Elio Crovara” Amore buio”

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Elio Crovara” Amore buio”.(1971)
“ e così piange,poi che giunse anelo:
piange dall’occhio nero come morte;
piange dall’occhio azzurro come cielo.
Chè si fa sempre(tale è la sua sorte)
nell’occhio nero lo sperar,più vano;
nell’occhio azzurro il desiar,più forte”
Pascoli,Alexandros.
Come nell’eroe ellenistico,l’amore del pittore Crovara ha questa
ambivalenza insanabile:possesso del desiderio e librarsi nei cieli tersi della
contemplazione;luce che riscalda,illumina in un dolce abbandono e poi
luce così accecante da uccidere e diventare buio pesto;speranza e fiducia
per il futuro che contrasta con la disperazione della sconfitta,della
solitudine e della perdita.
Sul piano formale,il pittore risolve tali aspetti in modo originale e
innovativo:il volto fiero della giovane,che sfida con incrollabile fiducia
ogni avversità, non si consente momento alcuno di colloquiale abbandono
: lei è sola nella sua ragione di amore.
La fronte della giovane,espressione di razionalità e di equilibrio nonché
fonte di seduzione da dove si dipartono,in forma fluente,i nerissimi capelli
,è assorbita,quasi improvvisamente,dalla cornice che ne riduce spazio e
funzione:è netta in questa soluzione tecnica la deformazione della realtà e
dell’ambiente circostante operata da questo sentimento così forte da
rischiare la distruzione di se stesso.
Altra strozzatura di luce avviene subito dopo,nella forma, inghiottita dal
buio, della gola:da dove nasce il canto,la malìa della parola che può
contrastare impunemente il logos delle convenienze della società,non
traspare riverbero alcuno,se non il desiderio indicibile di un chiarore
invocato,ma non donato.
Lei che vive questa stagione irripetibile di amore è in quel discrimine
ambiguo dove luce e tenebre,certezza e fragilità,finito e infinito,garanzia di
possesso e voglia di andare oltre coesistono in precario equilibrio.
L’amore vero reclama sempre luce e buio,per prendere respiro ora dalle
vertigini contemplative che rinseccano gli ardori della carne,ora dai brividi
del corpo che annullano la delicata armonia dell’anima:annullamento di sé
e riaffermazione della propria identità,ricerca di una primigenia armonia in
questo mirabile quadro coesistono in sapiente cromatismo e scansione
spaziale.
Elio Crovara,pittore,scultore e incisore che vive a Cosenza,ma con
formazione romana(Guttuso,Leoncillo,Fazzini),è legato idealmente a Carlo
Levi(cui è dedicato questo numero monografico),perché avremmo dovuto
presentargli la mostra a Roma nel 1975,impedita poi,purtroppo,dalla
morte.
Rimandando il lettore ad una conoscenza approfondita dell’artista e
dell’intellettuale Crovara,si cita solo ciò che di lui disse il compianto
G.Selvaggi,parlando dell’astrattismo:”…la pittura di Crovara vive nel
riquadro dell’opera perché il pittore la isola in spazi larghi,in bianchi,in
cornici di vuoto che sono appunto la sua consapevolezza di sapere cosa c’è
dall’altra parte del figurativo tradizionale”.
Gianni Mazzei
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