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Se non accade nulla
(Se non accade nulla)
Al teatro Manhattan di Roma
Dal 31/10/2008 al 02/11/2008
Trama:
La vicenda è ambientata in Spagna all'inizio del 1900 ed ha come protagonista un uomo che cucina marmellata di
arance nel retrobottega del suo negozio. In Se non accade nulla si parla anche di colori, di denaro, di solitudine, di
ricerca di un riscatto impossibile. Le parole dell'uomo svelano via via la sua corsa verso una vita migliore e la sua
incapacità ad agire per raggiungerla.
Recensione
Lo spazio, nello spettacolo di Giacomo Fanfani, è protagonista assoluto all’interno di una regia che trasporta lo
spettatore nell’universo di una drammaturgia dello spazio scenico che dilata le percezioni di ricezione dello spettacolo e
sconvolge per la straordinaria esplicitazione del “concetto” tipico di tale messa in scena: la narrazione scenico –
spaziale della desertificazione dell’esistenza umana. Il sipario di luci si leva su di un apparente locus amoenus che
lascia intravedere, nella organizzazione scenotecnica, il lontano paese delle arance molto frequente nella favolistica di
inizio Novecento.
Le arance, all’interno della narrazione, si comportano quasi fossero raffigurazione di un sistema solare deragliato e
precipitato nell’inospitale spazio dello spettacolo: esse sono cristallizzazione dei desideri e delle pulsioni del
protagonista (Rafael Porras Montero) il quale, attraverso l’uso drammaturgico del monologo riesce a trasmettere allo
spettatore il visionario ed esistenziale flusso di coscienza alla Apollinaire che inciampa nell’acciottolante ground di
arance. Si percepisce, nell’interpretazione del protagonista, un velo fiabesco di scioccante esasperazione demoniaca: il
modo in cui egli utilizza i vari utensili propri per la preparazione della marmellata di arance sembra velare la sua figura
di ancestrale demonicità. Il personaggio creato da Fanfani e straordinariamente interpretato da Montero è umana e
caricaturale rappresentazione di un tragico demone sotterraneo, una grottesca creatura che si aggira nel sottosuolo
dell’umana desertificazione con l’intento di voler rammentare, allo spettatore, che la vita stessa non è altro che dolce
costruzione sul nulla, piacevole sostituzione del tempo effettivo della vita: il luogo del nulla, la morte.
Il personaggio è verme infernale, rappresentato dall’autore nel suo regno sepolto ed antico allo stesso tempo.
Memorabile il momento in cui il protagonista, sistemando in successione le varie arance sparse sul palcoscenico, forma
un vero e proprio verme, il Lot germinale ed innominabile che trafigge e penetra le sue figlie, le arance. La marmellata
che il personaggio ricava, quindi, è linfa vitale e fluida percezione sensoriale di una disperata ricerca di sé che si
conclude nella nullificante figurazione di un retrobottega non solo fisico, plastico, ma soprattutto esistenziale, interno
all’essere umano, uno spazio in cui condensare le angoscianti miserabilità della vita. La marmellata è, per il
protagonista, la vischiosa sedimentazione di un deserto dell’esistenza che costringe l’essere umano all’isolato
commercio del proprio dolore: “[…] Il dolore è come un oggetto, come degli indumenti, come le cose… una camicia
azzurra è dolore… e io non posso farci nulla… se non comprarne di più […]” e all’amara contemplazione della lercia
città, arancia guasta dell’intero universo. Se non accade nulla di Giacomo Fanfani, quindi, è nichilista rimembranza di
un sottosuolo dell’esistenza che sconvolge e tormenta l’essere umano come una malattia di cui l’individuo è vittima
senza esserne consapevole ma passivo spettatore, misero testimone del proprio macabro isolamento: “[…] L’Acaro
Rugginoso… si rifugia nelle zone riparate della pianta: attacca i frutti che diventano neri e poi si sgretolano come i volti
impoveriti dal denaro e dal dolore […]”.
(Ivano Capocciama)
http://www.teatroteatro.it/scheda.asp?idscheda=1937 (1 di 2) [16/11/2008 17.45.43]
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