Zocco Paolo 5° ras I DISTURBI ALIMENTARI I disturbi del comportamento alimentare o semplicemente disturbi alimentari comprendono un insieme di patologie caratterizzate da alterazioni di tipo psicologico nei confronti del cibo. Le forme più conosciute sono: anoressia nervosa bulimia nervosa disturbo da alimentazione incontrollata i disturbi alimentari sono diffusi maggiormente nell’occidente e soprattutto tra le donne, l’età maggiormente a rischio è tra i 15 e i 25 anni, a questa età si comincia formare un immagine soggettiva del proprio corpo infatti la causa principale dei disturbi alimentari sono state ricondotte ad alterazioni della percezione dello schema corporeo in associazione a: Fattori genetici; un’alterazione dei geni implicati in processi bio-chimici riguardanti la percezione della fame,sazietà e l’appetito. Fattori socio culturali; il desiderio di essere snelli e in forma come i divi al giorno d’oggi. Inoltre alcuni lavori come modelle ballerine o ginnaste dove l’essere snelli si pensa possa garantire vantaggi. Fattori familiari; spesso relazioni famigliari opprimenti o poco soddisfacenti possono predisporre a disturbi alimentari. I disturbi alimentari sono malattie complesse che richiedono un intervento terapeutico multidisciplinare La psicoterapia per cercare di comprenderne le cause e ristabilire il controllo di se e la propria autostima. L’obbiettivo nutrizionale è il ritorno graduale alla normalità del comportamento nutrizionale. Gli interventi farmacologici servono come coadiuvanti terapeutici. I disturbi alimentari sono patologie gravi che possono mettere in pericolo la vita, sono comunque guaribili ma occorre l’intervento di esperti fin dall’insorgere dei primi sintomi. Anoressia nervosa Una persona è affetta da Anoressia Nervosa se manifesta tutte e quattro le seguenti caratteristiche: Perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza) Paura intensa di ingrassare anche quando si è sottopeso Alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee Amenorrea ovvero scomparsa delle mestruazioni (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi) Il termine anoressia (letteralmente mancanza di appetito) non risulta corretto per descrivere un disturbo in cui l’appetito è nella maggioranza dei casi conservato. Piuttosto ciò che caratterizza l’anoressia nervosa è il terrore di ingrassare e la ricerca della magrezza. La diffusione dell’anoressia nervosa sembra essere di gran lunga maggiore nei paesi industrializzati, dove vi è abbondanza di cibo, ed in cui, specialmente per il sesso femminile, è enfatizzato il valore della magrezza. L’anoressia nervosa si manifesta prevalentemente nel sesso femminile (in una percentuale superiore al 90%). In molti casi l’esordio coincide con la pubertà, un momento in cui l’adolescente si trova a dover fronteggiare delle sfide proprie di quella fase di vita, quali la sessualità, i cambiamenti del proprio corpo. Raramente insorge in epoca prepuberale. Il disturbo si presenta raramente in donne oltre i 40 anni. Spesso l’anoressia nervosa inizia con una dieta o comunque con un tentativo volontario di perdita di peso finalizzato a raggiungere quell’ideale di bellezza femminile tanto osannato dalla società moderna. Se a questo aggiungiamo fattori individuali (come ad esempio la bassa autostima o il perfezionismo) e famigliari (per esempio, iperprotezione dei genitori), il passo per lo sviluppo del disturbo alimentare può essere breve. Per evitare di ingrassare chi soffre dei sintomi di anoressia nervosa mette in atto una serie di comportamenti tipici del disturbo quali seguire una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva, indursi il vomito dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo. I soggetti che presentano i sintomi dell’anoressia attribuiscono un valore eccessivo all’aspetto fisico ed al peso corporeo. Molti segni e sintomi dell’Anoressia Nervosa sono connessi alla estrema denutrizione. Oltre all’assenza di mestruazioni (amenorrea), i soggetti possono lamentare stipsi, dolori addominali, intolleranza al freddo, letargia o eccesso di energia. Alcuni individui sviluppano “lanugo”, una fine e soffice peluria, sul tronco.. Tra i sintomi di anoressia, in coloro che si dedicano alla pratica del vomito autoindotto, possiamo trovare anche erosioni dello smalto dentale e cicatrici o callosità sul dorso delle mani, provocate dallo sfregamento contro l’arcata dentaria nel tentativo di provocare il vomito. Anoressia cura La cura dell’anoressia nervosa andrebbe condotta idealmente a livello ambulatoriale, ma questa condizione non sempre è possibile ed è indicata solo per le pazienti che presentano una perdita di peso non allarmante (inferiore al 25%), assenza di complicazioni mediche, motivazione al cambiamento, presenza di un ambiente familiare favorevole. L’intervento ospedaliero per la cura dell’anoressia nervosa si pone due obiettivi generali: stabilizzare le condizioni mediche-psichiatriche per gestire le complicanze acute del disturbo. Iniziare o continuare un percorso di cura finalizzato all’interruzione dei fattori di sviluppo e mantenimento del disturbo. La cura dell’anoressia dovrebbe essere effettuata da una équipe multidisciplinare, composta da medici (con competenze internistiche e psichiatriche), psicologipsicoterapeuti, dietisti e personale infermieristico. La terapia cognitivocomportamentale dell’anoressia nervosa punta a cercare di modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono l’unico o il principale fattore in base al quale misurare il proprio valore personale. Il trattamento dell’anoressia prevede tre fasi. La prima fase è finalizzata a normalizzare il peso e abbandonare i comportamenti di controllo del peso; la seconda fase a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali; la terza a terminare la terapia e prevenire le ricadute. Nonostante le impressionanti modificazioni biologiche e psicologiche che si verificano nell’anoressia nervosa, gli studi farmacologici sono scarsi e non dimostrano un benefico effetto dei farmaci sul disturbo: il loro utilizzo non dipende dalla diagnosi, ma dalla presenza di eventuali altri caratteristiche cliniche. L ‘approccio più ragionevole è quello di non utilizzare alcun farmaco nella fase acuta di perdita di peso, perché spesso i sintomi depressivi e ossessivi-compulsivi si riducono con l’aumento ponderale. Bulimia nervosa Una persona affetta da bulimia nervosa presenta i seguenti sintomi: Abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull’atto di mangiare. Comportamenti di compenso. Il vomito autoindotto è il meccanismo di compenso più frequentemente utilizzato nella bulimia, molte persone utilizzano lassativi e diuretici impropriamente, altre fanno esercizio fisico in modo eccessivo. Le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno 2 volte a settimana per tre mesi Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee. I fenomeni di bulimia non si manifestano esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa. La caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo autoperpetuante di preoccupazione per il peso e le forme corporee -> dieta ferrea -> abbuffate -> vomito autoindotto. La diretta conseguenza dell’intensa preoccupazione per le forme e il peso in soggetti che basano l’autovalutazione personale sulla magrezza è cercare di dimagrire seguendo una dieta caratterizzata da regole molto rigide. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate nelle persone che presentano i sintomi della bulimia. Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell’alimentazione come una irrimediabile perdita di controllo (bulimia nervosa). Le abbuffate in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, col passare del tempo determinano però emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate, alimentando il circolo vizioso che mantiene i sintomi della bulimia. Un’altra caratteristica essenziale della bulimia nervosa è il frequente ricorso a inappropriati comportamenti compensatori per prevenire l’incremento ponderale, neutralizzando gli effetti dell’abbuffata: tra i metodi, quello più frequentemente adottato è l’autoinduzione del vomito, tra i più tipici sintomi della bulimia. Il vomito riduce la sensazione di malessere fisico, oltre alla paura di ingrassare. Altre condotte di eliminazione dei pazienti bulimici sono rappresentate dall’uso inappropriato di lassativi e diuretici.Altre misure compensatorie per le abbuffate sono il digiuno nei giorni successivi o l’esercizio fisico eccessivo.Il frequente ricorso a condotte di eliminazione tipico della bulimia nervosa può produrre alterazioni dell’equilibrio elettrolitico e dei fluidi. Il vomito ripetuto può condurre ad una cospicua e permanente perdita dello smalto dentale. Questi denti diventano scheggiati, intaccati, e “tarlati”. Inoltre si può avere un aumento della frequenza delle carie. Bulimia cura L’uso dei farmaci antidepressivi nella cura della bulimia è dimostrato essere efficace per tre principali motivi: permette una riduzione media del 50-60% nella frequenza delle abbuffate nel giro di qualche settimana; permette una riduzione equivalente nella frequenza del vomito, un miglioramento dell’umore e del senso di controllo sull’alimentazione e una diminuzione della preoccupazione per il cibo; l’effetto antidepressivo del farmaco si verifica sia nei soggetti depressi che non depressi. Tuttavia è necessario sottolineare che recenti ricerche indicano che in molti soggetti il farmaco risulta non avere efficacia a lungo termine. Sembra infatti che, sebbene il farmaco antidepressivo riesca a ridurre le abbuffate, non possa eliminare alcuni fattori specifici che contribuiscono al mantenimento della bulimia nervosa, come ad esempio la dieta ferrea. Per la cura della bulimia nervosa è quindi necessario ricorrere ad un percorso psicoterapeutico mirato, presso un centro multidisciplinare specialistico, ove il paziente sia assistito non solo dallo psichiatra, ma anche e sopratutto da un nutrizionista e uno psicologo/psicoterapeuta di formazione cognitivo comportamentale. La psicoterapia di questo tipo, infatti, si è dimostrata l’intervento più efficace per la cura della bulimia, con effetti che si mantengono nel tempo anche cessando l’assunzione dei farmaci. Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder o BED) Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è un disturbo alimentare di tipo bulimico che si manifesta con episodi di assunzioni ricorrenti e protratte di cibo, associate alla sensazione di perdere il controllo dell'atto del mangiare, ma non seguite da manovre di eliminazione (induzione del vomito, assunzione di diuretici o lassativi) o di altri comportamenti compensatori (attività fisica sostenuta). La percentuale di incidenza della malattia non è nota, perché comprende anche la categoria degli obesi e di quel 30-40% di persone che si rivolgono al medico per problemi di sovrappeso. Si calcola tuttavia che il 3% della popolazione soffra di BED. Il disturbo colpisce maggiormente il sesso femminile, con un rapporto di 3 a 2 tra femmine e maschi. L'insorgenza del comportamento incontrollato avviene con maggior frequenza nella tarda adolescenza e dopo i 30 anni. Uno dei motivi di interesse di questo disturbo è legato alla frequente associazione con l'obesità. I trattamenti di riduzione del peso basati su restrizioni dietetiche drastiche, ripetute e protratte, possono essere ritenuti una causa concorrente all'insorgenza del Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Sintomi e diagnosi Questa malattia è caratterizzata da comportamenti ben precisi, che consentono poi anche di fare la sua diagnosi di certezza: - Episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata Un episodio di alimentazione incontrollata è caratterizzato dalla presenza di entrambi i seguenti elementi: assunzione in un periodo definito di tempo (di solito in circa 2 ore), di un quantitativo di cibo significativamente più abbondante di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe in un simile periodo di tempo ed in simili circostanze; sensazione di perdita del controllo sull'assunzione del cibo durante l'episodio, per esempio sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non riuscire a controllare la quantità ed il tipo di cibo che si sta introducendo. - Gli episodi di alimentazione incontrollata sono associati ad almeno 3 (o più) dei seguenti sintomi: mangiare molto più rapidamente del normale; mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni; mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati; mangiare da soli, a causa dell'imbarazzo per quanto si sta introducendo; sentirsi disgustati di se stessi, depressi, o molto in colpa per le abbuffate. - è presente marcato disagio per la propria alimentazione incontrollata. - La condotta alimentare incontrollata si manifesta, in media, almeno per 2 giorni alla settimana in un periodo di 6 mesi. - L'alimentazione incontrollata non risulta associata all'uso regolare di condotte compensatorie inappropriate . L'assunzione di cibo avviene in maniera ricorrente durante l'arco della giornata, rapidamente e con frequenza diversa, soprattutto durante le ore in cui si soggiorna in casa od in ambienti di lavoro dove è presente il cibo. In genere, viene seguito un regime dietetico regolare "ai pasti", ma è negli intervalli tra i pasti che si manifestano le assunzioni incontrollate di cibo, anche perché spesso in questi momenti non si è a tavola con altri familiari. La quantità di alimenti ingeriti è di solito sottostimata; il senso di pienezza frena l'ulteriore assunzione di cibo, e l'assenza di manovre eliminatorie o di altre modalità compensatorie determina un apporto calorico continuativo e non controllabile, con ripercussioni sul metabolismo e con rafforzamenti del disturbo: aumento di peso a volte consistente (dai 20 ai 30 kg in sei mesi), alterazioni gastrointestinali, continua secrezione di insulina ed alterazioni ormonali, ed i molteplici problemi connessi all'obesità. Trattamento Dal punto di vista terapeutico, il Disturbo da alimentazione incontrollata richiede, come tutti i disturbi del comportamento alimentare, un approccio multidisciplinare, cioè che coinvolga più persone specialiste in materia, quindi un lavoro di equipe tra internista, dietologo, psichiatra e psicologo. La terapia risulta efficace in un alta percentuale di casi trattati e la prognosi è migliore che per la bulimia nervosa. I pazienti risentono favorevolmente di una dieta che vada incontro alle proprie esigenze ed ai propri gusti alimentari, e che sia finalizzata alla rieducazione alimentare ed alla correzione dello squilibrio metabolico che si è creato col disturbo. Dal punto di vista psichiatrico, i pazienti possono essere favorevolmente trattati con farmaci antidepressivi . I farmaci attivi nel BED sono alcuni di quelli che si utilizzano anche nel trattamento della bulimia nervosa. Quelli capaci di ridurre la frequenza e l'intensità dell'alimentazione incontrollata, però, non promuovono nessun calo del peso negli obesi. In alcuni casi, può essere indicata una psicoterapia, singola o di gruppo. Il trattamento dell'obesità risente favorevolmente degli interventi di auto-aiuto guidato.