Teoria e tecnica
Melanie Klein e la rimozione:
studio di alcuni appunti inediti del 1934
ROBERT D. HINSHELWOOD
Nota introduttiva, di S. Oliva
Il pregevole lavoro di Hinshelwood che presentiamo, illumina, tramite il ritrovamento di appunti inediti del 1934, il periodo in cui le idee di M. Klein, già parzialmente autonome dal quadro teorico di Freud e Abraham, assunsero maggior
spessore. In questo momento il suo interesse si volge dalla schizofrenia alla psicosi
maniaco-depressiva, un passaggio attraversato anche da Freud. Anche le prime
ricerche di Freud infatti si erano soffermate sui fenomeni isterici, connessi ad una
scissione della coscienza, e non melanconici e fu su questa base che si formarono la
teoria e la pratica psicoanalitica. Secondo Fairbairn (Studi psicoanalitici sulla personalità, pag. 121):
Quando Freud passò dallo studio del rimosso all’indagine dell’origine della rimozione, allora i problemi della melanconia cominciarono a soppiantare i problemi dell’isteria dalla posizione predominante che questi avevano occupato sino a quel
momento. Non è difficile da un lato comprendere come questo sia successo, considerando sia lo stretto legame che sembra esistere tra senso di colpa e rimozione da un lato,
sia la notevole preminenza che il senso di colpa assume nella melanconia dall’altro.
Melanie Klein iniziò ad interessarsi alle psicosi stimolata da un articolo di
Abraham (1924) e dalla scoperta dei disturbi di rappresentazione e formazione simbolica che regolavano il gioco di Dick, il suo piccolo paziente autistico (Klein 1930).
La frequentazione con allievi e colleghi di formazione psichiatrica che avevano un
grande interesse per la psicosi e collaborarono, tra gli anni ‘20 e ‘40, al suo progetto
di analisi degli schizofrenici, sembrava spingere la Klein a cercare di approfondire i
“meccanismi di eliminazione della mente” tipici della schizofrenia già scoperti nel
corso della psicoterapia di Dick. Tuttavia la forte influenza di Abraham con cui era
stata in analisi, unitamente forse ad altre contingenze dolorose della sua vita, la
spinsero a interessarsi alle psicosi maniaco-depressive pur rifiutando il concetto di
“punto di fissazione” proposto dalla teoria psicogenetica dello sviluppo libidico di
Abraham per la quale l’origine delle manifestazioni cliniche di tipo schizoide era
attribuita ad una fissazione nella fase orale precoce. Abraham pensava che in questa prima fase della vita iniziasse a verificarsi la scissione dell’Io e che pertanto ci
dovesse essere un legame tra scissione dell’Io e un atteggiamento libidico di incorporazione orale. Con questo cambiamento di rotta M. Klein, individuando nei dati
clinici dei suoi pazienti, per lo più adulti, delle difese molto primitive, arriva a rifletRichard e Piggle, 15, 2, 2007
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tere sull’origine di un meccanismo difensivo che, mantenendo il concetto di continuità delle difese, chiama ancora rimozione, ma che le appare molto diverso dal
significato che assumeva il termine inteso in senso classico. Solo in seguito riconoscerà pienamente la originalità della sua scoperta vale a dire, come riferisce Fairbairn (ibidem, pag. 30), che:
…un certo grado di scissione dell’Io è invariabilmente presente al livello mentale
più profondo, o […che] la posizione basilare nella psiche è invariabilmente una posizione schizoide.
Accetterà in tal senso la specificità concettuale del meccanismo di difesa, definendolo scissione, termine che assumerà un posto via, via crescente nel suo lavoro e
in quello dei suoi seguaci soppiantando di fatto il termine rimozione. Ci sembra utile
sottolineare che questo percorso concettuale è anche legato alle sue prime esperienze
nel campo psicoanalitico. Glauco Carloni, nel commentare alcuni scritti di Ferenczi
risalenti agli anni tra ‘30 e ‘32, ci ricorda come proprio attraverso M. Klein, sua
“allieva fertile e riconoscente”, ci siano diventati familiari “il significato e le modalità di certi meccanismi difensivi -scissione, frammentazione, atomizzazione- e il conseguente gioco delle parti”, concetti propri di Ferenczi, primo analista della Klein. Le
Note, commentate puntualmente da Hinshelwood illustrano i passaggi attraversati
da M. Klein in questo suo percorso teorico.
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Richard e Piggle, 15, 2, 2007