La depressione post-partum. Che cos’è? Come riconoscerla e come intervenire. La gravidanza e il parto nella vita di una donna sono momenti molto importanti, ci si trova a vivere profondi ed intensi cambiamenti emotivi e corporei che la obbligano ad una riorganizzazione profonda del proprio essere donna; il vissuto generale in queste circostanze, spesso, è di profonda vulnerabilità. È pensiero comune quello per cui ogni donna in gravidanza viva una felicità intensa per la formazione della nuova vita e per la famiglia che si allarga e, per tali ragioni, sentimenti depressivi o aspetti di ansia e preoccupazione potrebbero non essere riconosciuti. Gravidanza e parto, in realtà, possono anche essere intense fonti di stress tali da scatenare nelle neo mamme alcuni disturbi caratteristici come quelli dell’umore: da forme più lievi fino a stati più patologici. Gli stati depressivi e i disturbi dell’umore risultano statisticamente più presenti nelle donne che negli uomini. Si parla quasi del doppio, e in particolare nelle donne gli episodi depressivi tendono a presentarsi con una frequenza maggiore in corrispondenza di significative variazioni ormonali: gravidanza, menopausa e fase premestruale possono essere momenti critici in questo senso. Le donne rappresentano i due terzi dei pazienti affetti da disturbi dell’umore. La depressione è una malattia molto comune, ed è una delle principali complicanze durante la gravidanza e nel post-parto. Il periodo immediatamente successivo al parto è un momento estremamente delicato, è molto importante che operatori sanitari e familiari siano attenti a rintracciare aspetti di fragilità psicologica ed emotiva a tutela del benessere della puerpera e del neonato; le situazioni a più alto rischio sembrerebbero essere quelle in cui il disturbo era già presente prima della gravidanza. Infatti, in pazienti già affette da depressione o ansia è molto alto il rischio di una riacutizzazione sintomatologica; questo vale in modo particolare per i disturbi ossessivo compulsivi, disturbi alimentari, psicosi e depressione. L’adeguato trattamento della depressione e dell’ansia, anche durante la gravidanza, attraverso interventi di sostegno psicologico e di psicoterapia, è utile a contenere molteplici effetti negativi sia sul feto (nascita di neonati sottopeso, debolezza muscolare, carenza di ossigeno, maggiore frequenza di aborti spontanei, bassi punteggi di APGAR) sia a tutelare il benessere della puerpera e del neonato, nonché a proteggere e favorire una sana relazione di attaccamento tra i due. Tecniche di controllo del respiro, di rilassamento muscolare, una psicoterapia mirata - individuale e/o di coppia - possono essere interventi adeguati e risolutivi per il benessere psicologico della mamma, del feto e della coppia. La reazione psicologica successiva alla nascita di un figlio è imprevedibile ed estremamente variabile. È legata e condizionata dalle aspettative più profonde della donna e della famiglia, dalle modalità e dalla dinamica del parto, dall’allattamento, dallo stato di salute della donna dopo il parto, dalla presenza di una solida e consolidata relazione con il partner. La discrepanza fra le aspettative e la reale situazione può alimentare sentimenti e vissuti di profonda inadeguatezza tali da indebolire la donna e rendere incerta la relazione di accudimento primario; è proprio in questo momento che è opportuno sondare la presenza di sintomi specifici della depressione o di pensieri infanticidi. Alcune donne possono avere difficoltà ad accettare il nuovo stato provando sentimenti contrastanti, oscillando tra felicità e paura. Anche se questo tipo di reazioni sono molto comuni, non vengono quasi mai espresse dalle donne per timore di essere giudicate inadeguate nella funzione materna; la mancanza di ascolto di queste parti di Sé può determinare un passaggio in cui sentimenti di tristezza e ansia si trasformano in veri e propri sintomi depressivi. Tranquillizzare la donna rassicurandola che vissuti di insicurezza e fragilità sono molto comuni, che il travaglio che precede la nascita del figlio, oltre ad essere fisiologico è soprattutto psicologico, e passa anche per la dolorosa esperienza dell’appropriarsi di questi nuovi e angosciosi stati emotivi. 1 La depressione post-partum è un disturbo dell’umore, può colpire le donne nel periodo immediatamente successivo al parto. È una condizione diversa sia da quella definita baby-blues, che dalla psicosi puerperale; la prima caratterizza le primissime settimane dopo il parto, è una sindrome benigna transitoria abbastanza diffusa, che non necessariamente si trasforma in uno stato patologico depressivo vero e proprio, e che solitamente ha una risoluzione spontanea in breve tempo; la seconda, la psicosi puerperale, è invece uno stato psicopatologico grave caratterizzato da sintomi psicotici veri e propri, che richiede l’immediato intervento di uno specialista. Fattori di rischio nell’insorgenza della depressione post-partum. Sembrerebbe che i fattori di rischio per la DPP non siano diversi da quelli per la depressione nella popolazione generale: questi aumentano solo la probabilità che una depressione si possa manifestare ma non sono fattori causali necessari. Alcuni ritengono che l’improvvisa variazione ormonale - calo del livello degli estrogeni e del progesterone - possa essere un fattore scatenante, ma appaiono decisamente più significativi gli aspetti di carattere psicologico, come: - storia personale di depressione; timore per le nuove responsabilità; cambiamento del proprio aspetto fisico; depressione durante la gravidanza; mancanza di sostegno sociale e/o familiare; gravidanza non pianificata; avere già due o più figli; stress parentale prenatale; disoccupazione; emergenza sociale; la fatica fisica del post-partum può essere un potente induttore di stress che agendo sul sistema immunitario materno può ridurre la capacità di difesa e di reazione, rendendo la donna più vulnerabile alla depressione; le alterazioni del sonno possono slatentizzare uno stato depressivo profondo. Soprattutto per il primo figlio, la donna deve affrontare alcuni importanti compiti evolutivi di riorganizzazione psichica: - cambiamento di ruolo nelle relazioni sociali; costruzione di una nuova identità femminile; nuovo equilibro di coppia; confronto con la propria relazione materna; perdita dello stato simbiotico con il bambino; confronto fra il bambino immaginato e quello reale; relazione di dipendenza con il figlio; Che cosa è il Baby-Blues? È un disturbo dell’umore passeggero, è definibile come uno stato di malinconia che caratterizza la donna nel post-parto. Le cause si possono rintracciare in un insieme di fattori emotivi - l’incertezza della nuova condizione - ed ormonali – il calo del livello degli estrogeni e del progesterone. I sintomi compaiono tra il terzo e il quinto giorno dopo il parto, e scompaiono naturalmente entro due settimane e la sua insorgenza coincide spesso con il ritorno a casa dall’ospedale. L’incidenza è maggiore nelle primipare con anamnesi positiva personale e familiare per la depressione e i disturbi di ansia più in generale. Irritabilità, disforia, pianto frequente, difficoltà di concentrazione, pensieri negativi nei confronti del bambino sono sintomi caratteristici. Nella maggior parte dei casi i sintomi tendono a regredire completamente e spontaneamente in poco tempo. Il sostegno familiare e la condivisione con altre donne/mamme possono essere un valido aiuto, permettendo alla donna di sentirsi più adeguata nel nuovo ruolo. 2 Che cos’è la depressione post-partum? Questo tipo di depressione ha un un’incidenza del 10-20% tra le donne che hanno appena partorito. Tra le cause si ipotizzano sia fattori ormonali, che aspetti psicologici più profondi legati alla storia personale e familiare della donna; può insorgere entro le 4-6 settimane dalla nascita fino ai 6 mesi successivi al parto, e la durata può oscillare dai 6 mesi o persistere fino ad un anno. Tra aspetti psicologici che possono facilitarne l’insorgenza ci sono: conflittualità nella coppia o nella famiglia di origine, assenza di sostegno da parte del partner, assenza di sostegno sociale e familiare, età avanzata della madre, depressione preesistente, problemi fisici, lutti importanti in concomitanza della nascita. Clinicamente il quadro sintomatologico può essere simile a quello di uno stato depressivo più classico (depressione maggiore): - crisi di pianto; cambiamenti dell’umore; irritabilità; ideazione suicidaria; ansia; angoscia; senso di colpa; senso di inadeguatezza e autosvalutazione; perdita di appetito; insonnia o eccessiva sonnolenza anche durante il giorno; assenza di interesse verso le attività quotidiane; sentimenti di avversione o scarso interesse verso il neonato; avvertire il bambino come un peso; solitudine; A tutto ciò si può legare uno stato di profonda angoscia derivante anche da una un’eccessiva preoccupazione nei confronti del neonato e della sua salute, o il vissuto profondo di colpa nel sentire di non provare abbastanza amore verso il figlio fino all’arrivo estremo di pensieri di infanticidio. Molte pazienti tendono a non riconoscere il proprio stato depressivo, e può infatti esserci riluttanza a confessare questi vissuti per vergogna, senso di fallimento o timore di essere giudicate inadeguate alla cura del proprio bambino. Alcune donne attribuiscono ai repentini cambiamenti di umore, alla stanchezza e alle difficoltà di relazione la causa del disagio piuttosto che ammettere di essere depresse. La depressione materna non trattata può interferire negativamente con lo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale del bambino. Il riconoscimento precoce dei sintomi depressivi e dello stato di profonda sofferenza della donna permette di attuare tempestive azioni psicoterapeutiche e farmacologiche (se necessarie), utili alla positiva risoluzione della situazione. Che cos’è la psicosi puerperale? È uno stato psicopatologico grave, ha una prevalenza dello 0,1-0,2% e anche in questo caso sembrerebbero più a rischio le primipare e le donne che hanno un’anamnesi positiva per i disturbi bipolari. Può manifestarsi nei primi 15 giorni dal parto con una durata dalle 6 alle 12 settimane o più,: quasi sempre si ricorre ad un ricovero ospedaliero a tutela della donna e del neonato. I sintomi caratteristici sono: insonnia, confusione, disturbi affettivi, sintomi deliranti, disorientamento spazio temporale e cognitivo. La risoluzione del quadro clinico, per la maggior parte delle volte, è buona fino al 70% dei casi anche quando la situazione appare drammatica. Cosa fare ? Indicazioni trattamentali 3 L’intervento deve essere sempre tempestivo per contenere il più possibile gli effetti dannosi per la mamma e il neonato. Il sostegno psicologico e la psicoterapia sono gli interventi più efficaci nella cura e gestione del momento depressivo post parto. Trattamento Psicoterapeutico La donna che soffre di depressione post parto deve essere aiutata a riconoscere i segnali del malessere, e a formulare una richiesta di aiuto. Ha bisogno di ritrovare fiducia in sé stessa, nelle proprie capacità di madre e di donna, deve essere sostenuta nella costruzione della relazione di attaccamento con il proprio bambino. Ha bisogno di essere accolta, ascoltata e compresa nei vissuti di colpa e di vergogna che la sofferenza ha determinato, compromettendo a livello profondo la sua autostima e la costruzione della nuova identità materna. Per tutti questi motivi un percorso di psicoterapia e di accompagnamento alla maternità sembra essere il trattamento elettivo nell’incontro terapeutico, dove la donna può trovare uno spazio di ascolto neutro e poter depositare ed elaborare i sentimenti più inconfessabili senza sentirsi giudicata, potendo ritrovare il senso della propria storia alla luce della nascita di un figlio, e all’ombra della rivisitazione del rapporto con la propria madre. La maternità riporta la donna a rivivere emozioni legate al rapporto con le proprie figure di attaccamento, e talvolta ciò può essere fonte di conflitto e di disagio interiore; nello spazio di ascolto terapeutico anche questi aspetti possono trovare un contenimento rassicurante in un processo evoluto di crescita del ciclo vitale. Il trattamento farmacologico quando è necessario ? I farmaci psicotropi possono essere dannosi per il feto e per il neonato, e possono compromettere l’allattamento al seno. È quindi necessario considerare gli effetti patogeni e la tossicità perinatale; di conseguenza, l’uso di farmaci deve avvenire solo dopo attenta valutazione da parte di uno psichiatra e dietro sua diretta prescrizione. Qualora fosse necessario un trattamento farmacologico questi dovrebbe possedere il più basso profilo di rischio per la mamma e per il neonato, dovrebbe prevedere un dosaggio minimo efficace a permetterne l’allattamento. È consigliabile comunque affiancare sempre l’assunzione di farmaci ad un trattamento psicoterapeutico. Dott.ssa Catia Annarilli psicologa psicoterapeuta Professione Mamma APS – Viale Bruno Buozzi, 24 – 00040 Castel Gandolfo – Roma www.professionemamma.it – tel: 338/4152291 – email: [email protected] 4