Arte: il mistero tra donne e cibo

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Arte: il mistero tra donne e cibo
L'arte e il teatro esplorano il delicato universo dei disturbi alimentari
In principio fu il corpo, meraviglioso artificio della natura in grado di comunicare più di qualsiasi
altro mezzo. Grazie ad esso l'uomo di ogni epoca si rese capace di esprimere quanto di più segreto si
celasse nei meandri del proprio animo. Danza, mimica, recitazione furono sin dall'inizio manifestazioni
diffuse di questa capacità che ben presto divenne fondamentale anche per le altre arti.
Numerosi sono, infatti, nella letteratura gli esempi di opere in cui il corpo riveste un ruolo centrale,
basti pensare alla Bibbia in cui la fisicità di Gesù di Nazareth diviene espressione della miseria degli
uomini. Così pure nella pittura e nella scultura in cui tutto, anche l'inanimato, sembra assumere
sembianze antropomorfe. Ancora oggi il corpo è spesso utilizzato come mezzo espressivo. Ne è un
segno la larga diffusione di tatuaggi, piercing, capelli variopinti, attraverso i quali i giovani comunicano la
propria personalità. Tuttavia sempre più spesso esso è utilizzato anche come messaggero di un
malessere profondo ed invisibile. È questo il caso dei disturbi alimentari ( D.A.) che spingono a
trasformare le più intime sofferenze individuali in un rapporto perverso, di odio e amore, con il proprio
corpo.
Questo delicato e complicato universo, che si fonda sulla percezione distorta della propria fisicità,
è
stato, fra l’laltro, argomento centrale di una mostra e di una rappresentazione teatrale .
I teatri italiani hanno ospitano lo spettacolo "Quasi perfetta. Un viaggio nell'anoressia" della
compagnia Quelli di Grock, scritto da Valeria Cavalli. Il testo, redatto dietro consulenza
dell'Associazione per lo studio e la ricerca su anoressia e bulimia, racconta la storia di Alice, una
storia apparentemente normale ma dai risvolti drammatici. Alice ha una sola amica, un amore non
corrisposto e la tendenza a sentirsi brutta e grassa. Ha anche una mamma perfetta "come Ava Gardner"
e profondamente distratta, la cui indifferenza la ferisce. Ciò le causa un dolore che cresce in lei fino a
divenire ossessione, imprigionandola in un desiderio di autoannientamento fisico e psichico che la trascina
nel baratro dell'anoressia. La scelta di raccontare un disagio così profondo nasce dalla consapevolezza
della grande diffusione dei disturbi alimentari. La giovane protagonista, rappresentata da Giulia
Bacchetta, diviene il mezzo che ci guida verso la comprensione di quella fame di amore e di quel senso
di inadeguatezza che stanno alla base di queste patologie. Il percorso di Alice è, infatti, un percorso
attraverso una sofferenza che dilania e distrugge ma dalla quale si può fuggire perché "di anoressia si
muore, ma si può anche guarire, con le cure". Il difficile rapporto con il corpo e col cibo sta anche alla
base de "Le immagini affamate. Donne e cibo nell'arte, dalla natura morta ai disordini
alimentari":
Manuela Carrano, Sarò buona (2005)
raccoglie una serie di opere, profondamente diverse tra loro, ma accomunate da un tema principale:
indagare sulla complessa relazione tra donne e alimentazione. Sono presenti nature morte di pittrici
femminili del XVI-XVII secolo; opere di uomini che rappresentano donne alle prese con la preparazione,
la vendita ed il consumo di cibo; capolavori contemporanei che raccontano l'abuso e il piacere per il cibo.
Il tutto incluso in un insieme che unisce pittura, scultura, fotografia, video e installazioni.
Entrambe le manifestazioni rompono definitivamente il tabù sui disturbi alimentari e ci propongono un
modo diverso per pensare ad essi. Arte e teatro ci svelano, infatti, con la loro delicatezza, i segreti di un
linguaggio, quello del corpo, che troppo spesso rifiutiamo di capire.
Arturo Noci, Le arance (1914)
I disturbi del comportamento alimentare:
Digiunare per scelta e ingrassare per virtù
Per molti popoli astenersi dal cibo o "mettere su ciccia" veicola messaggi importanti,
legati a norme religiose o sociali. Ecco qualche esempio di pratiche tanto lontane e
differenti tra loro.
Rifiutare il cibo significa recidere un legame, rompere con la "materia", il mondo profano, un
gruppo sociale, la famiglia, una persona... Al di là delle possibili patologie, il digiuno è stato
spesso praticato da chi aspira a raggiungere un contatto diretto e privilegiato con un entità
trascendentale. Gesù, Buddha, profeti e santi, per citare i più famosi, si sono privati del cibo
per elevarsi e affermare il proprio pensiero.
In molte società primitive, i digiuni sono sempre stati centrali nelle tappe evolutive,
considerate veri e propri "riti di passaggio"; in molte religioni, la tradizione prevede la
privazione o la restrizione alimentare sulla base di precise regole di "credo": il "ramadan" per i
musulmani, lo "yom kippur" per gli ebrei e la "quaresima" per la fede cristiana.
Accanto al significato spirituale, rifiutare il cibo può costituire anche una forma di protesta.
Nell'antico Giappone, si digiunava "contro" il nemico per attentare al suo onore, in India un
creditore poteva decidere di fare lo sciopero della fame davanti alla casa del suo debitore
finché non gli veniva restituito quanto dovuto e, ai giorni nostri, i digiuni nelle carceri o tra i
politici diventano una delle forme più pacifiche per combattere in nome di un diritto o un
ideale.
Ingrassare volontariamente è un'altra pratica altrettanto importante e carica di significati in
molte culture. Spesso la "pinguedine" è ricercata in tutti i popoli in cui la principale
preoccupazione è quella di procurarsi "da mangiare". Nei paesi in cui regna la carestia, non
appena è disponibile del cibo la tendenza diviene quella di "farne una scorta" mangiando il più
possibile tutto ciò che domani potrebbe non esserci più.
Abituati alle restrizioni "involontarie", nell'Africa Nera e nel Medio ed Estremo Oriente, prima
del matrimonio, aumentare di peso diviene la principale preoccupazione. Il grasso incarna la
ricchezza, la fecondità, la forza... e prende la forma di una virtù, laddove "stare a dieta" più
che un vizio è una necessità.
Il caso Kate Moss: l'anoressia e il corpo-feticcio
(anoressia, successo e guarigione della modella inglese)
Il caso Kate Moss rappresenta nel panorama sociale degli ultimi 20 anni il paradigma, l'emblema, la chiave
di lettura dei mutamenti di costume della socetà occidentale. Tutti ricordano come negli anni '80 la giovane
modella inglese raggiunse una popolarità senza precendenti quando fu lanciata da Kalvin Klein come
testimonial pubblicitaria: a richiamare un'attenzione morbosa su di lei fu la sua evidente anoressia. E' con lei
infatti che il binomio modelle=anoressia si impose sul mercato della moda, riproducendosi inevitabilmente in
forma patologica sui corpi delle teenager di mezzo mondo. Il suo corpo deformato per difetto rispetto ai
canoni estetici della femminilità classica, delle donne formose del cinema degli anni '60, rispetto al canone
della maternità, suscitò al tempo stesso indignazione e attrazione. L'anoressia esposta sulle passerelle e
sulle copertine delle riviste patinate sono state infatti il vero business di quegli anni, e si sono ripresentate
fedelmente nel campo clinico in forma di digiuni restrittivi, diete ascetiche, e pratiche di svuotameneto del
copo (vomito, farmaci anoressizzanti, ginnastica compulsiva). L'anoressia in pochi anni divenne non solo
una moda, ma addirittura si impose come il modello unico di una nuova femminilità, di un modo nuovo di
essere donna. A ben vedere non era affatto nuovo, infatti chi gridò allo scandalo imputando alle modelle la
causa ultima della dilagante anoressia giovanile, dimenticava che il passato della nostra civiltà occidentale
aveva già conosciuto questo rapporto tra il corpo femminile e la magrezza estrema nel medioevo, al tempo
delle sante ascetiche, il cui digiuno mistico si tramutava in un'anoressia non diversa da quella attuale. E lo
stesso si potrebbe dire per altre epoche ancora precedenti (Cleopatra pare che fosse anoressica!). Il corpo
di Kate Moss (e delle tante altre modelle anoressiche che la seguirono), si trasformò in questo modo in un
feticcio sociale, in un oggetto-feticcio che con la sua forma deformata incarnava l'emblema della mancanza,
ma non solo della mancanza di carne, quanto piuttosto della mancanza dei presupposti formali della
femminiltà: si propose cioè come un corpo de-femminilizzato, senza le insegne del corpo femminile, senza le
curve femminili, senza il ciclo mestruale, che contraddiceva la maturazione biologica e conservava invece le
forme incerte dei tratti infantili, ancora non sessualmente identificate. Era cioè un corpo de-sessualizzato
nella forma, ma che proprio per questo poteva essere erotizzato nei contenuti, in quanto infantile e
impossibile. Impossibile perchè appartenente al mondo della moda, delle passerelle, cioè posto su quel
piedistallo posticcio che sembra dire: si può guardare ma non toccare, restando nel solo registro
dell'apparenza ma senza mai scendere tra noi umani. E infatti quelle forme erano dis-umane, oltre che defemminilizzate. Incarnavano cioè quel tratto di morte, di patologia elevata a modello estetico, che tanto ha
attratto il lato morboso (o forse dovremmo dire perverso) del desiderio maschile. Ma anche i sintomi sono
sensibili alle mode e se gli anni '80 sono stati gli anni dell'anoressia, il decennio successivo ha visto un
rapido passaggio dall'anoressia alla bulimia come sintomo più diffuso, e negli ultimi anni addirittura
all'obesità. Un'inversione di tendenza, dal NO categorico dell'anoressia alla disperata accettazione della
bulimia e dell'obesità che dicono SI a tutto nel rituale dell'abbuffata, che ha invaso ovviamente anche il
mercato dell'immagine. Che strano effetto ci fa oggi infatti vedere Kate Moss, recentemente diventata madre,
che dopo la guarigione dall'anoressia si ripresenta nei passi "gonfiati" dalla materintà, incarnando ancora
una volta le tendenze di una generazione. Posso proporre un paragone tra le immagini anoressiche degli
anni '80 e le sue ultime immagini pre-natal: si assiste allo stesso mutamento di forme, posture, espressioni e
"aura" generale che nella storia della pittura si era già incontrato nel passaggio dalle linee gotiche del
medioevo cristiano a quelle sinuose del rinasicmento botticelliano. Dai corpi esangui, ricurvi, dall'espressione
evanescente delle mistiche medioevali della iconografia cristiana (si pensi a Mantegna o Giovanni Pisano) a
quelli floridi, sani, purificati del primo Botticelli, di Tiziano o del Correggio.
Anoressia (dal greco an, senza; o’rexis, appetito).
Il principale e più diffuso processo alla base del disturbo anoressico è il rifiuto più o meno grave di
alimentarsi, che porta in breve tempo a una cospicua perdita di peso.
Insorge con più frequenza in soggetti di età giovanile e sesso femminile, spesso appartenenti ad un
livello socioculturale medio-elevato.
La causa prima della patologia è ancora sconosciuta, tuttavia si ritiene che alla sua base vi possa
essere un disturbo di formazione della personalità , dovuto a profondi conflitti sviluppatisi in ambito
familiare, interpersonale e sociale.
Il sintomo principale è il dimagramento a cui si associa spesso una notevole depressione
dell’umore.
Un’altra caratteristica è rappresentata dall’amenorrea; spesso al digiuno si alternano crisi di di
alimentazinoe eccessiva, vissuta con grande angoscia e senso di colpa e che, non di rado, sono
seguite da vomito autoindotto.
Meri Gorni, Coperti, dicembre 2001
Le possibilità di guarigione sono affidate a lunghi processi psicoterapeutici iniziati
tempestivamente,spesso coadiuvati da una terapia farmacologica fortemente “calibrata” sul singolo
caso , sia per tipo di sostanza che per posologia. Nei casi di estrema denutrizione è indispensabile
ricorrere al ricovero ospedaliero e alla alimentazione artificiale per via parenterale.
Milena Barberis, La Mela (2005)
Bulimia (dal greco bulìmia, =fame da bue)
Anormale aumento della sensazione di fame, che porta alla vorace introduzione, in breve tempo, di grandi
quantità di cibo, segita il più delle volte, da depressione e da un grave senso di colpa.
Occorre ricordare che spesso è possibile osservare migrazioni temporali tra un quadro psicopatologico e
l’altro; gli episodi di Anoressia seguono il più dellevolte quelli di Bulimia i quali, a loro volta, ricompaiono
come reazioni a periodi più omeno lunghi di forte restrizione dietetica.
Tab.1 :DSM IV: Criteri diagnostici per il Disturbo della Nutrizione dell’Infanzia e della Prima
Fanciullezza.
A. Anomalia della nutrizione che si manifesta attraverso una persistente incapacità di
laimentarsi adeguatamente con dignificativa incapacità di aumentare di peso o significativa
perdita di peso durante un periodo di almeno 1 mese.
B. L’anomalio non è dovuta ad una condizione gastronintestinale associata ad un’altra
condizione medica generale.
C. L’anomalia non è megli oattribuibile ad un altro disturbo mentale o a mancata disponibilità
del cibo.
D. L’esordio è prima dei 6 anni di età
Criteri diagnostici per il Disturbo dell’Anoressia Nervosa:
A
rifutocdi mantenere il peso corporeo al livello minimo considerato normale in
rapporto all’età e alla statura o al di sopra di esso.
B
intensa paura di aumentare di peso o ingrassare, anche se sottopeso.
C
Disturbi nel modo di sentire il peso e le forme del proprio corpo; influenza indebita
del peso e delle forme del corpo sulla valutazione di sè o diniego della gravità della perdita di peso
attuale.
D
Amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli consecutivi.
Si distinguono l’A.N. con restrizioni: perdita di peso ottenuta principalmente con dieta, digiuno,
eccesso di attività fisica e l’A.N con abbuffate/condotte di eliminazione:eliminazione dei icbi
con il vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici, enteroclismi.
Fattori predisponenti:
Socio culturali:
La pressione sociale verso la magrezza, tipica della cultura occidentale, favorisce non solo
l’insorgenza, ma anche la “Mitizzazione dell’A.N”, con la sua associazione a caratteristiche positive
quali la ricerca del successo e della perfezione
Pressione sociale
per la magrezza,
non accettazione
del proprio corpo
Restrizione
dietetica e regole
rigide riguardo al
cibo
Aumento della
sensazione di
fame/DISINIBIZIO
NE/ABBUFFATA
Individuali:
Esiste una predisposizione genetica a sviluppare disturbi alimetari, confermata da un tasso di concordanza di
incidenza della malattia nel 50% dei gemelli monozigoti, rispetto al 10% dei gemelli eterozigoti.
Familiari:
Non esiste un unico modello di famiglia che potrebbe definirsi “anoressizzante”, tuttavia, le
caratteristiche più frequenti sono quelle che tendono ad identificare la desiderabilità dell’individuo,
non solo con i risultati positivi raggiunti nei vari campi , ma anche con l’adesione acritica a modelli
e schemi di bellezza fisica. Anche l’educazione genitoriale è improntata alla desiderabilità sociale
che spinge ad aderire a schemi di riferimento artificiosi, lontani dalla natura degli individui e che
incentivano in soggetti predisposti risposte di esagerato atocontrollo.
Modalità comuni di pensiero disfunzionale nei disordini
alimentari (modificato da Garner e Dalle Grave, 2002).
Pensiero dicotomico: tendenza a pensare in termini
assoluti; gli eventi possono essere solo “bianchi o neri”,
giusti o sbagliati: se aumenterò un chilo, ingrasserò
all’infinito.
Astrazione selettiva: giungere ad una conclusione sulla
base di alcuni dettagli : non so proprio controllarmi.Ieri
sera, al ristorante ho mangiato tutto quello che mi è stato
servito...sono una debole.
Ipergeneralizzazione: estrarre una regola sulla base di un
singolo evento: quando mangiavo carboidrati ero più
grassa...è meglio evitare di mangiarli del tutto
Personalizzazione:interpretazione egocentrica degli eventi
interpersonali: due mie amice ridevano mentre passavo per
strada...infatti sono ingrassata.
Pensiero superstizioso:credere nella relazione causa
effetto di 2 eventi non contingenti:non posso provarep
iacere perchè comunque se ne andrà via.
Sintesi dei fattori predisponenti, scatenanti, cronicizzanti
dell’Anoressia nervosa.
Disturbi alimentari
Fattori predisponenti
Individuali:
bisogno di dipendenza;
conformismo;
eccessiva scupolosità e precisione;
scarso controllo degli impulsi;
tendenza alla rigidità e alla depressione;
ricerca ossessiva della approvazione altrui.
Problemi
Nello sviluppo dell’identità, conquista dell’autonomia, autostima;
nella capacità di distinguere tra sensazioni e emozioni;
risposte inappropriateai propri bisogni ( es: mangiare per calmare
l’ansia)
Cognizioni disfunzionali:
pensiero dicotomico
astrazione selettiva
prsonalizzazione
ipergeneralizzazione
pensiero superstizioso
problemi di tipo percettivo:
difficoltà a riconoscere i bisogni fisiologici (fame, sete, sazietà) e
delle reali dimensioni del corpo.
FAMILIARI:
 Stile di attaccamento ambiguo e indefinito:percezione stabile di sè attraverso





un rapporto invischiante con una figura di attaccamento.
Modalità di relazione genitori/ figlio:
viene ostacolata la separazione e l’acquisizione dell’autonomia e capacità di
critica e della separazione;
ipercriticismo anche nei confronti del peso e dell’aspetto fisico;
incoraggiament diretti o indiretti alla dieta, rigidità e moralismo<,
elevate aspettative.
Socioculturali:
 Esaltazione della forma fisica e della magrezza come unici ideali da perseguire;
 eccessiva valorizzazione delle performance individuali;
 autostima strettamente dipendente dalle caratteristiche fisiche e dalla
accettazione sociale e dal gruppo dei pari.
FATTORI SCATENANTI:
 Separazioni e lutti;
 nuove richiese dell’ambiente a cui non si riesce a far fronte ( competività
inambito scolastico, prime esperienze sessuali etc..)
 diminuzione dell’autostima causata da fallimenti scolastici o altro;
 traumi: malattie fisiche, abusi sessuali etc..
 fattori di stress cronico.
FATTORI CRONICIZZANTI:
 Continuazione fattori scatenanti;
 rinforzi positivi dell’ambiente all’iniziale dimagramento;
 vantaggi secondari ( ad es., il dominio sulla vita familiare ed altri vantaggi che







derivano dalla condizione di malattia, evitamento di responsabilità etc)
stabilizzazione delle dinamiche intrafamiliari ( l’attenzione si sposta sulla figlia
ammalata)
effetti del digiuno prolungato (dsiturbi cognitivi, del sonno, riduzione vita
sociale etc.)
gravi distorsioni dell’immagine corporea
alterazioni a carico dell’apparato gastrointestinale
ciclo abbuffata/vomito
caratteristiche della personalità
fattori iatrogeni: disposizione di presidi terapeutici sbilanciati sul versante
organico o psicologico.
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