Cap. 1 Che cos’è l’aggressività?
E’ un comportamento volto a provocare dolore fisico o
psicologico ad altri.
Può trattarsi di un’azione materiale o verbale, che può
raggiungere o meno il suo obiettivo, ma si tratta
comunque di aggressività, poiché ciò che conta è
l’intenzione.
Un comportamento è da considerare aggressivo solo
se viola delle norme ed è visto come socialmente
disapprovato
Termini che presentano analogie – Tedeschi e Felson, 1994
COERCIZIONE: azione (di minaccia, punizione, esercizio
della forza) intrapresa con l’intento di costringerla ad
attuare un determinato comportamento
VIOLENZA: è un sottotipo di aggressività riferita a forme
estreme di aggressività fisica
Per Mattaini e colleghi (1996) essa è impiegata per:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
Cambiare o fuggire da situazioni avverse
Ottenere un’obiettivo gratificante
Scaricare uno stato di attivazione negativa
Risolvere un conflitto
Conquistare rispetto
Attaccare un nemico che è disprezzato
PRINCIPALI TIPI DI AGGRESSIVITA’
OSTILE: è in genere l’esito di uno stato di rabbia (ad es. quando
l’individuo è arrabbiato per un insulto o un offesa e colpisce alla cieca) ed ha
come unico scopo di infliggere un dolore o un danno.
Non è motivata dal calcolo o dall’idea di possibili guadagni ma dal puro
desiderio di fare del male all’altra persona.
STRUMENTALE: c’è l’intenzione di fare del male ma solo come un
mezzo per realizzare un altro scopo.
Si manifesta quando le persone vedono la possibilità di avere un
tornaconto personale (ad es. lo scolaro prepotente che esercita il suo potere
sui bambini più piccoli e più deboli per consolidare la sua leadership).
La misurazione dell’aggressività
Osservazione
Osservazione naturale
Esperimenti sul campo
Esperimenti di laboratorio
Inchieste
Resoconti del proprio comportamento
Dichiarazioni di altri
Analisi di dati di archivio
Rilevazioni di personalità
Tecniche proiettive
Cap. 2 - Spiegazioni teoriche dell’aggressivita
Gli esseri umani sono “naturalmente” buoni o
cattivi?
E’ possibile controllare e/o prevenire i
comportamenti aggressivi?
Cap. 2 - Spiegazioni teoriche dell’aggressivita’
PROSPETTIVE TEORICHE
AGGRESSIVITA’
CONCETTUALIZZATA COME …
a) SPIEGAZIONI BIOLOGICHE
Etologia
… energia interna
Sociobiologia
… prodotto dell’evoluzione
Genetica del comportamento
… disposizioni ereditarie
b) SPIEGAZIONI
PSICOLOGICHE
Psicoanalisi freudiana
Ipotesi frustrazione-aggressività
Neoassociazionismo cognitivo
Modello del transfer di
eccitazione
Approccio socio-cognitivo
Teoria dell’apprendimento
Modello socio-interazionista
… istinto distruttivo
… spinta verso un obiettivo
… reazione ad uno stato emotivo
negativo
… rinforzo attraverso eccitazione
neutrale
… funzione di elaborazione delle
informazioni
… apprendimento attraverso rinforzo e
imitazione
… risultato di un processo decisionale
ATTENZIONE
SULLA STABILITA’
(S) vs.
VARIABILITA’ (V)
S
S
S
S
V
V
V
V
V
V
Cap. 2 - Spiegazioni teoriche dell’aggressività
a)
MODELLI BIOLOGICI spiegano l’aggressività in base
a principi genetici ed evolutivi e la considerano
inevitabile
b)
MODELLI PSICOLOGICI se le prime teorie
considerano l’aggressività come risposta innata, i
modelli successivi sostengono che essa dipende da
una serie di fattori, interni o esterni all’individuo, in
grado di favorirla e/o inibirla
a) L’origine del comportamento aggressivo sta nella natura biologica
dell’essere umano
a1) ETOLOGIA studia in modo comparato il comportamento animale ed umano.
Per Lorenz (1974) l’organismo produce un’energia aggressiva che si
manifesta in comportamento aggressivo.
Quanto più l’energia accumulata è elevata, tanto più la forza di stimoli esterni
provoca una reazione aggressiva (es. pentola a pressione)
Per trasferire il modello agli umani occorre però spiegare come mai l’inibizione all’uccisione
di membri della propria specie, tipica degli animali, non sia generalizzabile agli umani
Negli umani l’energia aggressiva può essere liberata in modo controllato e
socialmente accettabile tramite la partecipazione a competizioni sportive. Esse mantengono
i livelli di energia sotto la soglia critica che potrebbe dare luogo a forme di aggressività e
comportamenti distruttivi.
CRITICHE
- Manca una definizione operativa di energia aggressiva non si può misurare la quantità di
energia aggressiva accumulata nell’individuo ad un dato momento
- Non è detto che una volta espressa la carica aggressiva tramite un comportamento
aggressivo, non sia possibile manifestare altre reazioni analoghe
a) L’origine del comportamento aggressivo sta nella natura biologica dell’essere
umano
a2) SOCIOBIOLOGIA studia lo sviluppo dell’aggressività nel processo evolutivo.
Assume che la sopravvivenza di una caratteristica o di un comportamento in
una specie dipenda dalla sua capacità di adattamento. I comportamenti sono
adattivi quanto più aumentano la possibilità di sopravvivenza dei membri di una
specie (Darwin,1859)
L’approccio sociobiologico si è focalizzato sullo studio dell’aggressività sessuale (Malamuth e
Heilmann, 1998), ed in specifico dello stupro:
1) L’aggressività potenziale che induce allo stupro è parte dell’eredità evolutiva di tutti i
maschi
2) La riproduzione è la base funzionale principale dello stupro (significato evolutivo del
comportamento messo in atto dallo stupratore)
EVIDENZE A SOSTEGNO DI TALE POSIZIONE:
a) Gli studi sugli animali: esistenza di comportamenti di accoppiamento violenti nelle diverse
specie (Ellis, 1989)
a) Le statistiche criminali dimostrano che la maggioranza delle vittime di stupro sono
giovani donne all’apice delle loro capacità riproduttive.
Quanto il processo di evoluzione sia culturalmente influenzato è una questione tuttora aperta
a) L’origine del comportamento aggressivo sta nella natura biologica dell’essere
umano
a3) GENETICA DEL COMPORTAMENTO: L’aggressività è codificata nel
patrimonio genetico dell’individuo. Gli individui imparentati geneticamente
presentano tendenze aggressive più simili rispetto a quelli che non lo sono
Occorre separare l’influenza dell’ambiente familiare (es. l’educazione dei genitori
biologici ai loro figli) e l’ereditarietà (i bambini sono imparentati geneticamente con i loro
genitori biologici)
I strategia: focus sui bambini adottati le cui tendenze aggressive possono essere valutate
sia rispetto ai genitori biologici (ereditarietà) che a quelli adottivi (ambiente familiare)
II strategia: confrontare le tendenze aggressive dei gemelli omozigoti (condividono il 100%
del patrimonio genetico) con quelle dei gemelli dizigoti (50% del patrimonio genetico)
Per Miles e Carey (1977) l’insieme di questi studi dimostra che:
a) Il patrimonio genetico condiviso è responsabile di una parte significativa di somiglianze
nell’aggressività dichiarata dai soggetti o dai loro genitori.
a) Le influenze dell’ambiente familiare e dell’ereditarietà sulle condotte aggressive variano
nel corso dello sviluppo: le prime
influenzano maggiormente le somiglianze
nell’aggressività di bambini e adolescenti; mentre per gli adulti è vero il contrario)
CONCLUSIONI: Il patrimonio genetico di un individuo può predisporlo all’aggressività, ma i
fattori ambientali hanno un ruolo fondamentale nel rinforzare o contrastare tale
disposizione
b) SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE: meccanismi psicologici
coinvolti nel comportamento aggressivo
b1) PSICOANALISI :
Per Freud (1920) il comportamento umano è guidato da due forze
contrastanti:
Eros - diretto all’appagamento e alla ricerca di piacere
Thanathos - autodistruzione
L’aggressività permette di indirizzare l’energia distruttiva verso l’esterno
consentendo all’energia vitale, che è espressione dell’istinto di
autoconservazione, di prevalere salvaguardando la stabilità psichica
dell’individuo
Questo approccio considera la condotta aggressiva:
- espressione di un istinto innato
- ed in linea con precedenti modelli come “naturale” ed inevitabile
b) SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE: meccanismi psicologici
coinvolti nel comportamento aggressivo
b2) L’ipotesi frustrazione- aggressività
Per Dollard, Miller et al. (1939):
L’aggressività è indotta dall’esperienza di frustrazione
Rapporto biunivoco frustrazione - aggressività: alla frustrazione segue
sempre una risposta di aggressività, l’aggressività è sempre causata da una
frustrazione
Frustrazione
Aggressività
Può rivolgersi alla causa stessa della frustrazione, o a oggetti /
persone esterni
Esempio: una bocciatura a un esame può indurre aggressività verso il professore o più
probabilmente verso amici o familiari
Aspetti positivi: l’ipotesi frustrazione-aggressività prende decisamente le distanze
da una concezione di aggressività come prodotto di un istinto innato
Critiche: la frustrazione può indurre risposte diverse dall’aggressività (es. pianto),
così come non sempre i comportamenti aggressivi sono causati da frustrazioni
individuali (es. terrorismo)
b) SPIEGAZIONI PSICOLOGICHE: meccanismi psicologici
coinvolti nel comportamento aggressivo
Non sempre le frustrazioni causano comportamenti aggressivi
Miller (1941) ha infatti trasformato il rapporto deterministico
frustrazione-aggressività, in uno probabilistico, secondo cui l’aggressività non è
l’unica risposta possibile alla frustrazione, ma una delle tante.
Che la frustrazione provochi o meno una risposta aggressiva dipende
dall’influenza di alcune variabili moderatrici
FRUSTRAZIONE
AGGRESSIVITA’
VARIABILI MODERATRICI
- paura di essere puniti
- mancanza di una fonte di frustrazione
- presenza di segnali periferici di aggressività (armi)
b3 - Il neoassociazionismo cognitivo di Berkowitz (1993)
AVVENIMENTI SPIACEVOLI
Frustrazione, dolore, stress sociale
Pensieri, ricordi,
reazioni fisiologiche e
motorie collegate al
combattimento
Stato emotivo negativo
Reazione
associativa
primaria
Rabbia rudimentale
Pensieri, ricordi,
reazioni fisiologiche e
motorie collegate alla
fuga
Paura rudimentale
Pensiero più elaborato
(attribuzioni, obiettivi da raggiungere, norme sociali
Sull’emozione appropriata alla situazione, ecc…)
IRRITAZIONE, FASTIDIO O RABBIA
Emozioni differenziate
PAURA
b4 - Teoria del transfer di eccitazione
Zillman (1979) sostiene che l’intensità della rabbia varia in funzione :
a) dal grado di attivazione fisiologica generata dall’evento avverso
b) dal modo in cui tale eccitazione è elaborata e definita
Se l’attivazione emotiva non è attribuibile a nessun evento specifico, allora
l’individuo cercherà di spiegarne le cause in base alle informazioni situazionali
disponibili
L’attivazione generata da una fonte estranea ad uno stimolo negativo può essere
erroneamente trasferita su un evento avverso attraverso un PROCESSO DI
ATTRIBUZIONE ERRATA, che intensifica la rabbia provocata da quell’evento
Il modello si occupa della combinazione fra:
attivazione fisiologica
valutazione cognitiva
implicata nella sperimentazione della rabbia
b5 - L’ approccio socio-cognitivo
Studia le differenze individuali nel comportamento aggressivo in funzione
dell’elaborazione delle informazioni sociali. In particolare si focalizza:
1) sullo sviluppo di schemi cognitivi che guidano la messa in atto del
comportamento aggressivo
2) sui modi di elaborazione delle informazioni sociali che distinguono gli
individui aggressivi da quelli non aggressivi
Gli SCHEMI COGNITIVI (scripts) sono strutture di conoscenza che descrivono
sequenze di eventi appropriate in un contesto specifico.
Sono acquisiti sia tramite esperienza diretta, sia in base a rappresentazioni
veicolate dai mass media.
La messa in atto di un comportamento aggressivo dipende soprattutto
dall’ELABORAZIONE COGNITIVA DELL’INFORMAZIONE SOCIALE iniziale
b6 - Il modello socio interazionista
Tedeschi & Felson (1994) optano per il termine “azione coercitiva” in quanto
lo ritengono:
a) meno carico di valori rispetto a quello di “aggressività” ed in grado di evitare
l’attribuzione di una connotazione legittima o illegittima alle conseguenze che
provoca
b) Include oltre alla forza fisica, anche altre strategie quali minacce e punizioni
Il modello assume che le strategie coercitive siano utilizzate dall’individuo per
fare del male a qualcuno o costringerlo a soddisfare i suoi desideri per
raggiungere tre possibili obiettivi:
1) Controllare il comportamento degli altri
1) Ripristinare la giustizia
1) Proteggere l’identità positiva
In questa ottica le azioni coercitive sono esiti di un processo decisionale in cui
l’individuo in primo luogo decide di usare delle strategie di influenza coercitiva e
poi sceglie una forma di coercizione particolare da quelle disponibili
b6 - Il modello socio interazionista
Il modello prevede 3 forme di azione coercitiva:
1) MINACCIA: comunicazione dell’intenzione di nuocere
2) PUNIZIONE: azione che ha l’’intento di provocare dolore a qualcuno
3) FORZA FISICA: uso del contatto fisico per costringere e forzare il
comportamento di una persona.
La scelta di una specifica strategia è dipende dall’intenzione di raggiungere
un obiettivo immediato, motivato a sua volta dal desiderio di raggiungere un
traguardo finale
AZIONE
Minaccia
contingente, forza
fisica
OBIETTIVO IMMEDIATO
OBIETTIVO FINALE
Motivo
Ottenere risorse,
servizi,
sicurezza, ecc.
Motivo
Ottenere giustizia,
status, creare un
effetto deterrente
Condiscendenza
Intento
(scopo)
Punizione
Danno
Intento
(scopo)
b7 - Il ruolo del rinforzo e dell’imitazione
L’imitazione
Teoria dell’apprendimento sociale (Bandura et al., 1961; 1963):
Mediante l’osservazione del comportamento altrui, può
realizzarsi un’associazione in memoria tra un
comportamento aggressivo e conseguenze positive, che
porta all’acquisizione di stili aggressivi
P osserva un
comportamento
aggressivo di O
Il comportamento di O
porta a conseguenze
desiderate
Maggiore probabilità
che P agisca come O
in situazioni analoghe
LA DINAMICA DEL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO
Definizione dell’evento:
attribuzione di intenzionalità
Percezione delle
conseguenze della
risposta
Livello di attivazione
emotiva negativa
negative
(frustrazione, rabbia)
Percezione delle norme
pertinenti nella
situazione
Motivazione ad agire in modo aggressivo
Effettiva decisione di aggredire
Come ridurre l’aggressività nella vita sociale
Interpretare e poi ancora interpretare (sforzarsi di vedere in modo diverso le
intenzioni dell’altra persona che forse intendeva agire in modo diverso da come
l’abbiamo interpretato);
Insegnare le norme contro l’aggressività (attraverso l’insegnamento esplicito e
l’esempio personale chiunque può sviluppare norme che impediscano di arrecare
danno agli altri);
Promuovere l’identificazione con gli altri (riflettere sull’umanità dei nostri
avversari, sulle cose che condividono con noi evitando così la tentazione di porli al
di fuori della sfera della simpatia e di eliminare le norme che limitano la violenza);
Ridurre al minimo gli stimoli all’aggressività (la disponibilità di armi incoraggia la
violenza);
Limitare gli effetti della violenza nei media (educare gli spettatori può contribuire
a limitare gli effetti nocivi dei programmi violenti);
Pensare in maniera critica (concedersi il tempo necessario per riflettere ancora
una volta sulla situazione – fermarsi e contare fino a 10 – una breve pausa può
consentire che tornino alla mente i canoni personali e le proibizioni normative contro
la violenza).
“Tratta gli altri come gli altri
La norma della
RECIPROCITA’
La norma della
RESPONSABILITA’
SOCIALE
La norma della
DISTRIBUZIONE
(EQUITA’)
trattano te”
Ci prescrive di restituire agli altri
beni, servizi e concessioni
analoghi a quelli che essi ci
hanno offerto. Ci detta di
ricambiare la gentilezza e i favori
altrui.
“Aiuta coloro che sono in
difficoltà”
Ci esorta a non danneggiare gli
altri ma anzi ad aiutarli, specie se
hanno bisogno
“Condividi le risorse”
Ci impone di ripartire onestamente le ricompense in
proporzione ai contributi di
ciascuno