salute mentale, migrazione e pluralismo culturale

Pietro Bria
Emanuele Caroppo
SALUTE MENTALE,
MIGRAZIONE E
PLURALISMO CULTURALE
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I
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I Edizione, 2008
Pietro Bria:
Membro della Società Italiana di Psicoanalisi, Direttore del Master Universitario di II livello “Migrazione, Cultura
e Psicopatologia” e del Corso di Perfezionamento universitario “salute, malattia e cura in prospettiva pluri-culturale
ed evoluzionistica” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Da vari anni si occupa sul piano teorico e clinico del disagio psichico dei migranti. Per Alpes ha già pubblicato Antropologia culturale e Psicopatologia (2006).
Emanuele Caroppo:
Psichiatra, Professore a c. di Psicopatologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Referente del Day Hospital
Psichiatrico - SPDC RM H2, Coordinatore Scientifico del Master Universitario di II livello “Migrazione, Cultura
e Psicopatologia” e del Corso di Perfezionamento universitario “salute, malattia e cura in prospettiva pluri-culturale ed evoluzionistica” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Da vari anni si occupa sul piano teorico
e clinico del disagio psichico dei migranti. Per Alpes ha già pubblicato Antropologia culturale e Psicopatologia
(2006).
Collana di:
Psicoterapia e Cultura
Editors: P. Petrini, A. Balbi
In copertina: “Bingwa” disegno realizzato da un bambino-soldato di Makobola.
Questo quadro è stato gentilmente donato da “Children onlus, fondo per l’infanzia”, un’associazione costituita da un gruppo di giovani professionisti, di medici, di tecnici qualificati che, dal 1999,
hanno dato vita a questa organizzazione non lucrativa di utilità sociale.
Children onlus fornisce il proprio servizio a strutture già esistenti, incoraggiando lo sviluppo delle
risorse locali. Il progetto CONGO-MAKOBOLA, uno dei tanti progetti che la Children onlus
sostiene, intende ripristinare la pesca a Makobola, località della Repubblica democratica del Congo,
situata nel territorio di Fizi, uno dei colpiti dalla guerra e tristemente noto per i massacri perpetrati il 30 dicembre 1998. Questo progetto, attraverso il rilancio delle attività di pesca sul lago
Tanganika, costituisce un aiuto per trasformare i ragazzi-soldati in pescatori… BINGWA è uno di
loro.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Nessuna parte del presente volume può essere riprodotta in alcuna forma senza il consenso scritto dell’Editore. Le copie non contrassegnate dal bollino S.I.A.E. saranno ritenute contraffatte
INDICE GENERALE
Prefazione di Cristina De Luca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
V
Introduzione degli Autori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
IX
1) Rapporto medico-paziente, psichiatria e migrazione: il recupero della “persona”
(V. Ortino, E. Caroppo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1
2) Il corpo della migrazione: fra doppia assenza e biopolitica (M. Fusaschi) . . . . . . .
13
3) Psicopatologia Antropofenomenologica fra storicismo,
fenomenologia e mitologia (S. Mellina, C. Mellina) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
29
4) Al di là della migrazione: la presenza (P. Brogna., E. Caroppo) . . . . . . . . . . . . . . .
63
5) Famiglie, Culture e psicosi nel contesto territoriale: i confini della cura
(A. Ancora) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
79
6) Crisi della presenza e abuso di sostanze
(G. Di Petta, A. Valdevit, L. De Gregorio, L. Carnile) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
95
7) Differenze e specificità nelle farmacoterapie. Il campo dell’etnofarmacologia
(E. Vercillo, A. De Marco) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
8) Per una salute mentale delle popolazioni migranti
(M. D’Alema, S. Zorzetto, F. Bracci, G. Cardamone) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141
9) Le risposte dei servizi di salute mentale rispetto all’immigrazione.Aspetti storici,
fenomenologici e sociali di una sfida plurima (S. Mellina, C. Mellina) . . . . . . . . . 155
10) Il migrante e i suoi nuovi contesti di cura (G. Amorfini, N. Faccenda,
T. Gerace, P. Paolozza, G. Riefolo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191
11) Immigrazione e salute mentale nel Lazio (A. Gaddini, L. Biscaglia) . . . . . . . . . . . 207
12) Il centro della psichiatria Transculturale dell’Università di Bologna (I. Tarricone, F.
Salvatori, F. Poggi, M. Morri, S. Di Marco, D. Manganaro, V. Spigonardo, M. Nolet,
L. Tonti, D. Berardi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
13) Formazione e psichiatria transculturale: i costruttori delle trappole del vento
(A.Ancora) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241
III
PREFAZIONE
La globalizzazione, la richiesta di lavoro, la speranza di una vita migliore da parte degli stranieri e la domanda di lavoratori da parte italiana hanno
fatto sì che, soprattutto nel corso dell’ultimo trentennio, l’Italia si sia trasformata in una delle mete europee di maggiore immigrazione. Un nuovo
scenario che ci vede condividere una dimensione plurale, mista: persone di
culture, lingue e religioni diverse arrivano costantemente, alla quale se ne
affiancano molte altre, le prime, le seconde e spesso le terze generazioni di
immigrati, che vivono nel nostro Paese già da vari anni. Insomma, senza
troppo accorgercene, ci siamo rapidamente trovati a vivere in una società
multietinica e multiculturale. Un fenomeno importante, quindi, nel quale
entrano in gioco numerosi fattori: sociali, politici, psicologici, sanitari, istituzionali ed economici.
In questo quadro complesso, sono convinta, anche il tema della salute
assume rilevanza e, in particolare, tutte quelle problematiche legate alla
salute mentale delle persone immigrate, delle quali nel nostro Paese si è
cominciato a discutere purtroppo con un certo ritardo. Anche per questo
motivo questo libro “Salute mentale nella migrazione e pluralismo culturale”, che presenta una riflessione organica sull’argomento, rappresenta un
importante strumento di analisi sia per gli operatori del settore, per i medici, gli psicologi e sociologi, che quotidianamente sperimentano nella pratica il rapporto con il paziente immigrato, sia per quanti istituzioni, enti locali, associazioni di volontariato si occupano dei problemi legati al mondo
dell’immigrazione.
Non possiamo considerare il fenomeno migratorio come un’emergenza continua, ma dobbiamo guardarlo come un fenomeno strutturale del
nostro tempo. Anche la nostra stessa società, che a volte fa ancora fatica
ad accettare la nuova realtà, rischia in questo modo di generare forme di
intolleranza nei confronti degli stranieri: discriminazione, pregiudizio e
violenza sono segnali di scollamento tra le differenti realtà e di conflitto
sociale, soprattutto nelle fasce più deboli e a rischio della popolazione.
Conflitti che portano l’immigrato a percepire di non essere ben accettato
V
Salute mentale, migrazione e pluralismo culturale
dalla società ospitante, disagio che spesso si accompagna ad una precarietà economica e ad una forte incertezza riguardo alle prospettive future.
Segnali che richiedono una riflessione approfondita ed, in primo luogo,
una riflessione sulle forme e il significato del disagio psicologico che gli
immigrati possono trovarsi a vivere. Perché ci si ammala e come ci si
ammala? Per capire questo dobbiamo rispondere alla domanda pregiudiziale: perché si emigra? Tutto può generare, se non disturbi mentali significativi, vissuti di inquietudini, insoddisfazioni, incertezze?
È certamente possibile che la condivisione di uno stile di vita, di una
cultura e di tradizioni diverse possa portare i migranti che raggiungono il
nostro territorio a vivere, in certi casi, un’esperienza drammatica, un conflitto d’identità che a volte è molto difficile superare.
Se è vero, infatti, che la salute delle persone è il risultato di una serie di
fattori di vario tipo, genetici, personali, culturali, sociali e ambientali, come
ad esempio la disoccupazione, l’uso ed l’abuso di sostanze stupefacenti e
di alcool, l’indigenza, le variazioni climatiche e che questi fattori sono propri della maggioranza dei soggetti più deboli, sia italiani che immigrati, è
vero anche che per questi ultimi esistono delle situazioni aggravanti: la difficoltà di superare le barriere culturali e linguistiche, lo sradicamento fisico
e culturale dal proprio paese di origine, la lontananza dalla propria struttura familiare e amicale, la possibilità di essere esposti a situazioni estremamente a rischio come la prostituzione, la detenzione, la dipendenza. Un
nuovo contesto di vita che, soprattutto per quanto riguarda l’universo femminile, rappresenta una sorta di rivoluzione dell’identità, dei ruoli, dei codici, delle scelte di vita. Una situazione che, se possibile, è ancora più difficile se viene vissuta da quanti si trovano nel nostro Paese in condizione di
clandestinità.
A fronte di questo disagio, molti sono ancora gli ostacoli che condizionano l’accesso ai servizi sanitari, dalle barriere comunicative alla consapevolezza del diritto di accesso al servizio sanitario nazionale, dai pregiudizi
e paure ai problemi economici. Un esempio di questa difficoltà è che i
migranti non sempre si rivolgono in prima persona ai servizi pubblici e
sempre più di frequente il contatto con queste strutture viene proposto dai
medici, dagli operatori del settore e dalle organizzazioni di volontariato.
Sono cosciente che le possibilità di intervento non siano né semplici né
lineari, ma credo anche che, se poniamo alla base di tutte le nostre politiche l’ascolto, la comprensione e la costruzione di un rapporto di fiducia,
molte situazioni di disagio, anche in questo campo, possono essere conte-
VI
Salute mentale, migrazione e pluralismo culturale
nute. L’identità, infatti, come sottolinea lo storico franco-libanese Amin
Malouf “non è data una volta per tutte, si costruisce si trasforma durante
tutta l’esistenza” . Prendere coscienza di questa evidenza e avviare percorsi che aiutino a comprendere come ciascuno di noi, italiano o straniero,
nella quotidianità e nell’incontro modifichi la sua identità e arricchisca il
suo essere è una delle sfide che abbiamo davanti. Ed è una sfida in primo
luogo culturale, che rimanda al secondo nodo: quello dell’accoglienza e
della convivenza.
È estremamente significativo che, sul terreno della concretezza, in questo libro le criticità siano evidenziate non solo con chiarezza e rigore ma
anche con una sostanziale condivisione delle possibili soluzioni e che iniziative, diverse e molteplici, siano nate in tutta Italia per favorire il processo di integrazione, di attenzione e di cura: persone, istituzioni e associazioni impegnate in maniera seria e professionale a governare una situazione difficile, che raccontano però di una sanità più matura, consapevole, che
non si nasconde i nodi né le difficoltà ma che si mette in gioco alla ricerca
di soluzioni.
Pur essendo di fronte ad un processo lungo e irto di ostacoli, credo si
possa ottenere un buon risultato grazie a un’azione sinergica. Un processo
dove ognuno, nel rispetto delle proprie competenze e delle responsabilità,
metta a frutto quanto di positivo già fatto.
Uscire dalla logica dell’emergenza è la sfida più grande che l’immigrazione oggi ci pone, sostenendo con forza che queste persone hanno una
dignità, una storia che non sempre conosciamo, ma che spesso è frutto di
fatiche, di tragedie, di problemi e che per tanti motivi sono più a rischio di
altre. Ma, soprattutto, dobbiamo imparare a pensarle come una risorsa:
questa è la più grande responsabilità di un Paese che vuole sentirsi dire di
essere un paese civile, democratico e capace di far fronte alle sfide di una
società complessa come la nostra.
Cristina De Luca
Sottosegretario alla Solidarietà Sociale
VII
INTRODUZIONE
Partendo dalla semplice osservazione quotidiana senza scomodare le
statistiche ufficiali che stimano in modo esponenzialmente crescente il
numero di stranieri presenti in Italia, ci vuole poco per chiunque a rendersi conto che il mondo lo abbiamo in casa e non dobbiamo andarlo ad
incontrare oltre frontiera.
Ci vuole poco sia per chi vive i fenomeni migratori in senso catastrofico, sia per chi è pronto a guardarli come “cambiamenti catastrofici” per
dirla con Bion.
Per i primi ci si augura che il volume possa aiutare a comprendere che
le derive estreme, come ad esempio la xenofobia, possono non essere altro
che la patologica esternazione di un’angoscia personale derivante dalle difficoltà individuali o di gruppo di incontro con l’Altro; per tutti gli altri
impegnati professionalmente nel lavoro con gli stranieri ci si augura che il
libro possa offrire alcuni spunti di riflessione per comprendere meglio i
fenomeni migratori nella loro complessità al fine di pervenire ad una
modalità operativa propria e dei Servizi, che tenga realmente conto delle
esigenze dei migranti ed offra risposte idonee a tutte le loro domande e a
quelle di cura nello specifico.
L’augurio è quindi che l’opera possa aiutare a guardare ai migranti come
persone o non come braccia, come uomini e non come “immigrati, vu cumprà”, come lavoratori e non come “nuovi schiavi”; aiutare a comprendere
che se l’“idea nuova” è accolta produce crescita e sviluppo, se non è accolta dis-funzione.
L’invito è quindi quello di leggere i capitoli del libro come appunti che
non danno risposte definitive, come strumenti e spunti per confrontarsi
con gli attuali cambiamenti geo-socio-psico-economico-politici in modo
sistemico e non parcellare, appunti di un viaggio la cui meta è ancora lontana dall’essere raggiunta se la si vuole individuare nel pieno raggiungimento del pluralismo culturale teorico-pratico.
Pietro Bria
Emanuele Caroppo
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