3 Tecnologia e prevenzione IMAGING Mammografia ed erogazione della dose A rchiviare e rendere accessibili tutti i dati relativi alle esposizioni a radiazioni ionizzanti dei pazienti che effettuano indagini radiologiche digitali. Ottimizzare le procedure al fine di garantire il minor livello di esposizione con la massima qualità dell’esame possibile. Comunicare il dato in modo che possa essere conservato e disponibile per ogni paziente e i medici che lo hanno in cura. Sono questi, in sintesi, gli obiettivi di un importante progetto che il Centro Diagnostico Italiano sta portando avanti da quasi due anni e che è giunto alla fase applicativa. Si è partiti lo scorso maggio con la possibilità, per i pazienti, di richiedere il dato relativo alla dose di radiazioni assorbita durante l’esame mammografico. Ma sono già circa 50mila le informazioni dosimetriche riguardanti TC, radiografia digitale e la stessa mammografia archiviati presso il CDI. In medicina un paziente è sottoposto ad una pratica solo se il beneficio che ne riceve è superiore al rischio derivante dalla stessa. Un’operazione chirurgica, ad esempio, si effettua solo se il medico ritiene vantaggioso il rapporto tra rischi dell’intervento e l’utilità per il paziente. Un farmaco si somministra solo se gli eventuali effetti collaterali sono minori rispetto agli effetti benefici della terapia. Anche in diagnostica per immagini, i processi decisionali del medico radiologo o del medico nucleare sono gli stessi che in qualsiasi altra disciplina. Stimare AL CDI È POSSIBILE RICHIEDERE LA PROPRIA CARTELLA DOSIMETRICA DA DISCUTERE CON IL MEDICO CURANTE AL FINE DI UNA PIÙ APPROPRIATA SCELTA DI PROCEDURA DIAGNOSTICA il rischio derivante da una radiografia, però, è un processo complesso che coinvolge diverse figure professionali: ovviamente i medici, poi i fisici medici e i tecnici di radiologia. Sulla stima del rischio da radiazioni ionizzanti (quelle utilizzate in radiologia, in medicina nucleare e in radioterapia) la comunità scientifica internazionale si sta interrogando da decenni. Il problema è complesso perché è A impossibile definire stime di rischio valide per l’intera popolazione: ogni individuo è diverso e reagisce in modo differente alle sollecitazioni esterne, comprese quelle derivanti da un’indagine radiologica. Nonostante ciò i legislatori, soprattutto europei e americani, hanno già dato disposizioni molto chiare a medici e fisici: la dose di radiazioni ricevuta dal paziente durante un’indagine deve essere indicata nel referto medico. Come gli effetti collaterali di un farmaco sono descritti nel foglietto illustrativo, così il paziente ha il diritto di sapere quale dose di radiazioni ha assorbito durante il proprio esame. In Italia ciò sarà obbligatorio dal 2018. Il Centro Diagnostico Italiano, però, aveva già percepito questa esigenza ben prima che si tramutasse in legge (la nuova Direttiva Europea in materia è del dicembre 2013) e dallo scorso maggio ha iniziato la comunicazione delle dosi in mammografia a tutti i pazienti che ne faranno richiesta all’indirizzo di posta elettronica dedicato ([email protected]). E’ stato possibile raggiungere questo risultato grazie all’installazione, presso il Dipartimento di Diagnostica per Immagini, del software Dosewatch®. Il programma consente di mettere in rete tutte le apparecchiature radiologiB che digitali del CDI e di archiviare tutti i dati dosimetrici e di qualità relativi ad ogni singola indagine di ogni paziente. Nel report dosimetrico per il paziente, oltre all’informazione relativa alla dose di radiazioni assorbita, è presente anche quella riguardante la forza di compressione applicata alla mammella durante l’esecuzione dell’esame e una breve descrizione sul significato dei valori riportati. La scelta di iniziare questo innovativo percorso proprio dall’esame mammografico indica la grande attenzione che il Centro Diagnostico Italiano pone nell’ottimizzare le indagini radiologiche digitali. La mammografia, infatti, è lo studio che eroga il minor quantitativo di radiazioni ionizzanti; al contempo, però, è l’unica procedura alla quale si sottopongono anche pazienti asintomatici, all’interno dei percorsi di diagnosi precoce dei L A B O RATO R I O I G E N E T I C A O N C O LO G I C A EndoPredict® Con un’incidenza di circa il 29% (uno su tre), si calcola che il carcinoma mammario sia la neoplasia più diagnosticata nelle donne. Fortunatamente, dalla fine degli anni Ottanta, si osserva una moderata ma continua tendenza alla diminuzione della mortalità per tale patologia (-1,6%/anno), attribuibile all’efficacia dello screening, almeno in alcune fasce d’età, e ai progressi terapeutici, in particolar modo alle terapie multimodali. Proprio per supportare l’oncologo nella scelta terapeutica migliore oggi è possibile effettuare un nuovo test, EndoPredict®, in grado di valutare il rischio di me- tastasi a distanza in pazienti affette da carcinoma mammario primario, positivo al recettore dell’estrogeno e Her2 negativo, sottoposte a sola terapia endocrina adiuvante. Il test, partendo dall’RNA del tumore, analizza alcuni geni coinvolti nello sviluppo e nell’evoluzione del tumore e, unendo le informazioni ottenute con alcuni parametri clinici (dimensioni del tumore e numero di linfonodi positivi), permette di calcolare il rischio (basso o elevato) di sviluppare metastasi. In pazienti con cancro al seno positivo per il recettore e HER2/ neu-negativi, i benefici della chemioterapia sono spesso inferiori. Questo gruppo comprende circa il 65% delle pazienti, la maggior parte delle quali C carcinomi della mammella. Questo impone a tutti gli operatori una maggiore attenzione e condivisione con i pazienti dei rischi associati alla procedura. Grazie al progetto sviluppato presso il CDI, ora i pazienti potranno richiedere i dati relativi ad ogni loro esposizione radiologica in modo da poter costruire una propria cartella dosimetrica personale che potrà essere discussa con il medico curante e con i medici radiologi. Un altro passo verso la reale personalizzazione delle cure e della diagnosi. Dott. Francesco Ria Fisico, Consulente CDI CDI potrebbe essere adeguatamente trattata solo con terapia anti-ormonale, i cui effetti collaterali sono più bassi. Poiché i metodi di analisi classici non consentono un giudizio chiaro su quale trattamento sia più appropriato, come precauzione si ricorre quasi sempre alla chemioterapia. Dato che EndoPredict® è in grado di prevedere in modo affidabile la formazione di metastasi fino a dieci anni dalla diagnosi, è possibile individuare il gruppo di pazienti che potranno essere trattate con la terapia ormonale per soli 5 anni e quelle che invece dovranno prolungare la terapia. PER IL SOCIALE I BORSE DI STUDIO Un progetto in Scienze dell’ Alimentazione Fondazione MAI, Fondazione Bracco e l’Accademia Teatro alla Scala, tramite il Centro Diagnostico Italiano, individuano e definiscono un progetto di ricerca nell’area “Scienza dell’Alimentazione”, per approfondire principi e implicazioni di una corretta alimentazione nei giovani atleti artisti della Scuola. Coerentemente con tali scopi, Fondazione MAI in collaborazione con Fondazione Bracco intende erogare un assegno di ricerca di 10.000 euro al lordo delle ritenute fiscali di legge, da assegnare a uno/una specializzando/a in Scienza dell’Alimentazione che, in base al curriculum presentato e agli esiti di un colloquio, sarà ritenuto idoneo a poter svolgere il progetto di ricerca della durata di 12 mesi.