26 L'ossidazione degli aminoacidi Il pool plasmatico di aminoacidi deriva, oltre che dalla dieta, dalla degradazione delle proteine intracellulari (proteine tissutali). A differenza dei lipidi che possono essere conservati in quantità notevoli nel tessuto adiposo e dei glucidi che, se in eccesso, possono essere conservati solo nei pochi mg di glicogeno contenuti nel muscolo e nel fegato oppure eliminati con le urine, gli aminoacidi che eccedono il fabbisogno delle sintesi di proteine o di altre biomolecolecole non possono essere né conservati né escreti. Il destino degli aminoacidi in eccesso è quindi quello di essere indirizzati verso il metabolismo energetico previa rimozione dei gruppi αamminici. Lo scheletro carbonioso che rimane, un αchetoacido, entra, in qualche modo, nei cicli ossidativi che abbiamo studiato. (ciclo di Krebs) L'utilizzazione degli aminoacidi nel catabolismo avviene ovviamente anche se le necessità energetica non è soddisfatta da altri nutrienti ed in questo caso sono le proteine tissutali ad essere degradate per fornire aminoacidi. Lo schema mostra gli aspetti generali del metabolismo degli aminoacidi. E' interessante sapere che il catabolismo degli aminoacidi contribuisce al fabbisogno energetico per oltre il 15% del totale. La prima tappa del catabolismo aminoacidico è dunque la rimozione del gruppo α-amminico tramite enzimi altamente specializzati chiamati aminotransferasi o, più comunemente, transaminasi. Le transaminasi non operano una vera e propria perdita dei gruppi amminici, ma un trasferimento su un chetoacido, generando un nuovo aminoacido. Nella maggior parte degli aminoacidi il gruppo amminico viene trasferito all'atomo di carbonio in α dell'a-chetoglutarato con formazione dell'a-chetoacido corrispondente all'aminoacido che trasferisce il gruppo amminico. Come si vede nell'esempio di transaminazione in figura, il gruppo amminico viene trasferito dall'alanina, un aminoacido, all'a-chetoglutarato, un chetoacido che diviene così glutammato (acido glutammico, un importante aminoacido). L'alanina, a sua volta, perdendo il gruppo amminico, forma il chetoacido piruvato. Sia il piruvato che l'a-chetoglutarato li abbiamo già incontrati nel metabolismo energetico. Questa reazione è catalizzata da una transferasi, e precisamente l'alanina aminotrasferasi, ALAT, chiamata anche glutammico piruvico transaminasi (GPT). il distacco del gruppo amminico avviene perché le transaminasi contengono, come coenzima, il piridossalfosfato (PLP), derivato dalla piridossina, la vitamina B6. Il meccanismo di catalisi delle transaminasi si chiama meccanismo a ping-pong. L'aminoacido 27 si lega all'enzima, cede al PLP il gruppo amminico e si allontana come chetoacido. Il sito attivo del PLP può così legare il chetoacido e cedere il gruppo amminico rimosso precedentemente. Molti aminoacidi vengono transaminati cedendo il gruppo amminico all'a-chetoglutarato. E' evidente quindi che il glutammato che si forma è un aminoacido importante nel metabolismo dei gruppi amminici (-NH2, NH3, NH4+) raccogliendoli, per transaminazione sull'a-chetoglutarato, da molti aminoacidi. Il glutammato, citosolico, entrerà nei mitocondri epatici dove cederà il gruppo amminico sotto forma di ione ammonio NH4+ che entrerà nel ciclo di produzione dell'urea ed eliminato con le urine. La rimozione mitocondriale dei gruppi amminici del glutammato è operata, tramite una deaminazione ossidativa, da un enzima che si chiama glutammato deidrogenasi (GDH), come si vede nella figura. Come si vede la GDH è un enzima allosterico, modulato positivamente dall'ADP ed inibito dalla GTP. L'azione combinata delle transaminazione e della deaminazione ossidativa, convoglia, nel citosol, i gruppi amminici nel glutammato dal quale verranno in sede mitocondriale definitivamente rimossi. Nei tessuti extraepatici, oltre alla transaminazione, sono attivi meccanismi ossidativi di rimozione che liberano un gruppo amminico netto che si converte in ammoniaca, NH3, molecola estremamente neurotossica alterando, probabilmente, il pH intracellulare. L'organo deputato alla eliminazione dell'NH3 è il fegato. Non potendo essere esportata nel sangue, per la sua tossicità, l'ammoniaca viene, nei tessuti extraepatici, cervello compreso, convertita in un composto non tossico, la glutammina. Come si vede in figura, la glutammina, si forma per addizione enzimatica, catalizzata dalla glutammina sintetasi, di un gruppo amminico al glutammato preventivamente esterificato con un gruppo fosfato su un gruppo acido. Si ha così la trasformazione del glutammato, polare, in glutammina che, essendo neutra, può facilmente attraversare le membrane cellulari e, passata nel sangue, viene trasportata al fegato. Il suo azoto ammidico verrà rilasciato sotto forma di ammoniaca solo nei mitocondri epatici ad opera di un enzima chiamato glutamminasi, ed entrerà nel ciclo di produzione dell'urea, molecola solubile che sarà escreta con le urine. Si realizza così l'eliminazione dell'N amminico degli aminoacidi. Il loro scheletro carbonioso, un a-chetoacido, entrerà nel metabolismo energetico. [vedi destino degli scheletri carboniosi] 28 L'alanina è un aminoacido chiave nel trasporto di gruppi amminici al fegato in forma non tossica. Nel muscolo si ha la transaminazione del glutammato sul piruvato. L'alanina passa nel sangue per raggiungere il fegato nel quale subirà una nuova transaminazione sull'a-chetoglutarato (reazione inversa della precedente) cedendo così il gruppo NH2 e riproducendo glutammato che lo convoglierà tramite la GDH, nel ciclo dell'urea. il piruvato può, tramite la gluconeogenesi produrre glucosio da immettere in circolo ed esportare nel tessuto muscolare, che tramite la glicolisi, lo riconverte in piruvato. (ciclo del glucosio-alanina) L'ammoniaca liberata dalla deaminazione del glutammato (GDH) e dalla glutamminasi converge nel ciclo dell'urea.