CHE COSA È LA MALATTIA DI ALZHEIMER? La malattia di Alzheimer è una forma di demenza degenerativa primaria legata alla progressiva perdita di cellule nervose della corteccia cerebrale, dette neuroni. Essa è la più frequente forma di demenza, è irreversibile e rappresenta circa il 60-70% di tutte le forme. QUALI SONO LE ALTRE FORME DI DEMENZA? Le restanti forme di demenza riconoscono una genesi da fattori vascolari, metabolici, tossici od infettivi. Dopo la malattia di Alzheimer le forme di demenza più frequenti sono quelle vascolari dovute a precedenti ictus ischemici od emorragici cerebrali. QUAL’È L’ESATTA DEFINIZIONE DI DEMENZA? La demenza è una sindrome che si manifesta con la perdita della memoria e di una o più delle altre facoltà cognitive (come per esempio il linguaggio, il ragionamento logico deduttivo o la capacità di calcolo) che comporta una significativa riduzione delle precedenti abilità nella vita di tutti i giorni. COSA VUOLE DIRE DEMENZA DEGENERATIVA PRIMARIA? Questi termini significano che la malattia è legata ad una perdita delle cellule cerebrale non dovuta ad un’altra causa nota, come al contrario avviene nella demenza vascolare, secondaria a ripetuti ictus cerebrali. Nella malattia di Alzheimer si nota infatti una marcata atrofia cerebrale e microscopicamente alterazioni della sostanza cerebrale con la presenza la presenza di gomitoli neurofibrillari e di placche senili. Quest’ultime dovute alla deposizione di sostanza anomala detta amiloide, sospettata di essere causa della degenerazione dei neuroni. La perdita della sostanza cerebrale interessa dapprima le aree della corteccia connesse con le funzioni della memoria, quale l’ippocampo ed il lobo temporale, e le aree associative frontali e parietali QUAL’È LA PREVALENZA DELLA DEMENZA NELLA POPOLAZIONE NORMALE? La demenza è una patologia sempre più frequente con il progressivo invecchiamento della popolazione. La prevalenza della demenza nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età varia dal 5 al 11% a seconda dei vari studi di popolazione. Tale percentuale cresce con l'aumentare dell'età sino a colpire circa il 50% dei pazienti con più di 85 anni. In Italia si può stimare che circa 450.000 persone ne siano affette e che tale numero sarà raddoppiato nel 2020. L'invecchiamento della popolazione nelle nazioni industrializzate rende quindi il problema della terapia e dell'assistenza a questi pazienti sempre più vivo. QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER? Il fattore di rischio più importante e l’unico certo è l’età: più si diventa vecchi più si corre il rischio di ammalarsi. Un altro fattore di rischio segnalato è rappresentato dalla familiarità, anche se avere un consanguineo affetto da morbo di Alzheimer sporadico ad insorgenza tardiva (la forma più comune) non vuol dire assolutamente che si verrà colpiti dalla stessa malattia. QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO PER DEMENZA VASCOLARE? Come per molte altre patologie vascolari i fattori di rischio sono rappresentati dal fumo, dal diabete, dall’ipertensione e da alti valori di colesterolo. Il buon controllo della glicemia e della colesterolemia, la normalizzazione dei valori della pressione arteriosa e l’astensione dal fumo riducono il rischio di insorgenza di demenza vascolare. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CLINICHE DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER? Clinicamente essa si manifesta con una progressiva perdita della memoria e quindi delle altre funzioni cognitive. Parallelamente compaiono disturbi psichici e comportamentali e si ha una riduzione dell’autonomia fino alla totale dipendenza. Il malato dapprima mostra difficoltà ad apprendere e ricordare nuove informazioni, avrà quindi sempre più problemi ad eseguire compiti complessi oppure ragionamenti logici. Orientarsi nel tempo e nello spazio, comprendere un discorso, trovare le parole giuste o mantenere un comportamento adeguato nelle diverse circostanze risulteranno sempre più faticosi. Con la progressione della malattia, il linguaggio peggiorerà, così come la capacità di riconoscere gli altri oppure se stessi. Con il passare del tempo saranno sempre più difficili gli atti della vita quotidiana e si perderà l’autonomia. Diverrà difficile ottenere la coordinazione dei movimenti, potranno comparire una certa rigidità della muscolatura o anche crisi epilettiche e potrà divenire difficile anche assistere il paziente ad alimentarsi, a bere o a cambiare posizione e il malato alla fine potrà allettarsi. In queste condizioni l’organismo del paziente si debiliterà progressivamente. CHE COSA S’INTENDE PER DISTURBI PSICHICI E COMPORTAMENTALI? Sono una serie di sintomi e disturbi che compaiono durante la progressione della malattia. Nelle prime fasi, alla consapevolezza del declino della memoria si associa spesso una depressione del tono dell’umore. Altri sintomi possono essere l’irritabilità oppure l’apatia. Nelle fasi più avanzate possono comparire paure eccessive o ingiustificate, sino a di veri e proprie idee deliranti di persecuzione o di latrocinio o anche allucinazioni visive. Manifestazioni esteriori di questo disagio possono essere non spiegate esplosioni di agitazione psichica e motoria, aggressività, tentativi di fuga dalla propria abitazione. ESISTE UNA CURA PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER? La malattia di Alzheimer si definisce una patologia per la quale non esiste una cura ma che è comunque trattabile. Con ciò s’intende che anche se non si può guarire da questa malattia si possono migliorare molti dei suoi sintomi, offrendo una buona qualità di vita al paziente. A seconda della fase della malattia e dei disturbi presentati dal pazienti si potranno somministrare vari tipi di farmaci. Farmaci antiacetilcolinesterasici che stimolano la memoria, utilizzabili con beneficio soprattutto nelle fasi iniziali. Antidepressivi, per contrastare la depressione del tono dell’umore. Neurolettici per ridurre l’aggressività, le allucinazioni, i disturbi compartimentali e diminuire il grado di disagio psicologico. COME SI FA A PORRE DIAGNOSI DI EMENZA DI ALZHEIMER? La diagnosi è fondamentalmente clinica e si fonda su un’attenta anamnesi ed uno scrupoloso esame obiettivo. Le funzioni cognitive sono indagate con dei test psicometrici che misurano le capacità del paziente nelle varie aree. Il geriatra quindi utilizza gli accertamenti neuroradiologici (TAC o RMN cerebrale) ed esami del sangue od altri esami strumentali per confermare l’orientamento diagnostico. QUAL’È IL RUOLO DEI FAMILIARI? Il ruolo dei familiari è fondamentale per costruire un piano terapeutico ed assistenziale per il paziente. Forniscono assistenza primaria e permettono di creare un clima parentale nella gestione delle varie fasi della malattia. L’assistenza ad un malato di Alzheimer risulta presto molto faticosa, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Sentimenti di dolore o di impotenza e frustrazione possono cogliere i figli o il coniuge che assiste il malato e a volte insorgono incomprensioni e diverbi familiari. Chi assiste un malato di Alzheimer non deve quindi mai essere lasciato solo in questo compito così gravoso. A CHI MI DEVO RIVOLGERE PER LA DIAGNOSI E LA CURA DI QUESTA MALATTIA? Al geriatra dell’Unità Valutativa Alzheimer. Quest’ultimo è un servizio della ASL dedicato alla diagnosi, cura e trattamento di questa malattia e delle altre forme di demenza. L’Unità Operativa Complessa di Geriatria del S.Eugenio da decenni è in prima linea in questo campo ed è uno dei Centri di riferimento a livello nazionale per lo studio dell’Alzheimer ed un polo riconosciuto di Eccellenza. Ambulatori distaccati della Geriatria del S.Eugenio, per facilitare l’utenza più disagiata e distante, con le medesime funzioni di Unità Valutativa Alzheimer, si trovano presso i Centri Geriatrici Integrati del Municipio XI , in via Carlo Tommaso Odescalchi 67/a, e del Municipio VI in via della Serenissima. Ci si può rivolgere all’Unità Valutativa Alzheimer anche in presenza del solo sospetto di una perdita di memoria, per una diagnosi e trattamento precoce. Infine l’Unità Valutativa Alzheimer valuta e cura gli accessi ai centri Diurni Alzheimer. A CHI MI DEVO RIVOLGERE NELL’ASSISTENZA AL MALATO? PER CHIEDERE AIUTO Per l’assistenza sociale ci si rivolge ai servizi sociali del Municipio di appartenenza. A secondo del reddito si potrà usufruire o meno di aiuto domestico, supporto logistico od economico. Quando un paziente non è più autosufficiente si potrà fare richiesta all’ufficio Invalidi Civili del proprio distretto Sanitario di usufruire dell’”Assegno di Accompagno”, per il quale il paziente sarà sottoposto ad una visita medica collegiale. Quando un malato di Alzheimer non è più trasportabile e non può accedere ai servizi ambulatoriali il medico di famiglia potrà chiedere l’assistenza sanitaria domiciliare, che fornisce al domicilio assistenza infermieristica e visite specialistiche. Il distretto sanitario di appartenenza inoltre, previa certificazione specialistica, concede la fornitura di presidi d ausili per l’incontinenza (pannoloni e traverse), ai pazienti che risultano invalidi civili o che comunque abbiano fatto richiesta di invalidità. Sempre al Distretto Sanitario ci si potrà rivolgere per la richiesta, previa indicazione e prescrizione specialistica, per la fornitura di ausili e protesi. Le ASL insieme ai Municipi stanno aprendo dei Centri Diurni Alzheimer per i malati affetti da demenza, in cui vengono offerti ai pazienti ancora in fase lieve o moderata assistenza di base e programmi di riattivazione cognitiva e motoria. Semmai l’assistenza del paziente al domicilio non sarà più possibile per ragioni mediche o sociali si potrà fare richiesta al Centro di Assistenza Domiciliare del proprio Distretto Sanitario dell’autorizzazione al ricovero in Lungo Degenza o in Residenza Sanitaria Assistenziale.