PERCHE’ 365 GIORNI PER LA SALUTE MENTALE? Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che la qualità della vita e le possibilità di recupero di chi soffre di un disturbo mentale non dipendono solo dalle cure che riceve, ma anche dall’atteggiamento nei suoi confronti da parte delle persone che incontra nella vita quotidiana. Il cosiddetto “sostegno sociale” è il migliore fattore protettivo contro il disagio psichico, come tutti noi possiamo sperimentare quotidianamente. Le previsioni, sia buone che cattive, spesso si realizzano perché le persone si comportano in modo da renderle vere (le cosiddette “profezie che si autorealizzano”): così, se si è convinti che una persona non supererà il proprio disturbo, questa probabilmente non lo supererà, e viceversa. Avere un atteggiamento positivo e costruttivo con chi soffre di disturbi psichici non è soltanto un atto di bontà, spesso può addirittura salvare vite umane. Infatti, il suicidio, che, per esempio è la seconda causa di morte tra i giovani, subito dopo gli incidenti automobilistici, può essere prevenuto in moltissimi casi, se ci si cura. Ma la maggioranza dei sofferenti psichici non chiede aiuto. Si dice che i pazienti psichiatrici non chiedano aiuto perché non sono consapevoli del loro stato. Questo è vero in minima parte: solamente per i casi più gravi di psicosi. La maggioranza dei sofferenti sa di essere malato, ma si vergogna del proprio stato che tenta di nascondere per timore di essere emarginato socialmente. Prendiamo per esempio il disturbo più frequente: la depressione. Gli epidemiologi ci dicono che il 7% delle persone adulte soffrono di almeno un episodio depressivo nel corso della vita e che un adolescente ogni otto ne è colpito. La depressione è la principale causa di suicidi e va ricordato che in Serbia si suicidano venti persone su 100.000 ogni anno, cioè ogni giorno si suicidano sei cittadini Serbi! E’ stato stimato che la percentuale di depressi che “raggiungono” una terapia sono solamente meno del 25%. Gli altri 75% non si curano, finendo spesso ad ingrossare i numeri delle statistiche sul suicidio. La principale causa del mancato approdo ad una terapia specialistica è il timore della “condanna sociale” del mondo circostante. Quindi appare evidente che lo stigma sulla malattia mentale “uccide”. Il Ministero della Salute è impegnato a cambiare l’organizzazione dei servizi psichiatrici, rendendoli più umani e più facilmente accessibili. Ciò è ragguardevole, ma è altrettanto importante riuscire a cambiare i pregiudizi riguardo il disturbo psichico, eliminando l’idea primitiva di una umanità divisa nettamente tra normali e malati. Tutti noi, che ci consideriamo “sani”, abbiamo le nostre piccole (o grandi) stranezze, che possono anche essere considerate “deviazioni dalla normalità”. La normalità è solamente un concetto statistico, non trasformiamola in una gabbia dalla quale sia pericoloso uscire. Appare quindi doveroso ed urgente impegnarsi per un cambiamento dell’atteggiamento verso il disturbo mentale, considerandolo una sfortunata evoluzione del disagio che tutti noi proviamo. Per ottenere un reale cambiamento non sarà mai sufficiente una giornata di sensibilizzazione, ma l’impegno di tutti dovrà proseguire per tutti i 365 giorni dell’anno, non solo per chi è già sofferente, ma per tutti i cittadini, perché il disturbo mentale può colpire tutti e non serve esorcizzarlo, rinchiudendolo dentro le istituzioni o deridendolo.