Associazione di Familiari per la Salute Mentale
PROGETTO
“PREVENZIONE SCUOLE”
Corso Garibaldi 127
Tel. 0239265792
www.tartavela.it
Gennaio 2014 - b
20121 Milano
Fax. 0233006364
[email protected]
Associazione La Tartavela - Prevenzione scuole
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L’adolescenza / inizio dell’età adulta rappresentano le
fasi della vita in cui si possono manifestare con più
frequenza i disturbi mentali: i cosiddetti “Esordi”
Le cause del ritardo con cui vengono diagnosticati e curati
ma anche dello stigma e del pregiudizio che li
accompagnano sono, molto spesso:
«la mancanza di informazione su come si manifestano
e su come si possono riconoscere i disturbi mentali»
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• FONTE DI CAMBIAMENTI
- Fisici
- Sviluppo della sessualità
- Sviluppo dell’identità
- Fine dell’età dei giochi
- Inserimento sociale
- Incertezza del futuro
• RICERCA DELL’AUTONOMIA
• SVILUPPO DELLA PERSONALITA’
• CRISI E MESSA IN DISCUSSIONE DEI:
- Rapporti con la famiglia
- Rapporti con il gruppo e gli amici
• CONDIZIONI DI DISORIENTAMENTO E DUBBI
- Contestazione del modello di educazione - Distacco dalla famiglia
- Frequentazione di ambienti diversi
- Rifiuto delle regole
- Abbandono degli studi
- Uso di alcolici e droghe
QUESTE ED ALTRE SITUAZIONI CAUSANO ANSIA/STRESS, POSSONO METTERE IN
CRISI LA PERSONA E CONDURRE A UN DISAGIO CHE PUO’ EVOLVERE IN DISTURBO
PSICHICO, SE L’ADOLESCENTE PRESENTA UNA PREDFISPOSIZIONE/FRAGILITA’ E
SE NON HA UN SUPPORTO RELAZIONALE ADEGUATO.
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Seconda metà del ‘900
Terapie farmacologiche
Terapie psicologiche
Chiusura manicomi
Prima metà del ‘900
Tentativi di terapie (elettroshock)
1800
La nascita del manicomio
1600-1700
La segregazione
1400 -1500
Il rogo dei folli
200 d.c - 1300
Magia ed esorcismo
Epoca Greco-Romana
Ippocrate:“melancolia” (bile nera)
“Mens sana in corpore sano”
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La Legge 180/78, detta “Legge Basaglia”, confluita nella
Legge 833/78 che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale
(S.S.N.):
• ha sancito la chiusura dei manicomi in Italia
• ha dato origine alla “psichiatria di comunità/del
territorio”.
Con la Legge 180/78 si è passati dal ricovero coatto al
ricovero volontario, dall’imposizione al diritto alla salute: il
paziente non è più trattato come un “matto incurabile” e
pericoloso ma come una “persona bisognosa di cure”.
“ Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e
cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si
può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di
affrontare la questione; anche senza la costrizione.”
“Non mi interessa la malattia ma il malato”
(Franco Basaglia 1924-1980)
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POPOLAZIONE MONDIALE
7.000.000.000
BENESSERE
5,600 miliardi
DISAGIO
1,400 miliardi
= 20% della popolazione
DISTURBO
280 milioni = 4% della popolazione
DEPRESSIONE 145 milioni
SCHIZOFRENIA 74 milioni
ALTRI DISTURBI 61 milioni
Nel mondo le persone con sofferenza psichica più o meno grave sono circa
1.400.000.000
un quinto della popolazione mondiale
Si stima che, nel corso della vita, 1 persona su 5 affronta una esperienza di
disagio psichico
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Errata è la convinzione diffusa che, per la mente umana,
esistano due sole condizioni possibili:
La condizione
“normale/sano”
&
La condizione
“malato”
In quella che noi chiamiamo condizione/esistenza “normale”, molto
spesso sono presenti anche condizioni/situazioni di disagio, che talora
possono sfociare in veri e propri disturbi.
Si tratta quasi sempre di passaggi sfumati, graduali, il più delle volte
reversibili; talvolta un solo sintomo non è necessariamente espressione
di malattia mentale (es.: «udire le voci»),
Ciascuno di noi “passa” spesso, talora nella stessa giornata, dalla
prima alla seconda condizione, dal benessere al disagio e viceversa
E’ da ricordare che, oltre alla condizione di benessere, il sentirsi a
disagio è parte integrante di ogni esistenza umana.
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BENESSERE
PSICOLOGICO
DIFFICOLTÀ
DISAGIO
CONDIZIONE DI
DISAGIO MENTALE
CONDIZIONE DI
BENESSERE
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SOFFERENZA
MENTALE
CONDIZIONE DI
DISTURBO MENTALE
“COMPENSATO”
CONDIZIONE DI
DISTURBO MENTALE
«DA COMPENSARE»
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• è il risultato dell’interazione tra fattori
individuali, fattori relazionali e fattori sociali
(famiglia, scuola, lavoro, interessi culturali, etc.).
• è determinato da:
1. Accettazione di sé: riconoscere e accettare le proprie qualità positive e
negative.
2. Autonomia: autodeterminazione, indipendenza, capacità di autocritica.
3. Crescita personale: vedere se stessi in continua crescita, cercare
sempre di migliorarsi, cambiare se necessario.
4. Relazione positive con gli altri: avere relazioni interpersonali
soddisfacenti, provare ed esprimere interesse per gli altri.
5. Scopo della vita: avere obiettivi di vita, pensare che la propria vita abbia
significato.
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• Il «carattere» della persona
• La possibilità di contare almeno su una
persona di riferimento: fra le amicizie, i
compagni di scuola, eventuali partner
• La possibilità di contare su una rete
sociale di aiuto/supporto
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FATTORI DI RISCHIO
PREDISPOSIZIONE BIOLOGICA
USO DI SOSTANZE
INDIVIDUALI
•
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•
•
•
•
•
•
•
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Problematiche nell’infanzia
Problematiche adolescenziali
Fine degli studi
Inizio del lavoro
Perdita di persone care
Perdita del lavoro
Gravidanza-puerperio
Pensionamento
Senilità
MOMENTI CRITICI DEL CICLO VITALE
EVENTI STRESSANTI PARTICOLARI
CONDIZIONI DI STRESS PERSISTENTI
RELAZIONALI
• Inizio/fine ciclo di
studi
• Inizio/fine lavoro
• Rapporti sentimentali
e sessuali
• Complessità
dell’ambiente di vita
• Crisi economica
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SOCIO-FAMILIARI
•
•
•
•
•
Nascita dei figli
Separazione-divorzio
Conflitti con i figli
Separazione dai figli
Morte del coniuge
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• SENSIBILIZZAZIONE AL PROBLEMA
• PREVENZIONE
• PRESA IN CARICO (TERAPIA) DA PARTE DEI SERVIZI/DI UNA
EQUIPE SPECIALISTICA
• PIANO DI TRATTAMENTO INDIVIDUALE (P.T.I.)
•
•
•
•
•
Riconoscere il problema
Parlarne
Discuterne
Affidarsi
Curarsi e farsi curare (le cure sono tanto più efficaci quanto
più la persona collabora)
Strumenti per costruire il P.T.I.
• Colloqui “diagnostici”
• Intervento farmacologico
• Interventi sulla famiglia
• Interventi psicoterapici
• interventi socio-assistenziali e riabilitazione psicosociale
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Il disturbo mentale può radicarsi e nel
tempo diventare cronico se concorre
almeno uno dei tre seguenti fattori:
1. La persistenza/non rimozione dei fattori all’origine del
disturbo
2. La mancanza o inadeguatezza delle cure oppure
l’assenza di collaborazione da parte del paziente e/o
della famiglia
3. La permanenza in un ambiente sociale inadeguato
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PREVENZIONE PRIMARIA
Prima che il malessere si manifesti
Si attua con una adeguata informazione, a livello della “società civile”,
su come riconoscere i sintomi dei disturbi mentali al loro esordio.
L’informazione sensibilizza il potenziale paziente (o i suoi genitori, i
parenti, gli amici, i conoscenti, gli insegnanti) a rivolgersi alle strutture
mediche (MMG e specialistiche) per un accertamento diagnostica a
seguito della comparsa di una sintomatologia sospetta (es.
autoisolamento, comportamento bizzarro, ecc.).
L’intervento tempestivo condiziona la prognosi delle malattie mentali e
l’efficacia delle cure.
Il pregiudizio che le malattie mentali siano incurabili ha
molto spesso ritardato una diagnosi tempestiva.
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PREVENZIONE SECONDARIA
Prima che il disturbo si aggravi e si consolidi
Riguarda la completezza e la congruità dell’insieme degli interventi
terapeutici attuati dai Servizi Sanitari per bloccare o contenere
l’evoluzione della malattia (quando la diagnosi non è stata
effettuata alla comparsa dei primi sintomi/avvisaglie di malattia).
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PREVENZIONE TERZIARIA
Prima che il disturbo si cronicizzi
Riguarda la completezza e la congruità degli interventi
terapeutici e riabilitativi finalizzati a contenere l’entità dei danni
permanenti che la malattia può causare nel lungo periodo,
riducendo le probabilità di un reinserimento a pieno titolo del
paziente nella società.
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Medico di Medicina Generale (MMG)
Sportello
Psicologico
Scolastico
Consultorio
Familiare
U.O.N.P.I.A.
Unità Operativa
di
Neuropsichiatria
dell’Infanzia e
dell’Adolescenza
(per i minori)
C.P.S.
Centro
Psico
Sociale
ambulatorio
nel
territorio
SERVIZI
RESIDENZIALI
C.P. comunità protette
C.R.A. Centro
Residenziale ad Alta
Assistenza
SERVIZI SEMIRESIDENZIALI
C.D. Centro Diurno
D.H. Day Hospital
A.O. Azienda Ospedaliera
D.S.M. Dipartimento di Salute Mentale
S.P.D.C. Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura
(Reparto per ricovero e trattamento delle acuzie).
U.O.P. Unità Operativa di Psichiatria
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LO STIGMA
Lo stigma verso chi soffre di un disturbo
psichico si manifesta con un atteggiamento di
colpevolizzazione, derisione, paura, e rifiuto
da parte della società «civile».
Il malato viene evitato e, in pratica, isolato.
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La qualità di vita delle persone che soffrono di disturbo
psichico è condizionata:
• dalla malattia stessa e dalla disabilità che essa
comporta, quando i pazienti ne sono consapevoli
• dalle (spesso) difficili relazioni con le altre persone
• dal pregiudizio sociale e mediatico: paura, disprezzo,
rifiuto, isolamento
• dall’eventuale effetto iatrogeno provocato dalla terapia
farmacologica.
Il paziente non soffre solo per il disturbo o per la propria
disabilità ma anche per le conseguenze della stigmatizzazione
del disturbo e per il danno che comporta alla propria identità in
quanto viene pregiudizialmente emarginato dalla società “civile”.
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I familiari corrono il rischio di essere logorati da dolore,
confusione, angoscia, vergogna, frustrazione, isolamento,
sensi di colpa, crollo delle difese psicologiche,
adempimenti burocratici ed economici.
I genitori in particolare sono in grande difficoltà per senso
di impotenza, disperazione, rabbia, incapacità a trovare
una soluzione e a volte reagiscono con
emotività esagerata
che ostacola il rapporto con i medici, il processo di
guarigione del paziente e porta a una “non vita” per tutti.
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I fattori principali che contribuiscono a determinare
la percezione da parte dei familiari della propria
qualità di vita comprendono:
• Il «carattere» della persona
• Gli eventi legati alla malattia (periodi di crisi,
ricoveri, recidive, etc.)
• Gli eventi stressanti di tipo relazionale con il
familiare malato, la cerchia parentale, le altre
persone in generale
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 È un aiuto tra pari
 Possono essere formati da familiari o pazienti
 Sono composti da un ristretto numero di persone (8-10, di norma) che
condividono esperienze analoghe (difficoltà sentimentali, uso di sostanze,
malattie, perdita del lavoro, lutto, separazione/divorzio, etc.) e lo stesso
bisogno di aiuto / assistenza per superare situazioni di disagio, dolore,
solitudine, isolamento.
 Obiettivi
− Accrescere le capacità individuali di accettare ed affrontare i problemi
attraverso la partecipazione all’attività del Gruppo
− Aiutarsi a comunicare, ad esprimere i propri sentimenti attraverso la
narrazione delle proprie esperienze ed il confronto con gli altri, senza il
timore di essere giudicati
− Aiutarsi ad attivare le proprie risorse e ad imparare nuovi e più gratificanti
modelli comportamentali attraverso l’interazione “faccia a faccia”
− Rafforzare l’immagine di sé e delle proprie abilità
− Scambiarsi informazioni
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