Hume Nell`opera principale “il trattato sulla natura umana” del 1739

Hume
Nell’opera principale “il trattato sulla natura umana” del 1739, hume propone un metodo
sperimentale da applicare alla morale, nel dare una base scientifica alla filosofia e cancellare quelli
che erano i presupposti metafisici e rendere i concetti quanto piu possibile semplici (in questo
riprende newton, perché newton rifiutava i concetti astratti e cercava di semplificare le cose, e non
complicarsi le cose. E invece da bacone riprende il metodo induttivo, cioè che partiva dai casi
particolari per arrivare a una teoria generale, quindi rifacendosi all’esperienza). La originalità della
filosofia di hume sta nell’aver applicato il metodo sperimentale non solo alla fisica ma nello studio
della natura umana, e cioe la politica, la morale, l’estetica e logica.
I punti di partenza per attuare questo metodo sono:
1) la critica alle idee innate
2) la critica alla metafisica
3) la critica ai principi a priori
4) la certezza che l’unica conoscenza possibile è solo quella che si fonda sull’esperienza
La natura umana
Se il compito della filosofia è quello di costruire una scienza sperimentale che si fonda sull’uomo,
allora essa si soffermerà sulle discipline fondamentali che riguardano l’uomo: la logica, la politica,
la morale e l’estetica, e siccome per hume alla base della natura umana c’è il rapporto dell’uomo
con la realtà, il punto di partenza sarà lo studio della percezione (è il rapporto uomo/realtà).
Le percezioni
La percezione sta alla base di ogni nostra conoscenza e addirittura hume arriva ad ammettere che
nulla è realmente esistente nella nostra mente al di fuori delle percezioni; gli oggetti esterni sono
conosciuti solo attraverso le percezioni. Esse si dividono in due specie
1) Impressioni: sono le percezioni stesse, cioè sono le impressioni piu forti e vivaci (l’esempio
degli occhi aperti e degli occhi chiusi. Se io ho gli occhi aperti e vedo una cosa, è un
impressione; se io ho gli occhi chiusi, e ricordo quella determinata cosa, è un idea perché si
tratta di emozioni piu blande)
2) idee: sono le percezioni piu deboli, sono l’immaginazione o il ricordo dell’impressione.
L’idea consiste nel riflettere su passioni o emozioni già provate (le impressioni).
Tra le impressioni e le idee esiste una relazione di somiglianza e corrispondenza. Ogni idea
corrisponde ad un impressione e le somiglia (se io vedo il colore azzurro, potrò immaginarmi in
futuro il colore azzurro, ma se sono cieco e non vedo l’azzurro, ovviamente non ho proprio l’idea
del colore).
Criticando quindi la metafisica e ogni principio assoluto e astratto c’è il rischio che hume potesse
cadere in uno scetticismo radicale, in realtà invece quello di hume è uno scetticismo modesto, cioè
hume ammette che le cose che possiamo fare esperienza sono realmente conoscibili, mentre quello
che non possiamo fare esperienza non può essere studiato ne verificato ma non possiamo dire che
non esistono, altrimenti avremo uno scetticismo assoluto.
Il principio di associazione secondo hume, è la naturale predisposizione dell’uomo ad associare
certe idee e certe impressioni e non altre. Alla base di questo principio ci sono tre principi:
1) somiglianza: siamo naturalmente portati ad associare le idee simili (se vedo il ritratto penso
subito all’originale)
2) contiguità nel tempo e nello spazio: tendiamo ad associare le idee che sono vicine nel tempo
e nello spazio (se si parla del colosseo, mi viene in mente roma)
3) causalità: siamo naturalmente portati ad associare causa/effetto (se vedo il fumo, penso al
fuoco)
La relazione impressioni/idee avviene o per immaginazione o per memoria:
1) l’immaginazione prevede una maggiore fantasia, libertà, dell’uomo, e sarebbe l’esempio
dell’ippogrifo, e l’immaginazione è piu vicina all’idea che all’impressione. Anche se è
libera, l’immaginazione non agisce a caso, ma segue un metodo; questo principio si chiama
il principio di associazione.
2) per memoria invece prevede una minore fantasia in quanto è la memoria è piu vicina
all’impressione che all’idea
Il nominalismo riprendendo berkley, hume sostiene che non esistono gli universali, non esistono
termini generali ma noi abbiamo solo idee particolari ed individuali e le idee generali non sono altro
che idee particolari che sulla base dell’abitudine siamo portati a collegare ad un nome.
I due tipi di conoscenza sono:
1) astratta: è quella della matematica, conoscenza certa. Questo tipo di conoscenza riguarda
le relazioni tra le idee, e non si interessa del legame tra le idee e le impressioni e questo tipo
di conoscenza è necessaria perché si fonda sui principi aristotelici (identità, terzo escluso e
non contraddizione). Hume da scarsa importanza alla matematica rispetto a tutti i filosofi del
1600 tipo Galilei, Cartesio ecc. La matematica aveva una posizione intermediaria, ha un
origine sensibile però nello stesso tempo c’ha un carattere necessario a priori tipico delle
materie scientifiche.
2) empirica: è quella che si riferisce all’esperienza, conoscenza probabile in quanto il
contrario di un fatto è sempre possibile nella realtà. Si interessa del rapporto tra le
impressioni. A tale riguardo hume prende in considerazione il principio di casualità (cioè
l’idea che ci sia un rapporto necessario tra causa ed effetto). Hume non critica il principio di
casualità in se stesso ma la necessità di questo principio cioè secondo hume tra causa ed
effetto non c’è un rapporto necessario ma è solo l’abitudine che ci porta a pensare questa
connessione necessaria (esempio lampo/tuono). L’abitudine che si fonda su un concetto di
regolarità ci porta a supporre che le cose che sono successe nel passato succederanno anche
nel futuro (sempre esempio lampo tuono, cioè che se vedo un lampo mi viene l’idea che dop
venga il tuono, ma non sempre è così). Secondo hume il principio di causalità non si fonda
su dimostrazioni o prove ma si fonda su una predisposizione psicologica e istintiva
dell’uomo (ricordiamo l’importanza che hume dava all’uomo nella sua ricerca filosofica)
che hume chiama abitudine. Questa abitudine poi porta alla credenza (noi siamo abituati che
ogni mattina il sole sorge e quindi è ormai una credenza data)
Questa suddivisione riprende la suddivisione delle due verità (di fatto e di ragione) di liebniz
(astratta/ragione, empirica/fatto)
Lo scetticismo di hume
Per hume non esiste nessuna prova oggettiva e necessaria circa l’esistenza del mondo e die corpi,
pur tuttavia nell’uomo esiste un istinto che lo porta a credere nella realtà esterna; questo istinto è
ineminabile, ma dice hume è solo una condizione psicologica, perché in realtà per il filosofo non
esiste una realtà esterna esistente per se stessa ma esistono solo le percezioni che noi abbiamo di
essa. Stessa cosa anche per l’io, non esiste una sostanza io ma esiste solo la percezione di esso.
Tutto questo piu la critica alla metafisica, ci farebbe pensare a hume come un filosofo scettico, in
realtà il suo scetticismo non è estremo ma moderato nel senso che secondo hume l’uomo deve
abbandonare la pretesa di possedere verita assolute e rifacendosi al suo forte “umanesimo”, sostiene
che alla base della nostra conoscenza non ci siano principi logici e razionali ma psicologici e
istintuali, a questo punto quindi anche la filosofia non ha piu un ruolo prescrittivo ma descrittivo e
critico (non è piu normativa assoluta e astratta, ma diventa un qualcosa che può essere soggettivo, in
pratica c’è il relativismo) [questo è per kant: il primato dell’istinto sulla ragione sarà il punto di
partenza della filosofia kantiana, infatti lui dirà che hume l’ha svegliato dal sonno dogmatico]