L’OCCHIO L’occhio come sistema fotografico Per facilitare la comprensione del nostro sistema visivo, possiamo paragonare il funzionamento a quello di una macchina fotografica. La struttura di sostegno è assicurata dalla sclera (il “bianco” dell’occhio), un tessuto compatto e robusto che fa da guscio di protezione. Le componenti trasparenti, vere e proprie lenti naturali incaricate della messa a fuoco dell’immagine, sono due: la cornea (che fa da obbiettivo) e il cristallino (che rappresenta l’oculare). Tra le due lenti agisce l’iride, l’anello muscolare che stabilisce il colore dell’occhio e che delimita un foro rotondo centrale (la pupilla)che, come il diaframma della telecamera, si stringe e si allarga in modo automatico, regolando la quantità di luce che entra dentro l’occhio. L’accomodazione è un meccanismo automatico (una specie di zoom inconscio) che, nel soggetto giovane, (sotto i 45 anni), agisce modificando istantaneamente la forma del cristallino in base alla distanza dell’oggetto che si sta osservando. Tale dispositivo viene meno con il passare degli anni, per un fenomeno fisiologico che prende il nome di presbiopia; l’occhio diventa progressivamente un sistema ottico a fuoco fisso: a 40-50 anni si si vedono bene gli oggetti lontani ed è normale usare un paio di occhiali da presbite per aiutare la lettura che altrimenti sarebbe difficoltosa. Chi a quell’età riesce a leggere senza occhiali è molto probabile che sia un poco miope o astigmatico e che quindi per lontano non riesca a distinguere la riga dei 10/10. Subito dietro il cristallino si trova il vitreo, sostanza gelatinosa trasparente priva di funzioni di focalizzazione, che costituisce il “contenuto” del globo oculare. Nell’occhio normale, detto emmetrope, a riposo, l’immagine di un oggetto distante viene focalizzata sulla retina (la membrana visiva che riveste interamente il “fondo” dell’occhio e che, nel nostro esempio, corrisponde alla pellicola fotosensibile). Viene quindi trasmessa attraverso una sorta di “cavo” che unisce i prolungamenti delle cellule retiniche il nervo ottico” alle zone del cervello (la corteccia visiva) che processano, elaborano e uniscono le immagini provenienti dai due occhi. Soltanto a questo livello si può parlare di vera e propria percezione visiva, che avviene in modo completo solo quando tutte le strutture menzionate risultano integre e funzionanti in maniera armonica. Nelle situazioni di malattia del sistema visivo, che si possono associare ai difetti della vista (miopia, ipermetropia e astigmatismo), si può intervenire con i tradizionali presidi medico-farmacologici e/o chirurgici. I difetti visivi La miopia La miopia è il difetto visivo più frequente le nostro Paese, così come in tutto il modo occidentale, dove circa un abitante su quattro è alle prese con difficoltà di messa a fuoco degli oggetti lontani. E’ causata, in genere, da un eccessiva lunghezza dell’occhio e, più raramente, da una cornea o da un cristallino troppo curvi; i raggi luminosi prevenienti dagli oggetti lontani che entrano nell’occhio miope vengono così messi a fuoco davanti alla retina, nel vitreo, dopo di che cominciano a divergere, formando un immagine sfocata a livello retinico. Gli oggetti distanti appaiono tanto più indistinti e annebbiati quanto maggiore è l’entità del difetto, che si misura in diottrie. Parliamo di miopia lieve quando il difetto non supera le 4-5 diottrie, di miopia media sino a 8-9 diottrie, di miopia elevata al di sopra di questi valori (sino a 30 e più diottrie). L’ipermetropia L’ipermetropia, escluse la rare cause da addebitare al cristallino, è in genere provocata da una cornea eccessivamente piatta oppure da un bulbo troppo corto. Nell’occhio che non è in grado di accomodare, ovvero di aumentare la curvature del cristallino e quindi la convergenza del fascio di luce che arriva all’occhio (ad esempio in un soggetto che ha superato i 60 anni, oppure con la pupilla dilatata dai colliri), la radiazione luminosa viene messa a fuoco dietro la retina e la visione dell’ipermetrope risulta annebbiata a tutte le distanze, ma soprattutto da vicino. Quando viene compensata dall’accomodazione (nei gradi lievi e nei soggetti giovani), l’ipermetropia può rimanere asintomatica e quindi nascosta a lungo, oppure essere rivelata soltanto da sintomi di affaticamento (nausea, pesantezza oculare, cefalea, vertigini, improvvise eclissi visive, bruciori oculari, difficoltà di concentrazione, tendenza allo strabismo convergente) legati all’eccesso esercizio del muscolo ciliare, che viene sollecitato anche in condizioni che normalmente sono di riposo funzionale, come ed esempio guardare lontano, all’orizzonte. Si tratta comunque di un difetto molto diffuso, almeno quanto la miopia, che in genere “viene fuori” con il passare degli anni, in soggetti che hanno sempre visto bene in gioventù e che assistono impotenti al progressivo deterioramento qualitativo della loro funzione visiva. L’ipermetropia viene definita moderata sotto le 4-5 diottrie, elevata per valori diottrici superiori alle 6 diottrie. L’astigmatismo L’astigmatismo è una condizione ottica molto comune causata, tranne in rari casi di responsabilità del cristallino o della retina (malformazioni, traumi....), da una peculiare conformazione topografica della cornea, che ha un aspetto ovaloide anziché sferico. Si immagini di tenere un pallone tra le mani e di schiacciarlo: la sua forma inizialmente sferica (corrispondente a un occhio normale) diventa ovale (occhio astigmatico), quindi simile ad un pallone di rugby, con un meridiano a maggior curvatura (quello più schiacciato) e uno a minor curvatura, ad esso perpendicolare. L’immagine retinica nell’occhio astigmatico non si forma in un punto preciso (dal greco stigma=punto), ma lungo un intervallo di visione sfocata. Si tratta per lo più di un’anomalia congenita, individuabile sin dai primi anni di vita e che si modifica pochissimo nel corso degli anni (astigmatismo primitivo) oppure secondaria a traumi o a interventi chirurgici (per patologia tipo cataratta, glaucoma, distacco di retina, trapianto di cornea, ma anche per complicazioni successive a interventi di chirurgia refrattiva male eseguiti). L’anisometropia Viene definita anisometropia la situazione in cui il difetto visivo è presente con diversa gradazione nei due occhi.L’esempio che ricorre con maggior frequenza è la miopia, ma anche l’astigmatismo e l’ipermetropia si presentano spesso in maniera simmetrica; inoltre non mancano i casi di antimetropia (un occhio miope e uno ipermetrope) ed i casi in cui un occhio normale si affianca ad uno con un difetto visivo. Quando la differenza è significativa (al di spora delle 2-3 diottrie) il diverso potere diottrico delle lenti su occhiale mette in crisi i meccanismi della visione binoculare, incaricati di fondere a livello celebrale le immagini provenienti dai due occhi. Il soggetto accusa sintomi di “affaticamento” (dolenzia-peso oculare sino alla cefalea, difficoltà ,alla fissazione prolungata, soprattutto di oggetti in movimento, vertigini, visione doppia) del tutto simili a quelli provati dai soggetti ipermetropi e astigmatici. Quando la differenza supera i limiti di compatibilità del nostro cervello, il soggetto vi ovvia escludendo le informazioni provenienti dall’occhio più ametrope, chiudendolo, oppure eliminando l’immagine meno valida, attraverso un meccanismo di “soppressione”, stratagemma che però comporta l’impoverimento funzionale dell’occhio escluso, che rimane “pigro”. In questi casi, ove sia intollerabile o non praticabile la compensazione del difetto mediante lenti a contatto, la chirurgia refrattiva con il laser ad eccimeri si impone come indicazione elettiva,per evitare la cosiddetta ambliopia “da non uso” dell’occhio più penalizzato e la possibilità che questo, oltre che pigro, diventi strabico. La presbiopia La presbiopia, il venir meno all’accomodazione con il passare degli anni, non va considerato un vero difetto visivo ma un fenomeno fisiologico; a 45 anni l’occhio normale (emmetrope) continua a vedere bene da lontano, ma comincia ad allontanarsi il punto prossimo di visione confortevole per vicino. Il soggetto presbite deve allora ricorrere ai classici occhiali a mezzaluna, un paio di lenti positive convergenti che mettono a fuoco, ingrandendo leggermente, i caratteri più piccoli (elenco del telefono, foglietti di accompagnamento alle medicine......), i soggetti ipermetropi vedono anticipati i segni della presbiopia, il cui valore diottrico si somma a quello dell’ipermetropia, aumentando lo spessore della lente prescritta; i miopi invece devono sottrarre il valore diottrico della presbiopia a quello dell’occhiale usato per lontano, per poter leggere confortevolmente.