  Rappresenta un potente segnale comunicativo a livello non verbale.  La percezione visiva di un altro organismo è di fondamentale importanza per la sopravvivenza individuale e della specie.  Il contatto oculare è un passo importante per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale e alla base della conversazione quotidiana nelle culture occidentale.
Gesti  Gesti – sono azioni motorie coordinate e circoscritte, volte a generare un significato e indirizzate a un interlocutore, al fine di raggiungere uno scopo.
 Il loro insieme è stato chiamato anche il “linguaggio del corpo”, anche se sono interessate soprattutto le mani. Gesticolazione o gesti iconici o gesti lessicali  Tali gesti sono anche definiti illustratori o gesti ideativi.
 McNeill (1992;2000) distingue fra:
 Gesti iconici, quando si riferiscono a realtà concrete, presentano una certa somiglianza con l’avvenimento descritto;
 Es. Mentre uno dice:
tutte le volte che andavo a Milano in centro, mi colpiva il duomo grande con le cento guglie e in cima la Madonnina,
Con le mani illustra il duomo con movimenti simmetrici in progressiva espansione, fornisce una rappresentazione spaziale di ciò che sta dicendo
 Gesti metaforici, quando si riferiscono a concetti astratti.
 Esempio, indicare la sedia per riferirsi alla persona che ci era seduta prima
Pantomima  Sono i gesti che costituiscono la rappresentazione motoria e l’imitazione di azioni, di scene o situazioni.
 Cortometraggi comici: le pantomime di Charlie Chaplin.
Emblemi o gesti simbolici
 I gesti simbolici anche detti gesti semiotici, sono movimenti convenzionalizzati e codificati, tipo il segnale OK.
 Sono solitamente eseguiti a distanza e in assenza del linguaggio in grado di esprimere concetti che possono essere anche detti con le parole.
Gesti deittici
 Sono i movimenti compiuti con l’indice per indicare un certo oggetto, una direzione o un evento a distanza.
Gesti motori o percussioni
 Sono movimenti semplici ripetuti in successione e ritmici (come il tamburellare con le dita) che possono accompagnare il discorso ma possono anche essere prodotti da soli.
Linguaggio dei segni
 Sistema dei segni impiegato dai sordomuti ed ha le proprietà di un linguaggio vero e proprio in termini di arbitrarietà tra segno e referente.
 American Sign
Language (ASL)
 Idioma de Seña
Gesti e parole
 I gesti sono prodotto degli stessi processi interni che danno origine alla parola.
 McNeill spiega perché gesto e parola sono correlati:  il gesto occorre insieme al parlato;  ha funzioni semantiche e pragmatiche parallele rispetto a quelle del parlato;  è sincronizzato con unità linguistiche del parlato;  si dissolve insieme al parlato nell’afasia;
 si evolve insieme al parlato nel bambino.
Sistema prossemico e aptico
 Il sistema prossemico e il sistema aptico sono dei sistemi di contatto.  Prossemica concerne la percezione, l’organizzazione e l’uso dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri.  Aptica fa riferimento all’insieme di azioni di contatto corporeo con un altro.
Prossemica e territorialità
 L'uso dello spazio della distanza implica, infatti, un equilibrio instabile fra processi a figli attivi (avvicinamento) ed esigenze di riservatezza (allontanamento).  La gestione di queste oscillazioni fra avvicinamento ed allontanamento è mediata attraverso la gestione della propria territorialità la gestione del territorio riguarda anche la regolazione della distanza spaziale che rappresenta un buon indicatore della distanza comunicativa fra le persone. Prossemica e territorialità
 Si possono distinguere diversi tipi di distanza:  zona intima,  zona personale,  zona sociale,
 zona pubblica.  Esistono rilevanti differenze culturali nella prossimità in particolare le culture europee occidentali, sudamericane ed arabe sono caratterizzate da una cultura della vicinanza, mentre quelle asiatiche, Nord europee ed indiane sono caratterizzate da una cultura della distanza.
Aptica
 L’aptica riguarda le azioni di contatto corporeo nei confronti degli altri.  Si tende a distinguere le sequenze di:
 contatto reciproco, formate da più azioni di contatto compiute modo reciproco nel corso della medesima interazione,  contatto individuale, unidirezionale.  Toccare un'altra persona è un atto comunicativo non verbale primario che influenza la naturale qualità della relazione e che esprime diversi atteggiamenti interpersonali.  Esso riguarda particolarmente i rapporti amorosi, le relazioni di potere e di disponibilità nei confronti degli altri.  Anche il contatto reciproco è soggetto notevoli differenze culturali, e in generale vi sono culture del contatto e culture del non contatto.
Sistema cronemico
 Il sistema cronemico riguarda il modo in cui gli individui percepiscono e usano il tempo per organizzare le loro attività e per scandire la propria esperienza.  Essa influenzata dai ritmi circadiani che riguarda i cicli fisiologici e psicologici del soggetto nel periodo delle ventiquattr'ore. Sistema cronemico
 Si possono distinguere:
 culture veloci, caratterizzate da alta industrializzazione, benessere economico climi freddi ed orientamento al futuro, all'individualismo ed al successo;
 culture lente, caratterizzate da povertà climi caldi, scarsa industrializzazione orientamento al presente ed al passato e tendenza alla collettività ed all'armonia.  Ogni soggetto è portatore di un suo specifico ritmo personale che dà per scontato essere uguale a quello degli altri.  La cronemica indica la presenza di tempi di ritmi diversi dell'interazione comunicativa tra i soggetti, ma anche la capacità degli stessi di sincronizzarsi.
Funzioni della CNV
 Le principali funzioni svolte dalla comunicazione non verbale sono:
 la funzione relazionale,
 La manifestazione delle emozioni e dell'intimità
 La manifestazione di relazioni di potere  la funzione di persuasione.
Funzioni della CNV
 Funzione relazionale – la comunicazione riguarda non soltanto le conoscenze e le informazioni da partecipare con altri (che cosa è comunicato; componente proposizionale), ma anche le relazioni interpersonali (come è comunicato; componente relazionale). Le funzioni della CNV
 Nella comunicazione e attraverso la comunicazione noi creiamo le nostre relazioni con gli altri. La CNV è destinata a svolgere questa funzione di base o metafunzione.  Relazione di potere e persuasione – per la specie umana la CNV assume una funzione essenziale nella definizione, mantenimento e difesa di dominanza. Più che alle parole, il potere e la persuasione sono affidati ai segnali non verbali quali: apparenza fisica, postura e territorialità.