7 Psicologia MEDICINA DEL LAVORO La prevenzione psicologica del disturbo post-traumatico da stress in ambito lavorativo a possibilità che il disturbo post traumatico da stress (Post-Traumatic Stress Disorder, PTDS) possa avere origine anche in ambito lavorativo è comprovata ed è di recente acquisizione. In passato, l’attenzione a questa tipologia di sofferenza psicologica, conseguente ad un evento traumatico e violento patito da un individuo o da un gruppo di individui, era relegata fondamentalmente all’ambiente militare e a coloro che si occupano di servizi di soccorso ed emergenza medica. L’orientamento generale è però cambiato dopo che questa sindrome è stata ufficialmente riconosciuta in ambito psichiatrico con l’inclusione nel DSMIII (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders): molti studi ne hanno verificato l’esistenza anche in altri ambiti lavorativi dove tale patologia era causata da eventi in precedenza non riconosciuti come potenziali fattori traumatizzanti. Essere vittima diretta od indiretta di un evento traumatico, quali possono essere un infortunio, un incidente, una rapina o un’aggressione, ma anche essere esposti a vicende connesse a processi di riorganizzazione aziendale o a “molestie”, può generare forme di risposta emotiva patologica invalidanti e prolungate nel tempo. Spesso si osserva anche in ambito lavorativo come persone apparentemente “fragili”riescano ad attraversare indenni eventi traumatici importanti, mentre persone “solide” si trovino in difficoltà a superare eventi, che se in termini di gravità possono apparire meno marcati, in realtà si rivelano portatori di significati personali o simbolici particolari. La sottovalutazione di un problema emotivo può innestare una spirale negativa che, partendo dal disagio psicofisico della persona, coinvolge inevitabilmente l’organizzazione e le relazioni aziendali in termini di produttività, assenteismo e contenzioso legale. È importante comunque ricordare che la maggior parte delle persone esposte ad eventi potenzialmente traumatizzanti manifestano “solo” reazioni emotive transitorie. Nonostante esista una consapevolezza dell’esistenza del problema, i programmi di prevenzione e di sostegno psicologico in ambito lavorativo procedono con molte esitazioni, poiché culturalmente si è soliti pensare che l’espressione delle proprie emozioni sia un fattore di debolezza, soprattutto se l’evento riguarda altri. duce per via anteriore con un’incisione cutanea, viene, con la tecnica endoscopica (TAPP), impiantata nella stessa sede per via posteriore, passando grazie a tre piccoli fori attraverso la cavità ad- L - interventi di consulenza e di supporto psicologico individuale, quale strumento terapeutico breve da attivarsi nei momenti successivi all’evento potenzialmente traumatico e finalizzato a favorire un rapido ed adeguato riadattamento emotivo della persona. I programmi del CDI per le Aziende Il Centro Diagnostico Italiano, attraverso il servizio di Medicina del Lavoro, è da tempo impegnato a proporre alle Aziende clienti una gamma di interventi psicologici clinico-specialistici, modellati sulla base delle specifiche esigenze aziendali, aventi come finalità quella di prevenire l’insorgenza del Disturbo PostTraumatico da Stress nella persona. Questi interventi si esplicano in: - programmi di formazione psicologica e di preparazione anticipatoria del personale aziendale alla gestione delle potenziali situazioni di rischio e di emergenza (es. rapina); - interventi di prima assistenza psicologica individuale e di gruppo (debriefing post-traumatico) da compiersi esclusivamente nei momenti immediatamente successivi al verificarsi dell’evento traumatico (infortunio, rapina, aggressione, incidente stradale, disastro ambientale); dominale, dopo aver ricavato una tasca di contenimento nella membrana peritoneale. Al termine della procedura, la protesi viene fissata profondamente alla parete addominale con piccole agraffes metalliche (fig.2) o ad essa incollata grazie a potenti adesivi biologici. Con una variante tecnica di maggior complessità (TEP), è possibile ottenere lo stesso risultato senza penetrare nell’addome, ma ricavando una via d’accesso all’inguine, scollando muscoli e fasce. La letteratura internazionale continua a ritenere l’intervento di Lichtestein il gold standard nel trattamento dell’ernia inguinale: la procedura può essere eseguita in anestesia locale in regime ambulatoriale. Le complicanze sono assai modeste per incidenza e tipologia, per lo più legate non al gesto chirurgico, ma alle condizioni generali del paziente; inoltre, last but not least, il costo economico dell’intervento è decisamente contenuto. D’altro canto, anche la chirurgia endoscopica ha conquistato un ruolo ben definito nel panorama del chirurgo ernio- logo. La necessità di anestesia generale e la durata dell’intervento, legata alla sua maggior difficoltà tecnica, sono controbilanciate da un dolore postoperatorio assai modesto, cui consegue un più veloce recupero delle normali attività. Inoltre, l’ernioplastica laparoscopica appare particolarmente indicata nel trattamento dell’ernia inguinale recidiva, permettendo di raggiungere la regione inguinale per via posteriore, evitando incisioni in tessuti sclerocicatriziali, alterati da precedenti gesti chirurgici. L’ernia bilaterale, infine, con tale metodica può essere utilmente aggredita Dr. Dario Capelli Psicologo e Psicoterapeuta CDI Dr. Plinio Amendola Medico del Lavoro CDI Dr. Valerio Fonte Medico del Lavoro CDI attraverso il medesimo accesso, permettendo, soprattutto ai pazienti più giovani, di riprendere rapidamente anche un’attività sportiva particolarmente intensa. Dott. Federico Callioni Medico Chirurgo, Coordinatore Hernia Center CDI