LA PREVENZIONE DELLE DIFFICOLTA’ ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA Sandra Matteoli Un numero consistente di bambini presenta difficoltà o lievi ritardi di sviluppo che emergono in maniera evidente durante l’ultimo periodo della scuola dell’infanzia e nel primo ciclo della scuola elementare. Spesso si tratta di carenze a livello psicomotorio e linguistico che impediscono loro l’acquisizione delle competenze necessarie per poter intraprendere il processo di apprendimento proposto in ambito scolastico. Talvolta, invece, emergono problematiche di tipo relazionale e comportamentale che possono manifestarsi con iperattività, aggressività, labilità attentiva ed emotiva, apatia, lentezza e demotivazione verso attività ludiche e didattiche. Accade spesso che il problema socio - affettivo sia associato ad un ritardo di sviluppo: i bambini che non sono in grado di comunicare in maniera adeguata e di partecipare con successo ad attività di gioco e di apprendimento hanno notevoli difficoltà ad integrarsi nel gruppo e possono esprimere il loro disagio psicologico attraverso comportamenti inadeguati al contesto. In entrambe le situazioni ci troviamo di fronte a uno sviluppo disarmonico che può essere la base di un futuro insuccesso scolastico e sociale. Nella maggior parte dei casi una diagnosi tempestiva avrebbe potuto prevenire l’evoluzione negativa grazie all’attuazione di interventi di recupero precoci e, di conseguenza, più efficaci. La prevenzione alla scuola dell’infanzia I Nuovi orientamenti per la scuola dell’infanzia indicano le fondamentali dimensioni di sviluppo del bambino dai tre ai sei anni sottolineando però che esse non devono essere interpretate in maniera rigida e quantitativa. “Data la grande variabilità individuale esistente nei ritmi di sviluppo , negli stili cognitivi e nella acquisizione di abilità particolari i quadri di riferimento (...) non vanno assunti come indicatori assoluti.” Lo sviluppo del bambino in questa fase, inoltre, “...va interpretato sempre in relazione ai contesti di socializzazione e di educazione nei quali si svolge.” L’insegnante, quindi, nell’effettuare qualsiasi valutazione, deve contestualizzare i comportamenti e le prestazioni dei piccoli evitando interpretazioni affrettate e approssimative. L’azione educativa, naturalmente, deve basarsi sulla conoscenza approfondita degli alunni che può essere acquisita solo attraverso l’osservazione sistematica. Anche a questo proposito troviamo nel testo dei Nuovi orientamenti indicazioni precise perché l’osservazione sia condotta allo scopo di individuare “...i processi da promuovere, sostenere e rafforzare per consentire ad ogni bambino di realizzarsi al massimo livello possibile.” In questa prospettiva la scuola dell’infanzia può svolgere un’importante azione di prevenzione finalizzata non solo all’individuazione precoce di eventuali difficoltà ma, soprattutto, ad evidenziare gli ambiti di potenzialità e le competenze da promuovere per favorire il recupero. Si tratta di un’azione che può risultare determinante per favorire lo sviluppo e la crescita armonica del bambino. Vediamone dettagliatamente le varie fasi: * acquisizione di una conoscenza approfondita del bambino attraverso l’osservazione sistematica e i colloqui con la famiglia; * analisi ed elaborazione dei dati raccolti al fine di individuare “situazioni a rischio”; * definizione degli ambiti di potenzialità e di carenza ; * analisi delle risorse presenti nella scuola (orario scolastico, spazi, materiali, ecc.); * progettazione e realizzazione di interventi didattico - educativi individualizzati, mirati al recupero delle carenze evidenziate; * valutazione periodica dei risultati raggiunti e adeguamento del progetto educativo. Gli interventi educativi individualizzati dovranno essere portati avanti in un clima affettivamente significativo e motivante nel quale il bambino in difficoltà possa sentirsi valorizzato e gratificato. Le proposte didattiche prevederanno l’alternarsi di attività di vario genere che coinvolgano i bambini a livello del piccolo e del grande gruppo. L’osservazione sistematica, infine, consentirà alle insegnanti di tenere sotto controllo il processo di insegnamento / apprendimento anche in relazione agli aspetti emotivo - affettivi che risultano determinanti per un esito favorevole di ogni azione educativa. La collaborazione con la famiglia costituisce senza dubbio una risorsa fondamentale oltre alla quale sarebbe necessario poter disporre della consulenza di specialisti (pediatra , pedagogista, équipe medico - psico - pedagogica) soprattutto per quei casi in cui le difficoltà sono dovute alla presenza di deficit specifici. La continuità educativa Nella prevenzione delle difficoltà di apprendimento assume un ruolo determinante la continuità educativa. Essa si realizza attraverso incontri e scambi fra tutte le istituzioni e le figure educative che ruotano intorno al bambino. A questo proposito i Nuovi Orientamenti rilevano l’opportunità dei “...momenti di interazione con gli educatori dell’asilo nido, volti a predisporre occasioni di incontro e comuni modalità di osservazione del comportamento dei bambini.” Lo scambio di informazioni è indispensabile per acquisire una prima conoscenza dei bambini e per l’elaborazione del progetto educativo. Nei casi in cui ci troviamo di fronte a bambini in difficoltà questo scambio assume ancora maggiore importanza per consentire agli educatori di seguire con attenzione i loro processi evolutivi, le esperienze compiute e le strategie educativo - didattiche che si sono rivelate più efficaci. Le proposte educative potranno, quindi, essere graduate e personalizzate nel rispetto dei tempi e dei ritmi individuali di sviluppo.