Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice «Dalla radiosveglia che ci desta al mattino fino a quando ci addormentiamo dopo il talk show della notte, siamo esposti a centinaia – persino migliaia – di immagini e di idee. Non solo dalla televisione, ma ora anche dai titoli del giornale, dalle copertine delle riviste, dai film, dai siti web, dai videogiochi, dai tabelloni della pubblicità. I mezzi non modellano più la nostra cultura. SONO la nostra cultura». Media&Values 57 Educomunicazione A piccoli passi nella nuova cultura AMBITI COMUNICAZIONE SOCIALE E PASTORALE GIOVANILE Educomunicazione A piccoli passi nella nuova cultura 4 Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice - Roma PRESENTAZIONE Roma, Istituto FMA 2008 Da quando, nel 1990 per decisione del CG XIX, è sorto l’ambito per la Comunicazione sociale, c’è stata una progressiva condivisione di contenuti, idee, orientamenti per l’animazione ispettoriale e locale in riferimento alla realtà comunicativa. Uno dei canali di conoscenza è stato il Gong, una collana di pubblicazioni che conta attualmente tre numeri. Quello che ora offriamo è il quarto della serie. E presenta delle novità. Non solo per il tema specifico: l’educomunicazione, termine ancora poco consueto. Ma soprattutto perché è frutto di riflessione e di processi inter-ambiti. In linea con la consuetudine, divenuta prassi ormai nell’Istituto, di offrire strumenti di animazione e documenti elaborati insieme – come il Progetto formativo, le Linee orientative della missione educativa delle FMA, Cooperazione per lo sviluppo –, anche questo 4° Gong ha impegnato la ricerca e la riflessione in particolare degli ambiti di Comunicazione sociale e di Pastorale giovanile. Il processo realizzato insieme è maturato nel confronto frequente con il Consiglio generale, con le Consulenti, con le Coordinatrici CS e PG di ogni ispettoria. La ricerca cognitiva sul rapporto comunicazione ed educazione, base del concetto di educomunicazione, e l’applicazione operativa, non sono nate in ambiente salesiano. Per noi, tuttavia, è importante identificare in questo nuovo paradigma culturale un’espressione attuale del carisma e vedervi aspetti che prolungano nell’oggi lo stile comunicativo di Don Bosco e di Maria Domenica Mazzarello. Con questo lavoro intendiamo offrire a tutte le Comunità educanti, in particolare ad ogni FMA, una riflessione articolata e una proposta attuabile per favorire l’avvio o promuovere la continuità di processi educomunicativi come modalità concreta di vivere oggi la missione. Il Gong 4 può costituire un primo passo per sensibiliz- 5 zare le comunità, socializzare esperienze, incoraggiare ulteriori cammini ispettoriali e locali. Soprattutto intende proporsi come un contributo alla ricerca in atto sull’attualizzazione e l’approfondimento del Sistema preventivo. Roma, 8 settembre 2008 Sr Maria del Carmen Canales e sr Giuseppina Teruggi INTRODUZIONE In questo Gong presentiamo alcuni punti fermi a cui siamo giunte nel cammino di approfondimento dell’educomunicazione: quell’ottica e pratica educativa trasversale alla missione che ci consente di tenere conto del contesto in cui viviamo e di formulare, insieme con le giovani e i giovani, i percorsi più adeguati al loro progetto di vita e ci permette, quindi, l’attualizzazione del carisma.1 I seminari di Pastorale giovanile e Comunicazione sociale – Educazione-Comunicazione-Evangelizzazione – realizzati tra il 2003 e il 2008 ci hanno permesso infatti di costatare i passi compiuti nelle varie ispettorie, le difficoltà incontrate e i traguardi da raggiungere. L’orizzonte giovanile, per il quale operiamo e siamo, rimane la priorità assoluta. I nostri interlocutori privilegiati ci interpellano, oggi come sempre, con i loro linguaggi. A noi la risposta educativa, tenendo conto della loro nuova identità e della cultura in cui tutti siamo inseriti.2 Il percorso attuato esprime l’impegno di procedere nella missione educativa in sintonia con la nuova cultura, nella consapevolezza che «accompagnare le giovani e i giovani vuol dire non solo conoscere le loro potenzialità e carenze, i contesti di vita, ma accettare di cambiare con loro».3 Oggi si parla molto di emergenza educativa e, di conseguenza, si è alla ricerca di una modalità che possa fare da ponte nella relazione interpersonale, di linguaggi che per- Cf ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE, Perché abbiano vita e vita in abbondanza. Linee orientative della missione delle FMA, TorinoLeumann, Elledici 2005, n. 14. 2 Cf DICASTERO PER LA COMUNICAZIONE SOCIALE FMA, Donne in rete. Il Gong 1, Roma, Istituto FMA 1994, 5. 3 ISTITUTO FMA, Perché abbiano vita n. 15. 1 6 7 mettano di comunicare, specie con le nuove generazioni. Sappiamo che alla radice della comunicazione sta l’accoglienza amorevole del pensiero, degli affetti, della vita dell’altro. Per questo don Bosco diceva che per stabilire il contatto educativo era necessario amare quello che i giovani amano. Nel nostro tempo, per via della rivoluzione tecnologica e dell’accelerazione di cambio, vengono a mancare i riferimenti simbolici e culturali di sempre. È necessario individuare nuove strade per comunicare con l’altro nel nuovo scenario in cui siamo immersi. Questo comporta, specie per gli educatori, flessibilità e capacità di apprendere continuamente dall’esperienza. Entrare nel mondo delle nuove generazioni è una grande sfida per ogni educatore ed educatrice e gli interrogativi che essi si pongono sono comuni, anche se i contesti socio-geografici rimangono differenti: – Quale concetto di persona emerge dalla cultura contemporanea? – Quale persona vogliamo educare? – Come accompagnare i giovani di oggi, figli di una società in continuo cambiamento? – Quali sfide pongono gli scenari culturali per continuare ad annunciare Gesù Cristo con la passione del da mihi animas? L’Istituto FMA, con il suo carisma educativo, possiede risorse per rispondere a queste sfide. Attualizzare Valdocco e Mornese è entrare con intelligenza e competenza nella cultura caratterizzata dai vecchi e nuovi media e offrire un apporto significativo attraverso l’educomunicazione che, mettendo in relazione educazione e comunicazione, consente un annuncio esplicito di Cristo, capace di intercettare la vita dei giovani e delle giovani del nostro tempo.4 Le giovani generazioni nei diversi contesti si confrontano con gli influssi positivi e negativi della globalizzazione, con società 8 4 Cf ivi n. 56. sempre più multiculturali, con una cultura fluida, in continuo movimento, sempre più digitale e virtuale. Da questi orizzonti e a confronto con il mondo giovanile emerge fortemente la domanda di ascolto, di orientamento e di identità. Le giovani, i giovani cercano ovunque chi li sappia ascoltare, perché se un altro ascolta, significa che c’è qualcuno che offre accoglienza, attenzione, riconoscimento.5 Nei giovani è forte il bisogno di sentirsi accettati, riconosciuti per quello che sono, come persone. La missione educativa non si può ridurre alla socializzazione, alla fruizione critica delle nuove tecnologie. Educare, comunicare, evangelizzare oggi implica assicurare alle nuove generazioni un accompagnamento nella vita quotidiana, che permetta il superamento della solitudine e dell’isolamento, faciliti la comunicazione e l’espressione creativa. A volte le giovani, i giovani manifestano inquietudine, insicurezza, incertezza, disorientamento, cercano una bussola per trovare una rotta che li guidi nel mare della complessità, cercano un orizzonte di senso per aprirsi alla speranza del futuro. Alla domanda d’identità chiedono risposte personalizzate, non generiche, capaci di aiutarli a confrontarsi in modo critico con gli influssi del consumismo, nichilismo, relativismo e fondamentalismo. Saper ascoltare le domande, anche inespresse, significa creare la possibilità di un cammino comune nella ricerca di una risposta, che non sarà mai categorica e definitiva, ma suscettibile di apertura e approfondimento. L’educazione, la comunicazione, l’accompagnamento iniziano da questa attenzione silenziosa e piena di amore.6 5 Cf FUCECCHI Antonio - NANNI Antonio, Generazione Y, in “CEM Mondialità” 39 (2008) 2, 29. 6 Cf ISTITUTO FMA, Perché abbiano vita n. 24. 9 1. EDUCOMUNICAZIONE L’educomunicazione orienta le Comunità educanti ad assumere con maggior consapevolezza gli aspetti comunicativi del Sistema preventivo, a entrare in modo competente nella nuova cultura digitale. Si sottolinea, inoltre, che «il compito della comunicazione è d’importanza decisiva nell’annuncio esplicito di Cristo. Il contesto culturale in cui ci troviamo richiede sì una fede robusta, un’adesione convinta al vangelo, ma anche una speciale capacità comunicativa. La pretesa di essere educatrici ed educatori trascurando le modalità con cui oggi la società si esprime, le categorie attraverso cui le persone elaborano i propri giudizi sulla realtà, i principali nodi esistenziali nel tessuto della vita quotidiana possono portare a non dare pieno risalto alla bellezza del messaggio stesso che desideriamo comunicare, cioè il vangelo».7 Per educomunicazione s’intende un nuovo campo di intervento culturale e sociale autonomo, il cui nucleo costitutivo è la relazione trasversale tra educazione e comunicazione. È un campo mai definito, ma in permanente costruzione, in quanto risente del continuo processo di cambio sociale e di innovazione tecnologica.8 L’educomunicazione esplicita il rapporto educazionecomunicazione e, a livello concettuale, rappresenta il superamento delle barriere imposte da visioni funzionaliste delle relazioni sociali, che hanno mantenuto per decenni le due scienze su posizioni di sospetto reciproco e di incomunicabilità. Ivi n. 57. Cf SOARES DE OLIVEIRA Ismar, Educomunicazione in LEVER Franco-RIVOLTELLA Pier Cesare-ZANACCHI Adriano, La comunicazione. Il Dizionario di scienze e tecniche, Roma-Torino, RAI - ERI - LAS - Elledici 2002, 418-421. 7 8 10 Il termine educomunicazione lo si utilizza per esprimere vari concetti, ognuno con una sua propria matrice: educazione alla comunicazione, educazione per la comunicazione, educazione nella comunicazione. L’educomunicazione si fonda sulla convinzione che la persona umana è un essere in relazione, e sulla constatazione che oggi, in fatto di educazione, si è di fronte all’esistenza di un nuovo soggetto, con una nuova percezione dello spazio, del tempo e dell’azione. La comunicazione è così compresa come una componente del processo educativo, una modalità dialogica, una forma di relazione strategica che si stabilisce tra l’educazione e la stessa comunicazione. Nel processo di educomunicazione, l’educazione è assunta come un percorso comunicativo che ha bisogno di essere costruito, analizzato e revisionato permanentemente, perché le persone si scoprano come produttori di cultura a partire dall’appropriazione critica delle risorse dell’informazione e della comunicazione sociale. Ne consegue la natura essenzialmente relazionale dell’educomunicazione, che implica la costruzione di ecosistemi comunicativi aperti, collaborativi, democratici, che favoriscono la comunione, facilitano l’apprendimento e il pieno esercizio della cittadinanza. L’educomunicazione, in questa ottica, è tutta l’azione comunicativa nello spazio educativo realizzata con l’intento di formare e sviluppare ecosistemi comunicativi.9 È un nuovo ambito di intervento sociale con un fine molto chiaro: mettere l’educazione e la comunicazione al servizio dello sviluppo sociale e individuale dell’essere umano, per costruire insieme un mondo più abitabile e solidale per tutti. L’educomunicazione si caratterizza per la ricerca permanente di risposte teoriche e pratiche alle complesse que9 Cf ID., From Media Education to Educommunication, Symposium on media education Experiences from the World, Roma, novembre 2003, 10-16. 11 stioni presenti nelle condizioni di vita della società contemporanea. In una risoluzione dell’UNESCO degli anni Ottanta, si presenta l’educomunicazione come educazione alla comunicazione che include tutte le forme per studiare, apprendere, insegnare, a tutti i livelli e in ogni circostanza, la storia, la creazione, l’uso e la valutazione dei mezzi di comunicazione come arte e tecniche; così come il ruolo che essi occupano nella società, la loro ripercussione sociale, le conseguenze di una comunicazione mediatizzata, la partecipazione, i cambi che producono nel modo di percepire, le regole del lavoro produttivo e l’accesso agli stessi mezzi di comunicazione. 10 In sintesi possiamo affermare che l’educomunicazione cerca di migliorare e potenziare la qualità comunicativa delle azioni umane. I presupposti sono: la comunicazione dialogica; l’etica della responsabilità sociale nel produrre cultura; l’ascolto attivo e creativo da parte dei destinatari; la politica che propone l’utilizzazione dei mezzi di informazione a favore di chi interviene nel processo di comunicazione con l’obiettivo di allargare gli spazi di espressione. Così concepita l’educomunicazione assume i caratteri fondamentali sia dei campi tradizionali dell’educazione e della comunicazione, sia di altri campi delle scienze umane e delle arti.11 Nella riflessione condotta dalle FMA dell’America Latina alla fine degli anni ’90 con la consulenza di Ismar De Oliveira Soares, studioso brasiliano, si amplia il concetto e AA.VV., Educación en materia de comunicación, UNESCO, Parigi 1984. 11 Cf SOARES, Intervista: L’Educomunicazione, in www.net-one.org. 10 12 si identificano quattro aree di intervento12 dell’educomunicazione, che, per comodità, vengono distinte ma che, spesso, nell’azione si sovrappongono e sono compresenti: – educazione alla comunicazione: comprende lo studio della comunicazione umana, dei fondamenti teorici e del fenomeno della comunicazione sociale. Mira a formare interlocutori sociali responsabili, partecipativi, critici e creativi, per rendere possibile una comunicazione sociale più solidale per tutti e per abilitare a stabilire relazioni interpersonali umanizzanti; – mediazione tecnologica: si occupa dell’analisi dei processi e delle riflessioni attorno alla “presenza” e ai molteplici usi dei nuovi media nell’educazione, perché le nuove tecnologie costruiscono una cultura “altra” e una razionalità che richiedono di essere comprese e riconosciute nella pratica educativa; – espressione e arte: si occupa dell’educazione alla bellezza, al riconoscimento delle forme estetiche come parte costitutiva della persona umana, della società e della convivenza; cura gli spazi del protagonismo e dell’espressione per riscoprire la parola e le modalità per comunicarla agli altri; – comunicazione per la cittadinanza: si esprime nella costante attenzione da parte della Comunità educante a cogliere i cambiamenti, le situazioni e le problematiche della cultura odierna in modo da agire e trasformare il contesto in cui si è inseriti. Per meglio comprendere la natura e la finalità dell’educomunicazione si può fare riferimento ad alcuni studiosi, che hanno tentato di far dialogare comunicazione ed educazione nella loro attività pedagogica in contesti e periodi Cf EQUIPO DE COMUNICACIÓN SOCIAL DE LAS HIJAS DE MARIA AUPropuesta de Educomunicación para la Familia Salesiana, Caracas, Publicaciones Monfort 2002, 38-40. Risultato della ricerca-azione sui progetti in atto in diverse ispettorie dell’America Latina. 12 XILIADORA EN AMÉRICA, 13 storici differenti. Si tratta di Célestin Freinet, con la sua concezione del sapere come costruzione sociale; di Paulo Freire con la teorizzazione dell’educazione come liberazione; di Mario Kaplún con il suo apporto innovativo e creativo a favore dell’incontro tra educazione e comunicazione; di Ismar de Oliveira Soares che introduce il concetto di ecosistema comunicativo in quanto ogni processo educativo e comunicativo avviene all’interno di un contesto di relazioni.13 2. EDUCAZIONE E COMUNICAZIONE NEL CARISMA Nella tradizione salesiana educazione e comunicazione sono radicate e profondamente unite nella vita concreta dei nostri Fondatori. È quindi significativo esplorare brevemente dal punto di vista storico questo rapporto. Don Bosco comunicatore Nel cuore del carisma c’è don Bosco: un educatore che era “un comunicatore nato”. Mai, nella storia della pedagogia salesiana, le realtà dell’educazione, della comunicazione e dell’evangelizzazione sono state separate. Leggendo le Memorie dell’Oratorio è possibile intravedere che il processo di comunicazione a cui dava inizio don Bosco non aveva limiti, coinvolgeva tutto, persone, oggetti, lo spazio che li conteneva, dal prato alla città; e il tempo in cui quella scena di comunicazione si svolgeva, finiva con l’estendersi a tutta la giornata, reclamando anche la notte.14 Dunque un coinvolgimento pieno, della vita intera. Numerose sono le testimonianze delle straordinarie capacità di don Bosco di suscitare attorno a sé, in funzione dell’educazione evangelizzatrice, una cerchia sempre più vasta di collaboratori con i quali condivide i suoi progetti. Interlocutore attento soprattutto dei giovani e totalmente dedito alla loro formazione, egli sa abilmente conquistarsi le persone. La casa di Valdocco è un’istituzione educativa aperta, in interazione dinamica con l’ambiente circostante, con il quale stabilisce uno scambio continuo non solo di informazioni, di valori, ma anche di energie, di beni, di persone. 14 13 Cf Allegato 1. Cf BONGIOVANNI Marco, Sac. Gio. Bosco. Comunicatore educatore. Una personalità teatrale, Roma, Editrice S.D.B. 1989, 9. 14 15 Anche al suo interno la comunità di Valdocco si presenta come una grande famiglia dove vengono ridotte al minimo le formalità. Ognuno si sente “a casa”, accolto e trattato con differenziata adeguatezza, in un clima di fiducia e di benevolenza costruttiva. Nella mentalità di don Bosco e nel suo stile di relazione si manifesta la convinzione che è indispensabile trovare le vie comunicative più efficaci, accondiscendere quanto più si può con atteggiamento di duttilità e di apertura critica. “Guadagnare il cuore”, “farsi amare e accettare” sono – a livello metodologico – le strategie migliori per orientare il giovane al consenso sui valori. Don Bosco avverte fin dall’inizio della sua opera non solo l’esigenza di trovare le modalità più efficaci per interagire con i giovani, ma anche la necessità quasi irrinunciabile di fare opinione nella società. Pubblica per questo una serie di operette dai solidi contenuti formativi – Le letture cattoliche – e, appena può, edita il Bollettino Salesiano per stabilire con i suoi collaboratori e benefattori una periodica rete di scambi reciproci sia informativi che affettivi ed economici. Maria Domenica Mazzarello donna di relazione Come in don Bosco, anche in Maria Domenica Mazzarello, pietra angolare dell’Istituto, scopriamo un forte e accentuato bisogno di comunicazione e una rara abilità nello stabilire relazioni autentiche. Il suo “capire” persone e situazioni procede da un consapevole atteggiamento di partecipazione affettivo-emotiva che la rende intuitiva e perspicace.15 «La prima comunità di Mornese è improntata ad uno stile familiare, semplice e sereno. Ciò favorisce la creazione di rapporti autentici e predispone le giovani all’ascolto e alla simpatia. Ogni educatrice vive una relazione di reciprocità con le ragazze, dando il meglio di sé e delle sue 16 15 Cf ivi 8. competenze umane e professionali. La valorizzazione dell’apporto di ciascuna facilita la convergenza degli interventi educativi, che tendono a favorire la maturazione delle giovani come cristiane e cittadine».16 Si deve riconoscere tuttavia, che, in confronto con lo stile comunicativo di don Bosco, si è in presenza di una rete di relazioni più ristretta, ma non meno intensa, profonda, attenta ai dettagli, che non trascura le sfumature più piccole della vita. Le condizioni in cui sorge l’Istituto sono diverse da quelle della Congregazione Salesiana fondata in una città alle soglie del processo di industrializzazione. Le prime FMA sono donne di paese, cresciute in un contesto di “piccoli orizzonti”. Tuttavia tale situazione non preclude la possibilità di sviluppo e di apertura a più ampie prospettive educative e missionarie. La condizione esistenziale di donne e di paesane, chiuse in un mondo dalle comunicazioni circoscritte, scatena in loro desideri opposti di universalità e di mobilità.17 Maria Domenica non solo scrive e raggiunge le suore, ma desidera ricevere loro notizie. L’Epistolario è attraversato da insistenti sollecitazioni alla corrispondenza. Le lettere ricevute accorciano le distanze e potenziano la comunione fraterna. Alle suore di Villa Colón e di Las Piedras scriveva: «Mi fa sempre piacere ricevere lettere dalle suore delle diverse case, ma le lettere che ricevo dall’America mi fanno provare un certo non so che, che non so spiegare; pare che il tempo e la distanza, invece di diminuire, abbiano aumentata la santa e vera affezione che avevo per ognuna di voi. Immaginate quanto mi siano giunti graditi gli affettuosi vostri auguri».18 Ad uno sguardo attento, l’Istituto si presenta nel suo sviISTITUTO FMA, Perché abbiano vita n. 33. CAVAGLIÀ Piera, La comunicazione educativa nella tradizione dell’Istituto delle FMA, in Da Mihi Animas. Rivista delle Figlie di Maria Ausiliatrice 42 (1995)7/8, 4-32. 18 POSADA María Esther - COSTA Anna - CAVAGLIÀ Piera [ed.], La sapienza della vita. Lettere di Maria Domenica Mazzarello, Roma, Istituto FMA 2004, Lettera 40,1. 16 17 17 luppo come una rete di relazioni sempre più allargate, intense, coinvolgenti, finalizzate non solo a trasmettere contenuti, ma ad instaurare una serie di rapporti, in vista del raggiungimento di obiettivi educativi in prospettiva missionaria. Essendo poi una realtà finalizzata all’educazione cristiana delle giovani e dei giovani, nel corso della sua storia non ha solo fatto uso di strumenti della comunicazione, ma ha maturato a poco a poco una cultura comunicativa. Aperture comunicative, ieri e oggi L’Istituto, nelle varie fasi della sua storia, ha cercato di formare giovani donne capaci di inserirsi nell’ambiente pubblico e di operare in esso con discernimento e audacia. È innegabile che alcuni strumenti come il Notiziario,19 le riviste Unione,20 Primavera mondo giovane21 e Da mihi animas,22 con caratteristiche e modalità differenti, hanno 19 Tra le varie proposte che giunsero alla Casa-madre in occasione del cinquantesimo di fondazione dell’Istituto vi era pure il suggerimento di iniziare un “foglietto”, un notiziario che, unitamente alla circolare mensile delle superiore, diffondesse in tutte le case le notizie più significative sulla vitalità delle opere e dell’istituto. La proposta verbalizzava un’esigenza molto sentita, cioè quella di intensificare il contatto e la comunicazione tra un’Ispettoria e un’altra, anzi tra un continente e l’altro, in modo da servire di stimolo e di incoraggiamento reciproco nella comune missione educativa. Madre Caterina Daghero accolse volentieri la proposta e, allegato alla circolare del 24 dicembre 1921, inviò il primo numero del modesto periodico. 20 Il primo Congresso Internazionale delle Exallieve nel 1920 diede vita al periodico Unione che aveva lo scopo di tenere le exallieve unite al centro attraverso articoli formativi e informativi. 21 La rivista fu promossa dal Capitolo generale XI per la formazione delle alunne delle scuole medie inferiori. Il primo numero è stato pubblicato il 31 gennaio del 1950. La pubblicazione in lingua italiana è cessata con il numero 20 del 2000. Attualmente vi è un’edizione in lingua spagnola pubblicata in Colombia e che raggiunge diverse nazioni dell’America Latina. 22 DMA nasce come sussidio a sostegno dell’azione educativa delle FMA per un ambiente preciso: l’oratorio. Il primo numero è stato pub- 18 aiutato a mantenere vivo il vincolo della comunione attraverso un’informazione di qualità. Tuttora essi contribuiscono a tenere viva l’attenzione delle FMA sulla cultura in genere, in particolare quella educativa, e sui fenomeni della comunicazione-informazione che influenzano il vissuto delle giovani generazioni. Altrettanto significativo è il contributo del sito www. cgfmanet.org creato come uno spazio di comunicazione e di interazione con tutto l’Istituto. Da una lettura attenta del Progetto Formativo, notiamo che due sono le dimensioni della comunicazione proposte: la comunicazione recettiva attraverso la lettura dei segni e delle mediazioni e la comunicazione attiva nella prospettiva della reciprocità e del dialogo. In esso troviamo pure orientamenti di tipo comunicativo come l’attenzione e la promozione della comunicazione interculturale e interreligiosa, l’apertura critica e costruttiva alla globalizzazione comunicativa oltre che economica.23 Un ruolo di rilievo per il suo carattere formativo va riconosciuto alla rivista Da Mihi Animas che a partire dal 1964 stimola le lettrici ad acquisire competenze nell’ambito della comunicazione sociale, per orientare l’azione educativa in senso costruttivo e adeguato ai tempi. La rivista non ha solo aiutato le FMA a comprendere la cultura, ma di fatto, nei diversi periodi storici e con modalità sempre più convincenti e attualizzate, ha fornito elementi necessari per elaborare una cultura comunicativa.24 In questi ultimi anni DMA, in relazione alle sollecitazioni dei Capitoli generali XX e XXI, favorisce la riflesblicato nel 1952. Nel corso degli anni la rivista ha subito varie trasformazioni, ma ha sempre mantenuto costante la sua caratteristica formativa. 23 Cf ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE, Nei solchi dell’alleanza. Progetto formativo dell’Istituto delle FMA, Torino-Leumann, Elledici 2000, p. 40-41. 24 Cf BORSI Mara, Un laboratorio di formazione: la rivista “Da Mihi Animas”. Profilo storico e modelli emergenti (1953-1996) = Orizzonti 21, Roma, LAS 2006. 19 sione sulle nuove tecnologie e sull’educomunicazione come espressione dell’attenzione a porre in relazione sempre più stretta educazione e comunicazione come ambiti dell’azione pastorale. Nell’esperienza delle Figlie di Maria Ausiliatrice, lo stile di relazione si radica «nel senso cristiano della vita e nella visione globalmente ottimistica dell’essere umano. In esso l’apertura all’amore ha un posto rilevante, perché Dio ci ha creati a sua immagine, nell’amore e per amore».25 Da questo deriva l’arte di educare in positivo attraverso la sintesi di educazione, comunicazione ed evangelizzazione propria del Sistema preventivo. Esso, infatti, coniuga «ragione, religione e amorevolezza, principi che indicano una visione armonica della persona dotata di ragione, affettività, volontà, apertura al trascendente. In questo senso, il Sistema preventivo è un esempio di umanesimo pedagogico cristiano, dove la centralità della fede è indissolubilmente unita all’apprezzamento dei valori presenti nella storia».26 Percorrere le vie dell’educazione preventiva, soprattutto oggi, significa porre attenzione alle esigenze comunicative delle giovani generazioni, educarle al dialogo interpersonale, all’apertura all’altro nel rispetto della sua originalità, alla vita di gruppo come laboratorio di relazioni autentiche, alla riscoperta della famiglia, alla condivisione nella comunità di fede, al positivo utilizzo e alla fruizione dei mezzi della comunicazione sociale e delle nuove tecnologie, alla valorizzazione del teatro, della musica e dell’arte.27 I flussi, gli spazi e i tempi della comunicazione determinati dalla pervasività e continua innovazione delle nuove tecnologie richiedono al nostro essere educatrici un cambio di mentalità non solo nella prospettiva della fruizione, ma soprattutto nella capacità di partire dalla cultura mediatica per proporre e produrre contenuti alternativi al sentire comune. Cf ISTITUTO FMA, Nei solchi dell’alleanza p. 25. ID., Perché abbiano vita n. 31. 27 Cf ivi n. 54. 25 26 20 La nuova stagione di Internet, caratterizzata dal prevalere del social network, in cui sono gli stessi utenti a produrre e a mettere in rete i contenuti, costituisce una sfida e una risorsa per educare, comunicare e inculturare la visione cristiana della vita. Risiede qui la chiave per interpretare il tempo presente, accompagnare i giovani e le giovani nell’esperienza di vita personale e sociale, orientare le Comunità educanti a porsi come ecosistemi educomunicativi ed espressione della sintesi cultura-fede-vita. È proprio nell’essere comunità e nell’incontro reciproco a ogni livello che si promuove il bene comune e il valore umano della giustizia. La rete di relazioni, sempre più vissute online nel cyberspazio, e offline nel sistema di comunicazione integrato, divengono non solo luogo di confronto, ma anche di vera e propria elaborazione della cultura cattolica, in riferimento soprattutto alla pace, alla salvaguardia del creato, alla solidarietà e al dialogo tra i popoli e le religioni. 28 28 Cf CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, Roma, Libreria Editrice Vaticana 2004, n. 84. 21 3. EDUCAZIONE E COMUNICAZIONE: DUE REALTÀ A CONFRONTO Secondo il Rapporto McBride,29 il rapido sviluppo della comunicazione apre nuovi orizzonti e moltiplica i legami con l’educazione. In questa ottica, la comunicazione dotata di un valore educativo genera un “ambiente educativo”. Il confronto tra educazione e comunicazione è quindi da intendersi nell’orizzonte della reciprocità. Ripercorrendo la storia degli ultimi decenni, si ritrovano elementi che hanno segnato e orientato l’approfondimento teorico del rapporto esistente tra comunicazione ed educazione. Se tale ricerca si è attuata soprattutto a livello accademico, interessando docenti universitari, pedagogisti e comunicatori, è possibile riscontrare tali tracce anche nella storia recente dell’Istituto, nelle sue riflessioni, nelle sue pratiche e nelle sue attuazioni in ambito sia formativo sia pastorale. Un rapporto che va dall’autonomia alla cooperazione Un primo periodo, che corrisponde agli anni Settanta, è contrassegnato dalla piena autonomia di comunicazione ed educazione. I due campi disciplinari sono predestinati a svolgere ruoli sociali diversi e, molte volte, persino contraddittori tra loro. Questa concezione determina la separazione tra i corsi e i programmi delle Facoltà di Scienze dell’Educazione e di Scienze della Comunicazione Sociale, a livello accademico, e nella pratica si traduce in una distanza e un sospetto reciproco tra chi educa e chi comunica. COMMISSIONE INTERNAZIONALE DI STUDIO SUI PROBLEMI DELLA COComunicazione e società oggi e domani. Il rapporto MacBride sui problemi della comunicazione nel mondo, Torino, ERI 1982. 29 MUNICAZIONE NEL MONDO, 22 Si passa poi, negli anni Ottanta, ad una prospettiva di alleanza strategica, dove il rapporto tra comunicazione ed educazione si gioca nella prospettiva di un reciproco scambio di servizi: tentativi di collaborazione avvicinano i professionisti dei due campi, in particolare quando i media e le nuove tecnologie fanno il loro ingresso nell’educazione formale. Gli anni Novanta avviano, invece, la riflessione riguardo all’emergere di un nuovo campo disciplinare tra comunicazione ed educazione: quasi un “territorio comune” dove entrambe le discipline sono chiamate a interagire in quanto si ritrovano ambedue inadeguate ad affrontare la complessità e il cambio culturale. La ricerca di un nuovo campo richiede che il terreno comune del dialogo si presenti come aperto e interdisciplinare, impegnato a risolvere la dicotomia tra educazione e comunicazione. Si fa urgente, allora, modificare il paradigma di interpretazione: da quello della “trasmissione” a quello della “mediazione”, poiché non si tratta più di “far passare un messaggio”, ma di considerare in quali situazioni ci si appropria delle conoscenze. Il contesto odierno, contrassegnato dalla complessità e così ricco di canali differenziati di comunicazione, si pone come spazio aperto per la socializzazione e l’apprendimento individualizzato. Infatti, mentre i media di massa potenziano lo stare insieme, le nuove tecnologie per la comunicazione favoriscono esperienze di incontro personale. Internet, in questo contesto, si pone, e propone, come ambiente educativo, che può facilitare sia “il dialogo” come pure “il raccontarsi” della comunicazione interpersonale. Le tecnologie della comunicazione avanzano forti sollecitazioni per ridefinire la prassi educativa, in quanto esse favoriscono una maggiore – indipendenza dell’educazione dalla condivisione fisica nello spazio e nel tempo (il “come” è più importante del “dove” e “quando” si comunica e si educa); – circolarità e reciprocità nel processo educativo e comunicativo; 23 – enfasi sul carattere condiviso e cooperativo delle esperienze di apprendimento, di formazione, di partecipazione. Inoltre la globalizzazione e la nuova domanda di etica della comunicazione interpellano il carisma educativo dell’Istituto. I media mettono in gioco i grandi valori che sono alla base della democrazia e della convivenza tra i popoli, come la difesa della differenza delle culture e il diritto di accesso alla comunicazione dei Paesi poveri e delle persone svantaggiate. L’imperativo etico si fa dunque urgente alla pari della domanda di educazione e si appella ad una infoetica, di cui Benedetto XVI ha parlato recentemente sottolineando come sia “indispensabile che le comunicazioni sociali difendano gelosamente la persona e ne rispettino appieno la dignità”.30 Altri modi di pensare e dire il rapporto tra educazione e comunicazione L’importanza di operare considerando la comunicazione una risorsa per l’educazione, la formazione e l’evangelizzazione, risiede nella concreta possibilità di cercare risposte all’interrogativo dell’oggi: come fare formazione nel contesto di uno scenario profondamente mutato? La soluzione, o le soluzioni, saranno propriamente adeguate se si terrà conto di due prospettive: quella della formazione e quella del rapporto che le nuove generazioni intrattengono con i media. Per quanto riguarda la formazione, mentre viene eliminata la barriera tra l’educazione e la comunicazione, si apre un ambito del tutto inedito per gli stessi educatori e comunicatori in cui è possibile conciliare linguaggi, modalità comunicative ed educative un tempo impensati. Rispetto al 30 BENEDETTO XVI, Messaggio per la 42a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. «I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla», Roma, Libreria Editrice Vaticana 2008. 24 rapporto giovani-media, si individua proprio nella screen generation (generazione dello schermo), il motore del cambiamento nello stile e nella pratica del comunicare, maggiormente aperta e disponibile a “entrare in rete”, a socializzare, a coinvolgersi nella partecipazione e nella cittadinanza. Attorno a tale riflessione circa il confronto tra comunicazione ed educazione, si sono sviluppati differenti approcci teorici. La teoria maggiormente conosciuta e diffusa a livello internazionale è la Media Education. Essa è un’attività educativa finalizzata a sviluppare nei giovani una informazione e comprensione critica circa la natura e le categorie dei media, le tecniche da loro impiegate per costruire messaggi e produrre senso, i generi e i linguaggi specifici. Oggi con la diffusione ormai massiccia delle nuove tecnologie si parla di New Media Education che ha l’obiettivo di “aggiornare” e sviluppare un approccio educativo e critico specifico ai nuovi media. Accanto alla New Media Education emerge la Digital literacy. Questa prospettiva sottolinea l’importanza dell’educare alla percezione e selezione critica delle informazioni, di abilitare e assumere una propria autonomia e autorevolezza per diventare partecipi della fruizione e non solo consumatori di nuovi media. Un ulteriore approccio educativo alla comunicazione è quello della Medienpädagogik, diffuso soprattutto nei paesi di lingua tedesca. Come la Media Education, esso si esplicita in educazione ai media, didattica dei media, informazione sui media, alfabetizzazione ai media, ricerca sui media. Infine la Proposta multidimensionale puntualizza come, in una società che va sempre più verso consumi del virtuale, sia necessario rifondare le pratiche comunicative partendo dal rapporto e dall’esperienza con le origini corporee, manuali, dei segnali e dei messaggi. I linguaggi espressivi garantiscono la molteplicità, la complessità e l’intreccio della comunicazione, qualità senza le quali il ruolo di «attori sociali» dei bambini/ragazzi/giovani avverrebbe in modo anonimo e senza identità.31 31 Per una visione più completa delle teorie indicate cf l’Allegato 2. 25 Educare e comunicare per costruire comunità Ci si può interrogare e chiedersi: perché educare a comunicare in un tempo denominato proprio della comunicazione? Madre Antonia Colombo ribadisce l’urgenza di formarsi e formare alla comunicazione autentica per vivere relazioni profonde e vere tra noi e con le giovani, per costruire Comunità educanti capaci di raccontare e testimoniare la vita piena e abbondante cui ci richiama la buona Notizia del Vangelo.32 Le Linee orientative della missione educativa sottolineano l’importanza della Comunità educante per un’efficace educazione, per dare risposte concrete alle domande e ai bisogni delle giovani generazioni, in un contesto sempre più globalizzato e interculturale: «In essa si persegue la convergenza e la continuità di interventi educativi in modo da coinvolgere le giovani, i giovani, le educatrici, gli educatori e i genitori nel progetto di educazione cristiana secondo lo stile del carisma salesiano».33 Curare la comunicazione significa porre le basi per vivere concretamente la reciprocità nelle relazioni tra religiose e laici, nel rapporto educativo, nell’interazione tra diverse generazioni. Comunicazione e comunità, come termini, si rimandano l’uno all’altra nel senso dell’essere in e per l’altro. Anche oggi, una “voglia di comunità” pervade la società globalizzata e si esprime nella centralità della comunicazione. Infatti, nonostante le trasformazioni antiche e recenti negli strumenti, nelle modalità e nelle forme, oggi – come ieri – comunicare significa “fare comunità”, e l’esistenza di una comunità (offline o online) implica sempre la costruzione di legami che si fondano su affetti, emozioni, solidarietà, conoscenze e interessi comuni. Il costruire comunità oggi è risposta al nomadismo, all’erranza cui ci conduce la mobilità, sia umana sia tecnologica, cui tutte assistiamo, sperimentiamo e viviamo. 32 26 33 Cf COLOMBO Antonia, Lettera circolare n. 887, 24 settembre 2007. ISTITUTO FMA, Perché abbiano vita n. 58. Di fronte al rischio di “Comunità educanti assenti”, perché anonime e indifferenti alla vita che vive loro intorno, la comunicazione è la via educativa per ridare a tutti pari dignità e voce, essenza e protagonismo. Sembra essere questa la missione per quanti si trovano ad assumere, nelle mutate condizioni della modernità, il difficile compito di educare. 27 4. I PASSI DI UN CAMMINO L’Ambito per la Comunicazione sociale (CS), costituitosi per decisione del Capitolo generale XIX (1990), tra le sue priorità ha gradualmente consolidato la riflessione circa l’interrelazione comunicazione-educazione come campo di dialogo, come apertura ad una conoscenza critica e creativa ai fini della cittadinanza evangelica.34 Il primo e determinante stimolo a iniziare tale riflessione è scattato durante un grande convegno internazionale realizzatosi a Lima (Perú) nel 1997, cui erano convocate le Facoltà di Comunicazione sociale dell’America Latina. Tra i più di mille partecipanti provenienti anche da Stati Uniti, Canada ed Europa, erano presenti una ventina di FMA, di cui 2 membri dell’Ambito per la Comunicazione sociale, da Roma. In tale assemblea si è scoperto il senso della parola educomunicazione, piuttosto nuova per molti Paesi, che invece aveva già determinato, in campo pedagogico, una prassi consolidata in America Latina. Nel 1998, in alcuni raduni continentali, oltre a definire con maggior chiarezza l’identità della Coordinatrice ispettoriale di Comunicazione sociale, l’Ambito ha dato inizio e animato la ricerca sulle possibili corrispondenze e integrazioni tra comunicazione ed educazione. Gli incontri si sono realizzati per l’Europa a Parigi; per l’Asia a New Delhi; per l’Africa ad Abidjan; per l’America a San José di Costa Rica. La riflessione si è gradualmente articolata ed approfondita e ha trovato un opportuno riscontro al di fuori dell’ambiente salesiano. A San Paolo (Brasile), nel maggio 1998 si è tenuto il 1° Congresso internazionale su “Comunicazione34 Per conoscere e approfondire l’apporto dell’Ambito per la CS, cf i primi tre fascicoli della Collana Il Gong: Donne in rete. Uno stile di vita nell’era della comunicazione (Gong 1, 1994); Un’antenna sul mondo (Gong 2, 1995), Per una comunicazione di qualità (Gong 3, 1998). 28 Educazione” che ha visto la partecipazione di un migliaio di studiosi provenienti da 35 Paesi dei cinque continenti. Erano presenti anche alcune FMA, tra cui una rappresentante dell’Ambito internazionale CS, che hanno potuto mettere ancora più a fuoco il nesso indispensabile che intercorre tra comunicazione ed educazione per affrontare le sfide del cambio culturale nel contesto della globalizzazione. Si è vista urgente una corretta educazione alla comunicazione per formare cittadini/e non più del “villaggio globale” ma dell’“arcipelago globale”, aperti cioè alle culture del mondo, alla solidarietà critica e alla pace. Ha preso così corpo la prospettiva di uno studio approfondito e sistematico sul rapporto comunicazione-educazione-cittadinanza a partire da un’etica comunicativa basata sul Vangelo. L’istanza che ha motivato il processo è stata la constatazione che la comunicazione determina una nuova cultura che cambia la vita e che questa realtà ci interpella come consacrate e come educatrici, inserite in comunità che operano a favore della promozione ed evangelizzazione dei giovani e delle giovani. Per attualizzare il carisma A dare una prima sistematizzazione a questo nuovo orientamento dell’Ambito per la CS ha contribuito in gran parte la ricerca portata avanti dalle Coordinatrici di CS dell’America. Attraverso la loro équipe di animazione, ECOSAM (Equipo de Comunicación Social en America), nel 2000 ha preso avvio l’elaborazione di un piano continentale di educomunicazione, desunto dall’analisi di 53 progetti concreti, già in atto in varie comunità del continente, di educazione-comunicazione-cittadinanza. Si è così arrivate a focalizzare un nuovo campo di integrazione e di sintesi tra comunicazione ed educazione che è sfociato nella stesura di una Proposta di educomunicazione per la Famiglia salesiana (2002). Nell’intento di integrare le riflessioni di ECOSAM e della Commissione Scuola America sulla qualità educativa 29 della Scuola e della Formazione professionale, durante l’incontro continentale di Cumbayà 2 (maggio 2001), l’educomunicazione è stata una delle tematiche affrontate dai partecipanti. Tra le politiche da assumere e attuare negli anni successivi dalla Scuola salesiana America è stata quindi inclusa anche l’educomunicazione. L’Ambito per la CS, dopo aver accompagnato e seguito l’evoluzione del percorso, ha assunto questo nuovo paradigma culturale ritenendolo un’espressione attuale e pertinente per inculturare oggi il Sistema preventivo e ha avviato una serie di incontri per offrire una prima conoscenza a tutto l’Istituto. Il processo di sensibilizzazione è stato condotto insieme con l’Ambito per la Pastorale giovanile con cui si è iniziato un percorso di collaborazione, coordinata, unitaria e convergente. Il Capitolo generale XXI (2002), tra i percorsi da attuare nel sessennio 2003-2008, ha scelto l’educomunicazione come «ottica e pratica educativa trasversale alla missione e all’attualizzazione del carisma». 35 Nella programmazione del sessennio, all’interno della terza linea d’azione, al punto 2 leggiamo: «Favorire il processo di conoscenza e assimilazione dell’educomunicazione e animare le comunità ispettoriali ad esprimerla nei percorsi educativi come via di attualizzazione del Sistema preventivo attraverso – Il sostegno alla formazione continua delle coordinatrici della Comunicazione sociale favorendo la loro capacità di essere comunicatrici nelle realtà ispettoriali e locali. – La promozione di cammini di riflessione sull’educomunicazione tra le Coordinatrici di pastorale e della Comunicazione sociale. – La valorizzazione e il potenziamento di esperienze di 35 Cf ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE, In comunione su strade di cittadinanza evangelica, Atti del Capitolo Generale XXI, Roma, Istituto FMA 2002, 38. 30 educazione alla fede delle giovani e dei giovani nel nuovo areopago della comunicazione».36 Dal 2002 ad oggi sono state messe in atto varie iniziative per condividere in tutto l’Istituto una lettura attenta e critica dei contenuti della Proposta di Educomunicazione per la Famiglia salesiana elaborata da ECOSAM, tenendo presenti i vari e differenti contesti culturali in cui operiamo. Si sono fatti pure dei cammini per ampliare la stessa Proposta e integrare ulteriori elementi. L’Ambito per la CS nel sessennio 2003-2008, in coerenza con la natura stessa dell’educomunicazione, ha incrementato il confronto e la collaborazione con l’Ambito per la Pastorale giovanile (PG), allo scopo di avviare una riflessione insieme e coinvolgere l’Istituto su questa stessa linea. Per questo motivo si sono programmati e realizzati nel corso del sessennio incontri continentali o nazionali che hanno permesso di raggiungere – in due diversi momenti – le Coordinatrici CS e PG, o responsabili delle relative commissioni, di tutte le ispettorie del mondo. Il lavoro insieme ha fatto cogliere l’importanza di portare avanti il processo in collaborazione anche con l’Ambito della Formazione e in futuro con gli altri Ambiti. Per rispondere all’istanza del Capitolo, si è deciso di promuovere per l’intero Istituto una conoscenza globale e contestuale dell’educomunicazione. All’interno dei Seminari di spiritualità di comunione (2004), che hanno coinvolto le FMA di tutto il mondo attraverso l’Ispettrice e alcune rappresentati di ogni Ispettoria, è stato dedicato all’educomunicazione uno spazio consistente, in uno dei quattro laboratori previsti.37 ID., Programmazione sessennio 2003-2008, Roma, Istituto FMA 2003, 16. 37 Gli altri laboratori del Seminario di spiritualità di comunione (2004) erano: accompagnamento-discernimento, evangelizzazione, interculturalità. 36 31 Il percorso realizzato ha favorito una crescita di conoscenza e di sensibilità nei confronti di questo nuovo cammino d’Istituto, campo di ulteriore ricerca e riflessione. Si tratta, infatti, di arrivare ad una comprensione più chiara e approfondita sia per una lettura in correlazione con il Sistema preventivo, sia per la sua applicazione nel concreto della nostra missione educativa. L’inclusione di questa attenzione nel recente testo Linee orientative della missione educativa delle FMA è un ulteriore passo in avanti per passare progressivamente dalla conoscenza alla vita.38 5. ESPERIENZA DI UN PROCESSO DI EDUCOMUNICAZIONE Vista la natura dell’educomunicazione, gli Ambiti di PG e CS hanno deciso di riflettere e lavorare insieme per un’animazione adeguata in risposta alle sfide della missione educativa dell’oggi e per dare concretezza alle istanze della spiritualità di comunione. L’esperienza ci ha aiutato a migliorare la capacità di riflettere, progettare, agire insieme e ci ha permesso di promuovere e proporre lo stesso stile di lavoro alle Ispettorie negli incontri continentali con le coordinatrici. Per questo, nel corso del sessennio si sono organizzati due seminari in ogni continente. Gli atteggiamenti che ci hanno guidato in questa esperienza sono stati: – la ricerca, in quanto nessuno ha certezze prefabbricate, risposte già pronte per la riflessione e la condivisione; – l’ascolto, come rispetto dovuto al punto di vista dell’altro e alle diverse realtà; – la consapevolezza di apprendere gli uni dagli altri; – la pazienza e la costanza per guardare al futuro con speranza. L’esperienza ha rafforzato la convinzione che pensare e progettare insieme è alla base di un processo efficace. La motivazione e l’orizzonte che ci ha sostenuto ed entusiasmato è la missione tra i giovani. L’interrogativo che ci ha costantemente guidate è come vivere la passione educativa per accompagnare le nuove generazioni all’incontro con Cristo Gesù. 32 38 Cf ISTITUTO FMA, Perché abbiano vita nn. 55-57. Seminari continentali Educazione, comunicazione, evangelizzazione è il titolo dei seminari continentali o interispettoriali. Con tale scelta, 33 si è inteso far comprendere la logica interna dell’educomunicazione e realizzare, di conseguenza, un processo di confronto e condivisione comune tra gli Ambiti CS e PG per assumere percorsi di educomunicazione.39 Gli obiettivi specifici dei seminari erano: – verificare il coordinamento ispettoriale in atto tra Pastorale giovanile e Comunicazione sociale; – approfondire la relazione tra educazione-comunicazione-evangelizzazione; – identificare i criteri per la qualità degli ambienti educativi in funzione di una più esplicita evangelizzazione dei/delle giovani nel loro contesto; – avviare processi ispettoriali a partire dalle esperienze in atto per contestualizzare la proposta di educomunicazione; – approfondire le aree della proposta di educomunicazione mettendole in relazione con le Linee orientative della missione educativa delle FMA, nei seminari realizzati dopo la pubblicazione del documento; – elaborare un itinerario concreto di azione comune tra PG e CS in riferimento alle aree dell’educomunicazione approfondite. L’approfondimento di alcune aree dell’educomunicazione ha permesso l’interazione feconda tra processi educativi, comunicativi e di evangelizzazione nel rispetto dell’integralità della realtà umana. Sono state perciò tenute presenti le prospettive pedagogiche suggerite dallo stesso documento delle Linee.40 Fare una riflessione insieme sulle aree ha significato aprirci ad orizzonti nuovi nel campo pastorale. Le giovani, i giovani sono influenzati, nel loro modo di pensare e di agire, dall’attuale situazione di crisi e ne risentono in modo particolare nei confronti della proposta cristiana. La fede 39 34 40 Cf ivi n. 38. Cf ivi n. 42. viene vissuta a volte come un’esperienza che si esaurisce nella solidarietà e con difficoltà si apre alla trascendenza; vivono la fede come un’esperienza emozionale e spirituale che fa a meno della dimensione razionale e viene concepita come un momento separato dalla vita. La proposta della comunità cristiana ai giovani non riesce ad essere incisiva. Questo processo è più complesso in contesti plurireligiosi e pluriculturali o fortemente secolarizzati. Costanti emerse Nel corso dei seminari si è sottolineato come l’approfondimento, la conoscenza e la condivisione della proposta di educomunicazione, sia come contenuto che come metodo, è da potenziare e continuare soprattutto per poterla inculturare nei diversi contesti nell’ottica del Sistema preventivo. In questa linea, va letto anche il bisogno che in molte ispettorie è emerso di puntare l’attenzione sul qualificare la comunicazione interpersonale di tutti i componenti della Comunità educante. È urgente formarsi a una mentalità di educomunicazione fra FMA, laici, laiche, giovani. In tutti i seminari si è sottolineato come l’educomunicazione sia un processo trasversale che richiama la formazione a tutti i livelli per programmare, sistematizzare, integrare, educare ed evangelizzare, per entrare nella cultura mediatica, incidere in essa, divenire capaci di fruizione critica e di produzione alternativa. L’educomunicazione si incarna nella cultura in cui si attua, e va approfondita per alimentare il pensiero condiviso, un cammino di sperimentazione nel locale e per abilitarsi ad interagire con un mondo che ha competenze molto elevate. La finalità è abilitarsi a rileggere continuamente la cultura giovanile cercando sempre nuove risposte che mantengano viva la nostra significatività carismatica. La riflessione ha portato le partecipanti a soffermarsi su alcune costanti che sono nello stesso tempo condizioni per attuare l’educomunicazione. 35 La formazione. Soprattutto nei primi seminari, è emerso quanto la formazione sia indispensabile per qualificare la presenza educativa e la testimonianza evangelica. Questo ci ha poi stimolato a coinvolgere l’Ambito per la Formazione per la stesura di questo Gong. Si evidenzia particolarmente l’urgenza della formazione a tutti i livelli; l’opportunità di inserire la riflessione sull’educomunicazione nella formazione iniziale e di curare la formazione all’educomunicazione per i membri della Comunità educante. La Comunità educante. È condizione fondamentale per articolare cammini di educomunicazione. Questo richiede un lavoro d’insieme corresponsabile e qualificato con i laici. La Comunità educante è un laboratorio permanente di educomunicazione, impegnata nella formazione alla comunicazione come stile di vita, nell’educarsi ed educare nel quotidiano ad uscire dai propri schemi culturali, a stare nella realtà dei giovani per conoscere i loro linguaggi e portare il Vangelo dentro la loro vita. Essa è il luogo dove si può curare la dimensione relazionale, si accoglie la sfida delle diversità, si ha uno sguardo attento all’ambiente culturale in cui si opera, si promuove una pedagogia d’ambiente così come indicano il Progetto formativo e le Linee orientative della missione educativa delle FMA. Il coordinamento. Le partecipanti ai vari incontri hanno sottolineato l’importanza di riflettere sul modello di coordinamento in modo da potenziare l’esistente e integrare lì dove ci sono lacune. Vari sono stati i suggerimenti pratici per poter attuare uno stile di coordinamento coerente con la proposta di educomunicazione: formare gruppi di riflessione tra commissioni di Pastorale giovanile e Comunicazione sociale ai diversi livelli, locale, ispettoriale, interispettoriale; promuovere la condivisione delle risorse a livello ispettoriale e interispettoriale. Questo per arrivare ad una convergenza nelle proposte educative, guidando e accompagnando i processi. 36 Dai seminari è emersa anche la ricchezza delle diverse culture e contesti. Tale realtà ha portato a sottolineare alcuni elementi specifici. Dove c’è una forte presenza di più religioni e culture si è sottolineato come la proposta di educomunicazione possa accompagnare il dialogo interreligioso e interculturale. In alcune nazioni dove la globalizzazione sta portando ad una omologazione culturale, si è sottolineato invece come attraverso le diverse aree dell’educomunicazione, si può recuperare il valore della propria cultura e potenziarla. Sfide e prospettive aperte Sappiamo che nella logica dei processi ogni meta raggiunta è solo il punto di inizio di un cammino successivo. In questo senso proponiamo alcune sfide che sono anche prospettive per il cammino futuro, sia a livello ispettoriale sia interispettoriale. La sfida della sinergia e convergenza dei processi nell’ottica dell’unica missione. La strategia del coordinamento richiede cambio di mentalità, impegno costante fatto di piccoli passi, coinvolgimento di tutti i membri della comunità ispettoriale e della Comunità educante. Esige di procedere in interazione, di lavorare come ambiti per potenziare relazioni interpersonali umanizzanti. La sinergia diventa efficace nella misura in cui i processi sono condivisi anche con il Consiglio ispettoriale e si attuano e accompagnano a livello locale. La sfida della mentalità di processo e non solo di azione. Procedere in questa linea presuppone una sequenza di passi pensati e organizzati con gradualità e in grado di accordarsi con le persone in continuo divenire. Questo implica flessibilità e capacità di entrare nella logica dei tempi lunghi, rispettosi delle fasi di sviluppo delle persone e in interazione critica con le realtà interculturali e interreligiose. La mentalità di processo ratifica l’elaborazione del progetto e la ricerca di strategie per trasformare la realtà secondo i criteri evangelici. La sfida del dialogo con la cultura. La cultura contem- 37 poranea ci interpella e ci chiede di essere aperte al mondo delle giovani e dei giovani e di accettare di cambiare con loro. È importante quindi curare il dialogo con la cultura e in particolare con le culture giovanili. È necessario discernere tutto ciò che può essere interpretato in chiave pastorale. Questo è un atteggiamento di fondo e un aspetto specifico del Sistema preventivo che considera l’educazione un processo che assume l’integralità della realtà umana e della globalità della persona. È una sfida che offre opportunità di incidere in modo preventivo sulla vita delle e dei giovani. La sfida dell’evangelizzazione. Educare alla fede oggi significa partire dalla convinzione della necessaria integrazione del processo educativo nell’attuale cultura comunicativa, in cui fede-cultura-vita sono chiamate ad interagire. La condizione perché il valore della fede si presenti come lievito nel contesto culturale è che risuoni come comunicazione esistenziale. Annunciando Gesù non si vuole imporre una religione, ma dare testimonianza del suo valore per l’essere umano e per la stessa società. Educare le/i giovani in una solida fede cristiana può permettere di intavolare un dialogo con i membri di altre religioni. Questo è necessario in tutti i paesi ma specialmente nei contesti multiculturali e multireligiosi. etica circa la comunicazione e le tecnologie comunicative, sia l’impegno socio-politico per la qualificazione umana della comunicazione: non si tratta solo di uso delle tecnologie, ma anche di contenuti, di valori, di idee che qualificano o alienano la vita di tutti e di ciascuno. Il cammino di educazione-comunicazione-evangelizzazione, così come è emerso dai diversi seminari lancia come prospettiva quella di migliorare l’interazione tra l’educazione formale e non formale. Questo significa avviare e potenziare processi di educomunicazione a tutti i livelli, favorire la collaborazione e il reciproco sostegno tra scuola/ formazione professionale, centri giovanili, oratori, catechesi, case-famiglia, opere per bambine/i nella strada, migranti. Questo suppone un percorso di corresponsabilità tra FMA e laiche/laici e apertura ad una formazione insieme. La sfida di stare con i giovani. Potenziare il clima di famiglia, le relazioni di amorevolezza e curare in particolare la pedagogia di ambiente che valorizza le risorse di tutta la Comunità educante, proiettata ad essere luogo di speranza per le/i giovani. Potenziare, oggi, l’accompagnamento delle/dei giovani all’interno degli ambienti educativi costituisce un’esperienza importante nella crescita della fede. La sfida di una formazione adeguata e permanente alla comunicazione di tutta la Comunità educante. Gli attuali sviluppi della comunicazione spingono al configurarsi di una umanità come insieme/pluralità di persone/soggetti capaci di essere non solo consumatori ma produttori di linguaggi, di arte, di idee, di significati, di valori e di cultura. Si pongono perciò in modo nuovo e urgente sia la questione 38 39 6. ELEMENTI PER PROGETTARE CAMMINI CONCRETI A questo punto ci sembra importante richiamare alcuni elementi da tenere presenti per progettare cammini concreti di educomunicazione. Per una prassi educativa efficace e per favorire, generare ecosistemi comunicativi, caratteristici dell’educomunicazione, è necessario attivare processi41 che, attraverso passi graduali e intenzionali, consentano alle Comunità educanti di affermarsi come spazi di produzione e diffusione di significati sociali ispirati al Vangelo. In questo modo le Comunità educanti si presentano come laboratori di cittadinanza, di responsabilità civile e di relazioni autentiche vissute all’insegna della spiritualità della comunione. Una grande sfida oggi è quella di trasformare ogni ambiente in un ecosistema comunicativo che tenga conto di esperienze culturali eterogenee e delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La forte presenza della tecnologia nella cultura attuale sta generando nuove visioni del mondo, della persona, della società che interpellano l’educazione e motivano il cambio dell’agire educativo. Il contesto attuale esige l’interazione tra istituzioni di comunicazione e di educazione. Nella visione salesiana, per ecosistema comunicativo intendiamo l’ambiente educativo, il clima di famiglia, il lavoro in équipe. Ogni nostra opera può considerarsi un ecosistema in cui la Comunità educante, tutti gli ambienti 41 «I processi sono movimenti vitali delle persone e delle comunità [...]. L’idea di processo implica una sequenza di passi pensata ed organizzata con gradualità e in grado di accordarsi con la persona in continuo divenire. Si tratta perciò di agire su piani articolati e diversi in una logica di tempi lunghi, rispettosi delle fasi di sviluppo, del dinamismo della crescita umana e in interazione critica con la realtà socio-culturale» (ivi n. 102). 40 educativi, le strutture fisiche, sono elementi costitutivi essenziali e alimentano il clima che facilita il processo educativo. L’oratorio, la scuola, i centri di accoglienza sono inseriti in un ambiente educativo più ampio. In esso c’è un insieme di relazioni, di azioni e di condizioni che si richiamano mutuamente coinvolgendo tutti in una grande forza comunicativa capace di influenzare le istituzioni, gli educatori, i giovani sia nei contenuti che nelle metodologie educative. Ogni ecosistema, infatti, è inserito in un macrosistema più ampio nel quale è importante esserci in un certo modo per dialogare con la cultura, con le sue manifestazioni e fenomeni, per comprenderli e aiutare educatori ed educandi a camminare con sicurezza attraverso l’intricato tessuto socioculturale in cui vivono.42 Avviare processi educomunicativi è un compito di tutta la Comunità educante, che richiede accompagnamento e verifica, con la consapevolezza che l’apprendimento continuo domanda di saper imparare dall’esperienza. I processi educomunicativi non sono isolati, ma fanno parte di un piano o di un progetto e sono chiamati a favorire la convergenza degli interventi. È importante chiedersi che cosa comunichiamo come educatrici, che cosa comunicano i nostri ambienti, quali modalità comunicative si mettono in atto: i processi, infatti, rispondono a bisogni individuati attraverso un’analisi della situazione sul proprio contesto, condotta in modo partecipativo. Tali processi promuovono nelle persone e nelle Comunità educanti qualità comunicativa, creatività, analisi critica della cultura. Sono messi in atto per rafforzare l’ecosistema comunicativo sia all’interno sia nelle relazioni esterne e richiedono un lavoro di sistematizzazione continua delle informazioni in modo tale da fornire alla Comunità educante una maggiore conoscenza delle domande provenienti dalla società per rispondervi adeguatamente. Cf EQUIPO DE COMUNICACIÓN SOCIAL, Propuesta de Educomunicación 59-62. 42 41 I processi educomunicativi puntano, inoltre, a fare acquisire una nuova visione della comunicazione: mediazione educativa, produzione simbolica, pratica comunicativa, ed hanno altresì bisogno di coordinamento per riuscire a svilupparsi e ad orientare l’azione educativa con le sue sfide. Per loro natura esigono un accompagnamento specifico, perché in essi si realizzi il modello partecipativo dell’educazione tipico dell’educomunicazione. Aspetti essenziali Il modello partecipativo di costruzione della realtà educativa è alla base dell’educomunicazione: è, questo, uno stile vitalmente connaturato nel carisma salesiano, consegnatoci dai Fondatori. Esso richiede di dare qualità alle interazioni tra le componenti dell’ecosistema (persone, FMA, laici, giovani; strutture fisiche, i diversi ambienti educativi che compongono l’opera) e di verificare come convergono insieme verso comuni obiettivi condivisi. È importante quindi mettere in atto azioni specifiche relative a quelle aree dell’educomunicazione che si ritiene più opportuno sviluppare in base alle risorse e alle esigenze dell’opera, coordinando gli interventi. Nel testo, ne abbiamo presentate quattro: educazione alla comunicazione, mediazione tecnologica, espressione e arte, comunicazione per la cittadinanza. Questo implica l’educarsi e l’educare alla comunicazione in tutte le sue tipologie: interpersonale, intrapersonale, di gruppo, istituzionale, di massa, sociale, al fine di migliorare il livello della qualità comunicativa di tutti i membri della Comunità educante e valorizzare così al meglio gli aspetti comunicativi del Sistema preventivo.43 Curare la trasparenza, la libertà di espressione perché tutti abbiano voce, è condizione indispensabile per la formazione di ecosistemi comunicativi aperti, creativi e de- 42 43 Cf ISTITUTO FMA, Perché abbiano vita n. 56. mocratici. Dove ogni persona si sente se stessa e può esprimersi in modo autentico e responsabilmente libero. È necessario inoltre favorire l’interazione con le nuove tecnologie per potenziare processi di conoscenza, sviluppare lo spirito critico, elaborare strategie di ricerca, confrontarsi con la molteplicità degli approcci culturali, creare abilità espressive diverse, imparare ad apprendere insieme, nella consapevolezza che tutti siamo soggetti attivi ed interlocutori.44 Un’attenzione da curare particolarmente è quella di ampliare la capacità di espressione di tutti i membri della Comunità educante, in particolare dei giovani, per favorire il loro protagonismo. Negli ambienti educativi in cui operiamo è essenziale soprattutto investire nella formazione per abilitare a divenire educomunicatrici ed educomunicatori efficaci, che sappiano animare e coordinare processi. I processi richiedono una verifica puntuale che è alla base dei processi successivi, fondamento della continuità educativa. CHI, Cf SOARES, Educomunicazione in LEVER – RIVOLTELLA - ZANACLa comunicazione 419. 44 43 CONCLUSIONE Entrare in relazione con i giovani, conoscere e capire il loro modo di pensare, vivere, relazionarsi, divertirsi, studiare, pregare: è il sogno di ogni educatore ed educatrice salesiana, soprattutto in questo tempo definito “della comunicazione”. Una grande convinzione, che motiva il nostro credere e impegnarci per i giovani è la “predilezione” per loro che ci spinge a guardarli con fiducia, ad amare quanto essi amano, ad esprimerlo con i segni, a narrarlo con gesti e parole. In un tempo di continue fluttuazioni dei riferimenti simbolici e culturali, si impone l’esigenza di ripensare il nostro modo di essere e di stare con loro, il nostro modo di annunciare il vangelo come buona notizia perché “abbiano vita e vita in abbondanza”. Nell’educomunicazione vediamo una via che, in quanto Comunità educanti, possiamo percorrere nella missione educativa tra i giovani, in un continuo processo di formazione, con mentalità di cambio, in stile flessibile e fedele al carisma. 44 ALLEGATO 1 COMUNICAZIONE ED EDUCAZIONE NEL PENSIERO DI ALCUNI AUTORI Célestin Freinet È un pedagogista francese che, nei lontani anni Venti, mise in discussione il modello di insegnamento basato sulla memoria e sulla ripetizione meccanica. Ai suoi tempi, la stampa conobbe una massiccia diffusione. Freinet decise di servirsi, per il processo di insegnamento/apprendimento, della produzione di un giornale. Si trattava di una strategia pedagogica innovativa, che coinvolgeva ed entusiasmava gli studenti, proprio per l’impegno e la realizzazione immediata che ne conseguiva. A distanza di un secolo, i suoi appunti, scritti quando era solo un giovane e umile maestro di un piccolo paese al sud della Francia, continuano a segnare una via per l’educomunicazione: «La stampa nella scuola – scriveva – ha un fondamento psicologico e pedagogico: l’espressione e la vita degli alunni. Scrivere un giornale è un’operazione molto diversa dal riempire un quaderno individuale, perché non esiste espressione senza interlocutori. Siccome nella scuola tradizionale, la scrittura è destinata a essere vista e corretta solamente dal maestro, per il fatto di essere un “dovere” non può essere un mezzo di espressione». Secondo Freinet, il bambino che scopre la validità del suo lavoro, che può coinvolgersi in una attività non solo scolastica ma anche sociale e umana, sente liberarsi interiormente un bisogno quasi imperioso di fare, cercare e creare. Gli studenti così motivati, dimostrano un rendimento maggiore, sia quantitativo che qualitativo. Questo era il suo progetto, il suo “fondamento psicologico e pedagogico”. Il mezzo può essere l’uno o l’altro, però la domanda continua ad essere la stessa: perché utilizzare i 45 mezzi, per il monologo – comunque sia più attraente e spettacolare, più ricco di immagini e di colore –, o per la partecipazione e il dialogo; per continuare a crescere studenti silenti o formare educandi parlanti; per accrescere i recettori o per generare e potenziare nuovi emittenti? Paulo Freire È un pedagogista brasiliano, conosciuto a livello mondiale. Il suo pensiero si definisce attorno alla visione umanistica cristiana della pedagogia. L’esistenza della persona si dà solo nel dialogo, nella comunicazione. Egli critica la concezione ‘bancaria’ dell’educazione, che si chiude all’incontro, alla creatività e alla coscienza, mentre l’educazione liberatrice problematizza e demistifica la realtà. Freire rompe con la dicotonomia educatore/educando: dalla sua prospettiva innovatrice, l’educatore non è solo colui che educa, ma è contemporaneamente educando mentre stabilisce il dialogo in cui si compie il processo educativo in pienezza. In questo modo, non c’è nessuno che educa l’altro, se non quando entrambi lo fanno nella comunione. L’uomo è un essere di relazione, non è semplicemente “nel mondo”, ma con il mondo. La comunicazione è una modalità dialogica di interazione all’interno dell’azione educativa. Il dialogo è l’incontro amoroso delle persone che in un mondo mediatizzato lo pronunciano, lo trasformano e, trasformandolo, lo umanizzano. Per questo tipo di educatore non è possibile comprendere il pensiero al di fuori della sua doppia funzione: cognitiva e comunicativa. I principi della pedagogia di Paulo Freire sono le parole articolate dal pensiero critico e la pedagogia della domanda. È nell’interrogarsi che la parola crea lo spazio della comunicazione e le parole generatrici ristabiliscono il tessuto sociale del linguaggio. 46 Mario Kaplún Ricercatore e docente di origine argentino-uruguaiana, sostiene che la Comunicazione Educativa esiste per recare all’educazione metodi e processi e creare la competenza comunicativa dell’educando. Non si tratta di educare usando gli strumenti della comunicazione, ma fare in modo che questa divenga la colonna vertebrale dei processi educativi: educare per la comunicazione. L’educomunicazione, in questo caso, è prospettata come relazione all’interno di un progetto pedagogico più ampio. Secondo Kaplún, esistono due modi per comprendere ed assumere l’educazione-comunicazione: il verticalismo-unidirezionale, che considera l’educando come oggetto di un processo nel quale si apprende da e con gli altri. Così facendo, si tende quasi inconsciamente a non dare valore all’espressione personale degli educandi e a non considerare quelle istanze di autoespressione e di interazione indispensabili a ogni processo pedagogico. Il secondo modello educativo, invece, pone alla base del processo di insegnamento/apprendimento la partecipazione attiva dell’educando, che viene considerato soggetto dell’educazione all’interno di un processo attivo di apprendimento che si esplica nella continua costruzione e ri-creazione del sapere. Fin dagli inizi, Kaplún mise in discussione il modello di comunicazione unidirezionale privilegiato dai mass media. Lo fece non teoricamente, ma generando processi che, proprio a partire dai mezzi, potenziano il destinatario fino a trasformarlo in emittente. In un secondo momento, introdusse l’uso del termine “emirec” – dal neologismo francese avanzato da Jean Cloutier “émeréc” – per rafforzare ulteriormente la sua convinzione che tutte le persone possiedono in sé condizioni e attitudini sufficienti per divenire emittenti e recettori nel medesimo processo. Verso la fine della sua vita di educatore e di comunicatore, verificò la sua affinità con le correnti costruttiviste, e più concretamente con Jean Piaget e il suo concetto di appren- 47 dimento come processo autonomo di scoperta personale; con Jerome Bruner, psicopedagogista statunitense che, a sua volta ispirato da Piaget, promosse l’idea di apprendimento come processo che si costruisce mediante l’esplorazione e la prassi; e con lo psicologo e linguista russo Lev Vygotsky, che avanzò il concetto di apprendimento come processo sociale in quanto il soggetto impara interagendo con gli altri. Kaplún affermava che la comunicazione educativa abbraccia certamente il campo dei media, ma è soprattutto il tipo di comunicazione presente nell’intero processo educativo. Questo suppone che la si comprenda non solo come strumento mediatico e tecnologico, ma come una componente pedagogica. Nella comunicazione educativa così intesa convergono la lettura della pedagogia a partire dalla comunicazione e la lettura della comunicazione dal punto di vista della pedagogia. Soares de Oliveira, più specificatamente, definisce l’ecosistema comunicativo come un sistema di comunicazione che «designa l’organizzazione dell’ambiente, la disponibilità delle risorse, le modalità delle persone implicate e dell’insieme delle azioni che caratterizzano un determinato tipo di azione comunicativa. Quando si parla di ecosistema di comunicazione ci si riferisce al sistema di situazioni, condizioni e azioni che intervengono nel processo educativo». Parlando di ecosistema comunicativo non ci si riferisce quindi solo alle nuove tecnologie o ai mezzi di comunicazione sociale, ma a tutto l’insieme di linguaggi, rappresentazioni e narrazioni che influiscono sulla vita quotidiana. Ismar Soares de Oliveira Ricercatore e comunicatore brasiliano, è lo studioso che ha orientato e accompagnato le FMA di America a definire l’educomunicazione, cammino sfociato nella pubblicazione della “Proposta di educomunicazione”. Egli, per rafforzare l’idea che ogni processo educativo e comunicativo avviene all’interno di un contesto di relazioni, introduce la nozione di ecosistema comunicativo. Il concetto di “ecosistema” è sviluppato dalla biologia e si riferisce tanto alle relazioni di interdipendenza tra esseri viventi, come al fatto che gli ecosistemi maggiori possono includere ecosistemi minori. Fuori di metafora, tutte le agenzie (istituzioni) educative sono inserite in un ambiente educativo più ampio, che le supera e del quale fanno parte. Questo macrosistema comunicativo è costituito da un insieme di relazioni, azioni, condizioni e forze che interagiscono in reciprocità, avvolgendo tutti in una grande forza comunicativa che esercita un influsso sulle istituzioni, sugli interlocutori, sui contenuti, sulle metodologie, sulle relazioni. 48 49 ALLEGATO 2 ALCUNE PROSPETTIVE TEORICHE SUL RAPPORTO TRA EDUCAZIONE E COMUNICAZIONE La Media Education La corrente di studio maggiormente conosciuta e diffusa a livello internazionale sul confronto tra media ed educazione è la Media Education. Ad essa hanno aderito ricercatori, educatori, professionisti dei media soprattutto dei paesi anglofoni (sia dell’oriente che dell’occidente), che hanno messo a confronto la realtà “nuova” dei media con quella “antica” dell’educazione. Si è trattato di capire “dal di dentro” il mondo dei media e integrare la loro cultura con quella della scuola, della famiglia e della tradizione locale. La Media Education è un’attività, educativa e didattica, finalizzata a sviluppare nei giovani una informazione e comprensione critica circa la natura e le categorie dei media, le tecniche da loro impiegate per costruire messaggi e produrre senso, i generi e i linguaggi specifici. Obiettivo della Media Education non è solo difendersi dagli effetti meno positivi dei media, quanto piuttosto fornire una competenza mediale e una capacità di gestire il processo comunicativo in modo che i giovani (dai più piccoli agli adolescenti) sappiano confrontarsi criticamente e costruttivamente con l’universo dei media, apprendendo a creare, in modo autonomo, nuove forme espressive e di comunicazione. L’ambito pratico in cui si concretizza è la scuola, dove si esplicita in: – educazione con i media, considerati come strumenti da utilizzare nei processi educativi e formativi; – educazione ai media, e cioè la comprensione critica 50 dei media intesi non solo come strumenti, ma come linguaggio e cultura; – educazione per i media, che comprende essenzialmente la formazione dei professionisti.45 Si deve a Len Masterman, ricercatore anglosassone, l’aver identificato quest’area di studio che precede l’accostamento ai singoli media. Anche nel nostro Istituto, per molti anni, si è fatta educazione al cinema, alla lettura dei giornali, alla comprensione del linguaggio televisivo e radiofonico, all’analisi dei messaggi pubblicitari. L’apporto nuovo di questo teorico è l’aver individuato la chiave per interpretare la potenza dei media, cioè la loro capacità di rappresentazione. Da qui, è possibile “insegnare” i media articolando i contenuti per rispondere a domande come: Chi comunica e perché? Come è stato prodotto? Come ne conosciamo il significato? Quali interessi sono in gioco? Come viene rappresentata la realtà? La diffusione ormai massiccia delle nuove tecnologie lancia all’educazione ai media una sfida nuova. La Media Education si trova così chiamata in causa per “aggiornare” e sviluppare un approccio educativo e critico specifico ai nuovi media. Si parla così di New Media Education. Internet, cellulare, iPod, YouTube, Myspace, blog, videogiochi ... la passione educativa ci chiede di osservare dal punto di vista educativo queste “pratiche” di comunicazione soprattutto giovanile (ma ormai anche dei piccoli della scuola primaria). Le nuove tecnologie stanno determinando un passaggio: da un consumo nella propria stanza (bedroom culture) alla poket culture, la cultura della tasca, in quanto il mondo di connessioni e di pratiche si sottrae al controllo dell’adulto e i new media camminano con noi. Sul fronte della formazione ci è chiesto di educare a un consumo condiviso, di 45 Cf LEVER Franco - RIVOLTELLA Pier Cesare - ZANACCHI Adriano (Ed.), La comunicazione. Il dizionario di scienze e tecniche, Roma - Torino, RAI - ERI - LAS - Elledici 2002. 51 creare situazioni dove il loro uso è il più possibile sociale, per evitare l’isolamento del ragazzo nel suo mondo privato. Altro tema della Media Education che viene messo in discussione dai nuovi media è la lettura critica. Tradizionalmente educare ai media ha sempre significato creare le condizioni perché il ragazzo sviluppasse competenze di lettura intelligente e consapevole, per educarlo all’autonomia e assicurarlo dalla dipendenza ai media. I nuovi media, però, e in particolare i videofonini, insieme alla diffusione dei blog e dei servizi di social network (come YouTube), fanno compiere un balzo in avanti deciso alle possibilità di criticare i media, in quanto i ragazzi diventano non solo consumatori, ma autori. Infatti, oggi è semplicissimo non solo “girare” un video, ma anche pubblicarlo in Rete. Il problema è allora quello di educare la responsabilità, con tutto quel che questo comporta in relazione con l’etica del rappresentare. La New Media Education, intesa come educazione ai nuovi media, deve puntare su una educazione culturale, in quanto le trasformazioni portate dalle nuove tecnologie stanno modificando in profondità gli scenari culturali che le nuove generazioni contribuiscono a costruire: per la socializzazione orizzontale, perché viene annullato il passato, si perde il futuro e si enfatizza il presente; per la sovrabbondanza di canali di comunicazione; per il consumo a singhiozzo e simultaneo; perché i media sono parte della sua vita, canali normali attraverso cui passa la sua comunicazione, tessuto delle sue pratiche quotidiane. Un altro dato è la necessità di un ripensamento radicale della formazione iniziale e del servizio degli insegnanti, poiché con una media-cultura come è quella che si dispiega oggi, non è possibile pensare un solo aspetto dell’attività didattica ed educativa che non possa avere a che fare con i media. Un ulteriore filone contemporaneo, vicino alla New Media Education, è la digital literacy, di cui David Buckingham è uno degli esponenti più qualificati. Questo autore è, come insegnante ed educatore, preoccupato soprattutto del diva- 52 rio generazionale elettronico che va creandosi tra bambini e giovani, da una parte, ed adulti dall’altra: infatti, mentre i primi sembrano trovarsi a loro agio nella fruizione e nel consumo delle nuove tecnologie, gli adulti sono ancora da “alfabetizzare”. L’utilizzo del computer per bambini e giovani significa essenzialmente ore e ore di pratica quotidiana, di frequentazione dei videogiochi e di navigazione in Internet. Tutto ciò implica una serie di processi di apprendimento informali, in cui i bambini, in modo autonomo e non imposto dall’esterno, fanno esperienze di auto-apprendimento in relazione ai nuovi media. L’apporto di Buckingham, che si rivolge essenzialmente agli insegnanti, offre comunque alcune sollecitazioni anche a noi educatrici. Egli ritiene, infatti, che la scuola (per noi ogni ambiente educativo) dovrebbe inserirsi appunto nel contesto socio-culturale odierno, come luogo di invito alla riflessione su pratiche che i bambini e i giovani acquisiscono in modo autonomo e spesso acritico. La digital literacy, si avvicina molto all’area dell’educomunicazione della “mediazione tecnologica” perché, se l’apprendimento dei nuovi media procede senza un insegnamento esplicito, ma piuttosto con l’esplorazione attiva, l’imparare facendo, l’apprendistato al posto dell’istruzione, è importante educare alla percezione e selezione critica delle informazioni, abilitare e assumere una propria autonomia e autorevolezza per diventare partecipi della fruizione e non solo consumatori di nuovi media. La Medienpädagogik Questo approccio educativo alla comunicazione si sviluppa nei paesi di lingua tedesca, soprattutto negli ultimi due decenni. L’apporto riconosce la scuola come preponderante per l’attuazione delle sue pratiche riflessive e attive, ma rileva anche altri ambiti di formazione, quali il mondo del lavoro e la famiglia. Come la Media Education, esso si esplicita in – educazione ai media (Medienerziehung), che si oc- 53 cupa di promuovere un approccio ai media, concentrandosi soprattutto su una educazione critica degli strumenti e dei linguaggi comunicativi; – didattica dei media (Mediendidaktik), che si occupa delle funzioni, degli effetti e dell’allestimento dei media nell’ambito dell’insegnamento e dell’apprendimento; – informazione sui / alfabetizzazione ai media (Medienkunde) che è la trasmissione di conoscenze circa i media e di competenze tecniche di base. Essa trova luogo non solo nella formazione scolastica, ma anche sempre di più nella formazione degli adulti e negli ambiti del lavoro giovanile; – ricerca sui media (Medienforschung), che comprende tutte le riflessioni delle scienze della formazione circa l’analisi e la ricerca in riferimento a questioni relative all’educazione, alla formazione, allo sviluppo, all’apprendimento e alla crescita mediale di tutti i gruppi di età. La proposta multidimensionale La teorizzazione che vede l’educazione alla comunicazione come l’insieme di ‘quattro assi’ che si sviluppano su un orizzonte molto ampio è stata messa a punto da Caterina Cangià,46 FMA, docente di Nuove Tecnologie all’Università Pontificia Salesiana di Roma e direttrice de “La Bottega d’Europa”, una scuola di comunicazione per bambini e ragazzi. Ai bambini/ragazzi/giovani della società digitale, e ai loro formatori, viene urgentemente richiesta una forte competenza nella comunicazione. L’uso generalizzato dell’infor- CANGIÀ Caterina, Educare alla comunicazione interpersonale, ambientale, mediata di massa e manuale-espresssiva, in «Orientamenti Pedagogici» 49(2002) 3, 405-420; ID., La formazione alla comunicazione, in «Orientamenti Pedagogici» 53 (2006) 1, 21-35; ID., Educare alla comunicazione i ‘digitali nati’, (in uscita nel 2008), Roma, Multidea. 46 54 matica e della telematica, la domanda di sensibilizzazione interculturale e ambientale, la richiesta di gestire il linguaggio audiovisivo, la necessità di instaurare relazioni interpersonali radicate nella comunicazione empatica e l’esigenza, ancora timidamente espressa, di ritornare a un dialogo con la natura e con le cose, pongono l’educazione alla comunicazione come impegno imprescindibile che si deve snodare lungo quattro assi: – l’asse della comunicazione interpersonale (con sé, o comunicazione intrapersonale serena e matura in ogni stadio dell’età evolutiva; con gli altri, o comunicazione interpersonale empatica; con l’Altro-trascendente, o comunicazione-dialogo che va dalla preghiera personale alla celebrazione della liturgia); – l’asse della comunicazione con l’ambiente (educazione ambientale; educazione pluriculturale e plurilinguistica; educazione alla cittadinanza attiva); – l’asse della comunicazione mediata di massa nei confronti dei vecchi media (stampa di massa, radio, televisione e cinema) e nei confronti dei nuovi media offline e online (uso della multimedialità interattiva e della Rete nelle sue componenti di fruizione e di produzione); – l’asse della comunicazione con le cose (manualità; musica; danza educativa; sport; espressione artistico/pittorica; teatro). La teorizzazione di Caterina Cangià, che ha continui riscontri nell’ambientazione educativa de “La Bottega d’Europa”, puntualizza come, in una società che va sempre più verso consumi del virtuale, sia necessario rifondare le pratiche comunicative partendo dal rapporto e dall’esperienza con le origini corporee, manuali, dei segnali e dei messaggi. I linguaggi espressivi garantiscono la molteplicità, la complessità e l’intreccio della comunicazione, qualità senza le quali il ruolo di «attori sociali» dei bambini/ragazzi/giovani avverrebbe in modo anonimo e senza identità. I fondamenti antropologico-filosofici della teorizzazione 55 sono di matrice personalista sullo sfondo dell’esistenzialismo cristiano e fanno largo spazio ai recenti apporti delle neuroscienze, in particolare alle scoperte sui neuroni-specchio. L’accentuazione della reciprocità, che permette di «riconoscersi» come un dono ricevuto da restituire lungo il corso della vita, che favorisce la dinamica dialogica della persona, il suo crescere con e per gli altri nell’apertura alla comunità e in un tessuto umano continuamente rinnovato da nuove presenze, è la cornice di tutta la riflessione e la pratica dell’educare alla comunicazione come realtà multidimensionale. 56 BIBLIOGRAFIA AA.VV., Educación en materia de comunicación, UNESCO, Parigi 1984. BONGIOVANNI Marco, Sac. Gio. Bosco. Comunicatore educatore. Una personalità teatrale, Roma, Editrice S.D.B. 1989. BORSI Mara, Un laboratorio di formazione: la rivista “Da Mihi Animas”. Profilo storico e modelli emergenti (19531996) = Orizzonti 21, Roma, LAS 2006. 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EDUCAZIONE E COMUNICAZIONE: DUE REALTÀ A CONFRONTO ...................................... Un rapporto che va dall’autonomia alla cooperazione ...... Altri modi di pensare e dire il rapporto tra educazione e comunicazione ............................... Educare e comunicare per costruire comunità ................... 4. I PASSI DI UN CAMMINO .............................................. Per attualizzare il carisma .................................................. 5. ESPERIENZA DI UN PROCESSO DI EDUCOMUNICAZIONE .................................................. Seminari continentali ......................................................... Costanti emerse .................................................................. Sfide e prospettive aperte ................................................... 6. ELEMENTI PER PROGETTARE CAMMINI CONCRETI .................................................... 7 15 15 16 18 50 BIBLIOGRAFIA .................................................................... 57 Alcune prospettive teoriche sul rapporto tra educazione e comunicazione .................................... La Media Education ........................................................... La Medienpädagogik ......................................................... La proposta multidimensionale .......................................... TESTI DI APPROFONDIMENTO ....................................... 50 50 53 54 59 28 29 33 33 35 37 ALLEGATO 1 ........................................................................ 45 62 ALLEGATO 2 ........................................................................ 24 26 40 42 Comunicazione ed educazione nel pensiero di alcuni autori .......................................................... 45 46 47 48 22 22 Aspetti essenziali ............................................................... CONCLUSIONE .................................................................... Célestin Freinet .................................................................. Paulo Freire ....................................................................... Mario Kaplún ..................................................................... Ismar Soares de Oliveira ................................................... 44 45 63