Il viaggio dei suoni nel nostro cervello

Quella che segue è una definizione “ufficiale”: “La musicoterapia è una tecnica che
utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale
dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo,
mente, e spirito”.
Oggi vi sono diversi approcci alla musicoterapia, diverse metodologie, che hanno prodotto
diverse musicoterapie, con un ampio spettro che va dall’approccio pedagogico, a quello
psicoterapeutico a quello psicoacustico.
La musicoterapia viene impiegata in diverse campi, che spaziano da quello della SALUTE,
come prevenzione, riabilitazione e sostegno, a quello del BENESSERE al fine di ottenere
un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.
Dobbiamo pensare che da ancor prima della nascita si sedimentano in noi dei suoni che
costituiranno poi il nostro “Io sonoro”.
La musicoterapia tradizionale, che è quella di tipo psicoterapico, utilizza un codice
alternativo rispetto a quello verbale, (basato sul principio dell'ISO - identità sonora
individuale) per cercare di aprire attraverso il suono, la musica, e il movimento, dei canali
di comunicazione nel mondo interno dell'individuo. Gli operatori di musicoterapica cercano
cioè di sbloccare questi canali attraverso l’espressione strumentale sonora.
Vi sono però altri approcci, molto diversi da quello appena descritto, che sfruttano le
potenzialità del suono e della musica come mezzo terapeutico. Uno dei più interessanti è
quello che fa riferimento alle teorie psicoacustiche.
Il viaggio dei suoni nel nostro cervello
I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare
tutte le cose con cui vengono a contatto.
Suoni di particolari frequenze, possono ad esempio
rompere un vetro; mentre, altri, impercettibili all'
orecchio umano, possono essere utilizzati per dare
ordini ad un cane.
Studi recenti sostengono che persino la crescita delle
piante può essere influenzata dal tipo di musica che
si suona nelle vicinanze.
Se vogliamo rappresentarci visivamente la propagazione del suono, pensiamo ai cerchi
che si formano nell'acqua allorché gettiamo un sasso.
I suoni acuti sono generati da vibrazioni molto rapide, quelli bassi corrispondono a
vibrazioni lente; l’orecchio umano e' in grado di percepire suoni con una frequenza
compresa tra 30 e 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).
Ma dove viene elaborata esattamente la musica nel nostro cervello? Innanzitutto
dobbiamo distinguere la fase dell’udire i suoni come fenomeno periferico legato
all’orecchio e al nervo acustico, una fase del sentire che si collega soprattutto a funzioni
talamiche, dove il suono viene filtrato.
Se il talamo consente il passaggio dell’informazione,
essa giunge al lobo temporale, in centri che si
trovano in prossimità di quelli del linguaggio (l’area di
Broca), e qui si verifica finalmente il processo
dell’ascoltare, con un coinvolgimento globale del
nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche ad
esso connesse.
Si dice che il
intellettualizzato.
suono
musicale
viene
cioè
Uno dei massimi studiosi delle proprietà del suono, Isabelle Peretz dell’Università di
Montreal, ha supposto che, in linea di principio, la metà destra del
cervello elabora la musica in maniera complessiva, mentre quella
sinistra in modo analitico.
Possiamo quindi supporre che l’emisfero destro sia quello che, in un
primo momento afferra una struttura approssimativa della musica
sulla quale in seguito l’emisfero sinistro esegue una analisi più
precisa.
La musica è un linguaggio
La musica è un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in
grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di
ogni individuo.
Come il linguaggio verbale, anche la musica è uno dei
fondamenti della nostra civiltà. L’uomo costruì i primi
strumenti oltre 35 mila anni fa: tamburi, flauti,
scacciapensieri.
Ma perché i nostri antenati incominciarono a fare musica? Quali vantaggi ne ricavavano?
Oggi gli antropologi mettono in primo piano la capacità della musica di cementare una
comunità, scandendone i ritmi e rinsaldando i legami fra i suoi membri.
Essa garantirebbe la coesione sociale e la “sincronizzazione” dell’umore dei componenti di
un gruppo, favorendo così la preparazione di azioni collettive.
Esempi attuali dell’utilizzo della musica in questi termini sono ad esempio le marce militari,
i canti religiosi, gli inni nazionali.
Il potere della musica: le emozioni
I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1936, quando la psicologa e
musicologa Kate Heiner dimostrò che vi sono due elementi essenziali che il nostro cervello
utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il MODO, cioè la tonalità
(Maggiore/minore), e il TEMPO, cioè la velocità di esecuzione (Veloce/lento).
Si è così notato che dalla combinazione del modo e del tempo l’uomo ricava delle
emozioni che possiamo definire UNIVERSALI.
La chiave di lettura è la seguente:
Modo maggiore/tempo lento
= serenità
Modo maggiore/tempo veloce
= allegria, euforia, esaltazione
Modo minore/tempo lento = tristezza, malinconia
Modo minore/tempo veloce
= paura, dramma, angoscia
Che queste risposte emotive siano comuni a tutti, è dimostrato da un altro importante
esperimento compiuto in tempi più recenti all’università di Montreal da Isabelle Peretz:
questa studiosa ha registrato le modificazioni indotte dalla musica su vari parametri
fisiologici, come la pressione del sangue, la frequenza cardiaca e la conduzione elettrica
della pelle (la cosidetta reazione elettrodermica).
In questo esperimento un gruppo di soggetti è stato sottoposto all’ascolto di diversi brani
musicali che erano classificati come allegri, sereni, paurosi, tristi.
Ebbene, si è dimostrato che le musiche producevano il medesimo effetto in tutti gli
ascoltatori, indipendentemente dal giudizio soggettivo sul tipo di emozione suscitata.
Ad esempio i brani classificati come paurosi erano quelli che determinavano la maggiore
reazione cutanea, caratterizzata da un rilevante incremento della sudorazione.
Il fatto che queste risposte fisiologiche siano indipendenti dai giudizi soggettivi dimostra
che l’ascoltatore non è necessariamente consapevole dell’effetto che la musica esercita su
di lui e ci fa intravedere quale potere la musica abbia sui nostri comportamenti.
La musica subliminale
Come si è già detto, l’orecchio umano è in grado di percepire suoni con una frequenza
compresa tra 30 e 20mila vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).
Gli infrasuoni sono suoni con frequenza inferiore a 30 Hz, quindi, cadendo in una
frequenza non percepibile a livello cosciente dal nostro udito, restano in una zona di
percezione detta “subliminale”.
Gerald Oster, un ricercatore del Mount Sinai School of Medicine di New York, nel 1973
elaborò una tecnica che consisteva nel sovrapporre infrasuoni a della musica
convenzionale. Presto si vide che i campi di applicazione della musica subliminale erano
molteplici: oltre ad avere una particolare influenza sul rilassamento, essa era in grado di
sviluppare capacità creative, e poteva risultare utile nella terapia delle emicranie, per la
cura dell’insonnia, per la eliminazione di ansia e depressione.
Per comprendere i principi su cui si basa la musica
subliminale è necessario accennare alla attività
elettrica del nostro cervello. L'elettroencefalogramma
è utilizzato per misurare le correnti generate dalle
cellule della corteccia cerebrale (neuroni corticali
piramidali). Applicando degli appositi elettrodi sulla
superficie del cuoio capelluto è possibile rilevare tali
impulsi, e la loro forma (variazione in ampiezza) si
correla specificatamente con eventi fisiologici
(stimolazioni sensoriali, sonno, ecc.) o patologici
(epilessia, ecc.)
Il tracciato che ne risulta contiene, solitamente, frequenze al di sotto dei 30Hz.
Le onde cerebrali si possono classificare in 4 tipi, e risultano indicative di quattro stati
fisiologici:
Delta da 0,5 a 4Hz >>
Sonno profondo
Theta da 4 a 8 Hz >>
Sonnolenza e primo stadio del sonno
Alpha da 8 a 14 Hz >>
Rilassamento vigile
Beta da 14 a 30 Hz >>
Stato di allerta e di concentrazione
Un altro elemento di fondamentale importanza per comprendere il funzionamento delle
tecniche subliminali fa riferimento ad un fenomeno fisico chiamato “risonanza”.
Nel 1665 il fisico e matematico olandese Christiian Huygens, (tra i primi a postulare la
teoria ondulatoria della luce), osservò che, disponendo su di una parete due pendoli, uno
posto di fianco all’altro, questi tendevano a sintonizzare il proprio movimento oscillatorio,
quasi volessero “assumere lo stesso ritmo”. Questo fenomeno viene oggi chiamiamo
“risonanza”.
Nel caso dei due pendoli, si dice che uno fa risuonare l'altro alla propria frequenza. Allo
stesso modo se si percuote un diapason, che produce onde su una data frequenza e lo si
pone vicino a un secondo diapason “silenzioso”, dopo un breve intervallo questo ultimo
comincia anch'esso a vibrare.
La risonanza può essere utilizzata anche nel caso delle onde cerebrali. Infatti, se il
cervello è sottoposto a impulsi (visivi, sonori o elettrici) di una certa frequenza, la sua
naturale tendenza è quella di sintonizzarsi. Quindi, se uno stimolo esterno è applicato al
cervello, diventa possibile mutare la frequenza delle sue onde.
Per esempio, se una persona si trova nello stato Beta (allarme) e il suo cervello riceve uno
stimolo esterno di 10Hz, che come visto precedentemente corrisponde allo stato alfa
(rilassamento), allora è probabile che la sua frequenza vari, sincronizzandosi a quella dello
stimolo esterno.Quando lo stato del cervello è già vicino alla frequenza dello stimolo
applicato, l'induzione agisce più efficientemente. Il fenomeno e' detto “risposta in
frequenza”.
Dato che l'orecchio umano non riesce a percepire
onde sonore con frequenza inferiore a 30Hz, è
necessario “ingannarlo”, utilizzando delle tecniche
speciali, chiamate, "Binaural Beats" (termine che, in
italiano, può essere tradotto come "Battimenti
Biauricolari"). Se ad esempio applichiamo all'orecchio
sinistro un tono costante di 495Hz, e all'orecchio
destro un tono costante di 505Hz, questi due toni
verranno riunificati dal cervello, che - in tal modo –
percepirà quella loro differenza di 10Hz, venendone
“influenzato”.Ciò deve avvenire necessariamente
attraverso delle cuffie stereo, affinché i suoni destro e sinistro non si fondano prima di
essere percepiti.
Come Ascoltare
Oggi quasi tutti ascoltiamo musica, anche perché essa è presente, al di là del nostro
desiderio di ascoltarla, in quasi ogni luogo.
Però il più delle volte il nostro ascolto avviene in modo distratto, durante lo svolgimento di
altre attività. Al contrario, beneficiare in profondità della musica significa soprattutto
saperla ascoltare. Inoltre, i rumori in cui siamo costantemente immersi finiscono col
produrre un frastuono che si ripercuote anche al nostro interno, producendo una
agitazione della mente che ci impedisce di poter entrare in contatto con la nostra essenza
più profonda.
Bisognerebbe piuttosto riscoprire la tecnica primordiale di ascoltare e ascoltarsi, una
tecnica che forse migliaia di anni fa era innata nell’uomo, quando i rumori erano solamente
quelli prodotti dagli uomini e dalla natura che li circondava.
Innanzitutto per un ascolto terapeutico è di fondamentale importanza trovarsi in uno stato
fisico e psichico rilassato.
Per fare ciò non è necessario stare sdraiati a letto con gli occhi chiusi o ottenere il
rilassamento con tecniche specifiche come il training autogeno: la migliore preparazione
all’ascolto è fatta di respirazione, tranquillità, e soprattutto atteggiamento non-critico nei
confronti del suono.
Importante è anche la postura che deve essere preferibilmente quella seduta, con le
gambe non accavallate, le braccia staccate dal corpo poggiate su comodi braccioli. E’
anche importante non indossare abiti troppo stretti, che condizionano la nostra postura.
Questa condizione è quella che augurabilmente ci consentirà in primo luogo il
rilassamento, e poi il raggiungimento di uno stato di attenzione fluttuante, che, senza
pericolo di addormentarci, ci consentirà il vero ascolto terapeutico.
Altro elemento importante è la chiusura degli occhi, un gesto che racchiude in sé
importanti significati neurofisiologici e psicologici. Infatti la semplice apertura degli occhi,
induce una modificazione dell’attività elettrica di tutte le aree cerebrali e dà luogo ad una
funzione sensoriale di grandissimo impegno, la vista, che non giova al rilassamento e alla
focalizzatone sulla propria interiorità. Inoltre, chi prova difficoltà a questo livello già segnala
incapacità o addirittura paura di perdere il controllo della situazione esterna e quindi di
abbandonarsi.
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Le attività di musicoterapia in gravidanza e parto:
applicazioni e risultati
Le ormai numerose esperienze di musicoterapia italiane ed estere confermano l’utilità di
affiancare attività sonoro-musicali ai tradizionali corsi di preparazione al parto, poiché la
musica può aiutare la gestante a rilassarsi, a contenere l’ansia e a raggiungere uno stato
di generale benessere psicofisico.
Musica per la mamma
La gravidanza comporta una serie di cambiamenti non solo fisici ma
anche psicologici; i mutamenti che avvengono durante i nove mesi
sono talvolta accompagnati da momenti di ansia, stress, paura e
affaticamento che possono impedire alla donna di vivere questo
straordinario momento della vita in serenità. La musica in questo
contesto può essere un valido strumento per aiutare la gestante a
migliorare la sua salute emotiva: nelle sedute di musicoterapia la
madre si prepara alla nascita del suo bambino abituandosi ad
ascoltarne le azioni-reazioni motorie in risposta al suono della voce e della musica,
ascoltando se stessa, i suoi ritmi interni ed il loro modificarsi con il procedere della
gravidanza. Con attività musicali appositamente studiate si permette alla futura mamma di
vivere con serenità i nove mesi dell’attesa, ma anche di imparare alcune tecniche che
potrebbero servirle concretamente nel momento del parto. Questo le permette di vivere la
nascita con consapevolezza e serenità, attenta e pronta ad assecondare i segnali
provenienti dal suo corpo e dal suo bambino (AUDITORE-PASINI, 1998).
Musica per il bebè
La musicoterapia prenatale prevede anche una serie di attività per stimolare il piccolo e
per favorire così la comunicazione fra mamma-bambino. La musica durante l’attesa è il
canale privilegiato di questa comunicazione e le varie attività ritmico-sonore permettono di
preparare una relazione affettiva equilibrata e serena, nonché di stimolare adeguatamente
lo sviluppo strutturale e funzionale del sistema nervoso del feto stesso. Infatti, tutti gli
stimoli presenti nell’ambiente nel quale il feto cresce (suoni interni ed esterni alla madre),
contribuiscono allo sviluppo delle e vie sensoriali acustiche, favorendo anche il processo di
maturazione strutturale e funzionale del Sistema Nervoso (AUDITORE, 1998). Ma la
musica per eccellenza che piace al piccolo è senza dubbio quella prodotta dalla mamma,
ossia la sua voce: la colorazione timbrica e melodica della voce materna è veicolo di
emozioni ed affetti, è una carezza ed una “coccola sonora”, ma anche un vero strumento
per comunicare al piccolo stati di "trepidante accoglienza o al contrario di gelido rifiuto"
(BENASSI, 1998).
Il canto prenatale
Il canto aiuta la gestante a migliorare il respiro, ma anche a farle scoprire il piacere di
cantare per il bebè, contribuendo così anche al suo sano sviluppo. Dagli studi di psicofonia
effettuati dalla cantante Maria Luisa Aucher in collaborazione con Paul Cauchard,
neurofisiologo della Sorbona, è emerso che la voce investe interamente il corpo del feto: in
pratica quella più grave del papà è potenzialmente in grado di stimolarlo dai piedi
all'addome, mentre la voce più acuta della madre, dalla vita alla testa. Dall'osservazione di
neonati, figli di cantanti professionisti, si è riscontrato che dove era la madre a cantare per
tutta la gravidanza il bambino mostrava alla nascita solidità alla nuca e vigore degli arti
superiori, quando invece era il padre si assisteva ad una precoce deambulazione. Il canto
prenatale svolge anche un'azione auto-analgesica, poichè la pratica aiuta la partoriente a
produrre le endorfine, sostanze che attenuano spontaneamente la percezione del dolore.
La respirazione distesa, invece, influenza positivamente il tono muscolare, che perciò
risulta meno contratto (BENASSI, 1998).
Uso spontaneo della voce
Alla psicofonia si affianca anche l’uso spontaneo della voce in tutta la sua gamma
espressiva, affinché con una attività di canto libero la mamma impari ad usare la voce in
modo non convenzionale, come mezzo di comunicazione e trasmissione degli stati affettivi
materni, ma anche a regolarizzare naturalmente il suo ritmo respiratorio. La ricerca di
“ninna nanne”, filastrocche e nenie da cantare al bambino, fa sì che la madre ed il padre
vengano aiutati a scoprire un proprio modo sonoro per rivolgersi al bambino, e quindi a
formare pensieri per lui, a “prendersi cura” di lui, anche grazie al benefico massaggio
attivo che viene fatto al feto con le vibrazioni prodotte dalla voce dei genitori (AUDITORE
1998).
L’ascolto musicale
L'ascolto musicale rilassa, distende, favorisce il contenimento dell'ansia e aiuta la gestante
a creare immagini positive e piacevoli: le musiche più adatte allo scopo sono lente, dolci e
tranquille e spesso rievocano scene di vita infantile, paesaggi montani e naturali. Queste
stesse immagini vengono richiamate alla mente durante le fasi del travaglio, tra una
contrazione e l'altra, e aiutano moltissimo la partoriente a distrarsi, a recuperare le forze e
ad agevolare il riposo, prima di una nuova spinta. Le “visualizzazioni” solitamente vengono
conservate e ricordate dalla donna anche senza l'aiuto della musica; l'ascolto, infatti, è
accettato solo nelle prime fasi del travaglio, quando i tempi di recupero sono abbastanza
ampi e cessa, invece, quando le contrazioni si susseguono a ritmi più frequenti, che non
coincidono più con quelli musicali del brano e con quelli mentali della partoriente.
All'ascolto sono assolutamente esclusi brani a carattere depressogeno, ansiogeno, ricchi
di dissonanze e poco rassicuranti; sono eliminate anche quelle composizioni che possono
amplificare la ricezione del dolore, se riascoltate nel corso del travaglio (BENASSI, 1998).
Movimento e danze libere
Grazie al movimento come espressione di Sé, ricerca di equilibrio, fonte di benessere, la
futura mamma prende confidenza con il proprio corpo in trasformazione, impara a
percepirlo nelle diverse parti, lo distende e ne sperimenta le varie posizioni nello spazio.
Le danze proposte hanno anche lo scopo di migliorare la circolazione degli arti inferiori, di
aumentare la tonicità corporea, di attivare nella gestante il movimento rotatorio dei fianchi
e di controllare il movimento di basculazione del bacino, nonché di massaggiare e
coccolare il piccolo in grembo (AUDITORE, 1998).
Strumenti musicali
L’uso di strumenti musicali molto semplici (tamburi, maracas, triangoli, sonagli, piatti,
legnetti … sono subito facilmente utilizzabili da tutte e non serve nessuna conoscenza
teorico-musicale) offre alla gestante la possibilità di esprimersi musicalmente con libertà,
ricercando il proprio ritmo interiore: alcuni strumenti facilitano la relazione con il feto
attivando uno scambio di segnali ritmico-sonori, che avvicinano la madre al suo bambino
in un dialogo reale (AUDITORE, 1998).
Attività complementari
Sempre accompagnati da ascolti musicali adatti, a volte si propongono anche massaggi
ed auto-massaggi che avviano la mamma ed il papà al “reincontro” con le sensazioni del
contatto tonico, li aiutano a recuperare il piacere del contatto corporeo e in genere della
comunicazione tattile, elementi preziosi e fondamentali nel rapporto con il bambino anche
dopo la nascita. Le ricerche mostrano che le donne che ricevono dei massaggi durante la
gravidanza hanno un travaglio migliore e sono più sensibili nei confronti dei loro bambini
dopo la nascita. La psicopedagogia pre e post natale consiglia ai futuri genitori di
“recuperare” il piacere del gioco, attività di estrema importanza durante i primi anni della
vita del bimbo. Gli adulti sono invitati a partecipare attivamente per riappropriarsi delle
dinamiche del gioco, per riscoprire quelli infantili e per risvegliare le sensazioni vissute
quand’erano piccoli, per porre già le basi di una affiatata comunicazione con il piccolo
(ZORRILLO PALLAVICINO, 2002).
… e durante il parto
In sala parto l’ascolto musicale è consigliato anche dai medici, soprattutto per le primipare,
nelle quali la paura e l’intensità delle contrazioni possono avere effetti negativi sul
travaglio, causando eventuali traumi alla partoriente e al nascituro. Esperienze australiane
ad esempio confermano che l’ascolto di musica rilassante serve per favorire la
distensione, la calma e per far sì che la donna si concentri su se stessa con lo scopo di
ridurre e di gestire meglio il dolore, ma anche per diminuire il panico, per distrarre e per
agevolare il riposo/sonno tra una contrazione e l’altra; si ricorre, invece, a brani
coinvolgenti ad alto volume per cercare di distogliere l’attenzione dal bisogno di spingere e
per far sì che la partoriente rimanga vigile. Studi statistici, inoltre, evidenziano una
riduzione significativa dei tempi del travaglio e della richiesta di analgesici e antidolorifici.
Inoltre il personale sanitario ha osservato che le neo mamme impiegano minor tempo per
apprendere subito “il mestiere del genitore”, cioè sono subito disponibili a passare del
tempo con il piccolo e ad allattarlo al seno, rispetto invece alle donne che hanno un parto
doloroso (ALLISON, 1995).
La psicofonia
Fondata dalla cantante M.L.Aucher intorno agli anni ’50, la psicofonia studia il processo
grazie al quale le sonorità prodotte dalla voce sollecitano precise parti del corpo: ogni
suono emesso è in grado di colpire una vertebra e i gangli paravertebrali (noduli che fanno
parte del sistema nervoso) che le stanno ai lati, da cui si dipartono i nervi diretti ad uno o
più organi interni. Perciò a seconda della gravità e dell’acutezza dei suoni prodotti, il corpo
fa vibrare una specifica parte, per la precisione le note contenute nell’ottava del pianoforte
che va da do 2 a do 3 stimolano gli arti inferiori a partire dal tallone, quelle da do 3 a do 4
investono la zona del bacino sino al diaframma, da do 4 a do 5 interessano il torace, da do
5 a do 6 fanno risuonare la zona cervicale e cranica. Il lavoro psicofonetico in gravidanza è
importante poiché il bambino in utero viene sollecitato dalla voce di entrambi i genitori, in
particolare l’emissione vocale della madre “colpisce” il piccolo sia dall’interno che
dall’esterno del corpo materno (BENASSI, 1996,1998).
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Musicoterapia
La Musicoterapia, intesa come metodologia di intervento per un lavoro pedagogico o
psicologico, permette di comunicare, con l'aiuto del terapeuta, attraverso un codice
alternativo rispetto a quello verbale partendo dal principio dell'ISO (identità sonora
individuale) che utilizza il suono, la musica, il movimento per aprire canali di
comunicazione ed una finestra nel mondo interno dell'individuo. Dal punto di vista
terapeutico essa diviene attiva stimolazione multisensoriale, relazionale, emozionale e
cognitiva, impiegata in diverse problematiche come prevenzione, riabilitazione e sostegno
al fine di ottenere una maggiore integrazione sul piano intrapersonale ed interpersonale,
un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.
LE ORIGINI DELLA MUSICA COME TERAPIA
In tutte le culture dell'antichità musica e medicina erano praticamente una cosa
sola. Il sacerdote medico (lo sciamano) sapeva che il mondo è costituito secondo principi
musicali, che la vita del cosmo, ma anche quella dell'uomo, è dominata dal ritmo e
dall'armonia. Sapeva che la musica ha un potere incantatorio sulla parte irrazionale, che
procura benessere e che nei casi di malattia può ricostituire l'armonia perduta.
ELEMENTI DI MUSICOTERAPIA
Per lo sviluppo della sanità mentale ed il benessere, le attività creative sono la
chiave per il raggiungimento dell'equilibrio psichico. Attraverso esse si può mirare
all'evoluzione dell'essere umano nella sua totalità e far emergere tutte le capacità
potenziali.Attività come il cantare, suonare, danzare, sono direttamente creative, essendo
la musica sì una disciplina mentale che ha bisogno di ordine, di attenzione e
concentrazione, ma che permette la manifestazione della propria espressività.
PRINCIPI TEORICI
La Musicoterapia si basa tre principi: ISO, che caratterizza l'identità sonora di un
individuo; suono inteso come oggetto intermediario, cioè come strumento di
comunicazione in grado di agire terapeuticamente sul paziente e suono come oggetto
Integratore, in grado di integrare le dinamiche di comunicazione in un gruppo
uniformandole.
LE SEDUTE DI MUSICOTERAPIA
Il trattamento di musicoterapia è strutturato in incontri settimanali a seconda delle
esigenze del paziente. Le sedute possono essere: individuali o di gruppo della durata di
circa 60 minuti ognuno; in alcuni patologie, come ad esempio nella malattia di Alzheimer,
sono consigliati tempi di partecipazione molto più brevi.
MUSICOTERAPIA E ANZIANI
Sono sempre più numerosi gli studi e le esperienze che attestano l'utilità della
musicoterapia con gli anziani, soprattutto se vivono l'ultima parte della loro vita in istituto.
E' solitamente proprio nelle strutture residenziali che i pazienti geriatrici hanno
l'opportunità di iniziare un percorso preventivo/terapeutico con la musica, che diventa aiuto
e sostegno psicologico per l'anziano, che spesso vive il ricovero con forte disagio fisico ed
emotivo.
MUSICOTERAPIA E MALATTIA D'ALZHEIMER
Nel 2001 l’America Accademy of Neurology ha indicato la musicoterapia come una
tecnica per migliorare le attività funzionali e ridurre i disturbi del comportamento nel malato
di Alzheimer. Ciò è possibile perché la musica sembra rivelarsi una via di accesso
privilegiata per contattare il cuore dei malati che preservano intatte certe abilità e
competenze musicali fondamentali nonostante il deterioramento cognitivo dovuto alla
malattia.
MUSICOTERAPIA E GIOCO D'AZZARDO
Improvvisazioni al pianoforte, dialoghi sonori e ascolto di musica rilassante sono i
contenuti principali delle sedute di musicoterapia, a cui possono partecipare i giocatori
d'azzardo patologici che decidono di intraprendere un programma terapeutico per guarire.
Il gioco d'azzardo, infatti, nel 1980 è stato riconosciuto come una malattia mentale. Per
guarire, dunque, è consigliato un percorso psicoterapico che può comprendere anche una
serie di terapie complementari, quali la musicoterapia.
LE ATTIVITA' DI MUSICOTERAPIA IN GRAVIDANZA E PARTO: APPLICAZIONI E
RISULTATI
Le ormai numerose esperienze di musicoterapia italiane ed estere confermano
l’utilità di affiancare attività sonoro-musicali ai tradizionali corsi di preparazione al parto,
poiché la musica può aiutare la gestante a rilassarsi, a contenere l’ansia e a raggiungere
uno stato di generale benessere psicofisico.
MUSICOTERAPIA E AFASIA
Sta dando buoni risultati l'uso sperimentale della musicoterapia nella riabilitazione
degli afasici, in chi cioè, a seguito di una lesione cerebrale, causata da trauma cranico,
ischemia, ictus, emorragia o tumore, manifesta dei disturbi nell'espressione e nella
comprensione del linguaggio parlato o scritto ed anche, indipendentemente dalla
localizzazione ed estensione della lesione, disturbi della memoria, difficoltà nei movimenti,
incapacità di riconoscere gli oggetti, alterazioni della percezione sensoriale e instabilità
emotiva.
BIOMUSICA
La biomusica è una metodologia diretta e pratica che serve ad equilibrare e a
stimolare il corpo per evitare la somatizzazione dei conflitti emotivi. Secondo il suo
ideatore, il professor Marco Corradini, docente di musicoterapia in Italia, Svizzera e
Spagna, questo metodo si basa sulla relazione fra suoni, musica, malattia ed energia
bioenergetica e viene usato con successo in gruppi aperti, ai quali aderiscono persone
senza sintomatologie dichiarate, e anche in terapia, ad esempio nel recupero dei
tossicodipendenti.
ELEMENTI DI MUSICOTERAPIA
Per lo sviluppo della sanità mentale ed il benessere, le attività creative sono la chiave per
il raggiungimento dell'equilibrio psichico. Attraverso esse si può mirare all'evoluzione
dell'essere umano nella sua totalità e far emergere tutte le capacità potenziali.Attività
come il cantare, suonare, danzare, sono direttamente creative, essendo la musica sì una
disciplina mentale che ha bisogno di ordine, di attenzione e concentrazione, ma che
permette la manifestazione della propria espressività.
E' importante ricordare che la musica è un mezzo di comunicazione anche là dove le
parole divengono inaccessibili.
Dopo una lesione cerebrale, il pensiero musicale può rimanere completamente integro
come lo era sempre stato.Nella sindrome autistica, caratterizzata da isolamento da parte
del paziente che sfocia nel silenzio della comunicazione intesa come chiusura al rapporto
umano, il soggetto vive in un mondo fatto di riti, di ossessioni, di fobie, dietro i quali si
rifugia trovandosi sempre nello stato di paura patologica tipica del prigioniero. In questo
caso il linguaggio sonoro può divenire strumento privilegiato per superare questo
isolamento; un mezzo di informazione e formazione ed anche di esperienza creativa,
poiché contiene elementi suggestivi e suadenti che penetrano nel subconscio
influenzando il corpo e la mente permettendo di entrare in un mondo più vasto e ricco di
emozioni ed espressioni.
Molti studi hanno dimostrato il duplice effetto psicoterapico della musica sia nell'ambito
fisiologico che psichico. La musica evoca sensazioni, stati d'animo, può far scattare
meccanismi inconsci, aiuta a rafforzare l' e serve da ponte tra il conscio e l'inconscio . Può
aiutare a sbloccare repressioni e resistenze permettendo agli impulsi ed ai complessi che
producono conflitti e disturbi neuro-psichici di affiorare a livello di coscienza, anche
attraverso il processo catartico (tensione-liberazione). Invia segnali al cervello ed in
particolare al sistema limbico , la zona cerebrale detentrice dei più arcani sentimenti e
istinti posseduti dall'uomo riguardo ad una filogenesi evolutiva di tutto il sistema nervoso
centrale.
La musica sembra essere l'unica funzione superiore
dell'encefalo, che direttamente coinvolge in ugual misura l'emisfero destro e l'emisfero
sinistro.
EMISFERI CEREBRALI
In breve, mentre l'emisfero sinistro ha un peso determinante sull'esplicazione dei processi
linguistici e a tutti gli approcci di tipo analitico-logico-relazionale; l'emisfero destro svolge
una serie di funzioni definite analogiche, consistenti nella possibilità di apprezzare ed
elaborare criteri ritmici, musicali, spaziali, ecc. ..., dove tutto viene colto in maniera
immediata.
Il linguaggio della musica, dei suoni come protolinguaggio, come linguaggio degli affetti,
delle emozioni, attraverso il quale vengono richiamati stati d'animo, memorie, immagini,
appartiene certamente all'emisfero destro. Se invece consideriamo il linguaggio musicale
per le sue caratteristiche timbriche, ritmiche-armoniche e compositive, ricco di tutti quegli
aspetti che implicano l'applicazione di leggi fisico-acustiche, ci accorgiamo che questo
rientra in un'area logico-matematica che interessa l'emisfero sinistro.
Merita di essere ricordato H.Gardner (1983) che definisce la musica come una
competenza che non dipende da oggetti fisici del mondo. L'intelligenza musicale ha una
sua traiettoria di sviluppo come pure una sua rappresentazione neurologica; le operazioni
centrali della musica non hanno connessioni intime con le operazioni centrali di altre aree;
perciò la musica merita di essere considerata un ambito intellettuale autonomo.
La musicoterapia è una disciplina che studia il rapporto:
SUONO - ESSERE UMANO
Essa permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale .
Attraverso la comunicazione analogica ci si esprime con un sistema di simboli più ricco e
in più le stimolazioni musicali possono suscitare miglioramenti nella sfera affettiva,
motivazionale e comunicativa.
Utilizza il suono, la musica, il movimento per provocare effetti regressivi ed aprire canali di
comunicazione, con possibilità di un'apertura comunicativo - relazionale e una finestra nel
mondo interno.
E' chiaro che si può usare la musica per catturare l'attenzione, stabilire un dialogo e quindi
ancora condurre la persona ad un obiettivo voluto. In questa ottica le tecniche
psicomusicali, offrono un mezzo di espressione e comunicazione complementare. Fattore
di sviluppo per l'uomo normale , esse sono una vera terapia per il disadattato . Attraverso
la terapia musicale vengono messe in gioco le abitudini, i significati palesi e inconsapevoli,
le aspirazioni, i problemi vivi e angoscianti, la ricerca di significati che vanno al di là
dell'apparente infantilità di certi testi, rendendo l'esperienza sonoro-musicale molto meno
banale di quanto possa apparire a prima vista e di notevole valore se affrontata
correttamente.
Bisogna però scartare l'idea semplicistica di alcuni per i quali qualsiasi disco o cassetta di
musica può andar bene (proponendo molto spesso alcuni generi musicali pre-confezionati,
spesso propinati e spacciati come terapeutici, non adatti allo scopo da raggiungere). In
questa ottica naturalmente i risultati non saranno soddisfacenti e di conseguenza il metodo
criticato, ridicolizzato e abbandonato
L'esperienza musicale nell'iter della vita
L'esperienza musicale è e rimane sempre esperienza radicata nel corso della vita, intesa
sia come linguaggio pre-verbale all'origine della vita e della crescita originaria del feto nel
grembo materno, sia perché continua ad avere profondi agganci nella vita quotidiana,
nell'espressione della propria cultura di base, delle proprie emozioni e sentimenti, nella
rievocazione dei ricordi ecc.
Canzoni conosciute, imparate nell'infanzia e ripetute per tutta la vita restano impresse
permanentemente nella memoria. In virtù di ciò, quando si evoca una melodia ben
memorizzata con il paziente in stato di confusione temporale si può stabilire
immediatamente un contatto.
La musica come terapia
La musica dal punto di vista terapeutico, diviene attiva stimolazione multisensoriale,
cognitiva, relazionale, emozionale, impiegata come prevenzione, sostegno e recupero.
Essa può offrire nei casi in cui l'ascolto viene integrato dalla partecipazione attiva del
corpo (ritmare, sonorizzare, muoversi ritmicamente, cantare etc.), un momento valido per
riorganizzare le condotte relazionali ed il lavoro terapeutico consiste nella attivazioneriattivazione delle abilità personali e delle capacità espressive e relazionali mediante
setting organizzati secondo il metodo socio-psico-educazionale che consentono da un lato
la possibilità di osservazione valutativa, d'altro canto pongono gli agenti in condizione
favorevole alla espressione immaginativa, alla comunicazione, alla partecipazione emotiva
dell'evento.
Musica come intervento riabilitativo
L'intervento riabilitativo è efficace sia nel bambino che nell'adulto. Se il paziente è un
bambino si comincia a costruire insieme a lui una comunicazione sonora non ancora
influenzata da successive esperienze ritmico-musicali; mentre nell'adulto bisogna eseguire
un'azione regressiva volta a recuperare una storia corporeo - sensoriale passata. Ogni
essere umano ha dentro di sé una identità sonora (ISO), in quanto vi è l'esistenza di un
suono o di un insieme di suoni che lo caratterizzano e lo individualizzano. Questi sono
rappresentati dagli archetipi sonori ereditati geneticamente a cui si aggiungono
l'esperienza sonoro - vibrazionale e di movimento durante la vita intrauterina, e più tardi si
arricchisce con le esperienze vissute durante il parto, con di seguito il resto della vita.
L'espressione musicale, all'inizio linguaggio non verbale originato nelle profondità della
vita affettiva, diventerà fonte di motivazione per una espressione grafica, un'espressione
verbale, un'espressione scritta. Per beneficiare di queste tecniche non è necessario
imparare la musica ; basta sentire, comprendere e creare senza coercizione, scegliendo
uno strumento piuttosto che un altro , per un suo timbro, utilizzando una cellula melodica
in cui si sente bene, in un vissuto corporeo completo.
LE SEDUTE DI MUSICOTERAPIA
Il trattamento di musicoterapia è strutturato in incontri settimanali a seconda delle
esigenze del paziente. Le sedute possono essere: individuali o di gruppo della durata di
circa 60 minuti ognuno; in alcuni patologie, come ad esempio nella malattia di Alzheimer,
sono consigliati tempi di partecipazione molto più brevi.
I due principali campi di intervento
1.
Un primo indirizzo che è di orientamento psico-pedagogico o pedagogico , che
trova applicazione nell'ambito delle strutture educative. L'aggiornamento degli insegnanti
diviene uno specifico ambito di intervento della musicoterapia nel contesto istituzionale
della scuola.
Tale aggiornamento, congiunto alla prevenzione della disabilità dell'apprendimento, alla
riduzione dell'abbandono scolastico e al successo formativo, si può collocare tra le attività
di sostegno psico-pedagogico previste dalla circolare 257 del 9 agosto 1994 del Ministero
della Pubblica Istruzione.
2.
Un secondo indirizzo è di tipo clinico e psichiatrico dove si prospettano attività
nell'ambito in enti ospedalieri, in case di cura e centri di assistenza e riabilitazione La
varietà dei campi di applicazione della musicoterapia trova giustificazione nel fatto che i
vari orientamenti di questa disciplina perseguono obiettivi differenti.
Esempi di campi applicativi
1.
Disturbi emotivi del bambino e dell'adulto (ansia, depressione, disturbi da attacchi di
panico, insonnia);
2.
Disturbi relazionali del bambino e dell'adulto;
3.
Corso di preparazione al parto;
4.
Disturbi mentali (nevrosi, psicosi ed altre malattie psicosomatiche del bambino e
dell'adulto, anoressia);
5.
Handicap psichico, psichico, fisico e sensoriale;
6.
Disturbi del linguaggio e deficit uditivi;
7.
Esiti di coma;
8.
Patologie neurologiche (ictus, morbo di Parkinson etc...) ;
9.
Senescenza;
10.
Senescenza patologica (demenza senile, morbo di Alzhaimer, disturbi relazionali
dell'anziano).
Obiettivi generali delle sedute di musicoterapia
1.
Aprire canali di comunicazione (intrapsichici - extrapsichici);
2.
Vincere le proprie paure, saper contenere ed orientare le emozioni e l'aggressività
nel rapporto interpersonale, sviluppare la capacità di dominare impulsi irrazionali;
3.
Canalizzare le ansie;
4.
Stimolare l'espressione dei sentimenti per favorire la motivazione, la gratificazione e
l'autostima;
5.
Favorire la creatività;
6.
Migliorare la socializzazione e l'interazione, incoraggiando al sorriso, al gusto di
vivere. cercando di far vivere esperienze positive e gratificanti;
7.
Abituare alla verifica, ad accettare le regole, riconoscendo le proprie capacità ed i
propri limiti;
8.
Stimolazione attiva e multisensoriale;
9.
Sviluppo dell'espressione corporea;
10.
Stimolo al contatto con la realtà, aprendo più canali di comunicazione: espressivi,
affettivi, di percezione e di comprensione;
11.
Stimolo del ricordo (Vissuto /identità);
12.
Stimolo delle funzioni cognitive, attivando le capacità di base partendo da ciò che la
persona oggetto e i terapia è in grado di fare: attenzione, concentrazione, percezione,
osservazione, prontezza di riflessi, analisi e sintesi, valutazione, memoria, classificazione,
senso cronologico, rapporto spazio-tempo;
13.
Stimolo delle capacità sensoriali ed intellettive;
14.
Migliorare le capacità ortofoniche del linguaggio attraverso
discriminazione prosodica, simbolico-gestuale e grafico-ritmica della parola;
attività
di
15.
Aiuto allo sviluppo psico-motorio, all'accettazione del proprio corpo, schema
corporeo ,del coordinamento oculo - audio- motorio, della manualità della prontezza dei
riflessi, del controllo muscolare e del corretto coordinamento globale motorio.
Il percorso di intervento
Viene quindi impostato attraverso le suddette fasi:
1.
Analisi ed osservazione del caso (valutazione della motivazione).
Raccolta dell'anamnesi, dati, ecc. ...;
2.
Approfondimento diagnostico iniziale;
3.
Compilazione anamnesi sonoro - musicale;
4.
Elaborazione di un progetto di intervento dettagliato;
5.
Verifiche periodiche tramite osservazione durante le attività, protocolli, colloqui con i
parenti e responsabili.
Le sedute terapeutiche possono essere:
a.
interpretativa;
b.
di osservazione;
c.
di sostegno e appoggio;
d.
di rinforzo;
e.
di autovalutazione realistica;
f.
di orientamento comportamentale (indicazioni operative);
g.
propositiva, ricostruttiva;
h.
di sblocco, provocatoria, paradossale;
i.
iabilitativa;
j.
di co-esperienza vitale, sistematica.
Le sedute si svolgono naturalmente seguendo dei modelli tecnici
1.
Osservazione;
2.
Associazione corporeo - sonoro - musicale;
3.
Espressione e/o associazione libera;
4.
Isolamento affettivo-attivo;
5.
Riflessione;
6.
Compilazione dei protocolli.
Gli strumenti
Si utilizzano come strumenti:
•
l'ambiente;
•
il proprio corpo;
•
strumenti elettronici;
•
strumenti musicali creati dal paziente;
•
strumenti musicali propriamente detti, comprendenti: tamburi, triangoli, piatti
oscillanti, legnetti, wood block, piastre sonore, xilofoni, metallofoni ecc.
Vengono anche utilizzati strumenti Medio-Orientali es. Bendir, Satz; Sud Americani es:
Congas, Bonghi, Calimba, Caxixi, Maracas, Berimbau, Tambora; Irlandesi es: Bodran;
Africani es: Djembè, Ingungu, Ntenga, Belafon, Xilofono Bantù; Indiani es: Santur (55
corde o 75 corde), Tabla etc....Inoltre strumenti quali: chitarra, pianoforte, Flauti ,etc...
Gli strumenti propriamente detti devono possedere le seguenti caratteristiche:
•
Manipolazione semplice;
•
Facilità di spostamento;
•
Potenza sonora.
Devono essere rivolti verso l'estroversione e non all'introversione. Devono possedere
chiare possibilità sonore con la possibilità di poter creare strutture ritmiche e melodiche
facilmente comprensibili.
A seconda di come il paziente si rapporterà allo strumento musicale, questo potrà divenire:
1.
Oggetto Sperimentale;
2.
Oggetto Catartico;
3.
Oggetto Difensivo;
4.
Oggetto Incorporato;
5.
Oggetto Intermediario;
6.
Oggetto Intermediario Corporale;
7.
Oggetto Integratore.
IL CORPO
Noi abbiamo nel corpo umano implicitamente il membranofono, l'idiofono e l'aerofono. Di
tutti i fenomeni sonori del corpo umano, la voce e il canto sono i più profondi, in quanto
essi sono gli elementi più regressivi e capaci di risonanza e perciò devono essere utilizzati
con grande attenzione.
La seduta
Il terapeuta ha a disposizione come materiale di lavoro i suoni, i silenzi, il proprio corpo, i
rumori, la musica ed i singoli elementi che compongono la musica:
1.
II RITMO che agisce sulla sfera intuitiva;
2.
La MELODIA che agisce sulla sfera sentimentale;
3.
L'ARMONIA che agisce sulla sfera intellettiva.
Si lavora seguendo una precisa tecnica con diverse sequenze:
a.
Partendo dalle capacità del soggetto , dove tutto può cambiare ed essere
contemporaneamente tenuto a memoria ordinando determinati eventi secondo una
successione temporale, di conseguenza compiere, se pur in forma irriflessiva e ristretta ai
limiti del presente psicologico, un'insieme di operazioni mentali.L'attività musicale appare
come una opportunità di procedere a semplici e possibilmente autonome e consapevoli
trasformazioni fra differenti codici:SONORO-GESTUALE-GRAFICO-VERBALEBasandosi
sulla percezione, interpretazione,riproduzione, selezione,alternanza,cambiamenti ritmici
e/o melodici etc... ;
b.
Dando importanza all'improvvisazione , alla spontaneità e libera produzione, dove
ogni paziente autonomamente e inizialmente propone una personale sonorizzazione e
dove l'elemento sonoro diviene oggetto intermediario tra paziente e terapeuta.
Le tipologie delle sedute di musicoterapia si dividono a seconda dei casi in:
1.
Sedute di Musicoterapia recettiva;
2.
Sedute di Musicoterapia attiva.
La Musicoterapia recettiva si basa sull'ascolto guidato e strutturato in considerazione del
fatto che gli stimoli sonori permettono il rilascio di neurotrasmettitori e neuromodulatori che
modulano il comportamento e l'affettività dell'essere umano. E' stato dimostrato che la loro
concentrazione si modifica in ogni individuo all'ascolto della propria musica. Le vibrazioni
captate dall'orecchio intemo, penetrando a varie profondità provocano trasformazioni nei
processi elettrobiochimici all'interno della mente e dell'organismo (effetto diapason della
Fisica) per cui si entra in vibrazione quando si vibra sulla stessa lunghezza d'onda del
suono.
Nelle sedute di Musicoterapia attiva, il paziente diviene protagonista, è portato a sentire,
comprendere, creare, senza coercizioni, libero di scegliere lo strumento che per lui in quel
momento è più significante, comunicare con se stesso e agli altri ritmo, timbri, melodie,
volumi in cui si sente bene, con una esperienza di sé globale.Le tecniche psicomusicali
attive sono considerati degli autentici metodi psicoterapici che hanno come finalità:
•
l'esplorazione del mondo interno dell'individuo;
•
la mobilitazione delle energie e delle dinamiche psichiche;
•
la ricostruzione e riorganizzazione della vita interiore, per accettare se stesso, gli
altri, la realtà del suo divenire.
Sedute di gruppo
Nelle sedute di gruppo, il gruppo permette di situarsi in rapporto con gli altri, mettendo in
evidenza le reazioni e le difficoltà individuali; confrontarsi ed essere stimolati ad una
maggiore presa di coscienza di sé; ad una osservazione e alla critica analitica.
Il mettersi in gioco ogni volta, spinge ad una maggiore espressione individuale. In questo
modo è opportuno creare un setting dove il piccolo gruppo sia omogeneo per rendere più
facile condurre secondo l'obiettivo voluto, ma allo stesso tempo eterogeneo per ridurre il
giudizio di capacità propria e quindi una maggiore classificazione.
Il terapeuta dovrà applicare tutta la propria abilità d'elaborazione dei pensieri non verbali, i
suoi progetti d'apertura di canali di comunicazione, la propria comprensione dei livelli del
paziente, la capacità di scoperta nell'impiego degli oggetti intermediari e integratori,
dell'Iso dalla persona oggetto di terapia, dell'esecuzione di molteplici forme d'espressione
sonora, musicale e di movimento che servono da stimolo alle risposte e cercherà di
condurre i pazienti alla ricerca di una identità sonora di gruppo con possibilità di
classificazione degli strumenti di tipo analitico-proiettivo del tipo seguente:
•
Fetali : campana con battaglio, sonagli, kultrum, sfera con acqua, bottiglia con
acqua e semi, scatola con lumache o altri oggetti alimentari, maracas;
•
Materni (vaginali): tamburo, timpano, chitarra, cembalo, tamburello, atabaque,
calimba, congas, tumbadoras, bongos, xilofono, metallofono, balafon, marimba, lira;
•
Paterni (fallici): flauto, clavicordo, bastoncini, birimbaum, bastone della pioggia,
reco-reco, raschiatoio, porongo, bacchette, flauto di pan, corno, tromba, fagotto, clarinetto,
sibilatore, trombetta, oboe, sirena, tamburi a frizione;
•
Ermafroditi : cuica, putipù napoletano, caccavella spagnola, tamburo.