S.C. Reumatologia A.O.U. Città della Salute e della Scienza di

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RUBRICA medica
S.C. Reumatologia A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino
Clinica Universitaria Ospedale Oftalmico di Torino
Simone Parisi, Vittoria Aragno, Valeria Testa, Enrico Fusaro
L’occhio secco che cos’è?
L’occhio secco è un disturbo del film lacrimale dovuto ad una ridotta produzione
delle lacrime o all’eccessiva evaporazione delle stesse. Le conseguenze sono un danno
alla superficie oculare e sintomi di discomfort oculare. È una patologia multifattoriale di comune riscontro nella pratica clinica (la prevalenza è circa del 20% circa nei
soggetti sopra i 50 anni).
Il film lacrimale è una sottile pellicola, di circa 7 µm, che protegge l’occhio e contribuisce alla visione ed è formato da tre strati:
• Strato lipidico, a contatto con l’atmosfera
• Strato acquoso, intermedio
• Strato mucinico, a contatto con la superficie oculare.
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Numerose strutture contribuiscono alla corretta produzione e deflusso del film lacrimale: le ghiandole lacrimali (che producono la componente acquosa del film lacrimale), le ghiandole di Meibomio (deputate alla produzione della componente
lipidica), le cellule mucose della congiuntiva (che producono lo strato mucinico),
le vie di deflusso lacrimali e le palpebre. L’occhio secco può derivare dall’alterazione
patologica di una o più di queste strutture, che insieme alla superficie oculare e alle
sue terminazioni nervose costituiscono l unità funzionale lacrimale.
Il film lacrimale, per essere efficace nella sua azione deve avere sia un corretto rapporto dei suoi componenti, per evitarne una rapida evaporazione, sia un’adeguata
produzione quantitativa. Le alterazioni qualitative e quantitative del film lacrimale
innescano infatti un circolo vizioso, di cui l’iperosmolarità del film è uno step fondamentale, che porta all’ instaurarsi di una condizione infiammatoria.
Perché è frequente nei pazienti con sclerodermia?
I meccanismi che portano all’instaurarsi di questa malattia sono molto vari; nella
sclerodermia ed in altre malattie reumatiche (Lupus Eritematoso Sistemico; Artrite
reumatoide, sindrome di Sjögren) si verifica una sindrome sicca secondaria all’alterazione delle ghiandole lacrimali.
L’ipotiroidismo autoimmune, spesso associato a queste malattie, può rappresentare
una concausa dell’occhio secco
Sono stati inoltre dimostrati vari fattori di rischio molto comuni per l’occhio secco,
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che includono il sesso femminile, l’età avanzata, la terapia estrogenica in post-menopausa, una dieta povera di acidi grassi essenziali omega-3 e l’utilizzo di lenti a
contatto. Alcuni farmaci (terapia sostitutiva ormonale, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi triciclici, betabloccanti) possono
inibire la produzione di lacrime.
Che sintomi causa?
I sintomi causati dall’ occhio secco si presentano nella maggior parte dei pazienti
con:
• bruciore
• sensazione di sabbia o corpo estraneo nell’ occhio
• visione fluttuante
• rossore della congiuntiva
• epifora, cioè un’ eccessiva lacrimazione, tipica dei pazienti che presentano un
film con alterazioni qualitative, l’ occhio cerca di compensare un’ eccessiva evaporazione con un aumento di produzione.
La sintomatologia può presentarsi con manifestazioni lievi e intermittenti fino a
giungere a livelli di severità gravi e persistenti, che influenzano pesantemente la qualità di vita del paziente ed essere responsabili di complicanze. E’ perciò necessaria
una valutazione oculistica in caso di una sintomatologia grave ed invalidante.
Come si fa a diagnosticare?
Esistono numerosi test che possono essere eseguiti dall’oculista nel sospetto di secchezza oculare, per confermare se i sintomi riportati dal paziente siano ascrivibili a
tale patologia. I più utilizzati sono:
• Il test di Schirmer I: valuta la produzione di lacrime in 5 minuti, mediante
l’apposizione di strisce di carta bibula nel fornice congiuntivale inferiore. Il test
è indicativo di secchezza oculare se il risultato è minore di 10 mm in 5 minuti.
• La valutazione del film lacrimale, sia qualitativa che quantitativa, con biomicroscopia (test di rottura del film lacrimale, valutazione dei menischi lacrimali).
• La valutazione dei difetti epiteliali corneali: mediante colorazioni con fluoresceina e verde di lissamina
• La valutazione istologica in vivo degli elementi anatomici corneali, mediante
microscopia confocale corneale.
I test hanno una validità limitata se eseguiti singolarmente, occorre infatti un’analisi
complessiva dei risultati degli stessi, per stabilire il livello di severità della patologia.
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Come si può curare?
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La terapia varia a seconda della severità della secchezza oculare.
Per i livelli di severità più lievi possono essere sufficienti semplici modifiche comportamentali, al fine di evitare i fattori di rischio citati prima (adeguata idratazione,
uso di umidificatori, posizione di lavoro lontana da ventilatori e climatizzatori, dieta
ricca di grassi omega-3). Un corretto igiene palpebrale e l’attenzione all’ ammiccamento in caso di uso prolungato di videoterminali possono essere utili.
I lubrificanti oculari (lacrime artificiali) costituiscono la terapia di primo livello ed
anche la più diffusa; ne esistono numerosi tipi, differenti per composizione, viscosità
e osmolarità. La frequenza dell’instillazione varia a seconda della gravità, in caso di
instillazioni frequenti vanno evitati i lubrificanti contenenti conservanti. L’oculista
può prescrivere, in casi più gravi, l’utilizzo di cortisonici, in forma di colliri o pomate, o la ciclosporina 0,05%-0,1% in forma di collirio (in Italia per ora disponibile
unicamente con preparazione galenica). L’utilizzo di antibiotici topici o per os (tetracicline e macrolidi) è utile in particolare nei casi associati a blefarite.
Sono inoltre indicati, in casi di occhio secchio moderato-severo che non trovino
beneficio con i precedenti presidi terapeutici, dei colliri emocomponenti: il siero
autologo e il lisato piastrinico autologo. Essi combinano l’azione antinfiammatoria e
lubrificante, la loro formulazione consta infatti di fattori di crescita dell’epitelio, di
fattori antinfiammatori e di molecole antimicrobiche fisiologicamente presenti negli
emocomponenti.
Esiste inoltre un trattamento sistemico con Pilocarpina compresse, autorizzato in
Italia per il trattamento della sintomatologia da secchezza della bocca e da secchezza
della congiuntiva nei pazienti affetti da Sindrome di Sjögren.
Nei pazienti più gravi infine si deve ricorrere all’occlusione dei puntini lacrimali
(punctal plug) o ad interventi chirurgici più invasivi (tarsorrafia, membrane amniotiche), le cui indicazioni terapeutiche sono molto ristrette.
Attualmente il Reparto di Reumatologia delle Molinette, diretto dal dott. Fusaro,
e la Clinica Universitaria dell’Ospedale Oftalmico, diretta dal Prof. Grignolo, collaborano attivamente nel trattamento di pazienti affetti da forme gravi di secchezza
oculare.
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