Facoltà di Farmacia e Medicina Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive Dottorato di Ricerca in Scienze Infettivologiche e delle Terapie Immunologiche XXV ciclo Coordinatore: Prof. Vincenzo Vullo Tesi di dottorato Sindrome da occhio secco in pazienti affetti da Artrite Reumatoide e Sindrome di Sjögren secondaria Relatore: Prof. Ivano Mezzaroma Dottorando: Dott. Andrea Mazzoni Indice 1. Razionale dello studio 4 2. Introduzione 5 2.1. Occhio secco e film lacrimale 5 2.2 Artritre Reumatoide 6 2.3 Sindrome di Sjögren 8 2.4 Criteri diagnostici 10 2.5 Sindrome da occhio secco 12 2.6 Diagnostica strumentale per la sindrome da occhio secco 12 2.7 Terapia dell’occhio secco 15 3. Scopo dello studio 16 4. Materiali e metodi 17 4.1 Pazienti 17 4.2 Tests diagnostici utilizzati 19 2 22 5. Risultati 5.1 Risultati calcolati su tutti i pazienti al T0 22 5.2 Risultati ottenuti al T1 nel Gruppo 1 e nel Gruppo 2 23 5.3 Risultati ottenuti al T2 nel Gruppo 1 e nel Gruppo 2 25 6. Discussione 31 7. Conclusioni 35 8. Bibliografia 36 9. Allegati e Figure 40 3 1. Razionale dello studio Verificare la differenza, in termini di efficacia terapeutica, di due sostituti lacrimali, uno a base di acido ialuronico 0.2% e l’altro a base di fosfolipidi polari, valutando prima e dopo il trattamento topico i seguenti parametri: l’osmolarità del film lacrimale, il Tear Break Up Time, il questionario Ocular Surface Disease Index, lo Schirmer Test di tipo I, lo staining corneale e congiuntivale dopo colorazione rispettivamente con Fluoresceina e Verde di Lissamina, in un gruppo di pazienti affetti da artrite reumatoide e sindrome di Sjogren secondaria. 4 2. Introduzione 2.1 Occhio secco e film lacrimale «L’occhio secco è un disturbo del film lacrimale dovuto alla riduzione delle lacrime o ad eccessiva evaporazione che danneggia la superficie oculare interpalpebrale ed è associato a sintomi di discomfort oculare» (1). Il film lacrimale precorneale è un vero e proprio tessuto costituito da tre strati, il più abbondante dei quali è lo strato acquoso contenuto e protetto verso l’esterno (aria) dallo strato lipidico e verso l’interno (cornea) da quello mucoide. 1. Strato esterno lipidico. E’ secreto dalle ghiandole sebacee palpebrali tarsali di Meibomio e Zeiss e ha quattro funzioni: a) ritardare l'evaporazione dello strato acquoso, b) aumentare la tensione superficiale e quindi favorirne la stabilità, c) lubrificare le palpebre, d) mantenere il film lacrimale entro i margini palpebrali, impedendone la fuoriuscita sulla cute. 2. Strato intermedio acquoso. E’ prodotto dalla ghiandola lacrimale principale e dalle accessorie (ghiandole di Krause e ghiandole di Wolfring) ed ha quattro funzioni: a) fornire ossigeno atmosferico all'epitelio corneale, 5 b) svolgere attività anti-batterica, c) rendere liscia la superficie corneale, d) rimuovere i detriti provenienti dall’esterno. 3. Strato interno mucoide. E’ secreto dalle cellule caliciformi, dalle cripte di Henle e dalle ghiandole di Manz, tutte a localizzazione congiuntivale; la sua funzione è trasformare l'epitelio corneale da superficie idrofoba a superficie idrofila. Partendo dalla definizione di Lemp di occhio secco, possiamo suddividere la sindrome relativa in due gruppi: la forma scatenata da un deficit lacrimale e quella conseguente ad una eccessiva evaporazione (2). 2.2 Artrite Reumatoide L’artrite reumatoide (AR) è una malattia sistemica cronica caratterizzata da una sinovite infiammatoria persistente che interessa le articolazioni periferiche in modo simmetrico. La malattia colpisce circa l’1% della popolazione mondiale con una prevalenza nel sesso femminile rispetto a quello maschile (3:1) e che aumenta con l’età. L’insorgenza è più frequente tra la quarta e la quinta 6 decade di vita; l’80% dei pazienti sviluppa la malattia in un’età compresa tra i 35 ed i 50 anni. E’ stata individuata una predisposizione genetica in circa il 10% dei pazienti colpiti da malattia. In particolare, l’associazione con l’antigene HLA-DR4 è stata descritta in molti soggetti affetti, sebbene i geni per l’HLA contribuiscano solo in parte a determinare la predisposizione genetica. A tutt’oggi la causa della malattia rimane sconosciuta e si ritiene che fattori ambientali di tipo virale possano avere un ruolo eziologico nel determinismo della malattia stessa. Caratteristiche cliniche Caratteristicamente l’AR è una poliartrite cronica con esordio e decorso variabili. L’esordio è in genere subdolo con astenia, malessere generalizzato, facile affaticabilità, anoressia e perdita di peso a cui si associano progressivamente sintomi muscolo-scheletrici caratterizzati da dolore articolare simmetrico aggravato dal movimento, tumefazione e rigidità articolare mattutina di durata superiore ad un’ora a carico di mani, polsi, ginocchia, piedi, colonna cervicale, spalle ed anche. Dal punto di vista clinico, l’infiammazione della sinovia determina calore, gonfiore, dolorabilità e ridotta 7 mobilità. Con il persistere dell’infiammazione si manifestano deformità articolari conseguenti al danno strutturale delle componenti articolari. Manifestazioni extra-articolari Le manifestazioni extra-articolari in corso di AR sono frequenti ma non sempre di rilevanza clinica. Queste includono noduli reumatoidi sottocutanei, ulcerazioni vasculitiche della cute, noduli polmonari, fibrosi polmonare interstiziale, pleurite, polmonite, pericardite e neuropatie. Le manifestazioni oculari principali sono rappresentate dall’episclerite, in genere transitoria e di modesta entità, e dalla sclerite nodulare che colpisce le regioni più profonde dell’occhio, determinando una lesione con caratteristiche istologiche simili a quelle di un nodulo reumatoide. Il 15-20% dei pazienti con AR può sviluppare una sindrome di Sjögren con conseguente cheratocongiuntivite sicca. 2.3 Sindrome di Sjögren La sindrome di Sjögren (SS) è un’infiammazione cronica sistemica, su base autoimmune, caratterizzata da infiltrazione linfocitaria delle ghiandole esocrine, in particolar modo lacrimali e salivari. Il danno esocrino può rappresentare l’unico segno di malattia (forma primaria) o può associarsi ad altre malattie autoimmuni (forma secondaria) quali l’artrite reumatoide 8 (AR), il lupus eritematoso sistemico (LES), la sclerosi sistemica (ScS) (3). Nei pazienti affetti da SS, i linfociti T attivati presentano un tropismo specifico per le ghiandole lacrimali e salivari con conseguente danno tissutale e manifestazioni sintomatologiche caratterizzate da secchezza oculare (xeroftalmia) e secchezza orale (xerostomia) (4). In particolare, il danno a carico delle ghiandole lacrimali provoca: a) alterata produzione della componente acquosa e corpuscolata (lisozima, lattoferrina, elettroliti) del film lacrimale per coinvolgimento della ghiandola principale; b) alterata funzionalità delle ghiandole lacrimali accessorie (congiuntivali e palpebrali) con ridotta produzione della componente sierosa e mucosa ma soprattutto della componente lipidica, conseguenza del danno infiammatorio a carico delle ghiandole di Meibomio. Recenti studi, effettuati analizzando la superficie palpebrale inferiore al microscopio confocale (5), hanno evidenziato come le ghiandole dei soggetti affetti da sindrome di Sjögren presentino una ridotta densità delle cellule epiteliali per ridotto turnover delle cellule stesse ed interstizi perighiandolari non omogenei per infiammazione delle cellule dendritiche. 9 2.4 Criteri diagnostici Criteri diagnostici dell’American-European Consensus Group (2002). I. Sintomi oculari: risposta positiva ad almeno uno dei seguenti quesiti: 1. Secchezza e fastidio oculare quotidiano e persistente per un periodo superiore a tre mesi 2. Sensazione ricorrente di sabbia negli occhi e di corpo estraneo 3. Utilizzo di lacrime artificiali più di tre volte al giorno II. Sintomi orali: risposta positiva ad almeno uno dei seguenti quesiti: 1. Sensazione di secchezza orale quotidiana per un periodo superiore a tre mesi 2. Tumefazioni parotidee ricorrenti o persistenti 3. Utilizzo di liquidi per l’ingestione di cibi secchi III. Segni oculari: positività ad almeno uno dei seguenti tests: 1. Test di Schirmer (<5 mm in 5 minuti) 2. Test al Rosa Bengala (score >4 secondo Von Bijservedl) o altri coloranti IV. Esame istopatologico: Reperto di sialoadenite linfocitica focale nella biopsia delle ghiandole salivari minori ottenuta da una mucosa apparentemente normale e valutata da un esperto istopatologo, con un focus score 1, definito come il numero di foci linfocitari adiacenti ad acini di mucosa apparentemente normale e contenenti più di 50 linfociti per 4 mm2 di tessuto ghiandolare. 10 V. Ghiandole salivari: interessamento delle ghiandole salivari documentato dalla positività di almeno uno dei seguenti tests: 1. Scintigrafia delle ghiandole salivari 2. Scialografia delle parotidi 3. Misura del flusso salivare non stimolato (1,5 ml in 15 minuti) VI. Autoanticorpi: presenza nel siero dei seguenti anticorpi: 1. Anticorpi anti-Ro (SSA) o anti-La (SSB), o entrambi Diagnosi di Sindrome di Sjögren primaria In pazienti privi di altra patologia potenzialmente associata, la SS primaria può essere definita come segue: a. La presenza di almeno 4 dei 6 criteri è indicativa di SS primaria, purchè siano soddisfati i criteri V (istopatologia) o VI (sierologia). b. Presenza di almeno tre dei quattro criteri obiettivi (cioè III, IV, V, VI) Diagnosi di Sindrome di Sjögren secondaria In pazienti con una patologia potenzialmente associata (per esempio un’altra patologia del tessuto connettivo), la presenza del I o del II criterio, più almeno due tra i criteri III, IV e V, può essere indicativa di Sindrome di Sjögren secondaria. (6) 11 Criteri di esclusione Precedente storia di radioterapia di testa e collo, infezione da virus dell'epatite C, precedente diagnosi di linfoma, sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), sarcoidosi, graft versus host disease (GRAFT), uso di farmaci anti-colinergici (entro quattro emivite del farmaco). 2.5 Sindrome da occhio secco La sindrome da occhio secco che si riscontra in pazienti affetti da malattie autoimmuni è una condizione clinica cronica, altamente invalidante che, in assenza di esatto inquadramento diagnostico e terapeutico, determina marcato discomfort oculare, fino ai gradi estremi di riduzione del visus, come accade in presenza di ulcere e distrofie corneali secondarie a processi infiammatori cronici. La sintomatologia riferita dal paziente è spesso sfumata, non specifica, caratterizzata da sensazione di corpo estraneo, bruciore, fotofobia, difficoltà ad aprire le palpebre in particolar modo al risveglio, annebbiamento visivo e dolore puntorio (7). 2.6 Diagnostica strumentale per la sindrome da occhio secco Gli esami diagnostici attualmente utilizzati nella pratica clinica (Tear Break-up Time, Test di Schirmer, staining corneale e congiuntivale della fluoresceina, colorazione con rosa bengala o verde di lissamina, grading 12 delle ghiandole di Meibomio) sono indagini di tipo soggettivo, non specifiche e forniscono scarse informazioni soprattutto nella fase iniziale di malattia. La diagnosi e il follow-up terapeutico dell’occhio secco, basati su indagini obiettive, non operatore- o paziente- dipendenti, rappresenterebbero un gold standard diagnostico. Una recente acquisizione in ambito diagnostico è rappresentata dalla possibilità di poter quantificare l’osmolarità del film lacrimale non attraverso complesse tecniche laboratoristiche, ma mediante un analizzatore, il Tear Lab Osmolatity System®, in grado di quantificare l’osmolarità in pochi secondi. Il TearLab Osmolatity System® è un misuratore portatile dell’osmolarità del film lacrimale che effettua un prelievo non invasivo (per capillarità) di circa 50 nL di lacrime dal menisco temporale inferiore. Con questa procedura diagnostica, la soglia del livello di osmolarità del film lacrimale in grado di distinguere fra soggetti normali e soggetti con occhio secco di entità moderata/media è pari a 308 mOsms/L (sensibilità del metodo), mentre il valore ottimale relativo alla specificità del metodo è risultato pari a 315,6 mOsms/L. In particolare, per il valore di 312 mOsms/L, l’osmolarità del film lacrimale evidenzia una sensibilità del metodo pari al 73% e una specificità pari al 92%. In contrasto, gli altri tests evidenziano sia una bassa sensibilità (staining corneale 54%; staining congiuntivale 60%; grading delle ghiandole di Meibomio 61%) che una 13 scarsa specificità (tempo di rottura del film lacrimale 45%; test di Schirmer 51%). Il test di osmolarità del film lacrimale consente inoltre una maggior riproducibilità se confrontato con gli altri tests. Le differenze di osmolarità fra i due occhi risultano ben correlate all’aumentare della gravità della patologia (8). L’osmolarità del film lacrimale rappresenta il miglior indicatore della gravità di malattia (9) tra i pazienti con sindrome da occhio secco di tipo lieve, moderato e grave (10). In soggetti normali l’osmolarità lacrimale valutata con la stessa metodica è stabile in differenti misurazioni effettuate nell’arco dell’intera giornata (11). L’iperosmolarità conseguente alla riduzione della componente acquosa è il primo segno obiettivabile nella sindrome da occhio secco. Il valore di cutoff attualmente riconosciuto è pari a 315,6 mOsm/l. (12) per cui tutti i soggetti con valori superiori a tale indice presenteranno una condizione di aumentata osmolarità significativa ai fini diagnostici. In particolare, i valori medi di osmolarità di riferimento sono rispettivamente: - Occhio sano, media 302,2 mOsm/L (± 9,7 mOsm/L) - Occhio secco, media 326,9 mOsm/L (± 22,1 mOsm/l) 14 2.7 Terapia dell’occhio secco La terapia dell’occhio secco in corso di patologia autoimmune si avvale di una vasta gamma di prodotti per uso topico. I cortisonici sono comunemente utilizzati, con buoni risultati, per brevi periodi di trattamento a causa degli effetti secondari al loro utilizzo (13). Gli antiinfiammatori non-steroidei (FANS), più facilmente gestibili rispetto ai corticosteroidi, hanno dimostrato una riduzione dell’effetto antiinfiammatorio nel lungo periodo (14-15). Le tetracicline sono indicate in corso di blefariti concomitanti (16). Tuttavia, la terapia topica sostitutiva del film lacrimale è quella più comunemente utilizzata per la sua facilità di gestione, per l’assenza di effetti collaterali e per il notevole beneficio riportato dalla maggior parte dei pazienti. Il ripristino della componente acquosa mediante l’utilizzo di acido ialuronico, altamente biocompatibile, potenzia la stabilità del film lacrimale e promuove la riparazione corneale (17-18). Studi recenti dimostrano un crescente interesse verso l’utilizzo di colliri in grado di ricostituire lo strato lipidico esterno, con conseguente ridotta evaporazione del sottostante strato acquoso e miglioramento dei sintomi (19-20). La terapia topica, in grado di ristabilire lo strato mucoso per azione diretta sulle cellule caliciformi, è ancora in fase di sviluppo. 15 3. Scopo dello studio Partendo da tali considerazioni abbiamo studiato la sindrome da occhio secco (cheratocongiuntivite sicca) in pazienti affetti da artrite reumatoide confrontando i risultati dei tests diagnostici tradizionali (Tear Break Up Time, questionario Ocular Surface Disease Index, Schirmer Test di tipo I, staining corneale e congiuntivale dopo colorazione rispettivamente con Fluoresceina e Verde di Lissamina) con quelli ottenuti per mezzo di un test di quantificazione dell’osmolarità del film lacrimale (TearLab Osmolatity System®), valutando inoltre le modificazioni dei risultati ottenute in seguito al trattamento topico dei pazienti con due differenti schemi terapeutici a base di sostituti lacrimali. In particolare, il primo dei due schemi terapeutici utilizzati era rappresentato da un collirio a base di acido ialuronico 0.2%, mentre l’altro trattamento era basato sulla somministrazione topica di un collirio a base di fosfolipidi polari. 16 4. Materiali e metodi 4.1 Pazienti Tabella 1 Caratteristiche dei pazienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 Sesso F F F M F F M M F F F M F M F F F M F F M F M F F M F F M F F F F M F M F F F F Età 57 45 65 64 56 60 61 48 60 49 61 50 60 65 45 56 57 58 61 47 63 62 48 49 59 51 40 38 49 50 51 37 42 45 48 51 41 42 41 40 Anni di malattia 11 5 17 15 9 10 10 5 11 7 10 6 10 16 4 9 10 8 11 6 12 13 7 8 15 10 11 5 7 12 11 4 4 5 7 10 5 5 4 4 17 Anni di discomfort oculare 9 6 16 15 8 9 8 5 11 8 11 6 8 12 2 7 9 6 9 3 12 11 7 7 14 12 12 5 8 7 9 5 4 6 8 11 9 8 8 6 Abbiamo studiato 40 pazienti (12 M e 28 F) di età compresa tra 37 e 63 anni (età media 51.8 ± 8.34), affetti da artrite reumatoide (con una storia di malattia compresa tra 4 e 17 anni (durata media di malattia 8.7 ± 3.58), con cheratocongiuntivite sicca non controllata e che lamentavano discomfort oculare da un periodo di tempo compreso tra 2 e 16 anni (media pari a 8,4 ± 3,1). Tutti i pazienti arruolati nello studio erano in terapia sistemica per l’AR con differenti regimi terapeutici comprendenti FANS, corticosteroidi ed immunosoppressori. Tutti i pazienti analizzati (80 occhi) sono stati visitati e sottoposti ai tests diagnostici tradizionali (Tear Break Up Time, questionario Ocular Surface Disease Index, Schirmer Test di tipo I, staining corneale e congiuntivale dopo colorazione rispettivamente con Fluoresceina e Verde di Lissamina) ed al TearLab Osmolatity System all’arruolamento (T0), dopo 4 settimane (T1) e dopo 24 settimane (T2) dall’inizio della terapia topica. I pazienti sono stati suddivisi in maniera randomizzata in due gruppi, ciascuno dei quali è stato trattato con un differente regime terapeutico per uso topico: - Gruppo 1 (20 pazienti): instillazione di collirio a base di acido ialuronico 0.2% (1 goccia per occhio per 4 volte al giorno) per 24 settimane. 18 - Gruppo 2 (20 pazienti): instillazione di collirio a base di fosfolipidi polari (1 goccia per occhio per 3 volte al giorno) per 24 settimane. 4.2 Tests diagnostici utilizzati a) questionario Ocular Surface Disease Index (Allegato A): questionario validato per valutare la qualità della vita in pazienti affetti da occhio secco. In base alle risposte dei pazienti è possibile ottenere una scala di condizioni: - un punteggio compreso tra 0 e 12 corrisponde ad una superficie oculare normale; - un punteggio compreso tra 13-22 indica una condizione lieve di occhio secco; - un punteggio compreso tra 23 e 32 indica una condizione moderata di occhio secco; un punteggio compreso tra 33 e 100 indica una condizione grave di occhio secco. b) Tear Break Up Time (TBUT) dopo instillazione di fluoresceina sodica nel sacco congiuntivale: tale test serve per valutare la stabilità del film lacrimale. In condizioni normali il TBUT deve essere >10 secondi. Un TBUT < 10 secondi indica 19 un film lacrimale instabile le cui componenti sono sbilanciate per incongrua secrezione lipidica. c) Schirmer Test di tipo I: tale indagine viene utilizzata per la valutazione della lacrimazione basale e riflessa. Il test viene considerato normale se si raggiunge un’impregnazione della striscia di carta bibula > 10 mm in 5 minuti. Un’impregnazione < 5 mm in 5 minuti definisce una condizione di iposecrezione lacrimale. d) misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System®: il cut-off di osmolarità del film lacrimale è attualmente fissato a 315,6 mOsm/L. Tutti i valori superiori a tale cut-off sono indicativi di una condizione di iperosmolarità conseguente al quadro infiammatorio; e) staining corneale e congiuntivale dopo colorazione rispettivamente con Fluoresceina e Verde di Lissamina: la colorazione con Fluoresceina serve a valutare il danno dell’epitelio corneale indotto dall’occhio secco. In particolare, la penetrazione del colorante negli spazi intercellulari tra le cellule epiteliali corneali indica un’aumentata permeabilità epiteliale dovuta alla rottura delle giunzioni intercellulari. Il Verde di Lissamina permette di evidenziare la presenza di cellule morte o degenerate a carico 20 dell’epitelio congiuntivale come conseguenza del quadro infiammatorio indotto dalle alterazioni del film lacrimale. I dati ottenuti dall’analisi dello staining corneale e congiuntivale sono stati codificati in accordo al SICCA Ocular Staining Score (Allegato B). In accordo a tale score, i valori compresi tra 0 e 2 indicano assenza di danno a carico dell’epitelio corneale e congiuntivale mentre i valori compresi tra 3 e 12 indicano invece differenti gradi di severità del danno a carico della cornea e della congiuntiva in conseguenza delle alterazioni del film lacrimale. L’analisi degli score viene effettuata singolarmente per ogni occhio. 21 5. Risultati 5.1 Risultati calcolati su tutti i pazienti al T0 Abbiamo sottoposto i 40 pazienti studiati ai test precedentemente definiti al momento dell’arruolamento nello studio (T0). L’analisi di queste indagini permetteva di evidenziare: - la codifica dei questionari OSDI dava un punteggio medio di 44.12 ± 3.43 (range 25-65) che confermava la presenza, in tutti i pazienti, di una condizione moderata di occhio secco; - il Tear Break Up Time (TBUT) presentava un tempo medio di rottura pari a 4.88 ± 0.92 secondi (range 3-6 secondi); - il test di Schirmer tipo 1 mostrava un valore medio di imbibizione della carta bibula pari a 5.04 ± 1.48 mm in 5 minuti (range 2-7 mm. in 5 minuti inferiore al limite di normalità); - la misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System® dava un valore medio di 326.36 ± 3.23 (range 320-332 mOsm/L indicativi di una riduzione della componente acquosa del film lacrimale); - la valutazione dello staining corneale e congiuntivale in accordo al SICCA Score mostrava per l’occhio destro valori medi di 10.25 ± 1.03 (range 9-12) e per l’occhio sinistro valori medi di 10.17 ± 1 (range 9-12). Entrambi i ranges sono suggestivi di danno epiteliale a carico della cornea e della congiuntiva. 22 Come precedentemente riportato, i pazienti al T0 venivano quindi randomizzati in 2 gruppi (rispettivamente gruppo 1 e gruppo 2), a ciascuno dei quali veniva assegnato un differente schema di trattamento topico. In particolare, il gruppo 1 veniva trattato per un intervallo di tempo di 24 settimane con l’instillazione di un collirio a base di acido ialuronico allo 0.2% al dosaggio di 1 goccia per occhio per 3 volte al giorno. Il gruppo 2 veniva invece trattato per 24 settimane con un collirio a base di fosfolipidi polari alla posologia di 1 goccia per occhio per 3 volte al giorno. 5.2 Risultati ottenuti al T1 nel Gruppo 1 e nel Gruppo 2 Dopo 4 settimane di terapia i pazienti trattati venivano sottoposti nuovamente ai tests diagnostici comparativi. In particolare, i pazienti del Gruppo 1, trattati con una formulazione topica a base di acido ialuronico allo 0.2% mostravano: - i risultati medi ottenuti dalla codifica dei questionari OSDI risultavano pari a 20.4 ± 4.56 (range 10-28); - il TBUT dava un valore medio di 10.02 ± 1.41 secondi (range 8-12 secondi); - il test di Schirmer tipo 1 mostrava un’imbibizione media della striscia bibula in 5 minuti pari a 10.45 ± 1.9 mm (range 7-14 mm. in 5 minuti); 23 - la misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System® dava un valore medio di 312.9 ± 2.13 mOsm/L (range 310-317 mOsm/L); - la valutazione dello staining corneale e congiuntivale in accordo al SICCA Score mostrava per l’occhio destro valori medi di 9.95 ± 1.39 (range 8-11) e per l’occhio sinistro valori medi di 9.85 ±1.36 (range 811). I risultati ottenuti nei pazienti del Gruppo 2 trattati con un collirio contenente fosfolipidi polari evidenziavano: - i risultati medi ottenuti dalla codifica dei questionari OSDI erano pari a 18.6 ± 4.19 (range10-26); - il TBUT dava un valore medio di 10.7 ± 1.1 secondi (range 9-12 secondi); - il test di Schirmer tipo 1 mostrava un’imbibizione media della striscia bibula in 5 minuti pari a 10.3 ± 1.69 mm (range 7-13 mm. in 5 minuti); - la misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System® dava un valore medio di 312.7 ± 2.16 mOsm/L (range 308-316 mOsm/L); 24 - la valutazione dello staining corneale e congiuntivale in accordo al SICCA Score mostrava per l’occhio destro valori medi pari a 8.2 ± 0.71 (range 7-10) e per l’occhio sinistro valori medi di 7.6 ± 0.72 (range 6-9). 5.3 Risultati ottenuti al T2 nel Gruppo 1 e nel Gruppo 2 Alla conclusione delle 24 settimane di terapia tutti i pazienti trattati venivano nuovamente sottoposti ai tests di valutazione. I risultati relativi ai pazienti del Gruppo 1 permettevano di evidenziare: - i risultati medi ottenuti dalla codifica dei questionari OSDI erano pari a 19.6 ± 4.76 (range 12-25); - il TBUT dava un valore medio di 10.68 ± 1.47 secondi (range 8-13 secondi); - il test di Schirmer tipo 1 mostrava un’imbibizione media della striscia bibula in 5 minuti pari a 9.12 ± 1.48 mm (range 8-12 mm. in 5 minuti); 25 - la misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System® dava un valore medio di 313.04 ± 1.69 mOsm/L (range 315-310 mOsm/L); - la valutazione dello staining corneale e congiuntivale in accordo al SICCA Score mostrava per l’occhio destro valori medi di 8.3 ± 0.72 (range 7-10) e per l’occhio sinistro valori medi pari a 7.2 ± 0. 51 (range 6-8). I risultati ottenuti nei pazienti del Gruppo 2 dopo 24 settimane di terapia mettevano invece in evidenzia: - i risultati medi ottenuti dalla codifica dei questionari OSDI erano pari a 18.5 ± 4.2 (range 11-25); - il TBUT dava un valore medio di 11.5 ± 1.37 secondi (range 9-13 secondi); - il test di Schirmer tipo 1 mostrava un’imbibizione media della striscia bibula in 5 minuti pari a 10.5 ± 1.42 mm (range 8-13 mm. in 5 minuti); - la misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System® dava un valore medio di 311.5 ± 1.82 mOsm/L (range 309-314 mOsm/L); 26 - la valutazione dello staining corneale e congiuntivale in accordo al SICCA Score mostrava per l’occhio destro valori medi di 8.4 ± 0.56 (range 7-10) e per l’occhio sinistro valori medi di 7.1 ± 0.52 (range 68). Il questionario OSDI utilizzato per valutare la qualità della vita in pazienti affetti da occhio secco ha evidenziato una riduzione significativa dello score per entrambi i trattamenti in entrambi i tempi di osservazione (p<0.0001) rispetto al basale, mentre nessun trattamento è risultato superiore all’altro. (Figura 1) Il TBUT documentava un aumento significativo del tempo di rottura del film lacrimale per entrambi i trattamenti in entrambi i tempi di osservazione (p<0.0001). Nessun trattamento risultava statisticamente superiore all’altro. (Figura 2) Il test di Schirmer di tipo I evidenziava un aumento significativo della lacrimazione riflessa in entrambi i trattamenti terapeutici ad entrambi i tempi di osservazione (p<0.0001). Il trattamento terapeutico utilizzato nel Gruppo 2 si è rivelato superiore rispetto al trattamento utilizzato nel Gruppo 1 al T2 (p=0.0046). (Figura 3) La misurazione dell’osmolarità del film lacrimale con metodica TearLab Osmolarity System mostrava una riduzione significativa dello score per entrambi i trattamenti in entrambi i tempi di 27 osservazione (p<0.0001). Il trattamento utilizzato nel Gruppo 2 si è dimostrato statisticamente superiore al trattamento utilizzato nel Gruppo 1 al T2 (p=0.0086). (Figura 4) La valutazione dello staining corneale e congiuntivale in accordo al SICCA Score ha mostrato al T1 una riduzione significativa dello score solo per il trattamento terapeutico somministrato nel Gruppo 2 (p=0.0025). Tale trattamento terapeutico si è dimostrato più efficace rispetto all’altro al T1 (p<0.0001) ma tale superiorità è stata persa al T2, indicando quindi una maggior rapidità di effetto del trattamento utilizzato nel Gruppo 2. (Figura 5) 28 Questionario OSDI T0 T1 T2 20.4 ± 4.56 18.6 ± 4.19 18.6 ± 4.19 18.5 ± 4.2 44.12 ± 3.43 Gruppo 1 (v.n. 0-12) 44.12 ± 3.43 Gruppo 2 (v.n. 0-12) TBUT T0 T1 T2 Gruppo 1 4.88 ± 0.92 (v.n. >10 secondi) 10.02 ±1.41 10.68 ± 1.47 Gruppo 2 4.88 ± 0.92 (v.n. >10 secondi) 10.7 ±1.1 11.5 ± 1.37 Test di Schirmer tipo 1 T0 T1 T2 10.45 ±1.9 18.6 ±4.19 9.12 ±1.48 10.5 ± 1.42 5.04 ± 1.48 Gruppo 1 (v.n.> 10 mm in 5’) 5.04 ± 1.48 Gruppo 2 (v.n.> 10 mm in 5’) 29 Osmolarità T0 T1 T2 Gruppo 1 326.36 ± 3.23 (cut-off 315,6 mOsm/L) 312.9 ±2.13 313.04 ± 1.69 Gruppo 2 326.36 ± 3.23 (cut-off 315,6 mOsm/L) 312.7 ±2.16 311.5 ± 1.82 SICCA Score T0 Gruppo 1 Gruppo 2 OD 10.25 ± 1.03 OS 10.17 ± 1 (v.n 0-2) OD 10.25 ± 1.03 OS 10.17 ± 1 (v.n 0-2) T1 T2 OD 9.95 ± 1.39 OS 9.85±1.36 OD 8.3 ± 0.72 OS 7,2 ± 0,51 OD 8.2 ± 0.71 OS 7.6 ± 0.72 OD 8.4 ± 0.56 OS 7.1 ± 0.52 30 6. Discussione Nei soggetti con sindrome da occhio secco il danno a carico delle ghiandole esocrine interessa tanto la ghiandola lacrimale principale, la cui ridotta funzionalità è vicariata dall’utilizzo dell’acido ialuronico, quanto le altre ghiandole annesse all’apparato oculare, in particolar modo le ghiandole di Meibomio. Alla ridotta secrezione lipidica consegue un’eccessiva evaporazione della componente acquosa con conseguente iperosmolarità e danno infiammatorio. La terapia topica sostitutiva del film lacrimale è quella più comunemente utilizzata. L’utilizzo di acido ialuronico, altamente biocompatibile favorisce la permanenza delle molecole d’acqua all’interno del film lacrimale, potenziandone la stabilità del film lacrimale e promuovendo la riepitelizzazione. Di contro, studi recenti dimostrano un crescente interesse verso l’utilizzo di colliri a base di fosfolipidi polari in grado di ricostituire lo strato lipidico esterno. A questo consegue una ridotta evaporazione del sottostante strato acquoso e un miglioramento del discomfort oculare (19-20). La riparazione del danno a carico dei fosfolipidi del film precorneale, in corso di cheratocongiuntivite sicca, rappresenta ad oggi la scelta terapeutica di I livello dei sintomi della sindrome da occhio secco. Nel corso del nostro studio abbiamo utilizzato 5 tests in grado di valutare, in maniera differente, la sindrome da occhio secco in soggetti affetti da 31 artrite reumatoide, all’arruolamento e successivamente dopo 4 settimane e dopo 24 settimane di terapia topica con due differenti schemi: un collirio a base di acido ialuronico allo 0.2% e un collirio a base di fosfolipidi polari. Il questionario OSDI dimostra un miglioramento della qualità di vita già dopo un mese di terapia topica; tale miglioramento permane dopo 24 settimane ma risulta non correlato al tipo di collirio utilizzato. La lacrimazione riflessa analizzata mediante test di Schirmer di tipo I evidenzia un aumento della produzione del film lacrimale in entrambi i gruppi trattati ad entrambi i tempi di osservazione. Il trattamento terapeutico a base di fosfolipidi polari utilizzato nel Gruppo 2 si è rivelato superiore rispetto al trattamento utilizzato nel Gruppo 1 al T2. Tale dato è correlabile con una maggiore stabilità della lacrimazione riflessa dopo 6 mesi poiché consente una maggiore stabilità della membrana lipidica esterna. Il TBUT migliora significativamente per entrambi i trattamenti in entrambi i tempi di osservazione. E’ presumibile che tale miglioramento sia conseguente ad un’azione sinergica tra le due molecole utilizzate. La riduzione dell’osmolarità del film lacrimale documenta un miglioramento del quadro infiammatorio dopo sei mesi di terapia nel gruppo di pazienti trattati con fosfolipidi polari. Tale dato indica una minore evaporazione dello strato acquoso. 32 La riepitelizzazione corneale e congiuntivale è stata ottenuta già dopo un mese di terapia nei pazienti che utilizzavano un collirio a base di fosfolipidi polari, a dimostrazione del fatto che il trattamento utilizzato nel Gruppo 2 ha un effetto più rapido rispetto al trattamento utilizzato nel Gruppo 1. Comunque tutti i tests utilizzati risultano validi nel documentare il miglioramento del discomfort oculare. Il dosaggio dell’osmolarità del film lacrimale si è dimostrato specifico e sensibile al pari dei tests comunemente utilizzati per la diagnosi di sindrome da occhio secco, ma con il vantaggio di una maggiore riproducibilità, come già dimostrato in letteratura (21). Tale esame è pertanto uno strumento complementare sia per la diagnosi che per il follow-up della sindrome da occhio secco poiché è l’unica in grado di fornire una quantificazione elettronica oggettiva e non-operatoredipendente. I nostri risultati confermano che entrambi i trattamenti utilizzati sono efficaci nel migliorare il discomfort oculare già dopo un mese di terapia, mentre dopo sei mesi il trattamento con fosfolipidi polari si dimostra più efficace rispetto alla terapia con acido ialuronico. Inoltre l’utilizzo dei colliri contenenti fosfolipidi di membrana ha consentito la riduzione del numero di somministrazioni giornaliere (3 gocce/die vs. 4 gocce/die). Pertanto alla luce di tali dati l’utilizzo di preparati topici a base di 33 fosfolipidi di membrana è da considerarsi più efficace nei pazienti affetti da AR con un quadro clinico di sindrome da occhio secco. Le terapie topiche in grado di ripristinare i diversi strati del film lacrimale, seppur in grado di migliorare la sintomatologia, sono di gran lunga lontane dal controllo della cascata infiammatoria. La letteratura internazionale ci offre sempre più dati in merito all’utilizzo della Ciclosporina A (CsA) topica allo 0.05% (Restasis® ) (22-24) al momento non in commercio in Italia. La CsA è un inibitore selettivo dell’interleuchina-2 (IL-2) la cui attività sopprime la risposta immune cellulo-mediata, con conseguente riduzione della quota infiammatoria nella ghiandola lacrimale principale e nelle ghiandole congiuntivali; a questo consegue un aumento della produzione del film lacrimale e della numerosità delle cellule caliciformi. Sarebbe auspicabile poter testare la risposta alla CsA topica in soggetti affetti da artrite reumatoide e sindrome da occhio secco, quale confronto con le terapie con i sostituti lacrimali attualmente disponibili. 34 7. Conclusioni I nostri risultati confermano che entrambi i trattamenti utilizzati sono efficaci nel migliorare il discomfort oculare già dopo un mese di terapia. Dopo sei mesi di terapia il trattamento con fosfolipidi polari si dimostra più efficace rispetto alla terapia con acido ialuronico. L’utilizzo dei colliri contenenti fosfolipidi di membrana consente la riduzione del numero di somministrazioni giornaliere (3 gocce/die vs. 4 gocce/die). Pertanto alla luce di tali dati l’utilizzo di preparati topici a base di fosfolipidi di membrana è da considerarsi più efficace nei pazienti affetti da AR con un quadro clinico di sindrome da occhio secco. 35 8. Bibliografia 1. Lemp M.A. Report of the National Eye Institute Workshop on clinical Trials in Dry eye. CLAO J 1995;21:221-32 2. Jakobiec F.A. Principles and Practice of Ophthalmology. 1994;257-76 3. Srinivasan S. and Slomovic A.R. Sjögren’s syndrome. Compr. Ophthalmol. Update 2007 8, 205-212 4. Tabarra K.F. and Vera-Cristo C.L. Sjögren’s syndrome. Curr. Opin. Ophthalmol. 2000;11, 449-454 5. Villani E. et al. 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Durante la scorsa settimana ha mai avvertito: Sempre Quasi sempre Metà del Tempo Alcune volte Mai 1. occhi sensibili alla luce 2. sensazione di sabbia negli occhi 3. dolore o irritazione negli occhi 4. visione annebbiata 5. visione insufficiente Durante la scorsa settimana ha avuto problemi nello svolgimento di qualcuna di queste azioni: Sempre Quasi sempre Metà del tempo Alcune Volte Mai Non risponde 6. lettura 7. guida notturna 8. lavorando al computer 9. guardando la TV Durante la scorsa settimana ha avvertito fastidio agli occhi in qualcuna di queste situazioni: Sempre Quasi sempre Metà del tempo Alcune Volte 10. condizioni di vento 11. frequentando luoghi molto secchi 12. frequentando luoghi con aria condizionata Sistema di punteggio: per ogni risposta si assegna il seguente punteggio 0 = mai 1 = alcune volte 2 = metà del tempo 3 = quasi sempre 4 = sempre Il punteggio totale viene calcolato sulla base della seguente formula OSDI = (somma della severità di tutte le risposte date) X (100) (numero delle risposte date) X (4) Valori di OSDI : 0-12 13-22 23-32 33-100 = superficie oculare normale = condizione lieve di occhio secco = condizione moderata di occhio secco = condizione severa di occhio secco 40 Mai Non risponde Allegato B 41 Figure Figura 1 – OSDI Figura 2 – T-BUT 42 Figura 3 – Test di Schirmer tipo 1 Figura 4 - Osmolarità 43 Figura 5 – SICCA Score 44