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La dissociazione
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(Tratto da: Umberto Galimberti, DIZIONARIO DI PSICOLOGIA, Utet, Torino, 1992) Si consiglia l'acquisto di questo
libro
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FENOMENOLOGIA DELLA DISSOCIAZIONE. -Sul tema della continuità insiste anche R. D. Laing per il quale la
dissociazione non è altro che un'accentuazione dell'insicurezza ontologica (v. INSICUREZZA) comune a tutti gli uomini
per cui «anche in circostanze di vita ordinarie, un individuo può sentirsi più irreale che reale, letteralmente più morto
che vivo, differenziato in modo incerto e precario dal resto del mondo, cosi che la sua identità e la sua autonomia sono
sempre in questione. Può mancargli la sensazione della continuità temporale; può fargli difetto il senso della propria
coerenza o coesione personale. Si può sentire come impalpabile, e incapace di ritenere genuina, buona e di valore la
stoffa di cui è fatto. Può sentire il suo lo parzialmente disgiunto dal suo corpo» (1959, p. 50). In ambito fenomenologico
si è soliti distinguere una dissociazione isterica da una dissociazione schizofrenica, perché l'isterico si scinde a livello
molare, mentre lo schizofrenico a livello molecolare.
a) La dissociazione isterica, che dà come risultato quella che A. Binet e Th. Flournoy chiamano doppia personalità e K.
Jaspers coscienza alternante, è una condizione, scrive Jaspers, dove «la vita psichica di- staccata si presenta con uno
sviluppo cosi ricco che si crede di avere a che fare con un'altra personalità ; però, una volta passato questo stato, la
personalità normale non ne conserva alcun ricordo» (1913-1959, p. 436). In termini più esplicativi, la dissociazione
isterica viene descritta da G. Jervis nel modo seguente: «Il soggetto isterico dissocia dalla propria persona ciò che egli
stesso produce: invece di affer- mare "io faccio questo", è come se egli dicesse "questo mi accade". Il sintomo isterico
viene presentato come un guasto o un blocco accidentale nel fun- zionamento del corpo, di cui il soggetto si proclama
assolutamente irresponsabile. Nel caso di una para- lisi isterica a un braccio, ad esempio, il disturbo viene vissuto come
distante da ogni controllo (esso è là nel braccio); nel caso di una convulsione o di una pseudoperdita di coscienza.,
l'isterico afferma "non ho saputo più niente", nel caso di un comporta- mento più complesso (come una crisi di rabbia
clamorosa, o di aggressività ), l'isterico afferma "non ho voluto, non ero io, non ricordo nulla, qualcosa agiva in me". In
altre parole, il soggetto si scinde fra personaggio sociale e organismo "malato", e attribuisce al proprio organismo ciò
che sottrae al personaggio sociale» (1975, p. 276). b) La dissociazione schizofrenica è invece de- scritta da Laing
come «una frattura che divide l'Io dal corpo. Questa scissione spacca in due l'essere dell'individuo in modo che il senso
dell'Io si fa in- corporeo, mentre il corpo diventa il centro di un sistema del falso lo. Questa frattura primaria coesiste con
la successiva frattura Io/corpo/mondo, dove il corpo viene ad occupare una posizione particolar- mente ambigua, [...]
dove è gettato il seme di una persistente fusione o confusione nel punto di incontro fra qui e là , fra il dentro e il fuori,
giacché il corpo non viene sentito con sicurezza come "me" in contrasto con "non me"» (1959, p. 197).
CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DISSOCIATIVI. -Il DSM-III-R riconosce come disturbi dissociativi: 1. La personalitÃ
multipla, nota anche come sdoppiamento della personalità (v. ), caratterizzata da «l'esistenza all'interno della persona di
due o più personalità distinte o stati di personalità (ciascuna con proprie modalità relativamente costanti nel percepire, nel
rapportarsi, e nel giudicare l'ambiente e se stesso). Almeno due delle personalità o degli stati di personalità in modo
ricorrente assumono il pie- no controllo del comportamento del soggetto» (100.14).  Sdoppiamento della personalitÃ
(ingl. Dual personality; ted. Doppelte Personlichkeit; fr. Dédoublement de la personnalité). Disturbo dissociativo dovuto,
secondo K. Jaspers, al fatto che «due serie di processi psichici si sviluppano contemporanea- mente l'una accanto
all'altra, per cui si può parlare di due personalità , le quali vivono entrambe in maniera singolare, in modo che esistono da
entrambe le parti rapporti di sentimenti che non si fondono con quelli dell'altro lato, ma rimangono estranei l'uno
all'altro» (1913-1959, p. 135). Oggi lo sdoppiamento della personalità è rubricato tra le figure della personalità multipla
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BIBLIOGRAFIA. JANEf P., La torce et la taiblesse psychologique, Maloine, Paris, 1930. JASPERS K., Psicopatologia
generale (1913-1959), n Pen- siero Scientifico, Roma, 1964. Â
II. PSICOANALISI: LA SCISSIONE. In questo ambito si parla di scissione (Spaltung) in riferimento: a) all'apparato
psichico (v.), separato in sistemi (inconscio, preconscio, conscio) e in istanze (Es, lo e Super-io); b) alla coscienza con le
espressioni «scissione di coscienza», «scissione del contenuto di coscienza», «scissione psichica»; c) all' lo dove
entra in azione il meccanismo del diniego evi- dente nelle psicosi e nel feticismo; d) all'oggetto se- parato in «buono» e
«cattivo». 1. SCISSIONE DELLA COSCIENZA (Bewusstseinspal- tung). -È la forma tipica della dissociazione isterica,
caratterizzata, secondo Freud, dalla coesistenza di due personalità che possono ignorarsi reciprocamente: «Che il
complesso di sintomi dell'isteria, o almeno quanto di esso possiamo per ora comprendere, giustifichi l'ipotesi di una
scissione della coscienza con conseguente formazione di gruppi psichici separati, è un dato che, dopo gli eccellenti
lavori di Pierre Janet, Josef Breuer e altri, dovrebbe avere ormai ottenuto il generale con- senso». A differenza di Janet,
Freud tiene a precisare che «la scissione della coscienza non può assolutamente essere considerata primaria [...]. Mi
è più volte riuscito di dimostrare che la scissione del co tenuto di coscienza è conseguenza di un atto di volontà del
malato, e che cioè essa è indotta da uno sforzo di volontà la cui motivazione è comunque individuabile» (1894, p. 121122). Prende avvio da qui la nozione freudiana di inconscio come separato dalla coscienza per effetto della rimozione
(v.). 2. SCISSIONE DELL'Io (ICHSPALTUNG). -Con questa espressione Freud si riferisce a un processo per cui in
seno all'Io si costituiscono due atteggiamenti psichici di cui l'uno tiene conto della realtà , l'altro la nega sostituendola con
il contenuto di un desiderio. In azione è il meccanismo specifico del diniego (v.) il cui prototipo è il diniego della
castrazione. Il diniego, a parere di Freud, consente di spiegare i tratti tipici della psicosi e del feticismo: «Il problema
della psicosi sarebbe semplice e facilmente penetrabile se il distacco dell'Io dalla realtà potesse essere davvero attuato
completamente. Ma sembra che ciò accada assai di rado, se non forse mai». Ne consegue, secondo Freud, che
possiamo supporre «una scissione psichica in tutti quei casi in cui si sono formate due impostazioni psichiche anziché
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una sola, una, quella normale, che tiene conto della realtà e l'altra, che sotto l'influsso pulsionale, stacca l'Io dalla realtà .
Sussistono ambedue, una accanto all'altra. L'esito dipende dalla loro forza relativa. Se l'ultima è o diventa più forte della
prima, la condizione della psicosi è data. [...] Il punto di vista che postula in tutte le psicosi una scissione dell'Io non
meriterebbe tanta attenzione se non si rivelasse pertinente anche per altri stati che assomigliano piuttosto alle nevrosi, e
in definitiva per le nevrosi stesse. [...] Questa ano- malia, che può essere annoverata tra le perversioni, si fonda com'è
noto sul fatto che il paziente, il quale è quasi sempre un maschio, non riconosce l'assenza del pene nella donna, non
riconosce cioè qualcosa di altamente indesiderabile per lui in quanto prova della possibilità della sua stessa evirazione.
Egli rinnega perciò la propria percezione sensoriale che gli ha mostrato come il genitale femminile manchi del pene e si
attiene fermamente alla convinzione opposta. La percezione rinnegata non è rimasta però totalmente priva di
conseguenze, giacché dopo tutto egli non ha il coraggio di affermare di aver davvero visto un pene. In compenso si
aggrappa a qualcos'altro, parte del corpo o oggetto, ad esso ascrivendo il ruolo di pene di cui non vuole ammettere la
mancanza» (1938 b, p. 628-629). La scissione dell'Io è stata riconsiderata da J. Lacan e ipotizzata come condizione
del «generarsi» dell'Io stesso (v. LACANlANA, TEORIA, § 7). 3. SCISSIONE DELL'OGGETTO
(OBJEKTSPALTUNG). - È un meccanismo ipotizzato da M. Klein come la forma più primitiva di difesa contro l'angoscia.
L'oggetto, verso cui si dirigono le pulsioni erotiche e di- struttive, è scisso in oggetto «buono» e «cattivo» con
ripercussioni nella dinamica delle introiezioni e delle proiezioni (v. KLEINIANA, TEORIA, § 1). Terminologicamente
affine, ma teoricamente diversa, è la scissione dell'Io in lo «libidico» e lo «sabotatore» ipotizzata da W. R. D.
Fairbaim come conseguenza della scissione dell'oggetto (v. SCHIZOFRENIA ).
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BIBLIOGRAFIA.
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Milano, 1988. BINET A., Les altérations de la personnalité, Paris, 1891. BLEULER E., Dementia praecox oder Gruppe
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cit., 1979, vol. XI. FREUD S., Compendio di psicoanalisi (1938 b), in Opere, cit., 1979, vol. XI. JANET P., La force et la
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1978. LACAN J., Scritti (1966), Einaudi, Torino, 1974. LAING R. D., L'io diviso (1959), Einaudi, Torino, 1969.
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