Evariste Galois (1811-1832) Ebbe una vita breve, movimentata ed infelice, segnata dalle persecuzioni politiche, dalle incomprensioni del mondo accademico e da un grave lutto familiare. Suo padre, che era preside del collegio di Bourg-la-Reine (un villaggio ribattezzato Bourg-l’Egalité dopo la Rivoluzione), si suicidò, in circostanze misteriose, durante una trasferta di lavoro a Parigi. Evariste stesso finì tragicamente i suoi giorni, morendo a soli 21 anni per le ferite riportate in un duello, le cui ragioni non furono mai completamente chiarite. Attivista repubblicano ai tempi della restaurazione postnapoleonica della monarchia in Francia, fu incarcerato due volte. La sua militanza politica gli procurò anche l’espulsione dalla Scuola Normale, dove si stava preparando alla professione d’insegnante. La prigionia minò irrimediabilmente la sua costituzione debole: tutti questi eventi non gli impedirono, però, di dedicarsi ai suoi personalissimi studi sulle equazioni algebriche, che egli proseguì con grande perseveranza, pur non riuscendo mai ad ottenere, dall’università, alcun significativo riconoscimento dei propri meriti. Non superò mai la delusione di essere stato respinto per ben due volte all’esame d’ammissione alla prestigiosa Ecole Polytechnique di Parigi. I suoi manoscritti, inviati all’Accademia per la pubblicazione, e passati per le mani di Cauchy, Fourier e Poisson, andarono in parte perduti, in parte furono respinti perché giudicati incompleti e scarsamente leggibili. Le sue ultime annotazioni scientifiche risalgono alla notte precedente lo scontro a fuoco che gli fu fatale, e sono accompagnate da un commento a margine, che, a posteriori, suona come un’oscura premonizione: “Questa dimostrazione sarebbe da completare. Ma non ne ho il tempo.” La sua lettera di addio agli amici, in cui dà sfogo a tutta la sua amarezza, si conclude con queste funeste parole: Nitens lux, horrenda procella, tenebris aeternis involuta. Galois affidò i suoi scritti ad Auguste Chevalier, suo compagno di studi e di militanza politica. Le cronache dell’epoca riportano tutti i dettagli di questa tragedia, nata da una questione d’onore. Il duello ebbe luogo all’alba del 30 maggio, vicino allo stagno della Glacière, nel territorio di Gentilly. Galois ricevette un solo colpo di pistola, sparato da una distanza di venticinque passi, che lo colpì all’addome. Abbandonato in fin di vita in aperta campagna, fu soccorso da un contadino dopo alcune ore. Ricoverato in ospedale, morì il mattino seguente. L’opera matematica completa di Galois vide la luce solo 14 anni dopo la sua morte, nel 1846, sul Journal de Mathématiques diretto da Liouville. La seconda edizione è del 1897. Quella che oggi va sotto il nome di teoria di Galois è una disciplina che non si insegna a scuola, ma è una delle principali conquiste della matematica moderna. Essa è fondata su di un criterio generale che permette di stabilire quando un’equazione algebrica ammette una formula risolutiva esplicita, esprimibile mediante radici. In tal caso l’equazione si dice risolubile per radicali. Lo sono le equazioni di secondo grado (risolte dalle formule di Newton), quelle di terzo grado (risolte dalle formule di Cardano) e quelle di quarto grado (risolte dalle formule di Ferrari). Non lo sono, in generale, quelle di grado superiore. Lo stesso criterio consente di verificare se una data costruzione geometrica sia possibile o meno con riga e compasso: bisogna, in tal caso, ricorrere preliminarmente alla geometria analitica per tradurre il problema geometrico in un’equazione algebrica, secondo il metodo di Descartes. È fondamentalmente merito di Galois se si è posto fine alla millenaria ricerca di una soluzione, con riga e compasso, dei problemi della duplicazione del cubo e della trisezione dell’angolo: la sua teoria ci assicura che questa soluzione non esiste. L’impossibilità della quadratura del cerchio fu invece stabilita solo alla fine del secolo scorso, grazie agli studi compiuti da Lindemann sul numero . Il criterio introdotto da Galois si basa sul concetto di gruppo, una struttura che generalizza quella di insieme di numeri dotati di un’operazione. La teoria dei gruppi comporta nozioni di algebra astratta e viene normalmente svolta solo nei corsi di livello universitario. Galois fu influenzato in maniera decisiva dagli studi sulla risoluzione delle equazioni algebriche compiuti da Lagrange, e dal matematico norvegese Niels Henrik Abel, morto anch’esso in giovane età. Quest’ultimo, pochi anni prima di Galois, aveva dimostrato l’impossibilità di risolvere per radicali l’equazione generale di quinto grado. Un’altra dimostrazione era stata trovata da Ruffini. Il nome di Galois è rimasto legato anche alla nozione di campo finito: un insieme finito di elementi tra i quali sono definite operazioni di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione aventi proprietà analoghe a quelle valide nel campo dei numeri reali. Se p è un numero primo, ed ν un esponente intero positivo, allora i numeri complessi che sono radici n-esime dell’unità, dove n = pν ─ 1, formano, insieme a 0, un campo finito avente pν elementi. Tutti i campi finiti – detti comunemente campi di Galois – sono essenzialmente di questo tipo. Il primo lavoro di Galois ad essere pubblicato fu un articolo di otto pagine, apparso negli Annales de Mathématiques nel 1828. Esso conteneva un interessante teorema sulle frazioni continue: Se una delle radici di un’equazione algebrica di grado arbitrario (a coefficienti razionali) è una frazione continua che è periodica dal primo termine in poi, allora anche un’altra radice è una frazione continua periodica, che si ottiene dividendo -1 per la stessa frazione continua, scritta nell’ordine inverso. La breve vita di Galois e la sua tragica fine hanno circondato la sua figura di un alone di mito e di mistero. Lo scrittore australiano Tom Petsinis ne ha voluto fare il protagonista di un romanzo storico e biografico, dipingendolo come un giovane idealista. Galois vi appare come il tipico eroe ottocentesco, radicale ed incosciente, disposto a sacrificare tutto, compresa la salute e gli affetti familiari, per il progresso della scienza e l’affermazione della libertà: nella sua mente questi due principi sono indissolubilmente legati, ed egli va quasi volontariamente incontro alla morte, quando vede sfumare i propri sogni. Petsinis immagina che Galois abbia della scienza una visione romantica e passionale. Egli accosta la storia della matematica a quella della poesia: la prima procederebbe, come la seconda, per salti, secondo i lampi dell’intuizione. L’apparente percorso logico e lineare sarebbe solo il risultato di una rielaborazione razionale a posteriori. Ecco un brano della conferenza che, nel romanzo, Galois tiene nella saletta di una libreria parigina, di fronte ad un pubblico di intellettuali, tra cui lo scrittore Stendhal: “Non lasciatevi sviare dalla credenza popolare che la matematica si muova linearmente, assimilando con calma, integrando passato e presente. Molto più spesso avanza per mezzo d’idee radicali, rivoluzionarie. Permettetevi di ricordarvi che gli antichi greci inorridirono quando il concetto di numero irrazionale incominciò a introdursi nel loro mondo ordinario. Non c’erano precedenti per tali numeri, che sfidarono e minarono alle fondamenta le loro più profonde convinzioni. All’inizio l’opposizione a queste entità sovversive fu estremamente forte, delle persone furono uccise per aver osato diffonderle. E anche in tempi più recenti la stessa violenza ha salutato la comparsa dei numeri immaginari, perché mettevano in discussione l’idea che il numero deve per forza avere una correlazione con il mondo fisico. Il grande Gauss rese bene l’idea quando disse che il vero significato della radice quadrata di meno uno era vivido nella sua mente, sebbene lo trovasse difficile da spiegare a parole. Questo è esattamente ciò che intendo con la parola […] intuitivo, ciò che al momento attuale manca di un vocabolario adeguato. Ma proprio come gli irrazionali ampliarono il campo d’azione della matematica, così gli immaginari, e oggi il teorema fondamentale dell’algebra è definito in termini di numeri immaginari.” È a questo punto della storia dell’algebra che si inserisce la teoria di Galois: una volta stabilito che ogni equazione algebrica ha soluzioni, si tratta di trovare una formula per esprimerle. Galois prosegue la sua relazione passando alla storia della geometria: “Se volete un altro esempio dell’indole rivoluzionaria della matematica, ci sono gli sviluppi che dalla Russia ci ha riferito il signor Ostrogradski. Quale esempio migliore di reazione contro il Classicismo del lavoro del signor Lobachevsky, un professore dell’università di Kazan? Ha messo in dubbio il postulato delle parallele e proposto una nuova geometria, nella quale le linee parallele si incontrano e la somma dei tre angoli di un triangolo non dà come risultato 180°. Sembra che questa nuova geometria sia basata su di un’idea di spazio curvo, al posto delle superficie piane di Euclide. Nonostante l’idealismo platonico, la geometria degli antichi greci non era affatto ideale, poiché era basata sulla falsa percezione di una terra piatta. Io azzardo che questo Lobachevsky non avrebbe visto i limiti della geometria classica senza l’intuizione.” (cit. da T. Petsinis, Il matematico francese, trad. di F. Paracchini, Baldini&Castoldi, Milano 1999, pagg. 274-275) Galois è considerato un grande innovatore del linguaggio matematico: egli cerca nell’algebra la sintesi e la generalizzazione dei risultati ottenuti attraverso i calcoli tipici dell’analisi. Questo è lo scopo del suo metodo, con cui egli si aspetta di vedersi aprire nuove strade nella ricerca matematica. In effetti Galois, come osserva Dieudonné, seppe anticipare molte idee moderne: nei suoi scritti si intravede, ad esempio, una prima intuizione del concetto di superficie di Riemann. Curiosità Galois non fu mai un allievo modello, eccezion fatta per le sue notevolissime doti matematiche. Al Lycée Louis-Le-Grand di Parigi la sua condotta era giudicata mediocre, il suo studio incostante, i suoi progressi poco soddisfacenti, il suo carattere dissimulato ed originale. Ecco una delle sue pagelle dell’Ecole Normale: 1828-1829 “MATHEMATIQUES SPECIALES” Primo Trimestre Giudizio di studio Condotta ineguale e spesso meritevole di biasimo; ha studiato con passione, le sue facoltà sono sorprendenti, i suoi progressi rapidi. Il suo carattere è assai ineguale; talora mite e ragionevole, è altre volte assai spiacevole. Ha un contegno discreto durante gli esercizi religiosi. Da qualche tempo ha mal d’orecchi. Matematica Quest’allievo ha una accentuata superiorità su tutti i condiscepoli. Chimica Giudizio del prof. Thillaye Distratto, studio scarso. Fisica Giudizio del prof. Thillaye Disattenzione; studio: nulla. (cit. da P. Dupuy, La vita di Evaristo Galois, a cura di C. Motti, Tumminelli, Roma, 1945, pag. 100)