Istituto Superiore di Formazione Insegnanti Yoga ISFIY di Milano corso 2004/2008 Titolo della tesi LE APPLICAZIONI DELLO YOGA NEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE Candidato Relatore MICHELE BATTISTA SUSI STEFANINI 1 INDICE PREMESSA .................................................................................................................... 5 RINGRAZIAMENTI ................................................................................................... 6 QUADRO GENERALE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE E FATTORI PSICOSOCIALI.......................................................... 7 DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE............................................................................................................... 9 ANORESSIA NERVOSA ............................................................................................ 9 BULIMIA NERVOSA ............................................................................................... 10 DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING) ...... 11 SINDROME DA VOMITO (VOMITING) ................................................................ 11 ORTORESSIA ........................................................................................................... 12 MODELLI TEORICI INTERPRETATIVI............................................................... 14 MODELLO PSICOANALITICO............................................................................... 14 MODELLO DISPERCETTIVO ................................................................................. 14 MODELLO SISTEMICO-FAMILIARE.................................................................... 14 MODELLO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE ............................................... 15 MODELLO STRATEGICO-COSTRUTTIVISTA.................................................... 15 LO YOGA: UN APPROCCIO OLISTICO ............................................................... 16 IL CORPO NELLA SUA DIMENSIONE ENERGETICA...................................... 17 1° CHAKRA – MULADHARA ................................................................................. 18 2° CHAKRA – SVADHISTHANA ............................................................................ 18 3° CHAKRA - MANIPURA....................................................................................... 19 4° CHAKRA - ANAHATA ........................................................................................ 19 5° CHAKRA – VISHUDDHA.................................................................................... 20 6° CHAKRA - AJNA.................................................................................................. 20 7° CHAKCRA - SAHASRARA ................................................................................. 21 I 5 KOSHA .................................................................................................................... 22 PRANAYAMA KOSHA: IL CORPO PRANICO..................................................... 23 LE FUNZIONI DEL PRANA: I 5 VAYU .................................................................. 24 Prana ...................................................................................................................... 24 Apana...................................................................................................................... 24 Samana ................................................................................................................... 24 Udana ..................................................................................................................... 24 Vyana ...................................................................................................................... 24 PRANA E MALATTIA ............................................................................................... 26 ALIMETAZIONE E PRANA ..................................................................................... 27 L’ AYURVEDA ......................................................................................................... 27 VATA....................................................................................................................... 27 PITTA ..................................................................................................................... 27 2 KAPHA ................................................................................................................... 27 SEQUENZE CONSIGLIATE ..................................................................................... 30 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 1 .................................................................... 31 RILASSAMENTO PROPOSTO ................................................................................ 31 ESERCIZI DI RESPIRAZIONE ................................................................................ 31 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 2 .................................................................... 34 RILASSAMENTO ..................................................................................................... 34 ESERCIZI DI RESPIRAZIONE ................................................................................ 34 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 3 .................................................................... 38 IL KUMBHAKA ........................................................................................................ 38 SURYANAMASKAR................................................................................................ 39 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 4 .................................................................... 43 IL RILASSAMENTO................................................................................................. 43 CENNI SUL PRANAYAMA ..................................................................................... 43 SURYA BEDHANA PRANAYAMA........................................................................ 44 CHANDRA BEDHANA PRANAYAMA ................................................................. 44 NADI SHODHANA PRANAYAMA ........................................................................ 44 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 5 .................................................................... 48 IL RILASSAMENTO: YOGA NIDRA...................................................................... 48 IL "SANKALPA": LA RISOLUZIONE. PIANTARE IL SEME DEL CAMBIAMENTO............. 49 SHAVAYATRA......................................................................................................... 49 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 6 .................................................................... 56 BHRAMARI PRANAYAMA .................................................................................... 57 IL POTERE DELLA MENTE NEL PERCORSO DI GUARIGIONE ....................... 57 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO....................................................................... 61 3 ...a tutte le persone che hanno questa prova nella loro vita.. 4 PREMESSA Come non mai, oggi come oggi, abbiamo la necessità di far fronte ad una verità che trapela a malapena nella società: il nostro difficile rapporto con il cibo e con il corpo. Mai, come in questi tempi di “benessere”, nell’ occidente si sono viste aumentare così le patologie dei disturbi alimentari: è questo che mi ha spinto a trattare un argomento così complesso. Questa tesi non ha la pretesa e lo scopo di prendere il posto del trattamento medico e psicologico ma vuole essere un piccolo strumento di aiuto e di affiancamento al percorso proposto dalla medicina tradizionale, per coloro che rivolgono la loro attenzione e il loro benessere psicofisico a percorsi definiti “alternativi” e che contemplano l’ uomo come corpo, mente e spirito. Lo studio di seguito riportato, vorrebbe essere strumento di verifica per capire se, nell'ambito di un programma di approccio psicologico e di educazione del paziente, la pratica dello Yoga può essere utile al fine di migliorare il rapporto di alcuni pazienti con il proprio corpo. La tesi è suddivisa in due parti: la prima, nella quale si analizzano gli aspetti medicoscientifici della patologia; la seconda invece affronta il discorso da un punto di vista prettamente yogico. Per far fronte all’ approccio terapeutico dello yoga scelto ci baseremo sui vari modelli interpretativi dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) che attribuiscono particolare rilievo ad alcuni tratti evidenziabili nei pazienti, quali l’incapacità di riconoscere i segnali che giungono dal proprio corpo - in particolare l’appetito, la fame, la sazietà - le distorsioni cognitive relative al peso e al corpo, nonché l’alterazione dell’immagine corporea. Prendendo spunto da quanto sopra citato, con questa tesi si intendono esporre delle riflessioni a riguardo di alcune ipotesi di lavoro che prevedono un ciclo di incontri con cadenza settimanale e della durata di circa un anno. 5 RINGRAZIAMENTI Ringrazio il buon Dio che sempre ci parla e al quale siamo spesso sordi. Ringrazio i Maestri, i Santi e i Saggi di tutte le religioni che hanno impegnato la loro vita nella ricerca della Verità e hanno mostrato le strade per conoscerLa. Ringrazio Susi che, con tanta apprensione, mi ha aiutato nella stesura della tesi. Ringrazio i miei colleghi di lavoro che, pazientemente, mi hanno lasciato lo spazio per continuare questo elaborato anche in ufficio. Ringrazio Adamaria, senza di lei non sarei riuscito nella raccolta di informazioni medico-scientifiche. Ringrazio la mia compagna che, dolcemente, non mi ha fatto pesare il fatto di trascorrere il poco tempo libero con la tesi e non con lei. Ringrazio coloro che, con la loro personale esperienza, mi hanno aiutato ad affrontare questo argomento. Ringrazio la federazione perchè mi ha fatto capire tante cose e mi ha fatto crescere. Ringrazio i compagni di corso che durante gli esami di questi anni si sono prestati a discussioni, docenze e ripetizioni. Vorrei ringraziare ancora tanti altri, coloro che si mettono sempre in secondo piano ma che senza loro “il carroccio non andrebbe avanti”. Coloro i quali offrono tanto ma chiedono poco. Coloro che credono di essere gli ultimi mentre sono i primi. HARI OM TAT SAT 6 QUADRO GENERALE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE E FATTORI PSICOSOCIALI La categoria dei "disturbi del comportamento alimentare" (DCA) comprende una serie di comportamenti sintomatici dal punto di vista psicopatologico legati alla sfera dell'alimentazione. Con tale termine si fa riferimento ad un ambito estremamente complesso di disturbi che variano notevolmente dal punto di vista delle manifestazioni, della gravità del problema e dei molteplici fattori che possono contribuire alla loro insorgenza e persistenza nel tempo. I principali disturbi del comportamento alimentare, sui quali si è concentrata tradizionalmente la letteratura scientifica, sono l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa. Tali patologie sono state descritte e, in un certo senso, "codificate" nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV, APA, 1994, pp. 597-603) con le relative varianti o sottotipi, nonché con le manifestazioni ad esse associate, secondo una formulazione riconosciuta e utilizzata a livello internazionale (per la descrizione in sintesi dell'anoressia e della bulimia si rinvia alla sezione successiva). Il panorama dei disturbi alimentari, tuttavia, è in continua e rapida evoluzione e nella pratica clinica vengono evidenziati quadri patologici spesso più sfumati o che presentano caratteristiche e accenti diversi, per cui buona parte dei pazienti sfugge, di fatto, ad una precisa classificazione basata sui criteri diagnostici tradizionali. Nella letteratura sono state delineate recentemente altre sindromi quali binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), weight cycling, night eating, vomiting, ortoressia, il cui comune denominatore è dato da un rapporto problematico – e spesso compulsivo – con il cibo e con il proprio corpo (per la descrizione in sintesi dei singoli DCA si rinvia alla sezione successiva). Un ulteriore aspetto di cui tenere conto nel tentare di tracciare un quadro dei DCA è la crescente incidenza presso la popolazione dei paesi industrializzati del sovrappeso e dell'obesità, fin dall'età infantile, che ha indotto l'OMS a inserire l'obesità, definita "l'epidemia del nostro secolo", fra le malattie croniche. Il soprappeso e l'obesità – e l'aumento del rischio di patologie fisiche ad essi associati – sono sicuramente riconducibili all'azione congiunta di fattori sociali, economici e psicologici fra i quali cambiamenti nello stile di vita e nell'organizzazione del lavoro ormai improntati alla sedentarietà, abitudini alimentari non sane e la tendenza alla sovralimentazione. Non si può negare, pertanto, che negli ultimi decenni sull'instaurarsi di un atteggiamento conflittuale nei confronti del cibo presso ampi strati della popolazione, abbiano influito significativamente fattori diversi, che investono la società nel suo insieme: fra essi il grande sviluppo dell'industria alimentare e la conseguente espansione dell'offerta di cibi pronti ad alto tenore calorico1, concomitante, d'altra parte, 1 Taluni autori non hanno mancato di evidenziare l'irriducibile contraddizione fra gli interessi dell'industria alimentare e la salute - psicofisica - dei consumatori: " Per riuscire a compiacere il palato del consumatore e vendere di più l'industria ha infatti imparato ad addizionare ai cibi una quota di grassi. I lipidi, ci dice la ricerca (anche e soprattutto quella condotta dalle stesse imprese alimentari), rendono ogni alimento più attraente, più palatabile come si usa dire. Per questo le industrie studiano con 7 all'affermarsi dell'ideale della magrezza e alla diffusione indiscriminata di diete e restrizioni alimentari di vario tipo, favorita con una certa superficialità anche dall'establishment medico. La dieta ha finito così col diventare un rituale sociale praticato su larga scala e caricato di valenze positive. Si può dire che proprio i tentativi – spesso rivelatisi inappropriati – di affrontare il problema del soprappeso abbiano contribuito a rendere problematica la gestione del rapporto col cibo e a rendere più pressante per molti la preoccupazione per il peso e la forma fisica. Anche se tali difficoltà non sfociano necessariamente nell'instaurarsi di patologie conclamate del comportamento alimentare e pertanto non giungono all'interno l'intervento terapeutico, il fenomeno, degno di nota dal punto di vista sociologico, resta comunque in parte "sommerso", il che potrebbe indurre a sottostimarne l'entità e gli effetti sulla qualità della vita delle persone. Il possibile rapporto fra dieta e disturbi alimentari è stato espressamente sottolineato in alcuni studi (cfr. Bauer B. Ventura M., 1998, p. 4): "Non è ancora chiaro quali fattori facciano evolvere una dieta in un disturbo alimentare; esistono tuttavia molti aspetti in comune fra persone a dieta (dieters) e persone con disturbi alimentari. Ambedue tendono infatti ad abbuffarsi dopo un periodo di restrizione, mangiano in risposta alle emozioni o in seguito all'idea di aver trasgredito le loro regole dietetiche. Anche psicologicamente queste due categorie si assomigliano, mostrando gli stessi tratti di personalità: bassa autostima, insoddisfazione per il proprio corpo, mancanza di riconoscimento dei segnali interni ed elevata emotività. Le distorsioni cognitive, l'irrazionalità e il pensiero dicotomico riguardo al cibo, contraddistinguono sia il dieter sia la persona con disturbi alimentari." Da questo punto di vista, la pratica dello yoga che, con la sua millenaria saggezza, riporta al centro della consapevolezza proprio il corpo e la sua esperienza diretta, mi sembra uno strumento prezioso anche ai fini del decondizionamento culturale e dell'assunzione della propria responsabilità personale nei confronti della salute, tanto più nel caso dei disturbi del comportamento alimentare: "(…) un disturbo del comportamento alimentare non ha una soluzione semplice, chiara e univoca ma richiede la capacità di imparare a dare alle proprie sensazioni e riflessioni interne maggiore spazio e importanza rispetto alle prescrizioni esterne" (Bauer B. Ventura M., 1998, p. 15). particolare cura e con notevoli investimenti economici il modo di produrre quel mix perfetto di carboidrati e grassi, irresistibile per i nostro palato. (…) Anche l'involucro e la collocazione dei prodotti sono accuratamente predisposti. (…) Tutto accuratamente studiato per indurci a continuare a consumare cibo anche se ormai siamo completamente sazi. Siamo proprio sicuri che la colpa dell'attuale eccesso di consumi di lipidi sia allora da attribuire solo al consumatore? Possiamo continuare a discriminare l'obeso come cittadino di serie B o dovremmo piuttosto essergli grati perché garantisce lunga vita all'industria alimentare? E se la società ci impone di essere magri ed emaciati per essere di successo, ma poi c'inonda di nuove merendine farcite ogni giorno che ci promettono felicità e una natura bucolica fuori dalla finestra, è poi così difficile comprendere una persona bulimica che prima si abbuffa e poi vomita?" (Bauer B., Ventura M., 1998, pp.8-9). 8 DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE2 ANORESSIA NERVOSA L'anoressia è sicuramente il più conosciuto fra i disordini alimentari e sembra interessare prevalentemente giovani donne (spesso in età adolescenziale) ma anche alcuni uomini (5-10% dei casi riportati in letteratura). Nonostante questo disturbo alimentare sia quello maggiormente trattato in letteratura, le anoressiche pure paiono essere attualmente in netta diminuzione (cfr. Nardone et al. 1999 e Selvini Palazzoli et al. 1998, p. 23) mentre risulta in notevole aumento la diffusione di varie forme di bulimia, associate o meno ad anoressia. L'anoressia nervosa viene definita dai seguenti criteri diagnostici: 1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l'età e la statura, rispetto al peso normale calcolato in riferimento all'Indice di massa corporea. La perdita di peso è ottenuta tramite la riduzione della quantità totale di cibo assunta; inizialmente vengono esclusi i cibi considerati ipercalorici ma successivamente, nella maggior parte dei casi, questi soggetti adottano un'alimentazione rigidamente limitata a poche categorie di cibi. In aggiunta possono essere messe in atto condotte di eliminazione (es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi e diuretici) o attività fisica eccessiva allo scopo di perdere peso. 2. Timore di ingrassare anche se si è sottopeso, non mitigato dal decremento ponderale; in molti casi la preoccupazione per il peso corporeo aumenta parallelamente alla perdita reale di peso. 3. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima oppure rifiuto di prendere atto della gravità della condizione di sottopeso. Alcuni soggetti si sentono grassi in riferimento alla totalità del loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza, percepiscono come "troppo grasse" alcune parti del corpo, in genere l'addome, i glutei, le cosce. Come manifestazioni e disturbi associati vengono segnalati stati mentali tipo umore depresso, ritiro sociale, irritabilità, insonnia; scarso interesse sessuale. 2 Per la descrizione delle patologie si è fatto riferimento al DSM IV e a Nardone et al., 1999. 9 BULIMIA NERVOSA La patologia viene definita dai seguenti criteri diagnostici: 1. Ricorrenti abbuffate. Una abbuffata o crisi bulimica è caratterizzata da entrambi i seguenti elementi: a) il mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili; i soggetti bulimici tipicamente si vergognano dello loro abitudini alimentari patologiche e tentano di nasconderle, per cui le crisi bulimiche avvengono in solitudine. 2. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso. Il metodo più frequentemente adottato è il vomito autoindotto dopo l'abbuffata (80-90% dei soggetti). Il vomito riduce la sensazione di malessere fisico e la paura di ingrassare. Altre possibili condotte di eliminazione e misure compensatorie sono l'abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, il digiuno nei giorni successivi o l'esercizio fisico eccessivo. 3. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei. I soggetti con bulimia nervosa sono di solito nei limiti di peso normali, sebbene alcuni possano essere lievemente sottopeso o sovrappeso. Fra le manifestazioni e disturbi associati si segnalano una aumentata incidenza di disturbi dell'umore e sintomi depressivi (es. ridotta autostima); aumentata frequenza di disturbi e sintomi d'ansia (es. paura nelle situazioni sociali) che spesso recedono dopo il trattamento della bulimia nervosa; abuso di sostanze o dipendenza (es. alcool , stimolanti) si verificano in circa un terzo degli individui; spesso l'uso di sostanze inizia nel tentativo di controllare l'appetito e il peso. 10 DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (BINGE EATING) Nel DSM-IV sono riportati i seguenti criteri di ricerca per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge eating disorder): 1. Episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata. Un episodio di alimentazione incontrollata si caratterizza per la presenza di entrambi i seguenti elementi: a) mangiare in un periodo definito di tempo una quantità di cibo chiaramente più abbondante di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo simile di tempo; b) sensazione di perdita di controllo nel mangiare (ad esempio la sensazione di non riuscire a fermarsi oppure a controllare che cosa e quanto si sta mangiando). 2. Gli episodi di alimentazione incontrollata sono associati a tre o più dei seguenti sintomi: a) mangiare molto più rapidamente del normale; b) mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni; c) mangiare molto pur non sentendosi affamati; d) mangiare in solitudine a causa dell'imbarazzo per quanto si sta mangiando; e) sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o in colpa dopo le abbuffate. 3. Marcato disagio riguardo al mangiare incontrollato. 4. L'alimentazione incontrollata non risulta associata con l'utilizzazione sistematica di comportamenti compensatori inappropriati e non si verifica esclusivamente in corso di anoressia nervosa o bulimia nervosa. SINDROME DA VOMITO (VOMITING) Con questo termine si fa riferimento ad un tipo di disturbo basato sul fatto di mangiare e vomitare compulsivamente più volte al giorno, sintomatologia che in letteratura viene considerata una particolare variante di anoressia e bulimia ma che va invece considerata una patologia a sé, in quanto presenta caratteristiche di persistenza diverse rispetto a quelle dell'anoressia e della bulimia, che ne costituiscono comunque la matrice. Questi autori sostengono infatti che le persone affette da vomiting siano caratterizzate dall'impulso irrefrenabile a mangiare per vomitare e non solo ad abbuffarsi e poi procedere con il vomito quale necessaria eliminazione di ciò che hanno ingurgitato. Fra i disturbi meno gravi ma sicuramente più diffusi, in forma più o meno blanda, ci sono il weight cycling, ossia la ciclica variazione di peso dovuta all'effetto yo-yo delle diete, il night eating, ossia l'impulso a mangiare durante la notte e l'ortoressia, sul quale lo European Food International Council ha recentemente richiamato l'attenzione (cfr. Repubblica). 11 ORTORESSIA Dal greco orthos, "corretto", e orexis, "appettito", ortoressia è l'efficace termine coniato dal dott. Steve Bratman nel 1997 e usato per la prima volta dall'autore in un articolo pubblicato su Yoga Journal per indicare l'ossessione per i cibi sani, naturali e biologici, che può arrivare a impedire a una persona di nutrirsi adeguatamente e configurarsi come una vera e propria sindrome patologica. Gli elementi caratterizzanti sono: 1. la preoccupazione continua per l'alimentazione e la rigidità nel rapporto con il cibo, per cui i pasti vengono pianificati in anticipo secondo regole inderogabili e la gamma degli alimenti ammessi viene limitata in base alla loro presunta qualità e purezza (valore nutrizionale, tenore di grassi, filiera produttiva), igienicità e salubrità; vengono pertanto esclusi i piatti cucinati da altri e risulta impossibile mangiare fuori, con conseguente isolamento dalle relazioni familiari e sociali. 2. Il senso di colpa che insorge a seguito di eventuali trasgressioni e le espiazioni da scontare nei giorni successivi. 3. Il rafforzamento dell'autostima e del senso di controllo in funzione della capacità di attenersi ai rigidi dettami alimentari che ci si è autoimposti. 4. La generale diminuzione del piacere e della qualità della vita parallelamente al presunto miglioramento della qualità dell'alimentazione. 12 ALCUNI ASPETTI PSICOLOGICI COMUNI AI VARI DCA Per meglio capire lo sviluppo del programma che si vuole proporre, è utile evidenziare alcuni aspetti psicologici comuni ai vari DCA sui quali il trattamento Yoga potrebbe agire in positivo. Essi sono: - alterazione dell'immagine corporea; - distorsioni cognitive riguardo al peso e al corpo; - rifiuto o forte malessere nei confronti del proprio peso, rabbia e frustrazione nei confronti della propria forma corporea; - deficit della capacità di riconoscere i segnali che giungono dal proprio corpo (appetito, fame, sazietà) e difficoltà nell'interpretare i bisogni del corpo; - bassa autostima; - immagine di sé negativa; - depressione; - difficoltà e/o indifferenza nella sfera sessuale; - compulsività/ comportamenti che sfuggono alla consapevolezza; - rigidità, controllo, comportamenti autoprescrittivi che tendono a estendersi oltre l'ambito dell'alimentazione ad altre sfere della vita; - senso di inadeguatezza rispetto alla gestione della propria vita e delle relazioni interpersonali; - inattività fisica per difficoltà motorie, inibizione e paura di sembrare goffi (nel caso dell'obesità e del sovrappeso). Ci sembra inoltre interessante tener presente il fatto che obesità, bulimia e anoressia possono anche essere viste, almeno da un punto di vista psicologico, come tre modalità di un “uso” improprio del cibo. Per la persona obesa che accumula grasso in eccesso assumendo regolarmente una quantità di calorie superiore a quelle consumate, il cibo rappresenta un modo di anestetizzare emozioni e sensazioni. Per la persona bulimica che si abbuffa periodicamente ma tiene sotto controllo il peso con le varie condotte di eliminazione, il cibo rappresenta un mezzo mediante il quale scaricare simbolicamente le emozioni. Per la persona anoressica che attua rigidissime restrizioni alimentari, oltre ai vari espedienti per perdere peso, non mangiare rappresenta una forma simbolica di controllo (Speciani et al., 2001). 13 MODELLI TEORICI INTERPRETATIVI Nell'ambito dei disturbi del comportamento alimentare sono molteplici i modelli teorici interpretativi applicati ossia le motivazioni che spingono tali soggetti a vivere in maniera anomala il loro rapporto con il corpo e con il cibo e gli interventi da attuare per riportare il paziente alla “normalità”. I principali indirizzi presi in considerazione sono il modello psicoanalitico, il modello dispercettivo, il modello sistemico-familiare, il modello cognitivo-comportamentale, il modello strategico-costruttivista che vengono esposti in estrema sintesi di seguito. Vi sono in realtà altri tipi di intervento terapeutico rivelatisi efficaci (le psicoterapie a mediazione corporea come la Gestalt e la bioenergetica e le tecniche terapeutiche di innalzamento motivazionale normalmente usate in caso di tossicodipendenza) che però non vengono presi in esame in questa sede. MODELLO PSICOANALITICO In ambito psicoanalitico l'anoressia, ossia la patologia che da più tempo è stata oggetto di studio, è stata considerata dall'indirizzo freudiano inizialmente come una forma di isteria che ha origine nella difficoltà del soggetto ad abbandonare la fase orale dello sviluppo psicosessuale. Progressivamente l'attenzione si è spostata sulla conflittualità familiare: nel processo di separazione-individuazione il cibo può essere rifiutato in quanto caricato degli attributi materni negativi. MODELLO DISPERCETTIVO All'interno di questo indirizzo viene posto l'accento sull'alterazione dell'immagine corporea e sul deficit nella capacità di riconoscere i segnali che giungono dal proprio corpo. Il DCA può pertanto essere considerato un "disturbo di programmazione originaria". MODELLO SISTEMICO-FAMILIARE Secondo questo indirizzo tutte le diverse forme di psicopatologia, compresi i DCA, sono il risultato di adattamenti ad un sistema relazionale disfunzionale. L'intento della terapia è pertanto quello di migliorare lo stato del paziente attraverso interventi centrati sulla famiglia. 14 MODELLO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE All'interno di questo modello interpretativo si ritiene che l'insorgenza e la permanenza dell'anoressia e della bulimia vengano alimentate dalle idee disfunzionali riguardo al peso e al corpo. Uno scarso concetto di sé e la bassa autostima indurrebbero a utilizzare il peso come parametro fondamentale di autovalutazione. A tal fine vengono usate argomentazioni e tecniche utili per modificare i convincimenti erronei che riguardano il peso, le dimensioni del proprio corpo, la sensazione di inadeguatezza rispetto alla gestione della propria vita e le relazioni interpersonali. MODELLO STRATEGICO-COSTRUTTIVISTA3 Dal punto di vista strategico-costruttivista non ci si avvale di nessuna teoria sulla natura umana e, di conseguenza, nemmeno di definizioni relative alla "normalità" o alla "patologia". Da quest'ottica si ritiene che i problemi umani siano il prodotto dell'interazione tra soggetto e realtà. Lo scopo dell'intervento strategico appare di conseguenza quello di interrompere il circolo vizioso che si è venuto a creare. 3 Nell'orientamento strategico-costruttivista vi è una relativizzazione di ogni approccio basato sulla ricerca delle cause del problema: "In relazione ai disordini alimentari è interessante rilevare come, a seconda dell'orientamento assunto dallo studioso, ne derivi una descrizione causale diversa ma che, guarda caso, concorda con la sua teoria di riferimento. Per psichiatri di formazione biologista esiste sicuramente una gene specifico per ogni disordine alimentare; per gli autori che si riferiscono alla teoria delle memorie represse, sembra indubbio che il 90% delle donne affette da una disturbo alimentare abbia subito una abuso sessuale; in un'ottica psico-dinamica il disordine alimentare può essere connesso a una mancato superamento di complessi arcaici, in particolare, visto che la maggior parte delle persone che soffrono di questo disturbo sono donne, il complesso di Elettra. Per coloro che assumono una prospettiva relazionale é evidente la causalità familiare dei disordini alimentari, in particolare il ruolo delle dinamiche madre-figlia o della conflittualità della coppia genitoriale nella costituzione di questi disturbi Esiste inoltre da qualche anno una prospettiva che collega strettamente i disordini alimentari ai disturbi da dipendenza (quali l'alcolismo e la tossicodipendenza). [...] La prospettiva causale che sembra trovare d'accordo la maggior parte degli studiosi dei disordini alimentari, è quella che fa riferimento a tali disturbi coma a una sorta di adattamento funzionale a una realtà sentita come ingestibile". (Nardone, Verbitz, Milanese, p. 11-13) 15 LO YOGA: UN APPROCCIO OLISTICO Lo yoga è un'antica disciplina fondata sull'inscindibile unità e integrazione fra corpo, mente e spirito. Si tratta di una via pratica, una via basata sull’ esperienza. Nello yoga la consapevolezza corporea è infatti il presupposto per un cammino evolutivo di auto-conoscenza di ampia portata, che investe tutti i livelli dell'essere. Già nei principianti, in questo caso nei pazienti, la pratica consente l'affinamento delle capacità percettive e sensoriali, la scoperta di dimensioni ancora inedite dell'esperienza corporea e una conoscenza del proprio corpo che parte dall’interno anziché dall'esterno. La pratica offre inoltre l'opportunità di sperimentare un movimento che rispetta i limiti di ciascuno, in quanto si pone un obiettivo soggettivo, non definito a priori dall'esterno. L'importante, infatti, non è il raggiungimento di una forma ma la qualità della presenza a tale forma; si esce così dalla logica della prestazione che caratterizza in genere l'attività fisica e la sfera del fitness in occidente. La tradizione dello yoga si fonda su una concezione del valore e della sacralità del corpo e dell'essere umano in antitesi all'idea prevalente nella nostra società del corpo come oggetto e come mezzo: macchina efficiente, strumento di seduzione, oggetto da plasmare e adeguare forzatamente a modelli estetici stereotipati, oggetto passivo di intervento nelle cure mediche. Entrare in sintonia con tale concezione yogica può quindi rappresentare una via originale per uscire dai condizionamenti sociali relativi al corpo. La pratica dello yoga si fonda su il rispetto di sé, la capacità di ascolto e l'osservazione non giudicante. Pertanto, essa può favorire nelle persone che presentano problemi nella sfera alimentare un progressivo aumento dell'accettazione, del senso di padronanza di sé e dell'autostima, e l'instaurarsi di un rapporto meno scisso e dicotomico con il proprio corpo e con il cibo. Proprio a partire da un tale atteggiamento di ascolto non valutativo, la pratica dello yoga può consentire inoltre una maggiore consapevolezza dei propri comportamenti, nonché la spontanea presa di coscienza dei vissuti e degli aspetti emotivi e simbolici legati all'alimentazione: del piacere e della gioia suscitati dal cibo, liberandosi dalle colpevolizzazioni, ma anche del suo uso compensativo o autolesionistico. In tal modo è possibile esercitare un maggiore controllo sugli automatismi e sulle abitudini che sfuggono alla consapevolezza. Pensiamo che lo yoga possa quindi risultare, soprattutto se praticato con continuità, un efficace strumento di decondizionamento. La potenziale utilità dello yoga nel superare i comportamenti compulsivi nella sfera dell'alimentazione messi in atto dai pazienti al fine di ridurre l'ansia deriva inoltre dall'efficacia di questa pratica sul versante del rilassamento psicofisico e della riduzione dello stress. 16 IL CORPO NELLA SUA DIMENSIONE ENERGETICA La concezione yogica vede negli esseri umani “esseri di energia”, a differenza del modello biomedico occidentale in cui il corpo umano viene considerato esclusivamente nella sua struttura biologica, in quanto insieme di organi, muscoli, ossa e nervi. Secondo il Kundalini Yoga, nel corpo sono presenti determinati canali, le nadi, attraverso cui scorre l’energia, il prana. Le nadi sono molteplici, ma le principali sono ida, pingala e sushumna. Tutte e tre corrono lungo la spina dorsale: sushumna la risale in verticale, mentre ida e pingala le girano intorno sfociando nella narice sinistra la prima e nella narice destra la seconda, incontrandosi in sei punti focali, sei ruote di energia denominati chakra. Idealmente il prana scorre libero nei canali, ma nella realtà questi sono ostruiti da scorie e impurità che determinano blocchi energetici responsabili, a loro volta, di alterazioni fisiche o mentali. I chakra principali sono sette e regolano il flusso del nostro sistema energetico. Partendo dal basso, lungo la colonna vertebrale si situano muladhara, svadhisthana, manipura, anahata, vishuddha, ajna e, collocato al di sopra del capo, sahasrara. Nella visione yogica sia i chakra che il corpo fisico rappresentano soltanto densità diverse della stessa energia e comunicano strettamente tra loro. I chakra infatti interagiscono con il corpo fisico principalmente per mezzo del sistema endocrino e di quello nervoso; ognuno dei sette centri energetici è associato ad una delle principali ghiandole endocrine e ad un plesso nervoso, tranne il settimo. In questo modo ogni chakra è associato a particolari funzioni fisiologiche, a determinati organi e a specifiche parti del corpo nonchè, da un punto di vista psicologico ad essi sono associati diversi stati di coscienza. Di seguito verranno tratteggiate in sintesi le principali caratteristiche relative a ciascun chakra. 17 1° CHAKRA – MULADHARA Situato alla base della colonna vertebrale, nel centro del perineo, a livello del muscolo tendineo piano tra l’ano e genitali, è in relazione al plesso nervoso sacrale e governa le funzioni dell’escrezione, dell’eiaculazione, del parto. Organo di senso: odorato. Elemento: terra. Bija mantra: LAM. Attegiamenti psicologici positivi: lealtà, coraggio, perseveranza. Attegiamenti psicologici negativii: testardaggine, rigidità. 2° CHAKRA – SVADHISTHANA Situato nella zona sacrale, genitale, è in relazione al plesso lombare e governa i movimenti delle membra, gli organi genitali, i reni e i surreni, il sistema di assimilazione. Organo di senso: gusto. Elemento: acqua. Bija mantra: VAM. Attegiamenti psicologici positivi: apertura mentale, disponibilità ai cambiamenti Attegiamenti psicologici negativii: debolezza, insipienza. 18 3° CHAKRA - MANIPURA Situato nella zona lombare, dietro l’ombelico, è in relazione al plesso solare e governa il pancreas, il sistema muscolare, il sistema digerente nelle funzioni di digestione e assimilazione. Organo di senso: vista. Elemento: fuoco. Bija mantra: RAM. Attegiamenti psicologici positivi: forte autocontrollo Attegiamenti psicologici negativii: senza riguardo. 4° CHAKRA - ANAHATA Situato nella zona dorsale, dietro il cuore, è in relazione al plesso cardiaco e governa il timo e il sistema immunitario, il cuore col sistema circolatorio, i polmoni col sistema respiratorio. Organo di senso: tatto. Elemento: aria. Bija mantra: YAM. Attegiamenti psicologici positivi: amore divino, devozione, compassione, rispetto. Attegiamenti psicologici negativii: emozioni senza controllo. 19 5° CHAKRA – VISHUDDHA Situato nella zona cervicale, nella gola, è in relazione al plesso faringeo e governa la tiroide e quindi il metabolismo, la gola, la pelle e le diramazioni nervose che trasmettono le percezioni a tutto il corpo. Organo di senso: udito. Elemento: etere. Bija mantra: HAM. Attegiamenti psicologici positivi: calma, espansione Attegiamenti psicologici negativii: irrequietezza. 6° CHAKRA - AJNA Situato nella zona cerebrale, dietro alla fronte fra le sopracciglia, è in relazione al plesso carotideo e governa l’ipofisi e il sistema psico-neuro-endocrino, l’epifisi (che regola i ritmi biologici e quindi anche interno-esterno dell’organismo), le facoltà mentali e quelle extrasensoriali. Organo di senso: la mente. Elemento: i cinque elementi vengono trascesi in questo chackra. Bija mantra: OM. Attegiamenti psicologici positivi: super coscienza. Attegiamenti psicologici negativii: coinvolgimento totale con l’ ego. 20 7° CHAKCRA - SAHASRARA Situato al vertice del capo, tra il corpo fisico e quello sottile, non ha più funzioni fisiche ad esso collegate, “è la sede del Paramashiva che simboleggia la fusione tra l’anima/spirito individuale e quella/o universale”. 21 I 5 KOSHA Come già esposto, il prana è quell’energia che tutto pervade e tutto tiene in vita. Essa è l’energia essenziale della vita. Quando si parla di prana quindi non si intende l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo ma la “forza vitale originaria”(da: “Prana Prnayama Pranavydia”). Prana è una parola sanscrita composta da “Pra” e “Na”: pra sta per costante e na sta per movimento quindi possiamo dire che la parola prana significhi “movimento costante”. Tenendo presente questo principio di “movimento costante” allora come possiamo coglierlo nella natura? Come si manifesta? Il modo in cui esso si manifesta varia al variare della frequenza vibratoria nel quale si trova. Come viene spiegato anche dalla fisica, un sasso ad esempio, ha una frequenza vibratoria (costituita come movimento degli elettroni e protoni) più lenta di un vetro ed è per questo che assume una determinata forma e determinate qualità. Se il suddetto discorso lo applichiamo anche al corpo umano non possiamo fare altro che interrogarci sul fatto che l’essere umano non sia costituito solo da un corpo fisico ma da “differenti livelli di corpi”. Secondo lo yoga infatti, nella Taittiriya Upanishad una delle Upanishad più antiche, il corpo umano viene suddiviso in 5 involucri o rivestimenti denominati Kosha. Questi Kosha però non devono essere pensati gli uni separati dagli altri ma interpenetranti tra loro, strettamente collegati così che la modifica di uno di essi porta un’influenza sugli altri. Anche qui la natura e la scienza ci portano degli esempi che ci aiutano sicuramente a comprendere il livello di interazione che vi è tra questi livelli. Ad esempio se una persona sta vivendo un momento di “stress mentale” questo non solo modifica lo stato mentale della persona (stanchezza, nervosismo, etc) ma anche quello fisico. Il corpo infatti può reagire ad uno stress con una contrattura muscolare o un’alterazione dell’apparato cardiocircolatorio. In termini scientifici questa azione viene denominata “influenza psicosomatica” –quando la mente influenza il corpo- e viceversa, “somatopsichica” quando è il corpo ad influenzare la mente. Tornando al concetto riportato nella Taittiriya Upanishad sui “Kosha” questi vengono identificati con il nome di: Anandamayakosha: il corpo fisico che esiste nel tempo e nello spazio. Pranamayakosha: il corpo energetico. Anch’esso ha una collocazione spazio temporale in quanto i percorsi energetici sono identificabili fisicamente quindi nello spazio e la circolazione dell’ energia (il prana) viene scandita da una ritmicità, da un certo tempo di percorenza dei suddetti centri (chakra). 22 Manomayakosha: il corpo mentale inferiore. Esso esiste solo nel tempo perchè è la sede dei pensieri automatici e condizionati e questi non sono spazialmente misurabili. Possiamo però dire che un pensiero ha una certa durata e quindi temporaneamente misurabile. Vijnanamayakosha: il corpo mentale superiore. Anch’esso esiste solo nel tempo. E’ la stratificazione più sottile, sede dell’ io riflessivo. E’ quella parte che si attiva quando dico:”So che sto pensando, sono consapevole di essere qui e di quello che mi circonda”. Non si tratta più di una stratificazione del pensiero automatico ma del pensiero volontario. La coscienza in questa “zona” è molto più presente. Anandamayakosha: il corpo causale. Esso infatti è la causa, l’ origine di tutti gli altri ed è la sede del Sé al di fuori del tempo e dello spazio. PRANAYAMA KOSHA: IL CORPO PRANICO Visto quanto esplicato fin’ ora cercheremo di dare una particolare attenzione al corpo pranico ovvero “pranamayakosha” per capire come e dove operare attraverso la pratica yogica. Il corpo pranico è caratterizzato da una fitta rete di circuiti nel quale scorre l’energia vitale, il prana. I percorsi della corrente pranica sono conosciuti come nadi. Con il termine nadi però non bisogna intendere il sistema nervoso. I nervi sono in relazione al corpo fisico, mentre le nadi sono in relazione al corpo pranico, vitale e ai kosha. Secondo i testi yogici sono decine di migliaia le nadi che pervadono il corpo pranico ma, come già anticipato, tre sono le principali: ida, pingala e sushumna. Queste tre nadi partono da muladhara chakra e terminano intrecciandosi tra loro in agya chakra. fig. 2: rappresentazione del circuito di Ida-Pingala-Sushmna 23 LE FUNZIONI DEL PRANA: I 5 VAYU Per mantenere il corpo fisico in vita non basta introdurre del cibo: esso deve essere digerito, assimilato ed eliminato. In maniera analoga funziona il corpo pranico: non solo bisogna immettere prana ma c’è bisogno anche della sua distribuzione, assimilazione ed eliminazione. Secondo la tradizione del Kundalini Yoga pranamayakosha, il corpo pranico è unico così come è unico il prana ma prende 5 nomi diversi a seconda della sua funzione o del suo movimento all’ interno del corpo pranico. Per distinguerle dal concetto generale di prana queste funzioni prendono il nome di Vayu o Pancha-Prana e sono: prana, apana, samana, udana e vyana. Prana Non è da intendere come “prana” generale ma quell’essenza, quell’energia che controlla il funzionamento di cuore, polmoni e tutte le attività localizzate nella regione del torace (respirazione, circolazione e deglutazione). Esso è situato nel corpo fisico tra la laringe e il diaframma. A “lei” è attribuita anche la funzione di captazione. Apana Questa è la seconda manifestazione di “prana”. Apana controlla le funzioni dei reni, intestini, vescica e di tutti gli organi di escretori e riproduttivi. Esso è situato nel corpo fisico tra la regione pelvica, l’ombelico e il perineo. A “lei” è attribuita la funzione di eliminazione. Samana Questa è la terza manifestazione. Samana controlla gli organi digestivi e le loro secrezioni. Esso è situato nel corpo fisico tra l’ombellico e il diaframma. A “lei” è attribuita anche la funzione di assimilazione e di equilibrio come distribuzione delle energie. Udana La quarta manifestazione è Udana. Questo prana controlla tutti gli organi dei sensi e delle azioni tramite il sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Esso è situato nel corpo fisico in tutte le estremità: braccia, gambe e testa. A “lei” è attribuita anche il funzionamento dei 5 sensi e le qualità di trasformazione dell’energia, del suo movimento all’interno del corpo pranico. Vyana Questa è la quinta ed ultima manifestazione di “prana”. Questa forza vitale pervade tutto il corpo, agisce come riserva di energia e sostiene tutti gli altri pancha prana. A “lei” è attribuita anche la funzione di circolazione. 24 fig. 2: rappresentazione del corpo pranico tratta da “Asana Pranayama Mudra e Bandha” 25 PRANA E MALATTIA Visto quello descritto sin’ora, non viene difficile capire la relazione che ci può essere tra prana e malattia. Bisogna però innanzi tutto sottolineare che il prana non è il diretto responsabile del verificarsi di un’ alterazione fisica, mentale o spirituale nell’essere umano. L’uomo, come abbiamo visto, è formato da una serie di involucri o Kosha e da una fitta rete di nadi che portano la suddetta energia in tutte le parti del corpo. L’energia viene distribuita a seconda dell’esigenza ma anche dai “movimenti mentali” che possono caratterizzare alcune zone fisiche come più o meno interessate. Se stimoliamo troppo, troppo poco o male una certa zona del corpo fisico con energia, questa alla fine non sarà più in equilibrio. Ad esempio se noi dovessimo sovralimentare una lampadina essa non potrà far altro che bruciarsi o al contrario, se interrompiamo il circuito elettrico che gli porta energia, essa non potrà accendersi. Allo stesso modo l’essere umano potrebbe con i suoi atteggiamenti o le sue abitudini sovraccaricare certe zone o “non utilizzarne” altre mettendole “fuori uso”. Se prendiamo come esempio persone che fanno lavori nei quali vi è un continuo impegno mentale possiamo vedere come questi sono maggiormente soggetti ad emicranee. Detto questo quindi, possiamo sostenere che la malattia può sì può aver origine nel corpo ma anche nella mente intesa come “distributore dell’energia”. E’ per questo che nella tradizione yogica il corpo è riconosciuto come la base e il prana come la sua forza vitale: se vi è una distribuzione non efficacie ed equilibrata di questa forza vitale nel corpo fisico si riscontra la nascita della malattia. Quando manipoliamo specificamente il prana tramite lo Hatha Yoga andiamo ad agire sulla malattia in modo somatopsichico. Si cerca di aiutare a riequilibrare la distribuzione del prana tramite degli specifici atti fisici Asana e degli altrettanto specifici esercizi “respiratori” Pranayama. 26 ALIMETAZIONE E PRANA Nella tradizione yogica il cibo è importante sia nel suo aspetto qualitativo che nella quantità. Le scelte alimentari di uno yogi sono idealmente ispirate da criteri di moderazione, purezza e leggerezza, ma prima di tutto da ciò che l’ascolto delle esigenze corporee suggerisce. Anche nella tradizione, quindi, il primo passo è imparare a riconoscere i propri bisogni alimentari più veri, cercando di “sentire” non solo le proprietà nutritive dei diversi cibi ma anche la natura del vuoto da riempire. L’ AYURVEDA Secondo l’Ayurveda –l’antica arte medica indiana che trae le sue origini dai Veda – etere, aria, fuoco, acqua e terra, i cinque elementi fondamentali, si manifestano non solo nella natura ma anche nel corpo umano. A seconda della loro combinazione si costituiscono tre principi base: i tri dosha. Dalla mescolanza di etere e aria nasce Vata, il vento; dalla mescolanza di terra e fuoco nasce Pitta, la bile; dalla mescolanza di terra e acqua nasce Kapha, la flegma. VATA E’ un principio di movimento o dell’aria nel corpo e produce i movimenti biologici. Tra le funzioni vitali più importanti che vengono governate da vata troviamo il respiro, le pulsazioni del cuore e l’eliminazione. Esso evoca sentimenti ed emozioni come l’ingenuità, il nervosismo, la paura, l’ansietà e il dolore. PITTA E’ l’energia-calore del corpo. Governa la digestione, l’assimilazione, il nutrimento, il metabolismo e la temperatura corporea. Evoca sentimenti ed emozioni come l’ira, l’odio, il rancore e la gelosia. KAPHA Cementa gli elementi del corpo, fornendo il materiale per la struttura fisica. Governa l’Acqua corporea, la forza biologica, il vigore, la resistenza dei tessuti, lubrifica le giunture, fornisce l’umidità della pelle, aiuta a guarire le ferite. Evoca sentimenti ed emozioni come l’attaccamento, l’avidità, l’invidia e l’inerzia. “Queste tre qualità governano tutte le funzioni biologiche, psicologiche e fisiopatologiche di corpo, mente e coscienza. Essi agiscono come costituenti fondamentali e barriere protettive nella condizione fisiologica normale; quando invece sono in stato di squilibrio, essi contribuiscono ai processi della malattia.” (Lad, p. 33) La costituzione di una persona, ereditata alla nascita, è il risultato della combinazione dei tre dosha Vata, Pitta e Kapha e vede uno di essi predominante. Se nel corpo fisico avviene uno squilibrio di uno dei tre dosha si possono presentare dei disturbi importanti fino ad arrivare alla malattia. 27 Insieme all’ereditarietà e al pensiero, è infatti proprio l’alimentazione una delle cause, e insieme una delle cure, dello squilibrio fra i dosha. A tale proposito la Chandogya Upanishad chiarisce: “Quando il cibo è puro, l’intera natura [dell’uomo] diviene pura; quando la natura è pura la memoria è stabile; e quando un uomo possiede una memoria stabile ogni ostacolo può essere superato […].”. I cibi vengono divisi in tre gruppi a seconda che in essi prevalga sattva, rajas o tamas guna, ovvero il tipo di modalità o qualità della prakriti4. CIBI SATTVICI Di questo gruppo fanno parte i cibi leggeri e puri che aiutano l’ascesi spirituale, ad esempio cibi naturali, freschi, oggi si direbbe “non industriali”, e in special modo i cereali, il latte e il burro chiarificato, il miele, i semi oleosi, i legumi, la frutta e la verdura. Modo di assumerli: regolare, con calma e contentezza, procurano leggerezza, consapevolezza, armonia, purezza, saggezza, distacco, acume e chiarezza. CIBI RAJASICI Di questo gruppo fanno parte i cibi riscaldanti ed eccitanti, ad esempio gli alcolici, il caffè, gli alimenti piccanti, speziati, amari o ipercalorici. Modo di assumerli: frettoloso, irregolare, in abbondanza e senza controllo, procurano voglia di fare, vigore, movimento, passione, emozione, velocità, forza, coraggio, intelligenza e creatività. CIBI TAMASICI Di questo gruppo fanno parte i cibi pesanti da digerire, oggi includeremmo tra questi quelli inscatolati, a lunga conservazione, fermentati, cotti da più di un giorno, le carni rosse e i grassi animali. Modo di assumerli: troppo frequentemente, in modo irregolare, svogliatamente, abbondantemente e senza controllo, procurano pigrizia, pesantezza, depressione e inerzia. 4 “Sattva sono racchiuse le qualità di luminosità, consapevolezza, saggezza, salute, solarità, virtù, pace, calma, felicità, vita. Rajas sono racchiuse le qualità di passione, attività, eccitazione, desiderio, egoismo, attaccamento, oscillazione, instabilità, dolore. Tamas sono racchiuse le qualità di ignoranza, oscurità, indolenza, pigrizia, inerzia, staticità, illusione, apatia, indifferenza, morte. I tre Guna si possono ritrovare identici in ogni aspetto dell'esistenza: nella natura e nella vita così come in tutti gli stati di coscienza. Così, quando prevale Sattva la coscienza umana è caratterizzata da uno stato di serenità e chiarezza mentale; quando Rajas è predominante, la coscienza diviene attiva, dinamica, volitiva e piena di energia; quando invece prevale Tamas la coscienza è inerte, immersa mell'apatia e nel torpore” (da wikipedia) 28 Nell’ayurveda nessun alimento è da evitare del tutto, ma, a seconda della costituzione di ciascuno, deve essere assunto in modeste quantità o associato ad altri alimenti. Pensare al prana di ciò che mangiamo può anche aiutare ad avere un approccio diverso alla dieta. Gli alimenti non sono classificabili solo in base alle calorie e alle percentuali di grassi, proteine e carboidrati. La loro anima, la loro vitalità, la loro energia diventano oggetto di attenzione e quindi si privilegeranno cibi freschi e biologici. Utilizzando questa millenaria tradizione non si sceglieranno cibi impoveriti da metodi di coltivazione chimici, geneticamente modificati o forzati, né da preparazioni violente e invasive: tali aggressioni preservano il volume e l’apparenza dei cibi ma non la loro forza pranica e fanno prevalere negli alimenti una natura tamasica e quindi indigesta e insalubre. Un’attenzione alla dieta ayurvedica potrebbe aiutare enormente il paziente a cambiare totalmente la percezione che ha del cibo e la sua funzione -mi fa ingrassare oppure nocosì da decondizionare uno dei cardini che più pesa nei disturbi del comportamento alimentare. fig. 3: rappresentazione della mappa corporea ayurvedica 29 SEQUENZE CONSIGLIATE Come si è già accennato, la finalità che viene proposta con la pratica non è il dimagrimento o la variazione di peso dei pazienti quanto piuttosto, in sintonia con gli intenti del lavoro dell'equipe terapeutica, l'affinamento della capacità di percezione e consapevolezza corporea, un maggiore grado di contatto con sé stessi, una maggiore accettazione del proprio peso ed aspetto fisico, una maggiore integrazione e benessere psicofisico a livello generale. Ciò detto, a seconda del tipo e del grado di intensità della pratica, lo yoga può sicuramente contribuire a recuperare un buona stato di forma fisica, sviluppare la forza muscolare e la capacità di resistenza, la flessibilità e l’efficienza cardio-vascolare. La pratica è stata pensata per un gruppo di persone formato da uomini e donne con un’età compresa fra i 20 e i 35 anni5 e sarà suddivisa in 6 bimestri. La frequenza proposta invece sarà di tre giorni alla settimana per una pratica di circa 90 minuti. Le sequenze sono state programmate in modo tale da poter dare prima di tutto la possiblità al corpo fisico di abituarsi ai nuovi movimenti e di lavorare in seguito sempre più consapevolmente sul movimento delle energie. La prima parte quindi sarà utilizzata per sviluppare anamayakosha, il corpo fisico, aiutandolo ad acquistare una certa elasticità e tonicità. In seguito, visto quanto esposto sin’ora sulla patologia dei vari DCA, cercheremo di proporre pratiche che aiutino i chakra che vanno dal primo al quinto - dalla gola al perineo – a ritrovare l’equilibrio perso. Cercheremo inoltre di portare la giusta considerazione al terzo chakra Manipura e al quarto Anahata senza però dimenticarsi di proporre una sequenza quanto più completa ed equilibrata possibile. La scelta di aiutare queste due zone è la seguente: Manipura è collegato fisicamente al sistema digerente nelle funzioni di digestione/assimilazione, ad attegiamenti psicologici negativi come l'essere senza riguardo - orge di cibo - e viene legato al senso della vista – rapporto tra come mi vedo fisicamente e come sto psicologicamente-. Anahata invece è scelto per aiutare a superare gli attegiamenti psicologici negativii dati da questo chakra. emozioni senza controllo - per aiutare la circolazione sanguigna e l’apparato respiratorio così da indurre al praticante maggior rilassamento fisico e mentale. Altra attenzione da porre nelle pratiche sarà su Prana e Apana - l’assimilazione e la secrezione - funzioni che, dati i disturbi del comportamento alimentare, vengono completamente alterati, indotti o accompagnati da aspetti psicologici negativi e forti emozioni. 5 L’età presa in considerazione nasce da una riflessione fatta sulle statistiche dell’ ABA Associazione Bulimia e Anoressia Presidente e Fondatore Fabiola De Clercq - Anoressia Bulimia Subclinici Sesso Età media del campione: Range Età media di insorgenza: 0.5 - 1.0 % 1.0 - 3.0 % 5 - 15 % F = 95.9% - M = 4 .1% 26,3 anni 10 - 61 anni 17,2 anni 30 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 1 Come già esposto sopra, nel primo bimestre sarà proposta una pratica che si concentrerà sulla stimolazione del corpo fisico in termini di elasticità e tonicità. Non bisogna dimenticare però che la pratica agisce su tutti i kosha. L’attenzione quindi sarà posta maggiormanete sulle sensazioni del corpo e sul rilassamento. Al termine della seduta saranno inoltre indtrodotti degli esercizi di respirazione. RILASSAMENTO PROPOSTO Nel primo bimestre accompagneremo la classe in un semplice rilassamento indotto da contrazione e rilascio di una certa parte del corpo. Questo aiuterà gli alunni a famigliarizzare con il rilassamento e aiuterà a decondizionare la presa solida che solitamente abbiamo con il nostro corpo fisico. ESERCIZI DI RESPIRAZIONE Gli eserci di respirazione proposti in questo periodo saranno adoperati per portare a conoscenza degli alunni le diverse tipologie di respirazione: addominale, toracica e clavicolare. Dopo aver preso dimestichezza con ognuno di questi tipi di respiraione si proporrà, nella seconda parte del bimestre, una respirazione yogica completa senza ritenzioni. RISCALDAMENTO - esercizi di preparazione per il collo - esercizi di preparazione per le spalle - esercizi di preparazione per la schiena/busto - esercizio di piegamento del busto verso le cosce da posizione eretta e in forma rilassata - esercizio per la colonna (gatto) 31 ASANA in piedi - chandrasana dx e sx - ardha padangustasana - ardha trikonasana dx e sx - ardha padangustasana per compensazione seduti - shavasana per rilassamento e ripresa del cardiaco - janu shirshasana dx e sx - paschimottasana legata proni makarasana per rilassamento e ripresa del cardiaco -ardha bhujangasana (o sfinge) -ardha shalabasana (dx e sx) - ardha dhanurasana - shavasana e ginocchia al petto come compensazione e ripresa del cardiaco 32 inversioni -viparitakarani - ardha halasana - compensazione con matsyasana torsione - posizione della croce con gambe piegate verso un lato e testa rivolta al lato opposto - comp. con paschimottasana legata - shavasana con rilassamento finale - esercizi di respirazione 33 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 2 Anche nel secondo bimestre sarà proposta una pratica che si concentrerà sullo sviluppo del corpo fisico in termini di elasticità e tonicità: attenzione quindi sulle sensazioni del corpo e sul rilassamento. Si cercherà di aiutare inoltre la classe ad approfondire le asana guidandoli, sempre nel rispetto dei propri limiti, verso posizioni finali. Ancora una volta rilassamento ed esercizi di respirazione saranno punti di attenzione al termine della seduta. RILASSAMENTO6 Come nel bimestre precedente il rilassamento sarà indotto con la concentrazione o la presa di consapevolezza di una certa parte del corpo. A differenza del primo periodo però cercheremo di portare il rilassamento non più tramite un’azione fisica (contrazione/rilassamento) ma tramite una stimolazione mentale che indurrà la zona al rilassamento. Ad esempio di grande aiuto potrannoo essere le immagini. Le immagini operano facilmente un controllo sul cervello perchè esse sono il linguaggio primitivo ed sono quindi il codice operativo con cui il cervello va a realizzare quanto viene proposto nell’immagine stessa. Il pensiero formula un’immagine e il cervello fisico si attiva. Per aiutare il praticante a rilassare la zona o l’intero corpo si può proporre qualcosa che si rilascia (ad esempio l’immagine di una medusa che si abbandona sulla spiaggia) oppure potremmo rievocare stati di rilassamento profondo tramite la ripetizione mentale di una parola che induce un rilascio (ad esempio rilasso.. rilasso.. rilasso, rilascio.. rilascio, sento pesante.. pesante etc etc)7 . ESERCIZI DI RESPIRAZIONE Sempre a seconda della preparazione con la quale la classe arriverà in questo bimestre, proveremo a proporre un ritmo alla respirazione yogica completa. Non si introdurranno i kumbhaka8 (le ritenzioni) ma si cercherà di aiutare i partecipanti a mantenere la stessa durata tra l’inspiro e l’espiro. 6 Tratto dalla dispensa di Yoga Mentale del corso ISFY per insegnati di Yoga Tratto dalla dispensa di Yoga Mentale del corso ISFY per insegnati di Yoga 8 Si rimanda al bimestre successivo per la spiegazione del kumbhaka 7 34 RISCALDAMENTO - esercizi di preparazione per il collo - esercizi di preparazione per le spalle - esercizi di preparazione per la schiena/busto - esercizio di piegamento del busto verso le cosce da posizione eretta e in forma rilassata - esercizio per la colonna (gatto) ASANA in piedi - chandrasana dx e sx - padangustasana - trikonasana dx e sx -ardha parsvakonasana dx e sx - ardha padangustasana come compensazione 35 seduti - shavasana per rilassamento e ripresa del cardiaco - janu shirshasana dx e sx - paschimottasana legata proni - bhujangasana (o sfinge) - shalabasana (dx e sx) - dhanurasana - shavasana e ginocchia al petto come compensazione e ripresa del cardiaco inversioni -viparitakarani -sarvangasana - halasana - compensazione con matsyasana 36 torsione - matsyendrasana - compensazione con paschimottasana legata - shavasana e rilassamento finale - esercizi di respirazione 37 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 3 Il terzo bimestre sarà caratterizzato da una sequenza che inizia a lavorare sulla tonicità muscolare del praticante e sulle zone da riequilibrare. L’attenzione sarà ancora rivolta alle sensazioni del corpo e al rilassamento. Viene però introdotta la pratica di Suryanamaskar per iniziare a preparare il corpo alle asana. La sincronicità tra respiro e movimento che bisogna mantenere in Suryanamaskar assicura ai praticanti una migliore eliminazione dell’anidride carbonica dai pomloni e un miglior flusso di ossigeno aumentando così l’apporto di sangue fresco e ben ossigenato al cervello donando chiarezza mentale. Il rilassamento proposto in questo bimestre sarà accompagnato da semplici visualizzazioni che aiuteranno il praticante a prendere maggior consapevolezza delle tecniche di rilassamento. L’esercizio di respirazione proposto sarà quello del bimestre precedente con l’introduzione di una breve ritenzione tra inspiro e respiro (kumbhaka a polmoni pieni). IL KUMBHAKA9 Per gli yogi il respiro non è composto da due fasi ma da tre: inspirazione (puraka), espirazione (recaka) e sospensione (kumbhaka). La parola kumbhaka deriva dalla parola “kumbha” che significa giara o vaso e così, come un vaso può essere vuoto o pieno, il kumbhaka può essere a polmoni pieni -dopo l’inspirazione- o a polmoni vuoti -dopo l’espirazione-. Questa pausa è considerata così importante da punto di vista pranico che gli yogi spesso utilizzano questa parola come sinonimo di pranayama10 stesso. Tra le azioni più importanti del kumbhaka dal punto di vista fisiologico vi è l’azione sul sistema nervoso, sul centro del respiro e attraverso di esso, su tutte le aree del cervello correlate. Questa azione è dovuta grazie al perfezionamento e al controllo della ritenzione del respiro che porta attenzione nella zona del cervello che comanda il ritmo respiratorio. Questa zona a sua volta implica la “formazione reticolata” o “nodo vitale” quella parte del cervello nella quale si incontrano i messaggi provenienti dalla parte razionale e quelli più profondi della sfera emozionale. Ma i kumbhaka hanno anche altri scopi, per esempio armonizzare il corpo pranico, aiutare l’assimilazione del prana, aumentare la quantità del prana nel corpo e può essere visto anche come un rituale nel quale vi è l’ unione tra prana cosmico e prana individuale. 9 Tratto dalla dispensa di Pranayama del corso ISFY per insegnati di Yoga Rimandiamo al bimestre successivo per la spiegazione del pranayama 10 38 SURYANAMASKAR La sequenza di suryanamaskar viene proposta in diversi modi e stili. Esso è composto da una successione di dodici posizioni da ripetere più volte senza interruzione. Per descrivere i grandi benefici di questa pratica riprendo quanto scritto da André Van Lysebeth nel suo libro “Imparo loYoga”: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Suryanamaskar può essere praticato da tutti [...] Suryanamaskar richiede solo pochi minuti di una giornata Suryanamaskar non limita la sua azione ad una sola parte del corpo, agisce su tutto l’organismo Suryanamaskar tonifica il sistema digerente, stirando e comprimendo l’addome, massaggia i visceri (fegato, stomaco, milza, intestino, reni), attiva la digestione, elimina le cause della costipazione, evita la dispepsia. Suryanamaskar rinforza i muscoli addominali che mantengono gli organi al loro posto. Le congestioni venose negli organi addominali sono eliminate. Suryanamaskar sincronizza il movimento e la respirazione, ventila profondamente i polmoni, ossigenza e disintossica il sangue con la massiccia espulsione di CO2 e di altri das nocivi attraverso le vie respiratorie. Suryanamaskar aumenta l’attività cardiaca e la circolazione del sangue in tutto l’organismo, combatte l’ipertensione, le palpitazioni e riscalda le estremità degli arti. Suryanamaskar tonifica il sistema nervoso grazie agli allungamenti e alle suvvessive glessioni della colonna vertebrale, regola le funzioni del gran simpatico e del parasimpatico, favorisce il sonno. La memoria migliora. Suryanamaskar allontana le preoccupazioni e rende sereni gli ansiosi. Le cellule nervose recuperano più lentamente delle altre, ma la pratica assifua e regolade di Suryanamaskar ristabilisce a poco a poco il funzionamento normale di tutto l’organismo. Suryanamaskar stimola e regola l’attività delle ghiandole endocrine – in particolare la tiroide – a causa dei movimenti di compressione del collo. Suryanamaskar rende giovane e fresca l’epidermide [...] Suryanamaskar migliora senza ipertrofie la muscolatura di tutto il corpo: collo, spalle, braccia, mani, schiena, reni, muscoli addominali, cosce, polpacci, caviglie. Fortificare la schiena è il mezzo più semplice ed efficace per lottare contro molti disturbi renali. Suryanamaskar regola le attività dell’utero e delle ovaie, elimina le irregolarità mestruali e i dolori ad essi connessi, facilità il parto. Suryanamaskar elimina l’eccesso di grasso dall’addome, dalle anche, dalle cosce, dal collo e dal mento. Suryanamaskar riduce l’anomala prominenza del pomo d’ Adamo, grazie alla flessione del collo in avanti e alla ritmica compressione della tiroide. Suryanamaskar elimina i cattivi odori del corpo espellendo le tossine attraverso gli organi emuntori naturali: pelle, polmoni, intestini, reni. Suryanamaskar aumenta l’immunità fisiologica alle malattie. Suryanamaskar rende il corpo umano armonico: epertrofie muscolari ed eccessi di grasso scompaiono Suryanamaskar infonde e mantiene uno spirito giovanile. [...]” 39 fig. 4:sequenza del Suryanamaskar tratta da “imparo lo Yoga” di André Van Lysebeth 40 ASANA in piedi -Saluto al sole (6cicli) - trikonasana dx e sx -ardha parsvakonasana dx e sx - ardha padangustasana come compensazione -uktatasana -padangustasana seduti - shavasana per rilassamento e ripresa del cardiaco - janu shirshasana dx e sx - paschimottasana -ardha setu bandhasana 41 proni - bhujangasana (o sfinge) - shalabasana (dx e sx) - dhanurasana - shavasana e ginocchia al petto come compensazione e ripresa del cardiaco inversioni -sarvangasana - halasana - compensazione con matsyasana torsione - matsyendrasana - compensazione con paschimottasana legata - shavasana con rilassamento finale - esercizi di respirazione 42 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 4 Il quarto bimestre sarà caratterizzato da una sequenza che inizia a lavorare in modo consistente sul primo, secondo e terzo chakra senza però dimenticarci di cercare sempre una pratica che equilibria tutti i centri energetici di pranamayakosha. L’attenzione sarà rivolta non solo alle sensazioni del corpo e al rilassamento, come fatto sin’ora, ma anche al flusso energetico nel corpo pranica. Al termine della pratica verrà proposto un rilassamento indotto da alcune visualizzazioni e gli esercizi di respirazione lasceranno il posto ad un vero e proprio pranayama. Le pratiche di pranayama che si andranno a presentare saranno tre. Il primo, Surya bheda pranayama per stimolare il pancha prana “Prana Vayu”; il secondo, Chandra Bedha, come compensazione del primo e il terzo equilibrante, Nadi shodhana, per riportare un equilibrio “satvico” in tutti i Kosha. IL RILASSAMENTO11 Come per il bimestre precedente il rilassamento sarà indotto da una pratica che implica l’attivazione della zona celebrarle. Questa volta però utilizzeremo le immagini e il cuore per arrivare a rilassare tutto il nostro corpo. Ci avvaleremo soprattutto di tre immagini: un lago di montagna al tramonto, un quercia secolare e il sole che sorge. La prima immagine è un’immagine di pace, di serenità; la seconda invece suscita un sentimento di forza, sicurezza e la terza invece di nuova gioia. Dopo averle visualizzate, una ad una, e dopo essersi riempiti delle emozioni che ognuna offre, affidiamo quest’immagine al cuore, il quale, attraverso la sua proprietà di ricevere ma anche di trasmettere emozioni, le invierà tramite il battito cardiaco a tutte le cellule del corpo. Questo processo porta via via, con progressione ed equilibrio ad armonizzare anche il nostro piano emozionale oltre che profondi stati di rilassamento. CENNI SUL PRANAYAMA12 La parola pranayama è una parola composta da prana “energia o forza vitale” e ayama “controllo”. Con pranayama quindi si intendono tutti gli esercizi nei quali vi è il controllo della forza vitale. Essi solitamente servono per stimolare, aumentare o riequilibrare il flusso di energia nel corpo. 11 12 Tratto dalla dispensa di Yoga Mentale del corso ISFY per insegnati di Yoga Tratto dalla dispensa di pranayama del corso ISFY per insegnati di Yoga 43 SURYA BEDHANA PRANAYAMA Surya bhedana ovvero surya “sole” e bedha “passare attraverso” è una pratica utilizzata per stimolare pingala nadi (nella quale risiede l’energia attiva). I benefici di questo pranayama sono molteplici e legati alle caratteristiche di questa nadi (creatività, dinamismo, calore fisico, etc..) ma tra i più importanti troviamo la stimolazione della digestione e il rinvigorimento del sistema nervoso. La pratica, come descritta nello Hatha Yoga Pradipika13, parte con un’espirazione completa da entrambe le narici e l’insirazione, lenta e consapevole inizia dalla narice destra. Al termine dell’inspiro si trattiene tramite kumbhaka e si espira sempre lentamente e consapevolemente dalla narice sinistra: questo è un ciclo. CHANDRA BEDHANA PRANAYAMA Mentre Surya bhedana è una pratica utilizzata per stimolare pingala nadi Chandra -che significa luna- bedhana serve a stimolare ida nadi nella quale risiede l’energia così detta “passiva” legata ad aspetti come l’ introspezione, la calma, il silenzio. La pratica a differenza di Surya bhedana parte con l’inspirazione dalla narice sinistra e l’espirazione dalla narice destra. Come per Surya bhedana al termine dell’inspiro si trattiene tramite kumbhaka e poi si espira. NADI SHODHANA PRANAYAMA Nadi Shodhana è uno dei pranayama base molto importante. Etimologicamente questa parola significa “pulire o purificare” (shodhana) le nadi. Questa quindi è una pratica che serve a purificare, decongestionare ed equilibrare i canali pranici, a calmare la mente ed aumentarne la lucidità e la concentrazione e aiuta a superare i problemi di costipazione soprattutto nei soggetti nervosi. La pratica viene eseguita come segue: si espira completamente con la narice destra. Si inizia ad inspirare lentamente dalla narice destra mantenendo chiusa quella sinistra, si trattiene per qualche secondo e si espira dalla narice sinistra mantenendo chiusa quella destra. In seguito si inspira lentamente dalla narice sinistra mantenendo chiusa quella destra, si trattiene per qualche secondo e si espira dalla narice destra mantenendo chiusa quella sinistra questo è un ciclo. Ripetere almeno per 7 cicli. 13 E’ uno dei testi più antichi che spiega le tecniche dello Hatha Yoga 44 ASANA in piedi - Saluto al sole (10 cicli) - shavasana per rilassamento e ripresa del cardiaco inversioni - viparita karani mhudra -sarvangasana e varianti - halasana supini - Setu Bandhasana - supta padangustasana dx e sx 45 - pilastro - shavasana e rilassamento per ripresa cardiaco - matsyasana - shavasana e ginocchia al petto per rilassamento, compensazione e ripresa del cardiaco - bhujangasana (o sfinge) - shalabasana (dx e sx) - dhanurasana - shavasana e ginocchia al petto come compensazione e ripresa del cardiaco 46 inversioni -sarvangasana - halasana - compensazione con matsyasana torsione - matsyendrasana - compensazione con paschimottasana legata - shavasana e rilassamento finale pranayama - Surya bedhana - Chandra bedhana - Nadi Shodhana 47 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 5 Nel quinto bimestre verrà proposta una pratica dove saranno aggiunte delle varianti ai piegamenti (janu shishasana e pashimottanasana) per andare a stimolare maggiormente Manipura chakra cercando però come sempre di riequilibrare tramite asana compensatorie tutti i chakra. Questa volta affideremo al rilassamento una tecnica di Yoga Nidra e alla pratica di pranayama Ujjai pranayama seguito da Nadi Shodhana pranayama così da equilibrare le nadi. IL RILASSAMENTO: YOGA NIDRA. Il termine Yoga Nidra deriva da due parole sanscrite Yoga (unione) e Nidra (sonno). E' una tecnica che proviene dalla scuola Tantrica con la quale si impara a rilassarsi coscientemente arrivando ad uno stato di "sonno dinamico". Per la “Mandukya Upanishad” gli stati di coscienza sono quattro: stato di veglia cosciente, stato di sonno con sogni, stato di sonno senza sogni e stato di “super coscienza” chiamato anche turiya. Durante la pratica di yoga nidra si appare in uno stato di sonno profondo ma cosciente. La coscienza infatti funziona ad un livello di consapevolezza più profonda. Si tratta di un rilassamento interiore raggiunto in uno stato intermedio di sonno-veglia. La coscienza separata dalle percezioni esterne e separata dallo stato di sonno, diviene uno strumento potente da applicare, ad esempio, per sviluppare la memoria, per incrementare la creatività, superare difficoltà e crescere spiritualmente. Per raggiungere questi stati Yoga Nidra utilizza la "rotazione sistematica della coscienza nel corpo" che non è né una tecnica di ipnosi, in quanto si mantiene la consapevolezza e il cervello rimane sempre completamente sveglio, né suggestione o persuasione in quanto chi lo pratica impara ad indurre il proprio stato di rilassamento senza forzare niente. La rotazione sistematica della coscienza nel corpo è un movimento della mente da un punto all' altro del corpo, rimanendo consapevoli di ogni esperienza. 48 IL "SANKALPA": la risoluzione. Piantare il seme del cambiamento In Yoga Nidra il mezzo più efficiente per scoprire i benefici che può portare questa tecnica è il "sankalpa" (la risoluzione) che viene formulata all’ inizio della pratica: qualsiasi cosa può fallire nella vita ma non il "sankalpa" espresso con concentrazione e fede durante Yoga Nidra. "Sankalpa" è una parola sanscrita che si può tradurre come "proposito" o "risoluzione". È un metodo potente per riformare la personalità e la direzione della vita su linee positive. Il "sankalpa" è una breve affermazione mentale che si imprime nella mente subconscia quando questa è ricettiva e deve essere formulato quando la mente è calma e tranquilla. Prima e dopo la pratica di Yoga Nidra vi è un periodo di tempo dedicato al "sankalpa". Il "sankalpa" dovrebbe essere usato per scopi elevati, quali il raggiungimento della realizzazione del Sé o del Samadhi o comunque al superamento di ostacoli fisici e/o mentali. Lo scopo del "sankalpa" quindi non è quello di soddisfare i desideri, ma di creare forza nella struttura della mente così da superare le difficoltà che ostacolano la nostra evoluzione spirituale. SHAVAYATRA14 Come proposta di Yoga Nidra presenteremo la tecnica di Shavayatra. Shavayatra significa “viaggare attraverso il corpo” ed è una tecnica molto antica della quale possiamo trovare traccia nella Vasistha Samitha e in una dei testi ayurvedici più importanti, la Sushruta Samhita, risalente, alla versione a noi arrivata, a circa il 500 d.C.. Questo tipo di rilassamento riguarda 61 punti del corpo. Per questo bimestre però verrà proposto nei primi 31 punti. Si tratta di un profondo abbandono delle tensioni, non attraverso il rilassamento di gruppi muscolari, come nelle più comuni pratiche di rilassamento, ma attraverso l’attenzione su punti specifici. Questi punti su cui si porta a turno la concentrazione, si chiamano anche punti vitali, perchè sono riccamente innervati e aiutano a riequilibrare le energie sottili ed aumentare l’armonia mentale. La tecnica si pratica in shavasana. Si porta l’attenzione sul respiro addominale e dopo qualche respiro si comincia a concentrarsi a rotazione sui vari punti. Si porta l’attenzione sul centro fra le sopracciglia, si ripete mentalmente “1” e contemporaneamente si inspira ed espira sul punto. Quindi si sposta l’attenzione sul centro della gola, si ripete mentalmente “2” e si inspira ed espira sul punto. E così via si passano i vari punti in successione. 14 tratto da dalla rivista della FIY “YOGA” n.52. (Articolo di Doralice Lucchina) 49 fig. 5: immagine tratta dalla rivista della FIY “YOGA” n.52 - Shavaytra 50 UJJAY PRANAYAMA15 Dallo Hata Yoga Pradipika: II ,51 - Con la bocca chiusa si deve inspirare lentamente l’aria attraverso le narici in modo che strofini nella gola producendo un suono. L’aria inspirata arrivi sino al petto. II ,52 – Si trattenga il prana come in precedenza e poi lo si espiri attraverso Ida. Questo sopprime tutte le malattie della gola e del naso e inoltre accresce il fuoco del corpo. II ,53 – Questa tecnica distrugge i difetti delle nadi, l’idropisia e i disordini dei dhatu16. Dal punto di vista fisico Ujjay pranayama è una tecnica che migliora l’assorbimento dell’ossigeno nel corpo perchè la respirazione e fortemente rallentata dal passaggio più stretto nella gola, favorisce la circolazione del sangue per via del controllo della cinta addominale e aiuta ad eliminare maggiori tossine grazie all’aumento del fuoco gastrico. Questo porta a livello pranico un netto miglioramento perchè aiuta ad aumentare la quantità di prana, incide sull’equilibrio di Prana Vayu e Apana Vayu, e, come già descritto, aumentando il fuoco gastrico attiva l’energia di Samana Vayu. Possiamo dire quindi che il suo scopo specifico è quello di liberare e purificare il corpo fisico dalle impurità, riportare energia al corpo pranico e infine grazie al suono emesso durante la respirazione aiuta a catturare l’attenzione del mentale così da iniziare a ritirare le energie dal mondo esterno, dal mondo dei sensi e dirigerle verso la riscoperta del mondo interiore. 15 16 Tratto dalla dispensa di pranayama del corso ISFY per insegnati di Yoga Secondo i principi ayurvedici i dhatu sono i sette componenti del corpo umano responsabili della salute. 51 ASANA in piedi -Saluto al sole (12 cicli) -shavasana inversioni - viparita karani mhudra -sarvangasana e varianti - halasana supini - Setu Bandhasana - supta padangustasana dx e sx - pilastro - shavasana e rilassamento per ripresa cardiaco 52 - matsyasana - shavasana e ginocchia al petto per compensazione - janu shirshasana dx e sx - parivritti janu shirshasana dx e sx - Marichyasana var. III dx e sx - paschimottanasana - bhujangasana (o sfinge) 53 - shalabasana (dx e sx) - dhanurasana - shavasana e ginocchia al petto come compensazione e ripresa del cardiaco inversioni -sarvangasana - halasana - compensazione con matsyasana 54 torsione - matsyendrasana - compensazione con paschimottasana legata - shavasana + Shavayatra sui 31 punti pranayama - Ujjayi Pranayama - Nadi Shodhana Pranayama 55 PROGRAMMA ASANA BIMESTRE 6 Siamo arrivati al termine. Ho cercato di presentare in quest’anno un lavoro che desse la capacità di maneggiare l’evoluzione di una serie (a piegamenti si compensa con estensioni, a torsioni si compensa con piegamenti etc etc). La pratica proposta in quest’ultimo bimestre è tratta dalla scuola “INTERNATIONAL SIVANANDA YOGA VEDANTA CENTRES” di Swami Sivananda. Una consecuzione di 12 asana che completano il quadro proposto nei cinque bimestri precedenti con posture di equilibrio e rafforzamento. L’ultimo accenno che si vuole aggiungere è sull’atteggiamento mentale da mantenere, non solo durante la pratica ma durante tutta la vita. Un atteggiamento positivo, fiducioso e con la consapevolezza che un uomo non è fatto di sola “carne”. La tecnica presentata in seguito, non solo potrà aiutare a stimolare maggiormente i chakra con la ripetizione di Mantra17 o Bija-Mantra18, ma potrà facilitare tutto il processo di guarigione. In quest’ultimo bimestre il rilassamento sarà scandito dalla pratica di Shavayatra eseguita però su tutti e i 61 punti. La proposta del pranayama invece sarà Bhramari per avvicinare ancora di più i praticanti ad un lavoro di introspezione ed eventuale meditazione. Ogni allievo infine potrà approfondire gli argomenti trattati durante questo anno a proprio piacimento. 17 La parola Mantra deriva dalla combinazione delle due parole sanscrite man (pensare) e tra (suffisso per indicare uno strumento). Il mantra si può quindi considerare come un suono in grado di liberare la mente dai pensieri. 18 Bija-Mantra indica il suono-seme cioè il suono che trasformò l'energia potenziale in materia; ad ogni forma materiale è associato un suono che è quello per cui tale forma si è concretizzata nel mondo materiale. 56 BHRAMARI PRANAYAMA19 Bhramari è il pranayama che produce il suono dell’ape ronzante. “Bhramara” infatti significa ape o calabrone. Secondo lo Hatha Yoga Pradipika la sua pratica costante e prolungata porta a realizzare uno stato di beatitudine. Attraverso la concentrazione sul suono emesso infatti i pensieri sembrano dileguarsi e la mente raggiunge uno stato di autoassorbimento e focalizzazione. Rispetto alle tecniche di pranayama prima descritte, questa rappresenta una tecnica di passaggio da pratiche utili alla captazione e all’immagazzinamento dell’energia, a pratiche più equilibranti dove l’energia viene armonizzata e distribuita. Bhramari lavora inoltre sulle principali ghiandole endocrine contenute all’interno del capo perchè il suono prodotto viene proiettato verso l’alto verso il centro del cervello dove risiedono la ghiandola pineale e la pituitaria. Infine, dal punto di vista della fisiologia sottile, questo pranayama ha un effetto diretto su Vishuddi chakra, il centro energetico della gola la cui armonizzazione è fondamentale per affrontare pratiche più avanzate dello yoga. La tecnica si basa su un profondo e lento inspiro ed un espiro che emette un suono come di un’ ape o un calabrone. IL POTERE DELLA MENTE NEL PERCORSO DI GUARIGIONE Tratto da: Affermazioni scientifiche di guarigione (Paramhansa Yogananda) “Nello sforzo per guarire, spesso ci si concentra di più sull’assillo che procura la malattia che sulla possivilità di curarla, permettendo così alla malattia stessa di diventare un’abitudine mentale, oltre che fisica. Ciò vale specialmente nella maggior parte dei disturbi nervosi. Ogni pensiero di depressione o di gioia, di irritabilità o di calma, incide dei solchi sottili verso le condizioni di salute buone o cattive. L’abitudine subconscia di pensare alla malattia o alla salute esercita una forte influenza. Le affermazioni ostinate, mentali o fisiche, hanno sempre profonde radici nel subconscio. La malattia può essere curata estirpandone le radici nascoste. Ecco perchè tutte le affermazioni della mente cosciente devono poter lasciare un’impronta abbastanza forte da influenzare il subconscio, che a sua volta agisce automaticamente sulla mente cosciente. Delle forti affermazioni coscineti agiscono così sulla mente e sul corpo tramite il subcosciente. Le affermazioni ancora più forti raggiungono non solo il subconscio, ma anche la mente superconscia, il magico deposito dei poteri miracolosi.” 19 Tratto dalla dispensa di pranayama del corso ISFY per insegnati di Yoga 57 ASANA in piedi - Saluto al sole (12 cicli) - shavasana per rilassamento e ripresa del cardiaco inversioni - Delfino nel primo mese del bimestre come preparazione a Sirsasana nel secondo - posizione del bambino per compensazione -sarvangasana - halasana - compensazione con matsyasana 58 - paschimottanasana - bhujangasana (o sfinge) - shalabasana (dx e sx) - dhanurasana - shavasana e ginocchia al petto come compensazione e ripresa del cardiaco torsione - Ardha matsyendrasana 59 equilibrio - Bakasana (gru) o Kakasana (corvo) - Pada Hasthasana - Trikonasana - shavasana + Shavayatra sui 61 punti pranayama - Bhramari Pranayama - Nadi Shodhana 60 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO >> Le prigioni del cibo (Nardoni) >> L’ Anoressia mentale ( Selvini) >> Imparo lo yoga (André Van Lysebeth) >> Kundalini yoga (Shivananda) >> Il nuovo libro dello Yoga (centro yoga Shivananda) >> Applicazioni dello yoga nelle malattie comuni (Satyananda Saraswati) >> Asana pranayama mudhra e bandha (Satyananda Saraswati) >> Arana pranayama prana Vidya (Satyananda Saraswati) >> Teoria e pratica dello yoga (Iyengar) >> Affermazioni scientifiche di guarigione (Paramhansa Yogananda) >> Baghavad Gita (Paramhansa Yogananda) >> I chakra (J. Walter - Kriyananda) >> Alimentazione Yoga (Paramhansa Yogananda) >> Tutto sulle proteine (Zoe-Ananda Edizioni) >> Dispense di Pranayama dell’ ISFY 2004-2008 di Milano (A. Rozzi – S. Stefanini) >> Dispense di Asana dell’ ISFY 2004-2008 di Milano (E. Salvenizza - D. Lucchina) >> Dispense di Yoga Mentale dell’ ISFY 2004-2008 di Milano (E. Salvenizza) >> Rivista “Yoga” della Federazione Italiana di Yoga 61