3 Anatomia Patologica LABORATORIO IL CENTRO DIAGNOSTICO ITALIANO È LA PRIMA STRUTTURA IN ITALIA AD OFFRIRE QUESTO SERVIZIO La digitalizzazione dell’anatomia patologica D allo scorso autunno, i pazienti del Centro Diagnostico Italiano non ricevono più soltanto il referto cartaceo del servizio di anatomia patologica, ma anche un DVD con etichetta personalizzata che contiene, oltre alla copia del referto, tutte le immagini relative al preparato analizzato. Il vetrino colorato, infatti, anziché essere letto al microscopio, viene introdotto in uno speciale lettore che esegue una scansione ad altissima definizione, aggiustando i piani focali in funzione dello spessore del preparato in modo da non perdere alcun dettaglio. Grazie al codice a barre bidimensionale dell’etichetta apposta sul vetrino, l’immagine ottenuta, dopo esser stata immediatamente accoppiata ai dati anagrafici del paziente, viene messa a disposizione dell’anatomo-patologo per la lettura che, quindi, si svolge sul monitor del computer e non più al microscopio. Un apposito software permette di navigare nelle immagini e di variarne l’in- grandimento con un semplice tocco del mouse. In questo modo l’anatomopatologo è in grado di osservare il pezzo operatorio sia nella sua interezza a bassissimo ingrandimento, cosa non possibile al microscopio, sia nei più piccoli dettagli fino alla singola cellula. Questa modalità di lettura rappresenta un validissimo aiuto per lo specialista anatomo-patologo perché gli consente di riconoscere a colpo d’occhio l’eventuale sovvertimento della normale architettura del tessuto analizzato e di focalizzarsi velocemente sulle zone interessate dal processo patologico. Alle immagini di laboratorio è anche possibile aggiungere frecce o circoscrivere le lesioni, misurarle fino al micrometro, salvando poi tutte queste modifiche con le immagini stesse. Al termine dell’operazione, prima di apporre la propria firma elettronica, l’anatomo-patologo decide quali immagini debbano essere riversate nel DVD: solitamente quelle di tutti i vetrini in caso di negatività mentre, in caso di positività, anche di un solo vetrino purché l’immagine sia sufficientemente esplicativa. Il paziente può quindi consegnare il DVD al medico curante/specialista che, grazie al programma contenuto nel DVD stesso, può guardare e ingrandire a suo piacimento le stesse immagini valutate dall’anatomo-patologo del CDI e constatare l’assoluta sicurezza della procedura, garantita dalla visibilità di tutti i dati riportati sulle etichette dei vetrini originali, compreso il codice a barre. L’indubbio vantaggio di questa procedura è certamente quello di garantire al medico richiedente e al paziente l’oggettivabilità della diagnosi, facendo diventare il referto cartaceo “trasparente”. Il medico può così chiedere spiegazioni all’anatomo-patologo del Centro Diagnostico Italiano mentre entrambi guardano le stesse immagini, ognuno sul proprio monitor. Non solo: se lo riterrà opportuno, potrà far rivalutare le immagini da un altro specialista per un consulto senza dover chiedere in prestito i vetrini originali. Ovviamente, presso l’archivio del CDI, oltre ai blocchetti paraffinati e ai vetrini, sono conservati a tempo indeterminato anche le copie dei DVD consegnati ai pazienti. La digitalizzazione dell’anatomia patologica al CDI , unica in Italia, ha permesso pertanto di arricchire la tecnologia al servizio dell’anatomo-patologo, garantendo nel contempo al medico la sicurezza e l’assistenza di un grande centro. Dott. Vittorio Grazioli Medico, Direttore Laboratorio CDI EVENTI I MOSTRE “Primedonne”. Le donne di Puccini Fino al 31 marzo la sede di via Saint Bon del CDI ospita una mostra dedicata ai costumi delle protagoniste delle opere di Puccini. Si tratta del terzo appuntamento con l’arte, promosso da Fondazione Bracco in collaborazione con l’Accademia Teatro alla Scala e il Centro Diagnostico Italiano (CDI), dopo la mostra dei giovani fotografi “Lo spettacolo del corpo”nel 2010 e degli allievi scenografi “Famiglia ad arte” nel 2012. “PrimeDonne” è il frutto di un progetto che ha coinvolto per un anno 40 allievi di più corsi dell’Accademia, pro- venienti da Europa e Asia: i sarti, che hanno ripreso i figurini delle prime rappresentazioni, gli allievi del corso di effetti speciali per la creazione dei manichini, i fotografi di scena per le immagini del backstage e gli scenografi, giunti al secondo anno del biennio, che hanno reinterpretato in chiave moderna i costumi di altre eroine pucciniane, come la principessa Turandot, Minnie (La fanciulla del west), Magda (La rondine), Madama Butterfly e Suor Angelica. Gli artisti sono stati impegnati in un complesso lavoro di rilettura storica: sulla base dei figurini originali, conser- vati nell’archivio dell’editore musicale Ricordi, sono stato chiamati, infatti, a realizzare modelli storicamente più “corretti” di quelli che siano mai andati in scena. Il più chiaro esempio è il costume di Tosca: pur essendo l’opera ambientata nell’anno 1800, l’abito della protagonista nella prima rappresentazione (14 gennaio 1900) era ispirato alla moda del XX secolo. I giovani costumisti della Scala nella mostra hanno, quindi, restituito a Tosca il suo vero abito, cioè quello che avrebbe veramente indossato una famosa cantante dell’epoca.