DAL 13 AL 26 FEBBRAIO IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY PAG.3 L’Intervista CEO E CIO: PARLANO I LEADER/11 «Internet fa volare il marketing tribale» Per Federico Minoli, presidente di Ducati, l’IT non è sempre sinonimo di successo in azienda ma se si punta sul prodotto il web rappresenta un canale unico per creare una community di fan Claudio Sordi Con l’intervista a Federico Minoli, presidente e amministratore delegato di Ducati, prosegue e si conclude la nostra inchiesta sulle opinioni di alcuni tra i più illustri top manager italiani in merito ai rapporti che dovrebbero intercorrere, in azienda, tra la direzione operativa e i responsabili della gestione dei sistemi informatici. Quali sono le riflessioni sull’IT e sul CEO digitale secondo la tua esperienza? Innanzitutto stai parlando con qualcuno per cui l’Information Technology è un settore in parte ancora inesplorato: io sono un uomo di marketing che nasce professionalmente in Procter & Gamble, in tempi che precedono lo sviluppo dell’IT, e che non ha una grande familiarità con esso. Per quello che riguarda la mia esperienza in Ducati ritengo che l’IT sia spesso sopravvalutata circa la possibilità di contribuire al successo di un’azienda. Questo perché la nostra storia ha a che vedere principalmente con il prodotto, che è il cardine fondamentale del successo di questa azienda; a cui poi si aggiunge l’innovazione nell’area del marketing, sviluppata costruendo qualcosa che è forse unico in Italia, il “community marketing” oppure “neo tribal marketing”. Se andiamo poi a guardare un pochino più a fondo, vediamo che per il successo di entrambi i fattori l’IT gioca un suo ruolo di enabler. Se prendiamo l’area della Ricerca e Sviluppo, quando sono arrivato io qui nel 1996 si usava ancora il tecnigrafo: io e i miei collaboratori, “inorriditi” da questo utilizzo del tecnigrafo, abbiamo speso una cifra veramente notevole per dotare il reparto Ricerca e Sviluppo degli strumenti più sofisticati. Quindi oggi lavoriamo con Pro Engineering e con Alias, abbiamo dei software sviluppati quindi non ha bisogno di IT, e chi lo vede un sito Web che probabilmente è il sito attraverso uno spreadsheet, poi attraver- di moto più visto nel mondo – possiamo so uno schermo e non necessariamente vantare 9 milioni di unique users. Noi abbiamo circa 400.000 moto cirriesce a far sognare le persone. Il mettere insieme queste due cose è un traguardo colanti ma 9 milioni di unique visitors a cui stiamo arri- sul sito: vuol dire che il tribal marketing, vando oggi con la il mito del nostro prodotto, ha avuto nel seconda generazio- Web un amplificatore, una sorta di tam ne di ingegneri: i tam della tribù rivelatosi enormemente Provider risultati verranno, più potente di quello che non fosse la ma al momento tribù stessa. Quindi delle due l’una: o ci siamo ancora in una sfugge qualcosa perché non riusciamo ancora a sfruttarne le potenzialità, oppusorta di limbo. Per quello che re abbiamo un futuro molto roseo davanti riguarda invece il perché abbiamo 9 milioni di persone che marketing della sognano Ducati e vendiamo 40.000 Ducomunità è chia- cati l’anno. Il sito è stato messo in piedi ramente stato un da giovanissimi, al di fuori di quelle che successo perché ha erano le strutture organizzative aziendali da noi per quello che riguarda la dina- permesso ad un’azienda piccola come - li abbiamo messi fisicamente in un’altra mica del prodotto, insomma abbiamo Ducati – noi produciamo 40.000 moto parte dell’azienda affinché non fossero un pacchetto di Information Technology l’anno, la Honda ne fa 9 milioni – di soffocati - e ha rappresentato una della all’avanguardia. realizzare il marketing della comunità, di esperienze tecnologiche migliori che abMa il prodotto non è necessariamente creare un “core constituency fan” con cui biamo avuto: non avremmo potuto fare il migliorato rispetto a quello che avevamo possiamo impostare una serie di azioni marketing tribale senza Internet. prima, né nei tempi di realizzo, né nei Dialogo CEO-CIO? e di eventi che costruiscono il mito del costi né nell’eccellenza del prodotto Io ho un CIO che, di fatto, si occupa prodotto. Questo era impossibile fintanto stesso, che poi si trasforma in vendite. che con queste persone dovevamo comu- dell’IT tradizionale all’interno della Questo vuol dire che, in qualche modo, nicare tramite i canali tradizionali, anche Ducati, sostanzialmente ERP e cose di l’assioma secondo cui basta investire perché questa comunità di “Ducatisti” questo genere. La parte Internet è gestita in tecnologia per poi avere risultati non è piccola ma globale: parla 20 lingue, è separatamente, con una sorta di confunziona; comunque non è stato così dislocata in 40 nazioni nel mondo. In- sulenza da parte del CIO, ma è portata nella nostra esperienza. Evidentemente ternet, in questo caso, è stata l’elemento avanti con decisioni autonome da parte poi la quadratura del cerchio starebbe fondamentale per permetterci di realiz- del gruppo di persone che gestiscono nel riuscire a unificare la creatività e la zare il marketing tribale, che è uno degli Internet. Anche la parte di Ricerca e Svicapacità inventiva dell’individuo con elementi del nostro successo. Abbiamo luppo è svolta indipendentemente dagli queste nuove tecnologie. Purtroppo vediamo che questa generazione di creativi Fine-Nei numeri precedenti le interviste a Catania, che usano l’informatica ancora stenta ad Tronchetti Provera, Profumo, Scaglia, Bernabè, Sarmi, affermarsi; questo non vuol dire che non Gattegno, Gamberale, Conti e Righetti. si affermerà nel futuro o che non esistano già esempi di sinergia totale tra creatività e tecnologia da qualche parte nel mondo, CLAUDIO SORDI. Presidente di Tsf, Telesistemi Ferroviari, però noi abbiamo oggi chi vede il prodotl’outsourcer informatico di Ferrovie dello Stato. [email protected] to attraverso – diciamo – il suo sogno e «Non è facile trovare qualcuno che ascolti le tue esigenze e ti dia risposte semplici» Abbonati al Corriere delle Comunicazioni [email protected] Largo di Torre Argentina, 11 - 00186 Roma « L’assioma secondo il quale basta investire in tecnologia per avere risultati non funziona sempre, o almeno così non è stato per noi, occorre sommare all’hi-tech creatività e capacità inventiva degli individui » ingegneri che gestiscono l’R&D. Un CIO a 360 gradi non lo abbiamo, o non l’abbiamo trovato o non esiste. Il mio rapporto col CIO è complesso perché talvolta le problematiche che mi porta sul tavolo sono molto tecniche. Penso che nella gestione dell’IT aziendale sia necessario evitare il più possibile la complicazione di cose che dovrebbero essere semplici. Inoltre, capita che vengano proposti budget incompatibili con la sana gestione aziendale. Probabilmente, tra i pacchetti dedicati SAP o Oracle di alto livello e i gestionali Zucchetti (che talvolta io propongo a mo’ di provocazione) la soluzione ottimale sta nel mezzo, ma non è facile identificarla e forse non è immediatamente disponibile. Di certo non darò mai il mio assenso a stanziare 10 milioni di euro per i sistemi informativi, perché questo è incompatibile con un’azienda fatta di marketing e di prodotto: quello che cerco sono software facilmente comprensibili da tutte le persone che devono utilizzarli, a un prezzo ragionevole. C’è in Ducati una misura dell’IT e questa misura riguarda solo la spesa oppure si riesce a valutarne il contributo al business? Nel settore Internet c’è: abbiamo delle misurazioni ben precise come unique vistors, numero di pagine viste, shopping online, e dall’altra parte misuriamo la spesa in hardware, in personale, eccetera. Quindi abbiamo una serie di indicatori che mi dicono quanto spendo, quanto ricavo, quanto guadagno, quanto è il valore pubblicitario che comunque creo. Per esempio il nostro sforzo su Internet si è certamente ripagato diminuendo la pubblicità tabellare, operando uno shift da marketing tradizionale a marketing tribale. Per quello che riguarda il prodotto, la componente IT è di difficile misurazione: si misura la bontà di un nuovo prodotto perché o vince in gara oppure vende. Però contribuiscono così tanti fattori al di là dell’IT…di certo oggi come oggi non se ne può fare a meno, per cui ciò che al limite interessa effettivamente è la spesa: una volta che tu pensi di aver ottimizzato la spesa questa è un enabler, una condizione necessaria (ancorché non sufficiente) che però alla fine è una spesa inevitabile. Per quello che riguarda il resto del business… esistono delle “aree di scontento” o di ”contentezza” ma non esiste una misurazione oggettiva. Cosa ne pensi dell’outsourcing? Questa azienda è outsourced praticamente su tutto: non vediamo più né un pezzo di carta né un pezzo fisico per quel che riguarda i ricambi. Fatto cento il costo del prodotto, il 93% viene dall’esterno: noi di fatto siamo degli assemblatori di pezzi che andiamo a comprare all’esterno. Per la parte di Internet, tutto l’hardware è ovviamente outsourced; per quello che riguarda l’IT non l’abbiamo fatto nonostante sarebbe nella filosofia generale dell’azienda. Al riguardo molti mi propongono scenari tecnici con linguaggio da iniziati e non c’è nessuno che riesca a dirmi cosa determinate soluzioni possono fare per me, con quali costi e con quali vantaggi. Visto che Ducati distribuisce in tutto il mondo, sulla supply chain l’IT aiuta? La riposta è “ni”, nel senso che distribuiamo in tutto il mondo ma distribuiamo delle quantità molto limitate ad alto costo; diventa più complesso il discorso dei ricambi perché qui parliamo di 1,5 milioni di righe d’ordine all’anno, distribuite su probabilmente 30.000 referenze. Qui abbiamo dei provider esterni che, insieme ad altre case motociclistiche, distribuiscono ai nostri dealer una serie di strumenti permettendo loro di ordinare - oggi via e-mail, domani online - diret- Strutture «Il nostro sito web è stato messo in piedi da giovanissimi estranei alle gerarchie» tamente dal nostro magazzino. Quindi noi vediamo degli ordini elettronici che validiamo, trasferiamo elettronicamente al nostro magazzino di terzi, che poi provvede a spedire via DHL. Prima avevamo 16 magazzini periferici, oggi abbiamo un solo magazzino che serve tutta Europa in 24 ore. Se volessi dare un buon consiglio ad un altro capo di impresa italiana dal punto di vista dell’uso efficace dell’IT cosa gli diresti? Non ho molto da dire sull’IT. Sono ancora alla ricerca di qualcuno che ascolti le mie esigenze e mi proponga risposte semplici, ma non l’ho trovato né tra i consulenti né tra coloro che mi offrono prodotti o servizi in questo campo. Devo dire anche che talvolta la struttura organizzativa dei provider di IT mi lascia perplesso: per fare un esempio, noi parliamo oggi con Oracle che ci offre un pacchetto applicativo, ma le applicazioni vengono poi sviluppate da altri e in più si rendono necessari dei consulenti che talvolta dimostrano di non avere familiarità con Oracle… è una cosa estremamente complessa. Un po’ meglio forse con SAP, per quello che abbiamo sentito, perché c’è più gente che ha familiarità con SAP; però anche lì chi ti vende il software è una persona, chi ti fa l’application è un’altra, e poi ci vuole un consulente che controlli quello che ti fa l’application. È un universo minato in cui muoversi con cautela, perché a ciascuna di queste persone è attaccato un price tag altissimo; di conseguenza si sta molto attenti prima di lasciarsi coinvolgere. Questi sono i nostri nuovi numeri tel. 06-68.41.221 fax 06-68.80.41.32