Numero 01 - Anno 2010 - Pubblicazione Trimestrale edita dall’a.n.g.ri.s. - Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura A.N.G.Ri.S. Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura Indice Premessa Pag. 03 Pag. 04 Angolo del Direttore di Ivan VADORI di Daniela Elisabetta TIUS RIEDUCATORI DELLA SCRITTURA | Pag. 06 Accoglimento del disagio e recupero delle difficoltà grafomotorie l’intervento del grafologo-rieducatore della scrittura di Angela MIELE Pag. 12 La storia di Paolo: un caso di cattivo apprendimento della scrittura di Daniela Elisabetta TIUS Pag. 16 La scrittura: educazione, prevenzione, rieducazione di Silvio Lena SPECIALISTI Pag. 18 Il ruolo della neurobiologia nelle disgrafie di Lorenzo Lorusso Pag. 22 Disgrafia e disturbi specifici della scrittura di Carlo MUZIO INSEGNANTI Pag. 26 Non esiste una sola risposta di Marina Brugnone GENITORI Pag. 28 Vincere la disgrafia? Si può! di Daniela Chiarentin RECENSIONI ED EVENTI Pag. 30 Recensioni ed eventi ORGANICO A.N.G.Ri.S. Pag. 32 Organico Nazionale A.N.G.Ri.S Redazione DISGRAFIANEWS Direttore Responsabile: Ivan VADORI Caporedattore: Daniela Elisabetta TIUS Vice-Caporedattore: Angela MIELE Comitato di Redazione: Daniela Elisabetta TIUS, Angela MIELE, Susanna PRIMAVERA, Antonella PUDDU, Susanna MISCALI MUSZTRAI, Carmela BERTOLINO Redazione: A.N.G.Ri.S.: Viale San Giovanni, 39/3 – 33078 SAN VITO AL TAGLIAMENTO (PN) Fotocomposizione: Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura Premessa Cari amici, quello che siete in procinto di leggere è il primo numero di DISGRAFIANEWS. E’ una rivista frutto dell’impegno e dello sforzo di numerose persone che hanno riversato tutta la loro passione e la loro competenza per far conoscere e diffondere le problematiche inerenti un disturbo dell’apprendimento, la Disgrafia, ancora oggi poco conosciuto rispetto agli altri disturbi dell’apprendimento. DISGRAFIANEWS in particolare è la voce dell’ANGRIS, l’Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura. Il Rieducatore della Scrittura è una figura professionale di recente istituzione che opera in modo specifico in questo settore. La disgrafia oggi, benché se ne parli veramente poco, costituisce un vero e proprio disagio che riguarda in particolare moltissimi studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado, ma che affligge molta popolazione adolescente ed adulta. E’ bene ricordare che non stiamo parlando di grafie esteticamente poco apprezzabili, ma di un vero e proprio deficit di apprendimento che – per essere recuperato - abbisogna di un intervento mirato, specifico e professionalmente competente. A volte buona volontà, ragionevolezza e alcune competenze in ambiti apparentemente attinenti al linguaggio scritto non erano e non sono sufficienti per comprendere la tipologia di una specifica disgrafia, le sue cause e il tipo di intervento rieducativo da effettuare. Non dimentichiamo che ogni intervento è necessariamente individualizzato, perché individuali sono anche le peculiarità di una disgrafia. La pubblicazione DISGRAFIANEWS è prevista trimestralmente ed è rivolta non solo a tutti i Soci Ordinari e Simpatizzanti dell’Associazione ma anche a tutti coloro che in qualche modo sono interessati a conoscere, per ragioni professionali o per motivi personali in quanto direttamente toccati, le problematiche inerenti il tema della disgrafia. La sua diffusione quindi avviene in particolare in quelle realtà dove si toccano con mano nei bambini, ragazzi ed adolescenti le ricadute negative in ambito scolastico e personale dell’essere disgrafici, ossia nel mondo della scuola, nei Centri di neuropsichiatria infantile e nelle Asl. In questo primo numero vi sono interventi della dott. ssa Angela Miele, della dott.ssa Elisabetta D. Tius, del prof. Silvio Lena, del dottor Lorusso, del dottor Carlo Muzio, dell’insegnante di scuola primaria dott.ssa Marina Brugnore. Sono articoli dove vengono affrontati aspetti specifici della Disgrafia, oppure dove vi è il resoconto di un’azione rieducativa, dalla diagnosi agli interventi con i risultati conseguiti. Vi è il resoconto di una Rieducatrice della Scrittura che parla anche della sua esperienza con un bambino disgrafico in una terza elementare. Vi è in coda a tutti questi articoli la lettera di una mamma, successivamente alla rieducazione della scrittura di suo figlio, alla dott.ssa Susanna Primavera, dove racconta che cosa ha comportato avere un bambino disgrafico e quali benefici abbia verificato dopo il trattamento di rieducazione. Vi è poi una parte della rivista dedicata alle Recensioni di pubblicazioni inerenti l’età evolutiva e l’apprendimento della scrittura. All’interno di DISGRAFIANEWS l’Angris in questa come nei numeri successivi accennerà ad alcuni dei prossimi eventi formativi organizzati dall’Associazione. Nella parte conclusiva di questa prima uscita è possibile anche leggere l’organico dell’Associazione. Vi è quindi, in fondo alla rivista, una pagina che contiene tutte le indicazioni per chi intendesse iscriversi all’Associazione. Sono certa, in qualità di Presidente dell’Angris, che saprete apprezzare la qualità di questo primo numero della nostra pubblicazione, già poi in attesa del secondo. Direttivo A.N.G.Ri.S. Presidente: Daniela Elisabetta TIUS Vice Presidente: Angela Miele Tesoriere: Antonella Puddu Segretaria: Susanna Primavera Consiglieri: Carmela Bertolino, Szuszanna Miscali Musztrai Collegio dei Revisori: Fabrizia Triaca, Anna Boracchi, Barbara Di Giusto D. Elisabetta TIUS Presidente A.N.G.Ri.S. | Angolo del Direttore Nell’età evolutiva è rilevante la sinergia genitori-educatori. | Care Lettrici, Cari Lettori, essendo questa la prima uscita, con gioia e un pizzico d’emozione, vi do un cordiale benvenuto in DisgrafiaNews. Il nostro periodico ha preso vita. Se fino ad un anno fa, ne stavamo progettando la realizzazione, ad oggi la nostra rivista è diventata una realtà tangibile. Sono certo che la nostra Redazione, composta da rieducatori della scrittura e specialisti del settore, saprà proporre notizie e testimonianze conformi alle informazioni che i nostri lettori cercano sfogliando le nostre pagine e sul nostro sito web. Desidero inaugurare l’angolo del Direttore, sviscerando un tema d’attualità che sta facendo molto presa nell’educazione in età scolare. Genitori ed educatori possono trovare un allineamento nell’educazione dei bambini? Jean Piaget, noto psicologo e pedagogista svizzero, sostiene che -in età evolutiva- l’apprendimento ha il suo decorso in un’alternarsi di fasi di assimilazione e accomodamento. Questi due processi si alternano in una costante ricerca di omeostasi, ovvero un equilibrio; una forma di controllo del mondo esterno. Piaget stesso delinea nei dettagli quelli che sono gli stadi dello sviluppo cognitivo. Lo stadio senso-motorio si sviluppa dalla nascita ai due anni di vita; il neonato interagisce con il mondo esterno attraverso la sua intenzionalità. Dai due ai sei-sette anni, Piaget parla della fase pre-operatoria dove l’individuo ha superato l’egocentrismo intellettuale e si relaziona attraverso i simboli. Successivamente fino agli undici anni il bambino si ritrova nella fase delle operazioni concrete, dove il soggetto agisce ed apprende attraverso la logica. Dai dodici anni, il ragazzo ha la capacità e la dote di formulare pensieri astratti. Ci troviamo dunque nello stadio delle operazioni formali. Ho voluto chiarire la diversificazione delle fasi di appren- dimento definite da Piaget, poiché in età evolutiva vi sono dei veri e propri limiti definiti dagli specialisti e studiosi della pedagogia. Ciò non si verifica per quanto riguarda gli insegnamenti che i bambini possano apprendere in famiglia, perché i genitori nell’educare ed istruire i figli non possono e non devono darsi un limite. La pedagogia ci insegna che nella prima infanzia, lo strumento di apprendimento principale per il bambino è il gioco, che gli permette così di sviluppare il proprio sistema sensoriale: tattile, uditivo, visivo. In questo arco temporale, il bambino forma gran parte del proprio carattere. Il suo vissuto andrà ad incidere sulla sua personalità, una volta ragazzo e poi adulto. Ecco che i responsabili del suo apprendimento sono i genitori. Coloro che possono contribuire e seguire passo a passo le sue evoluzioni, il saper dire di NO nei momenti giusti ed incoraggiandolo negli istanti di difficoltà. Gli strumenti da utilizzare sono a discrezione dei genitori, frutto delle loro conoscenze e della cultura di provenienza. Mi sento di esplicare un commento sulla Pet Therapy. Lo psichiatra infantile Boris Levinson, dal 1960, ha dimostrato che se all’interno di un’abitazione vi è un animale domestico, il bambino può sviluppare più celermente attitudini sensoriali. L’animale in sé può calmare l’ansia, trasmettere affetto e alleviare tensioni. E’ buona cosa non far pesare all’animale, già presente in casa, la nascita del bambino. Altresì il neonato deve venire a conoscenza della sua presenza. Se volessi rendere in senso figurativo questa fase educativa –in cui i genitori sono gli unici educatori del bambino-, utilizzerei l’immagine di un terreno. I genitori sono coloro che possono arare, seminare, coltivare questo suolo. Su di esso tutte le tipologie di piante, alberi, arbusti, fiori potranno crescere solo se il terreno è particolarmente fertile. Dai tre anni –in certi casi anche prima- l’infante può incontrare una nuova figura importante della sua vita: l’educatore. Una persona, esterna al nucleo famigliare, che può incidere sulla propria educazione, trasmettendo le sue competenze; frutto di esperienza, e qualità personali. Ch’ egli sia l’insegnante o il maestro di batteria interagisce con il nostro bambino in un processo evolutivo che ha avuto inizio con la famiglia e i genitori. E’ fondamentale da parte della famiglia gestire l’accoglienza di questa nuova figura significativa del bambino, parte del puzzle della vita di ciascuno di noi. Vorrei quindi paragonare la sua presenza alla piantumazione di un albero. Esso potrà germogliare e | Matteo, 3 anni. Foto di Graziano CHIAROT crescere tanto quanto il nostro suolo -citato poc’anzi- sarà ben coltivato e fertile. Vi deve essere un percorso comune insieme ai genitori, per affrontare con serenità e dialogo, le fasi evolutive del bambino. Ognuno con le proprie competenze, ed esperienze. Spesso genitori e educatori - in archi di tempi, dove il bambino possa essere in difficoltà o attraversare problematiche personali - anziché agire in suo aiuto si rinfacciano le responsabilità per gli interventi sul minorenne, ciò non fa altro che nuocere al bambino. I genitori devono porre fiducia all’educatore affinchè possa agire liberamente, e opporsi ad egli nel momento in cui una sua azione possa essere azzardata. L’educatore deve pensare che il bambino che ha di fronte ha avuto la migliore educazione possibile, e andare a correggere le sfumature che possano risultare spigolose. Nell’educazione in età evolutiva, conta la presenza fisica e mentale nei momenti in cui interagiamo con il bambino. L’infante vuole essere ascoltato. Che noi genitori e educatori come sappiamo rimproveralo così giochiamo con lui. La sincerità è l’unica via di comunicazione tra uomo-bambino. Cito lo scrittore Fëdor Dostoevskij che così parla dei bambini: “sono loro, in un modo o nell’altro, a possedere il sogno e la libertà”. Se il bambino potrà vantare un terreno fertile (genitori), su di esso saranno piantati diversi alberi (educatori); lo splendore di quel giardino (individuo) sarà unico. Ivan VADORI Direttore DISGRAFIANEWS Accoglimento del disagio e recupero delle difficoltà grafomotorie: l’intervento del grafologo-rieducatore della scrittura di Angela Miele * Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura | Vorrei che la mia mano fosse una farfalla che svolazza nel cielo leggera, senza sforzo, fatica o paure, e poter scrivere: “Quanto è bello volare!” Lory, anni 9,8” La scrittura è espressione dell’esperienza unica di ogni individuo e, in questo senso, una realtà da comprendere: può essere il risultato di un gesto semplice, spontaneo e abituale, ma anche coincidere con un’azione sofferta, in cui sforzo e fatica si intrecciano, fino a divenire un vero e proprio disturbo. Attraverso la scrittura l’individuo lascia un segno della propria presenza: l’espressione e la comunicazione del proprio pensiero, nonchè la rappresentazione del proprio modo di essere e di muoversi nello spazio e nell’ambiente. Prodotto dell’attività integrata del sistema nervoso, la scrittura nasce dalla psiche come programmazione del movimento e termina nel gesto grafomotorio della mano, con una modalità espressiva caratterizzata da infinite modulazioni, variamente articolata per la complessità dei meccanismi centro-periferici in essa implicati e per il coinvolgimento psichico-affettivo ed emotivo strettamente correlato. Il gesto grafico, rappresenta, da un lato, il risultato di una coordinata attività senso-motoria-associativa, attraverso cui tutte le vie motorie si integrano in una complessa funzione regolatrice della motricità, dall’altro, è espressione di peculiarità individuali (struttura, dinamica e vissuto esperienziale). Disfunzioni a vari livelli possono produrre alterazioni della produzione scritta. La disgrafia può presentarsi come disturbo isolato o associato a problemi di ortografia e/o dislessia e/o coesistere insieme ad altre sintomatologie di tipo clinico o altri disturbi evolutivi. Riguardo all’ezio- logia, le cause possono essere individuali e sociali (difficoltà percettivo-motorie, difficoltà di attenzione, di concentrazione, di memorizzazione, difficoltà di linguaggio e problemi relativi alla sfera affettiva e comunicazionale, stabilità emotiva) e tali da investire la sfera neuropsicologica e la personalità del soggetto. L’intervento di rieducazione non si focalizza solo sul disturbo specifico, ma questo viene studiato, analizzato come facente parte di un quadro generale di funzioni alterate. La tensione muscolare è in stretto rapporto con la tensione emotiva e il bambino, come essere in evoluzione, risente di influssi esterni e di tensioni interne che sortiscono a loro volta possibili conseguenze negative sull’apprendimento. I risultati ed il successo scolastico, spesso compromessi e svalorizzati causano, a loro volta, un vero e proprio disadattamento scolastico e comportamentale. Si tratta dunque di un disturbo specifico di apprendimento che non è direttamente correlato al livello mentale, ma che agisce comunque anche sul comportamento intellettivo e sociale del bambino, per gli ostacoli che il bambino incontra nell’apprendimento e con le persone, e, in seguito, con un impatto importante a livello di sviluppo e crescita di competenze, nella percezione di sé e nella affermazione della propria identità. Il movimento della mano scrivente esprime caratteristiche fisiologiche come la forza fisica, l’energia, lo stato generale di salute, lo stress mentale, ecc.: tali caratteristiche si traducono in un tracciato grafico che può rivelare esitazione, aggressività, lentezza, agilità e altro. Se il foglio di carta rappresenta lo spazio vitale nel quale l’individuo si muove, le zone (alto, basso, destra, sinistra) del foglio esprimono l’ambiente esterno ed il rigo rappresenta un punto di partenza, un elemento fondamentale di orientamento: la modalità di occupazione dello spazio, le varie irregolarità, il disordine presenti in una scrittura disgrafica ci danno indicazioni di come il soggetto disgrafico si muove nello spazio esistenziale, il suo grado di organizzazione/disorganizzazione, adattamento/non adattamento, sicurezza/insicurezza. * Dott.ssa Angela Miele: counselor relazionale, educatrice e rieducatrice della scrittura, formatrice e consulente del Linguaggio Grafomotorio, laureata in Tecniche grafologiche presso l’Università di Urbino, Facoltà di Scienze della Formazione. Vice-Presidente direttivo nazionale dell’ANGRIS, Associazione Nazionale Grafologi e Rieducatori della Scrittura e referente regione Piemonte-Valle d’Aosta, membro associato della Società Scientifica Italiana Consulenti del linguaggio grafico – S.S.I.Co.L.G., iscritta alla F.A.I.P. – Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia, e all’Associazione Counselor Professionisti, consigliere direttivo regionale AGI, Associazione Grafologica Italiana, membro del collegio dei probiviri dell’AGP, Associazione Grafologi Professionisti e membro associato AIF, Associazione Italiana Formatori. Paolo, anni 8, 7, IIIª elem. Poiché la personalità si configura come un sistema, essa è il risultato di un processo di evoluzione e di organizzazione e la sua manifestazione si realizza in ogni comportamento, quindi comprensibilmente anche in un comportamento così altamente specializzato qual è quello grafico in grado di coinvolgere il sistema nervoso centrale e periferico. Nei casi di disgrafia, quale disturbo specifico di apprendimento, i problemi di tipo affettivo, comportamentale, relazionale possono essere cause, concause o anche degli effetti. Tali difficoltà, si è detto, hanno conseguenze sul piano della scolarizzazione e sul piano della socializzazione e viceversa. Il pericolo in cui incorrono i bambini con un disturbo di apprendimento specifico come quello legato alla scrittura è l’incapacità degli adulti di comprendere in modo adeguato il loro sforzo, mentre, parallelamente, l’aiuto migliore che può ricevere un bambino che esprime il suo disagio consiste proprio nel percepire che l’adulto lo comprenda fino al punto che la capacità di “ricezione” può anche, in alcuni casi, pur non sostituendosi alle tecniche vere e proprie di “rieducazione del gesto grafico”, portare significativi miglioramenti in rapporto al disagio stesso, nonostante le sue cause siano “altrove”. Paolo, anni 8, 7, IIIª elem. Gli studi sulla scrittura, l’osservazione del movimento e dell’espressione grafomotoria, operata da noi grafologi, diviene, in tal senso, uno strumento di promozione umana che ci permette di porci, in primo luogo, in un atteggiamento di maggiore comprensione di questo linguaggio, e, dunque, delle altrui caratteristiche. Si tratta di “comprendere” e “accogliere” il disagio ed il nostro intervento non può prescindere da una riflessione sulla funzione non solo di recupero di abilità, ma educativa. Il progetto educativo e di recupero viene personalizzato secondo i potenziali e le carenze e difficoltà. Nella prospettiva sistemica, l’uomo è considerato un sistema motivazionale e ogni individuo in rapporto al suo ambiente è un sistema che sviluppa motivazioni: la scrittura è soprattutto un mezzo per comunicare e se questa motivazione risulta carente nel bambino, può risultare carente anche la motivazione all’apprendimento della scrittura. Motivazione e movimento sono strettamente correlati: essendo la prima una qualità di movimento, di carattere dinamico e tensivo, il movimento che ne consegue si configura diversamente a seconda che le motivazioni siano positive (attrazione) o negative (repulsione). Gli approcci alla rieducazione possono essere molteplici, ma un elemento di specificità del nostro intervento tecnico come grafologi rieducatori della scrittura consiste proprio nella peculiarità dell’utilizzo della scrittura e del gesto grafico come movimento non strettamente finalizzato a competenze o performance specifiche, ma al raggiungimento di uno stato di distensione neuro-muscolare, di rilassamento con conseguenze dirette sullo stato emotivo e relazionale interno del bambino. Il nostro approccio consiste nell’osservare il bambino mentre scrive attivando tutti i nostri sensi, guardando ed ascoltando il suo gesto grafico, cogliendo anche le nostre reazioni fisiche in relazione al suo movimento: è la messa in atto di un’osservazione plurisistemica del soggetto, l’entrare visivamente nel rapporto sistemico tra il soggetto che parla, si muove nell’ambiente ed il soggetto “scritto” che si muove nello spazio di un foglio ed individuare gli elementi della scrittura che sono in grado di favorire l’accoglienza. La prospettiva antropologica quale approccio alla persona da un punto di vista olistico e idiografico, dà significato all’intervento stesso e l’ottica grafologica dà valore all’osservazione e all’ascolto, intesi come attenzione, considerazione, possibilità che si creino le condizioni necessarie al cambiamento e alla creazione di un ambiente, di uno spazio accogliente che si concretizza nella seduta e nel setting. La rieducazione. in quanto relazione d’aiuto, può avere successo se la relazione tra adulto e bambino è affettivamente significativa, se vi è uno scambio reale di informazioni: una parola, uno sguardo, un silenzio, anche un gesto, possono agire come meccanismi di feed-back. Solo in questo modo il bambino riuscirà a riacquistare fiducia in sé ed a mettere a frutto le sue potenzialità. Il sistema rieducatore/bambino non rappresenta la semplice somma degli individui che lo compongono ma molto di più: in questo senso, l’intervento diventa un luogo di intrecci tra corpo e mente, attraverso la parola scritta e orale, e l’agire tra rieducatore e soggetto scrivente. La seduta diviene un sistema al pari di altri sistemi (familiare, scolastico, ecc), in cui il concetto di confine assume particolare importanza: quella linea invisibile e solida (non rigida e neppure troppo labile) che protegge l’integrità del sistema e separa i ruoli e dove il rieducatore funge e si comporta da guida nei confronti del soggetto bisognoso di aiuto. Tale sistema, è, da un lato, un intero e un contenitore e, dall’altro, un evento in cui le attività proposte rappresentano un’esperienza per certi versi sempre nuova. Qual è il meccanismo che fa funzionare il trattamento? La risposta non è così scontata. Ciò che fa dell’intervento un importante strumento rieducativo è la sua intrinseca capacità di trasformazione di più aspetti. Il rieducatore nel suo lavoro di recupero delle diffi- | Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura | coltà grafomotorie, si sforza di ottenere tre tipi di cambiamento: comportamentale (ricordiamo che la scrittura è un comportamento e rappresenta la relazione con noi stessi e con gli altri), esperienziale e cognitivo. La trasformazione, l’elaborazione ed il confronto, si verificano perché il lavoro in seduta è in grado di assumere fin dai primi incontri , nella mente del soggetto, la forma e la consistenza di uno spazio (non solo fisico ma anche psicologico) nuovo. Se il legame con il bambino venisse disatteso, si ridurrebbe tale attività ad un discorso puramente astratto ed i processi di cambiamento si risolverebbero in comportamenti legati alla seduta e fini a stessi. Al di là delle tecniche specifiche su cui si basa parte del lavoro, il grafologo rieducatore della scrittura pone al centro della sua attenzione l’osservazione del gesto scrittorio e la relazione, che già in se stessa, mette in atto la capacità trasformativa della realtà esperenziale del soggetto scrivente. Sotto la sua lente di ingrandimento finisce la scrittura, il gesto grafico, ovvero il movimento, e dunque la comunicazione non solo verbale ma anche non verbale, così come la motivazione, valorizzando il soggetto scrivente e fornendo stimoli positivi per facilitare la distensione sul piano psicomotorio, favorire un certo livello di scioltezza, stimolare e rinforzare il potenziale, migliorando, nel contempo, le prestazioni comportamentali. Il trattamento di rieducazione della scrittura procede a partire da una valutazione delle difficoltà e delle loro cause dimostrate da bambini o ragazzi di fronte alla scrittura, attraverso esami specifici. L’osservazione è finalizzata a valutare non solo l’acquisizione dei pre-requisiti propri a questo apprendimento basilare che è la scrittura, ma anche il tempo di attenzione e di affaticabilità, la memoria, la valutazione del comportamento e le reazioni alle difficoltà. In tal senso, la rieducazione della scrittura è una forma di trattamento basata sul movimento scrittorio, comportamentale e sulla parola. In seduta il bambino viene aiutato a verbalizzare sensazioni, sentimenti, stati d’animo legati alle attività proposte e relativamente a quanto si sta eseguendo, ma anche affetti legati ai comportamenti ritenuti inadeguati (frustrazione, aggressività, rabbia, rifiuto nei confronti di un compito che non si riesce ad eseguire). I bambini diventano attori, e mettono in scena la propria storia, la propria rabbia, la propria frustrazione attraverso un movimento, quello della scrittura. Matteo, età 9 anni, IV° elem. Il bambino sfoga le proprie sensazioni di difficoltà, di inadeguatezza e conseguenti emozioni, calcando in modo molto forte fino a trapassare il foglio, producendo angoli e interrompendo in tal modo la continuità del movimento scrittorio. L’intervento è dunque una presa in carico del bambino o ragazzo in quanto persona scrivente e tale presa in carico è diretta a permettere di ripristinare la propria scrittura nelle sue diverse funzioni: le difficoltà relative all’apprendimento della scrittura, in soggetti che non rivelino gravi disturbi organici, vengono affrontate intervenendo principalmente sui piani della motricità, dell’organizzazione dello spazio, della lateralizzazione, del linguaggio, dell’organizzazione temporale e dell’affettività. L’osservazione della scrittura nelle sue principali categorie grafologiche (pressione, energia, movimento, ritmo), unitamente ad un ascolto attivo, ci aiuta ad individuare il livello tensivo del soggetto e ad impostare un piano educativo e rieducativo centrato su obiettivi realistici. Quanto più il bambino è piccolo, tanto più facilmente il suo modo di esprimere un disagio o una tensione psichica passa per il corpo. Poiché non vi è azione che non sia corporea, la progressiva identificazione di essere un “corpo” che agisce si manifesta con il controllo del tono, del movimento e della postura come scelta che va a condizionare la struttura di base dell’individuo stesso: pertanto l’obiettivo di partenza diventa quello di favorire un dialogo tra esperienza esteriore ed interiore, come presa di consapevolezza tra tensione e rilassamento, per un fluire più libero della propria energia e il raggiungimento di uno stato di distensione neuro-muscolare che facilita il gesto scrittorio. L’interruzione di questa comunicazione provoca un “blocco” e, nel movimento scrittorio, appaiono allora solchi, avvallamenti, interruzioni di tracciato, angoli, fenomeni grafici indicativi di una rottura di continuità del naturale movimento estensivo ed espansivo. Gli arresti ansiosi rilevabili frequentemente nelle scritture disgrafiche disperdono e congestionano l’energia vitale, ma l’affanno e lo sforzo costanti comportano dei costi fisici ed emotivi e nel soggetto disgrafico coesistono questi due elementi: l’affanno nello scrivere e l’irrigidimento. Il bambino/ragazzo disgrafico ha difficoltà nel controllo visuo-motorio, e, durante l’esecuzione grafica, si registrano spesso contrazione della spalla, sudorazione della mano e dolore al polso per lo sforzo profuso nella scrittura. Egli si irrigidisce in posizione di difesa, cercando talvolta di opporsi a qualcosa che teme: il giudizio negativo per una propria difficoltà e incapacità ad eseguire quanto richiesto. Il soggetto incontra la difficoltà, dichiara spesso che non gli piace scrivere, tende i muscoli, trattiene il respiro senza accorgersi: lo sforzo è un meccanismo mentale che genera frustrazione e tensione fisica, da cui un possibile stato di agitazione. E’ più facile cadere in uno stato di agitazione quando si è preoccupati, in vista di una verifica o si è in ritardo nel portare a termine quanto richiesto (dettato, compito etc), o se si sta svolgendo un compito, ma con ripetute interruzioni. Forzando il ritmo il soggetto rischia di perdere più tempo: non si riesce forse a camminare più velocemente con un’andatura sciolta? Da un’osservazione attenta del gesto emerge spesso un’apparente rapidità: il movimento, talvolta impaziente ed impulsivo, rivela che non ci troviamo di fronte ad una velocità esecutiva acquisita per padronanza del gesto grafico, ma ad un espediente che permette di evitare gli scogli maggiori e ad un esame più attento, si rivelano incertezze, tremolii, contorsioni, rallentamenti e soluzioni che permettono talvolta di semplificare il tracciato per evitare le difficoltà, con una prestazione non adeguata al livello di scolarizzazione. Juri, anni 9 anni e 8 mesi, IVª elementare. Affinché nell’atto dello scrivere ci sia minor tensione e affaticamento, il favorire la coordinazione, la flessibilità del movimento ed il rilassamento è fondamentale , in generale, all’inizio di qualsiasi intervento rieducativo. Uno degli obiettivi primari è dunque ampliare la consapevolezza psico-corporea attraverso la mobilizzazione delle articolazioni (esercizi specifici di passaggio da movimenti grandi con tutto il corpo e il braccio ad analoghi movimenti più piccoli, usando solo il polso e la mano), la respirazione controllata ed il rilassamento guidato per canalizzare la gestualità in modo da contrastare l’ “aritmia” grafo-motoria. Si lavora quindi con movimenti globali (esercizi di grande progressione) per riequilibrare l’intero sistema muscolare portando beneficio alle articolazioni e in particolar modo alla colonna vertebrale. Le tecniche e gli strumenti sono vari e individualizzati, ma il lavoro è principalmente basato su metodologie olistiche in grado di apportare equilibrio energetico generale, così da intervenire sul disturbo specifico. Ci si propone di “rendere più consapevoli i pensieri che sono lo specchio del nostro corpo”, e sbloccare nodi energetici: le emozioni bloccate o inespresse si cristallizzano nel corpo bloccando il libero fluire energetico. Da un verso, gli esercizi di rilassamento permettono al bambino/ragazzo una maggiore distensione, una maggiore padronanza e controllo dei movimenti, un maggior dominio delle proprie emozioni (ansia, collera, paura), dall’altro, l’abbinamento ad una corretta respirazione, consente di prendere delle pause e una maggiore ossigenazione del cervello, che favorisce l’assimilazione, l’ascolto, l’attenzione, la concentrazione, portando energia ed eliminando, nel contempo, una parte dello stress. Le aritmie registrate a livello grafomotorio si associano spesso ad una variabilità nell’attenzione; l’organizzazione iniziale del lavoro, nelle prime sedute, tiene conto che l’energia in questi bambini/ragazzi è estremamente variabile a seconda anche del proprio vissuto emotivo: ci si “diverte” semplicemente con alcune tecniche (prendendo nota di quelle che funzionano di più sul soggetto), con giochi mirati e attività diversificate che richiedono però un’applicazione e una concentrazione progressivamente crescenti e intervallando i tempi di lavoro con pause e spazi per favorire un’espressione più libera e serena. Si cerca di fornire un codice naturale di condotta, corrette abitudini che aiuteranno ad evitare, per quanto possibile, oltre a posture e impugnature errate, anche l’ansia, imparando a gestire la propria emotività. Impugnatura contratta Ansia e tensione continue diventano come un prurito che non si può grattare (l’atto del grattarsi è frequente nel soggetto disgrafico): uno degli obiettivi del percorso è quello cambiare il clima interiore della mente per mezzo di suoni rilassanti, parole e immagini mentali che aiutano a sciogliere le tensioni fisiche. La scrittura è ritmo, forma, movimento. Ogni movimento del corpo è governato dalla respirazione, che è, a sua volta, in rapporto con la scrittura perché legata al linguaggio e comunica attraverso ritmo, spazio e forma il vissuto del soggetto. Scrivere bene significa dunque imparare a respirare correttamente, profondamente, attraverso l’acquisizione di un ritmo funzionale allo stesso movimento scrittorio (Miele, 2004, 2005). L’intervento prevede una ginnastica respiratoria e psicomotoria a partire da una serie di respirazioni combinate con una serie di tracciati dai più semplici ai più complessi e, ancora, esercizi di precisione ed attività che favoriscano un movimento ampio (uso di pennelli, fogli grandi, ecc.) agevolando, in tal modo, una maggiore fluidità e scorrevolezza del movimento. Respirazione controllata abbinata a grandi tracciati per correggere contratture, favorire la distensione ed una maggiore fluidità del gesto grafico. Rieducare significa intervenire su una difficoltà: l’intervento implica un’azione e agire serve a far nascere la speranza che alimenta a sua volta l’azione e la motivazione. Rieducazione della scrittura, dunque, significa anche apprendimento in senso lato: può trattarsi di apprendimento di qualcosa di nuovo o di riapprendimento di qualcosa non acquisito in modo corretto, o ancora, di apprendimento di una modalità di apprendimento. Tale processo, in seduta, avviene attraverso l’esperienza, come metodo attivo, spingendo il soggetto a sperimentare e ad apprendere per conto proprio, ma anche attraverso la guida attenta del grafologo rieducatore della scrittura, perché i meccanismi che intervengono nel processo di cambiamento, implicano fattori di tipo cognitivo, affettivo e comportamentale. A livello cognitivo, il soggetto si rende conto prima di tutto di non essere il solo ad avere questa difficoltà, ma che anche altri bambini soffrono del suo stesso disagio; il modellamento, ossia osservare ed imitare il movimento del rieducatore e seguire, nel contempo, ogni volta la stessa procedura, permette di creare delle abitudini corrette (postura, impugnatura, respirazione, esercizi combinati), poiché la ripetizione rende il procedimento sempre più facile e con il tempo e, a livello affettivo, anche l’autostima cresce. Ogni nuova conquista è festeggiata e consolidata; successivamente l’obiettivo viene progressivamente alza- | Lory, 9 anni e 2 mesi, prima della rieducazione Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 10 | to per permettere al bambino di continuare e proseguire verso nuove conquiste e consapevolezze. Attraverso la creazione di nuovi spazi di arricchimento all’interno della seduta, si prende per mano il bambino e gli si mostrano le potenzialità che ha dentro. Di fronte alle sue obiezioni, il messaggio inviato è diretto a favorire lo sviluppo di un senso di autoefficacia e di competenza per recuperare uno sviluppo armonico, pur conservando aree di vulnerabilità: “Anche se a te sembra di non poter riuscire, io so che ce la puoi fare!”. Nella prova di realtà, il cambiamento avviene nel momento in cui il soggetto è in grado di sperimentare in prima persona nuove strategie e modalità di scrittura, di movimento e di comportamento durante la seduta, quindi in totale sicurezza e in una situazione di protezione e assenza di giudizio. Quando l’accettazione viene percepita nonostante le difficoltà, l’energia riprende a fluire con maggiore libertà, senza intoppi, senza “rigurgiti emotivi”; il bambino si sente nutrito da questa sensazione di contenimento e dalla sua forza, arriva ad esprimere il meglio di sé, permettendo all’energia vitale di scorrere e arrivare ad una maggiore distensione neuro-muscolare con un gesto maggiormente fluido, sciolto e collegato. Attraverso l’interazione, il soggetto migliora quando arriva ad ammettere a se stesso e al rieducatore di avere una difficoltà e riconoscere la spinta, la motivazione a voler migliorare. Il rieducatore si pone principalmente l’obiettivo di migliorare la scrittura cercando di rispettare i tempi, i ritmi del bambino, ma anche le modalità di relazione che si vengono ad instaurare con altri gruppi o sistemi in ambito scolastico e/o familiare. E’ importante che i genitori stessi comprendano quali siano gli scopi dell’intervento rieducativo, ricevino informazioni corrette rispetto alle difficoltà del bambino o ragazzo e al possibile lavoro che si andrà a fare, e acquisiscano aspettative adeguate rispetto ai risultati che possono essere raggiunti. CONCLUSIONI Da quanto sopra esposto si evince che un intervento di rieducazione è una forma di apprendimento: un percorso finalizzato a generare un cambiamento nel soggetto disgrafico, a farlo pensare in modo differente (agendo come conseguenza naturale anche sui processi cognitivi), a farlo sentire diversamente (agendo sui processi affettivi), e a farlo comportare in modo diverso (intervenendo sul movimento scrittorio e conseguentemente comportamentale, attraverso attività di rilassamento, distensione e tecniche specifiche mirate per favorire un movimento più fluido e spontaneo). Lo scopo principale dell’intervento rieducativo è il recupero della funzionalità della scrittura, da cui possono derivare benefiche conseguenze di tipo psicologico con ripercussioni positive sia a livello scolastico sia a livello personale e dell’autostima: un clima di fiducia e stimoli positivi possono migliorare le prestazioni comportamentali, aiutare il bambino ad acquisire maggiore sicurezza e superare sensi di inadeguatezza rispetto agli esercizi e alle attività da svolgere, dando luogo a processi propulsori di cambiamento. L’accento ad importanti prerequisiti, e non mi riferisco solo a quelli propri relativi all’apprendimento della scrittura, ma piuttosto la collaborazione, l’attenzione, l’imitazione, permette di analizzare come aumentare le capacità e superare le difficoltà grafomotorie. Queste tre abilità sono essenziali e figurano non solo tra gli obiettivi del programma, ma sono considerati come condizione perché l’apprendimento stesso si verifichi. Attraverso un corretto inquadramento del problema, si avvia un intervento che riguarda non solo il trattamento di un disturbo specifico quale può essere quello relativo alle difficoltà grafomotorie, ma anche il contesto educativo e relazionale, sia familiare che scolastico: l’interpretazione grafologica delle varie espressioni grafiche promuove un aiuto a genitori ed insegnanti per una migliore comprensione di bambini ed adolescenti, nel pieno rispetto dell’unicità e irripetibilità individuale. Si può concludere che fra gli elementi che favoriscono la riuscita di un percorso di rieducazione della scrittura si evidenziano: la precocità dell’intervento di recupero per evitare che manifestazioni inadeguate e collegati deficit si trascinino nel tempo, investendo e condizionando altri apprendimenti e capacità del soggetto; un buon grado di consapevolezza del problema e motivazione all’inizio della rieducazione, e, nell’ambito di questa prospettiva operativa, l’osservazione dell’espressione grafica si inserisce come un elemento in più per una maggiore comprensione delle potenzialità di base e dei comportamenti del soggetto, e come punto di forza del lavoro di rieducazione per aiutare a creare e sviluppare amore e interesse per questo particolare tipo di linguaggio, la scrittura, quale importante mezzo per comunicare ed esprimere pensieri e sentimenti personali; la continuità e costanza degli interventi fino al Lory, 10 anni e 7 mesi dopo la rieducazione raggiungimento degli obiettivi; i controlli sistematici dopo la rieducazione e applicazione abituale di quanto appreso, nonché un’azione congiunta fra i vari operatori ed educatori per rinforzare e consolidare la percezione del bambino delle sue capacità e della sua competenza. BIBLIOGRAFIA •Cristofanelli P., Lena S. (a cura di), Disgrafie. Esame, prevenzione, rieducazione, Urbino, Libreria G. Moretti. •De Ajuriaguerra J., Auzias M., Denner A. (1971), L’écriture de l’enfant (2 voll.), Neuchâtel, Delachaux et Niestlé. •Lena S. (1999), L’attività grafica in età evolutiva, Urbino, Libreria G. Moretti. •Lurija A. (1984), Neuropsicologia del linguaggio grafico, Padova, Messaggero. •Miele A. (2004, 2005), Scrittura e Analisi Transazionale nella formazione agli adulti, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. •Olivaux R. (1993), Disgrafie e rieducazione della scrittura, Ancona, AGI. •Peugeot J. (1985), La conoscenza del bambino attraverso la scrittura, Brescia, La Scuola. •Pulver, M. (1983), La simbologia della scrittura (trad. it.). Torino, Boringhieri (ed. or.: Symbolik der Handschrift. Zurigo, Orel Füssli Verlag, 1931). •Tressoldi P.E., Vio C. (1996), Diagnosi dei disturbi dell’apprendimento scolastico, Trento, Erickson. •Zucchi, I. (2000), L’espressione grafodinamica della personalità, Riccione, Maestri Editori. | 11 La storia di Paolo: un caso di cattivo apprendimento della scrittura di Daniela Elisabetta Tius * Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 12 | Paolo è un ragazzino di 10 anni che frequenta la V elementare. Il mio primo incontro con lui è preceduto da un colloquio con il padre, il quale mi spiega che Paolo scrive male e con fatica. Mi precisa inoltre che il figlio aveva seguito presso l’Ospedale Gervasutta di Udine un trattamento logopedico, nel corso del quale è stato possibile correggere l’impugnatura del mezzo scrivente, che si presentava completamente scorretta. Il genitore mi spiega però che per la scrittura non si sono ottenuti risultati, in quanto continua ad essere vergata dal bambino con difficoltà e maldestrezza. Mi riferisce inoltre che Paolo ha un ottimo profitto scolastico, è un bambino diligente, educato che si impegna molto sia a scuola che nello sport e in tutte le cose che fa. L’unico suo problema è la cattiva scrittura, che frustra molto sia il ragazzino che i genitori, i quali si dicono disposti a qualsiasi sacrificio per aiutare il loro unico figlio. Scorrendo i quaderni di Paolo relativi all’arco temporale che va dalla prima alla quinta elementare, mi accorgo immediatamente che alla base del problema sussiste una non corretta impostazione del carattere corsivo. Dalle difficoltà che emergono, infatti, si evince che vi è stata una mancata interiorizzazione di numerose dinamiche gestuali, dei collegamenti e di alcune regole di impostazione spaziale. Il padre mi informa che al termine della I elementare lui e sua moglie avevano deciso di trasferire il figlio da una scuola ad un’altra, in quanto non completamente soddisfatti dell’impostazione scolastica del primo Istituto. Rimarca ancora che effettivamente Paolo è stato trasferito quando nella prima scuola non era ancora stato avviato al corsivo, mentre nella seconda si trovavano già a metà del percorso di apprendimento di questo carattere. A questo punto spiego al genitore che sono necessarie alcune sedute con il figlio al fine di somministrargli delle prove tese a valutare le abilità di base e ad effettuare una approfondita analisi della scrittura. L’approfondimento riguardante le abilità di base mi consente di comprendere se vi siano in atto delle carenze che possano essere la causa o la concausa delle difficoltà di scrittura manifestate da Paolo, mentre l’analisi dettagliata della scrittura è necessaria per comprendere il livello di compromissione del grafismo; quali aspetti della scrittura sono maggiormente colpiti e se la difficoltà grafica e/o grafo-motoria faccia sentire i suoi effetti anche sul livello di velocità esecutiva. E’ necessario infine procedere anche ad una valutazione dell’età grafo motoria, per comprendere – da un punto di vista dell’evoluzione del grafismo - se sussiste uno scarto tra l’età del soggetto/il suo livello di scolarizzazione e le medie riferite all’età. Detto in altri termini, se l’evoluzione della scrittura si sia interrotta a causa delle difficoltà grafiche. In effetti, la letteratura scientifica ci insegna che in presenza di una scrittura disgrafica si verifica sempre un’ interruzione della naturale evoluzione del grafismo, bloccando il soggetto disgrafico in un’età grafomotoria inferiore rispetto alla sua età anagrafica. Nel corso del mio primo incontro con Paolo mi accorgo immediatamente che per lui scrivere è fonte di grande frustrazione. Paolo è un bambino mancino, mentre scrive con la mano copre il rigo di scrittura, si inceppa continuamente; il tracciato è frammentato e manca completamente di fluidità e scorrevolezza. La fatica che gli procura è evidente, così come l’insoddisfazione dipinta sul suo volto. Paolo mi spiega anche con parole sue che questa fatica nello scrivere gli crea molto disagio e che è molto desideroso di migliorare. I test relativi alla valutazione delle abilità di base evidenziano che Paolo presenta una buona coordinazione generale, possiede una completa acquisizione dello schema corporeo ed è in grado di orientarsi nello spazio (anche quello grafico) con padronanza e rispettando i riferimenti spaziali. Nell’esame della dominanza laterale emerge che Paolo è un mancino completo, sia di occhio, sia di mano che di piede. Relativamente al livello di lettura, si dimostra sciolto ed espressivo in sintonia con il suo livello di scolarizzazione e forse anche più, sicuramente stimolato anche dall’ambiente familiare, formato da genitori colti e altamente istruiti. La comprensione del testo è quindi ottima; infatti, Paolo è in grado di effettuare un riassunto in modo corretto e completo. * Dott.ssa Daniela Elisabetta Tius: educatrice, rieducatrice della scrittura e formatrice. Diplomata in Consulenza grafologica presso l’Università di Urbino, laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Trieste. Specializzata in Psicopatologia dell’Apprendimento. Presidente ANGRIS, Referente regione Friuli Venezia-Giulia. Ac rena, quod popublis ver habesse nterice poeride musatis oribut L. Que actus, nos elabem inam deoresse Paolo, V elementare prima dell’intervento rieducativo. Nei disegni emergono tratti molto leggeri, prevale il movimento angoloso su quello curvilineo, vengono lasciati ampi spazi bianchi e i colori sono sempre molto tenui e sfumati. Nel complesso emerge una ricchezza di schemi grafici, le forme sono molto accurate, anche nei dettagli più minuti, le campiture di colore sono stese in maniera regolare e omogenea. Si rileva in sostanza una netta discrepanza tra scrittura e disegno. La scrittura appare evidentemente maldestra, mentre nel disegno si registra una più che discreta abilità grafo-motoria, oltre che un’ottima creatività e ricchezza nelle rappresentazioni e nei dettagli. In relazione alla scrittura sono state applicate due scale di valutazione: la Scala “D” di De Ajuriaguerra, al fine di valutare se ci troviamo a cospetto di una scrittura Disgrafica ed eventualmente qual è il livello di compromissione del grafismo; la Scala “E” di De Ajuriaguerra al fine di valutare, come spiegato in precedenza, se sussista un blocco nell’evoluzione del grafismo. Infine è stato somministrato il Test di Velocità di De Gobineau e Perron per stabilire se la scrittura di Paolo presenti un livello di velocità nella norma rispetto al suo livello di scolarizzazione. Per quanto riguarda la prima prova, dall’applicazione della Scala di “D” di Disgrafia è emerso un punteggio di 13,5; il che significa che ci troviamo in presenza di una probabile disgrafia. La scala ci indica inoltre che gli aspetti più colpiti del grafismo riguardano il Movimento e la Forma. Solo per citare alcune caratteristiche relative al movimento, si può notare, per esempio, come la scrittura presenti molte frammentazioni e stacchi in punti ingiustificati del tracciato, ritocchi, angolosità, irregolarità nella dimensioni delle lettere. Relativamente all’aspetto formale, si registrano cerchi invertiti delle lettere “a”, “o”, “d”, “g” e “q”, lettere “m” ed “n” con gramma letterali frammentati e angolosità nelle arcate superiori. Si rileva inoltre un’importante difficoltà anche nell’area di utilizzazione dello spazio, che riguarda la mancata tenuta del rigo, ossia la mancanza di appoggio delle lettere sulla linea di base, dando così la sensazione di mancanza di linearità e di ordine dispositivo. Per quanto attiene alla Scala “E”, che, come detto precedentemente, misura l’età grafo-motoria del soggetto, la rilevazione degli Items di Forma e Movimento, moltiplicati per il Coefficiente di Ponderazione, ci conduce ad un risultato finale di 27, 5 punti , che equivale ad un’età grafomotoria di 8 anni e mezzo. Questo significa che Paolo, avendo al momento della somministrazione del Test 10 anni e tre mesi, presenta uno scarto a livello grafo-motorio di 1 anno e 9 mesi. Infine, per quanto riguarda il test di velocità - che consta di due diverse prove: la prima eseguita in accuratezza esecutiva e la seconda in velocità - Paolo raggiunge il punteggio di 54 lettere al minuto per il test dell’accuratezza, quando la media ne prevede 79, e di 73 al minuto per la velocità esecutiva, quando la media ne prevede 112. In questo modo si attesta rispettivamente 25 lettere al di sotto della media in accuratezza esecutiva e 39 lettere al minuto sotto la media in velocità esecutiva. | 13 14 | Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura Paolo, V elementare dopo l’intervento rieducativo. Tenuto conto delle valutazioni effettuate, delle potenzialità di Paolo e del suo livello di motivazione, propongo ai genitori un percorso di recupero della scrittura con incontri a cadenza settimanale di 1 h., precisando che non da subito, ma dopo i primi incontri, verranno somministrati anche dei piccoli esercizi grafici che Paolo dovrà fare quotidianamente a casa. Questo perché quando si lavora sulla scrittura, in quanto automatismo grafico, è necessario un esercizio costante, sia per decondizionare movimenti grafo-motori errati, sia per ri-condizionare il grafismo all’esecuzione di movimenti grafici corretti e funzionali alla scrittura. L’intervento è stato molto vario; innanzitutto si è lavorato molto sulla distensione psico-neuro-muscolare attraverso i grandi tracciati eseguiti con pennello, pastelli grossi e pennarelli, sia sul piano verticale alla lavagna che sul piano orizzontale sul tavolo. Si è passati poi all’esecuzione dei tracciati scivolati utilizzando sia forme prescritturali che scritturali semplici, i quali oltre a favorire il rilassamento del gesto grafico, permettono al soggetto di recuperare l’aspetto continuità, cioè la possibilità di eseguire lettere e parole collegandole correttamente tra loro, favorendo in questo modo l’acquisizione di fluidità e scorrevolezza. Ad ogni incontro sono stati dedicati i primi dieci minuti agli esercizi di tonificazione muscolare di spalla, braccio, avambraccio, polso, mani e dita e poi ai giochi con la palla, le palline, le racchette o la corda allo scopo di migliorare la coordinazione generale. Si è passati successivamente al lavoro sui grandi tracciati come sopra descritto, variando di volta in volta i materiali utilizzati o gli esercizi proposti. Sono stati quindi dedicati 5 minuti alla respirazione consapevole, al fine di favorire il rilassamento e la concentrazione prima di iniziare gli esercizi specifici sulla scrittura. Il lavoro specifico sulla grafia è stato fatto lavorando su una determinata tipologia di movimento. In sostanza le lettere sono divise per gruppi letterali affini; ogni gruppo letterale ha alla sua base un movimento specifico. Su questo movimento vengono proposti esercizi pre-scritturali eseguiti su grandi e piccoli tracciati, fino a giungere allo studio della dinamica corretta delle singole lettere e dei loro collegamenti. Come primo gruppo di lettere ho scelto di lavorare sui cerchi; infatti, dato che Paolo eseguiva tutte le lettere a cerchio in senso orario, è stato necessario procedere subito ad una loro correzione. Ci siamo poi dedicati via via agli altri gruppi letterali, lavorando sempre prima sulle forme pre-grafiche, per giungere solo successivamente alle lettere appartenenti a quel gruppo. Contemporaneamente si sono curati sia i collegamenti all’interno delle singole lettere che tra una lettera e l’altra, dato che questo era uno degli aspetti più colpiti della scrittura di Paolo. Il lavoro sulla scioglimento della scrittura, sul recupero di forme dinamiche corrette e soprattutto sui collegamenti ha progressivamente permesso di recuperare una velocità esecutiva adeguata al livello di scolarizzazione del bambino, colmando quasi completamente quel gap che rendeva Paolo lento nello scrivere rispetto ai suoi compagni. Dopo 25-30 incontri distribuiti lungo l’arco scolastico, la scrittura di Paolo appare completamente mutata. Paolo, innanzitutto non è più un bambino frustrato da questo problema. Adesso la sua scrittura si presenta personalizzata, la discrepanza relativa all’età-grafomotoria è stata azzerata, le dinamiche letterali sono state tutte corrette ed ora sono funzionali alla progressione del tracciato verso destra. Paolo esegue le singole lettere in unico movimento ed effettua dei collegamenti interletterali che rendono il grafismo più sciolto e rapido. La discrepanza relativa alla velocità si è andata progressivamente assottigliando. Paolo ora riesce a scrivere accuratamente 80-85 lettere al minuto, rientrando perfettamente nella media che ne prevede 79, mentre in velocità esecutiva ne traccia mediamente 100-105, attestandosi anche in questo caso vicino alla media che ne prevede 112. Al di là dei risultati ottenuti, certamente soddisfacenti ed oggettivi, la cosa più importante di tutto il percorso è che Paolo ora si sente sereno, non è più turbato dalla fatica di scrivere, dalla preoccupazione di rimanere indietro e dal sentirsi diverso dai suoi compagni, e questo è certamente l’obiettivo migliore che si potesse raggiungere. E’ questa una delle conseguenze più naturali di un intervento rieducativo: il conseguimento nel ragazzo di un accresciuto benessere psico-fisico e relazionale fatto di maggiore autostima e fiducia nelle proprie capacità. BIBLIOGRAFIA •Ajuriaguerra J., Auzias M., Denner A. (1964), L’ecriture de l’enfant, Neuchatel, Delachaux et Niestlé,. •Cristofanelli P., Lena S. (a cura di), Disgrafie. Esame, prevenzione, rieducazione, Urbino, Libreria G. Moretti. •Lena S. (1999), L’attività grafica in età evolutiva, Urbino, Libreria G. Moretti. •Olivaux R. (1993), Disgrafie e rieducazione della scrittura, Ancona, AGI. •Pellegrini R. (2009) Scrivere in corsivo: il piacere del movimento, Trento, Arcolibri •Peugeot J. (1985), La conoscenza del bambino attraverso la scrittura, Brescia, La Scuola. •Pratelli M. (2000), Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie, Trento, Erickson | 15 Paolo, V elementare, disegno dell’albero. La scrittura: educazione, prevenzione, rieducazione di Silvio Lena * Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 16 | L’acquisizione di una scrittura fluida, scorrevole, personale, priva di difficoltà è importante per un’adeguata scolarizzazione, un buon livello di socializzazione, l’acquisizione di una capacità espressiva adeguata. Alessandra Venturelli, nel recente libro “Un corsivo per la vita” cita recenti ricerche in ambito anglosassone le quali dimostrano che un livello adeguato di apprendimento della scrittura manuale permette di ottenere anche notevoli miglioramenti nella “costruzione di un testo ben strutturato e creativo”. Non si tratta quindi solo di apprendere una manoscrittura fine a se stessa, ma di di esprimere meglio il proprio pensiero, comunicare con maggiore proprietà di linguaggio, mantenere con maggiore facilità i contatti con gli altri. Molti bambini imparano a scrivere con relativa facilità, ma l’acquisizione di una buona abilità manuale, la realizzazione di esercizi di prescrittura, un metodo adeguato di insegnamento e una buona motivazione permettono a tutti i bambini, salvo qualche eccezione, di raggiungere un livello grafomotorio accettabile o buono. L’importanza di un metodo adeguato nell’insegnamento della manoscrittura, in particolar modo del corsivo, viene sottolineata dalla recente pubblicazione di libri dedicati alla didattica della scrittura. Oltre a quello citato della Venturelli, edito da Mursia, ricordiamo anche il volume “Scrivere in corsivo: il piacere del movimento” di Rita Pellegrini, edito da Arcolibri. Lo dimostrano anche le ricerche realizzate da associazioni grafologiche. Tra queste ricordiamo l’editoriale sull’insegnamento della scrittura sul n. 88 della rivista La graphologie, la ricerca pubblicata sul n. 43 della rivista Scrittura e l’indagine compiuta a livello europeo dall’Association Déontologique de Graphologues. Quando il bambino presenta un ritardo nello sviluppo psicomotorio nei primi anni di vita o incontra difficoltà nell’apprendimento della manoscrittura non è opportuno lasciare al tempo il compito di colmare le lacune. Infatti le ricerche condotte dall’Istituto di Grafologia dell’età evolutiva sorto presso la Scuola di Studi Grafologici dell’Università degli Studi di Urbino hanno dimostrato che i problemi con l’andare del tempo potrebbero addirittura aggravarsi. La percentuale di bambini caratterizzati da un buon sviluppo grafomotorio non tende ad aumentare dall’inizio della scuola primaria al termine delle superiori, così come la percentuale di bambini – soprattutto maschi – che hanno uno sviluppo grafomotorio inadeguato non diminuisce con l’avanzare dell’età; si passa anzi da un 18% in prima elementare al 20% al termine delle superiori. Questo dimostra che in buona parte dei casi i problemi grafomotori invece di diminuire con il passare del tempo si aggravano sempre di più fino a diventare vere e proprie disgrafie con conseguenze sul piano della scolarizzazione e della socializzazione. Per dimostrarlo presentiamo la scrittura di Fausto in prima e quinta elementare. Figura 1 – Scrittura di Fausto all’inizio della prima elementare. In prima elementare la scrittura presenta alcune difficoltà: tratti ripassati nelle “t” di “trattore”, irregolarità negli spazi, un ritmo inceppato, un tratto insicuro. * Silvio Lena: docente di grafologia dell’età evolutiva alla Scuola di Studi Grafologici, poi corso di Laurea, presso l’Università degli Studi di Urbino dal 1979 al 2007. Socio fondatore dell’Associazione Grafologica Italiana (AGI), nonché Presidente dal 1991 al 1997. Socio onorario di numerose associazioni grafologiche di Spagna, Argentina, Romania, Gran Bretagna. Ha scritto volumi e articoli di grafologia e pedagogia e tenuto relazioni in congressi nazionali e internazionali. | 17 Figura 2 – Scrittura di Fausto a metà della quinta elementare. Con il passare del tempo la scrittura diventa quasi un incubo per il ragazzo che ha “tirato a campare” fino alla fine delle scuole medie inferiori per andare poi a lavorare con il padre: si notano lettere che diventano come un “gomitolo aggrovigliato”, sono frequenti le correzioni, la dimensione è irregolare e le interruzioni frequenti. In questi casi un metodo adeguato nell’insegnamento della scrittura, la realizzazione di esercizi finalizzati alla prevenzione delle disgrafie e, dopo l’inizio dell’apprendimento della scrittura, esercizi per la sua rieducazione avrebbero permesso di ottenere un sensibile miglioramento e di evitare la perdita della motivazione allo studio e l’avversione a tutto ciò che riguarda lettura e scrittura. L’occhio vigile dei genitori e degli insegnanti può quindi permettere ai ragazzi che iniziano il faticoso percorso che li porterà all’acquisizione della scrittura, di evitare la presenza delle difficoltà o il loro superamento con una didattica adeguata e, nei casi più gravi, con l’intervento di un rieducatore della scrittura che li porti a risolvere il problema prima che le conseguenze sulla scolarizzazione si facciano sentire. Il ruolo della neurobiologia nelle disgrafie di Lorenzo Lorusso * Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 18 | Introduzione Il più frequente disturbo del linguaggio in età evolutiva è la dislessia, che è classificata tra i disturbi specifici dell’apprendimento. E’ caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). La dislessia può essere associata alla disgrafia, invece la disgrafia può non accompagnarsi ad una dislessia. La dislessia interessa una gran parte degli alunni e dovrebbe avere una distribuzione uniforme avendo una base neurobiologica. Invece, il disturbo è il risultato dell’interazione di cause neurobiologiche ed ambientali (specie per il sistema ortografico). Sono noti i meccanismi alla base della dislessia ma non vi è accordo sulle sedi o le funzioni che sono responsabili del disturbo. Si distinguono due forme principali: dislessia evolutiva e acquisita. La forma evolutiva si manifesta all’inizio del processo di apprendimento della lettura. Il bambino mostra difficoltà a riconoscere le lettere dell’alfabeto, a fissare la corrispondenza fra i segni grafici e i suoni, difficoltà negli automatismi neurofisiologici del linguaggio. La dislessia acquisita: un evento patologico procura delle lesioni encefaliche in un soggetto con un linguaggio normale. Il disturbo ha una diversa distribuzione come frequenza a seconda dei paesi, per esempio in Italia si stimano circa 3,5% di dislessici e negli Stati Uniti il 7,4%. La minore frequenza in Italia è dovuta al sistema di scrittura che nel nostro paese è più regolare rispetto a quello inglese. La disgrafia è la difficoltà nello scrivere a mano, è caratterizzata da una difficoltà nella riproduzione di segni alfabetici e numerici che interessa circa il 20% degli alunni. Può essere legata ad un quadro di difficoltà di eseguire movimenti precordinati, in assenza di paralisi o di disturbi sensitivi (disprassia), può essere secondaria ad una difficoltà di assumere delle funzioni da parte di uno dei due emisferi cerebrali (laterizzazione incompleta), ed infine riguarda esclusivamente il grafismo. Il disgrafico scrive lentamente e il risultato è molto scadente perché compaiono lettere grandi, piccole (disgrafia motoria); lo spazio è organizzato male, non seguono le righe (disgrafia spaziale); spesso concetti sono espressi in modo approssimativo e stringati perché nella complessità del ricordare dove mettere la penna e come formare le lettere il disgrafico non riesce a ricordare quello che voleva dire (disgrafia dislessica). La disgrafia (difficoltà nell’aspetto esecutivo della scrittura) deve essere distinta dalla disortografia (difficoltà nell’aspetto costruttivo della scrittura) e dalla discalculia (difficoltà nell’area aritmetica e matematica). Neurobiologia e disgrafia La scrittura si è sviluppata rapidamente in tutte le civiltà, perché è un valido strumento pratico della comunicazione umana, perché la comunicazione perdura nello spazio e nel tempo. Storicamente sono stati adottati diversi sistemi di scrittura per rappresentare il suono delle parole e/o il loro significato. Uno di questi è quello in cui il significato dell’immagine, o di simboli astratti, è direttamente accessibile senza il suono della parola, come nel sistema pittografico, ideografico o logografico, un esempio è quello dei numeri. La forma di scrittura predominante è quella collegata ad un sistema alfabetico. In questo sistema vi è una corrispondenza fra segno (grafema) ed uno specifico suono (fonema), che si è perfezionato nelle varie lingue ed in modi diversi attraverso un’evoluzione della scrittura. Teoricamente, il suono di una parola dovrebbe rappresentare la forma e il significato della parola stessa. Questo non è realizzabile nelle varie lingue parlate oggi. Le ragioni di questa discrepanza sono molteplici fra cui: la presenza di dialetti; la pronuncia del linguaggio cambia con il passar del tempo, il limitato numero di simboli grafici usati per l’alfabeto che sono indipendenti dal numero di fonemi presenti in una determinata lingua; la posizione dell’accento è graficamente usata raramente. Nonostante tali problematiche esiste un principio alla base del funzionamento dei sistemi alfabetici: la presenza di regole di corrispondenza tra le lettere scritte e i suoni del linguaggio e la comunicazione Dr. Lorenzo Lorusso, U.O. di Neurologia - Azienda Ospedaliera “Mellino Mellini”, Chiari (Brescia). Neurologo, con interessi in neuroimmunologia e conivolto in studi sulle disgrafie, da diversi anni. può essere attuata usando questo insieme di regole di corrispondenza. L’italiano e il finlandese, per esempio, sono prossimi all’avere una scrittura trasparente o superficiale, cioè un sistema di scrittura con un’unica corrispondenza tra le più piccole unità ortografiche (grafemi), che spesso corrispondono ad una singola lettera, e le più piccole unità sonore del linguaggio (fonemi). Altre scritture alfabetiche contemporanee hanno delle regole di corrispondenza fra lettera e suono più complesse. Per esempio la scrittura inglese è altamente irregolare. Nella lingua inglese le parole regolari convivono con quelle irregolari. Le parole irregolari sono pronunciate in modo da non permettere di recuperare il suono della parola attraverso una trasformazione sequenziale dei segmenti ortografici della parola. Il suono della parola può essere compreso quando l’intera frase è stata riconosciuta. L’irregolarità della pronuncia inglese fa sì che la lettura e la pronuncia diventino un esercizio variabile che crea molte difficoltà. Nella disgrafia un possibile meccanismo del disturbo trova una spiegazione nella teoria fonologica: perché lo scrivere consiste in una serie di operazioni atte a tradurre un suono, che la maggior parte delle volte corrisponde a un significato e in una sequenza di segni. Tale teoria avrebbe un fondamento di natura neurobiologica. Le prove sono giunte dagli studi di risonanza magnetica funzionale dell’encefalo. Il disturbo deriverebbe da un’interruzione (in termini neurologici una disconnessione) tra le aree anteriori del linguaggio e quelle posteriori: responsabile sarebbe una struttura intermedia a livello temporale sinistro, una formazione della corteccia cerebrale che generalmente fa da ponte tra le aree della memoria semantica (cioè del dizionario interno che ciascuno possiede) e le zone del riconoscimento fonologico (responsabili dell’associazione tra l’immagine della parola e il suo suono). Nel caso della disgrafia il processo è più complesso perché richiede un maggior uso di energia, resistenza e tempo. Lo scrivere richiede la sincronizzazione di diverse funzioni mentali contemporaneamente quali: capacità di organizzare, memoria, attenzione, abilità motorie e molti aspetti di abilità linguistiche. La grafia è la risultante di movimenti automatici ed accurati che sono fondamentali per questo atto di destrezza dello scrivere a mano. Nella complessità di ricordare dove mettere la penna e come formare ogni lettera, il disgrafico molto spesso dimentica che cosa doveva esprimere. Altri meccanismi cerebrali sono coinvolti nell’atto dello scrivere perché nella disgrafia sembra che vi sia anche una disfunzione nell’interazione tra i due principali sistemi cerebrali che permettono al soggetto di tradurre dal “linguaggio appreso” o vocabolario interno a quello scritto (traduzione dal grafema al fonema, dal suono al simbolo e dalle parole apprese o vocabolario interno a quelle scritte). Nel disgrafico vi è una combinazione di difficoltà nella motricità fine, nella capacità di rivedere le lettere e una inabilità nel ricordare le sequenze motorie apprese per la formazione delle lettere da scrivere. Vi sono diverse forme di disgrafie: 1) dislessica; 2) motoria, 3) spaziale. Queste sono caratterizzate da: 1)Disgrafia dislessica (Fg.1) con difficoltà nella scrittura spontanea, specialmente se il testo è complesso. Difficoltà anche nei testi dettati a voce. La copia dei testi scritti e il disegno sono normali. La velocità dei movimenti motori fini sono nella norma. Fig. 1 – Esempio di disgrafia dislessica 2)Disgrafia motoria con difficoltà nei testi spontanei e nella copiatura dei testi. I testi sotto dettatura sono normali ma il disegno è difficile. I movimenti motori fini sono difficili. | 19 Fig. 2 – Esempio di disgrafia motoria 3)Disgrafia spaziale in cui i soggetti mostrano una grafia alterata in tutti gli scritti: spontanei e copiati. Fig. 3 – Esempio di disgrafia spaziale Oltre i fattori neurobiologici sono importanti nella disgrafia anche quelli comportamentali tra questi anche una cattiva postura del bambino, cioè una non perfetta posizione del corpo sula sedia e nel banco (Fig. 4) , per cui si creano delle posizioni viziate che compromettono lo sviluppo di quei muscoli preposti a scrivere a mano. Per esempio un’alterata postura può influenzare l’impugnatura della biro, in particolare dei muscoli del pollice. Questo conferma la complessità della scrittura che è basata su meccanismi neurobiologici in sinergia con quelli ambientali. Fig. 4 – Esempi di cattiva postura durante la scrittura Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 20 | Strategie di recupero BIBLIOGRAFIA Il ruolo dei meccanismi neurobiologici nella disgrafia è stato dimostrato tramite l’utilizzo delle neuro immagini. Queste tecniche di indagine hanno permesso di comprender quali possono sono gli interventi da attuare, per recuperare i soggetti con queste disabilità. Al momento l’intervento più importante è di tipo riabilitativo e deve essere attuato nelle fasi precoci dell’addestramento scolastico. Importante, quindi, risulta essere una corretta diagnosi precoce ed identificare quali tecniche di recupero adottare per ridurre la disabilità o migliorare le funzioni della scrittura. L’approccio riabilitativo può essere associato, quando è necessario, a quello psicologico. Il trattamento riabilitativo deve essere precoce, condotto da personale specializzato, coinvolgere tutte le modalità sensoriali, essere intensivo, cioè interventi eseguiti quotidianamente. Questi interventi quotidiani devono protrarsi per i primi 3 anni della scuola elementare, poi periodi intensivi di due o tre mesi da effettuarsi due volte all’anno, fino alla scuola media inferiore. Infine, è importante l’utilizzo di strumenti informatici che permette di diventare autonomi, senza rinunciare all’uso di testi scolastici. E’ necessario proporre compiti semplici per poter ottenere risultati con facilità, senza sforzo, come si insegna ai bambini che stanno iniziando a leggere o a scrivere. E’ importante anche procedere ad un’analisi delle funzioni neuropsicologiche implicate nella disgrafia, attraverso l’applicazione di protocolli standardizzati. Questi approcci hanno lo scopo di valorizzazione dell’individuo, con la ricerca della qualità nascosta, o, se manifesta, con la riscoperta dell’inclinazione talentuosa. Questa impostazione porta come sostegno della sua fondatezza illustri scienziati di cui si dice che fossero affetti da disturbi del linguaggio, utilizzando ricostruzioni della loro vita a posteriori. Fra questi ricorrono più frequentemente i nomi di Leonardo da Vinci, di Albert Einstein ed altri famosi personaggi. •D enes G. e Cipolotti L. Neuropsicologia della lettura e della scrittura. Le Scienze. 217: 60-66; 1986 •D enes G., Cipolotti L., Zorzi M. Dislessie e disgrafie acquisite. In: Manuale di Neuropsicologia. Normalità e patologia dei processi cognitivi. A cura di Denes G. e Pizzamiglio L. Zanichelli, Bologna, 1996 •D eragna S. Grafologia e Neuroscienze. CE-DI.S Editore, Roma, 2002 •Ellis A. Reading, writing and dyslexia. A cognitive analysis. Lawrence Erlbaum Associate, Howe, 1993 •Habib M. 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Società Cooperativa Sociale Onlus GM Benedetta Bianchi Porro. Bolzano, 2007. Diventa Socio Vuoi entrare a far parte della nostra Associazione? | 21 Clicca il link http://www.angris.it/nuovisoci.php ed entra nel nostro sito. Puoi iscriverti come SOCIO SIMPATIZZANTE se sei genitore, insegnante o specialista. La quota annuale di €. 20,00.= ti dà diritto: a) A ricevere in via telematica la nostra rivista trimestrale ; b)Ad un supporto consulenziale gratuito, rivolto in particolare a genitori e insegnanti, per risolvere problematiche relative alle difficoltà di scrittura; c)A ricevere la comunicazione di eventuali conferenze a tema ad ingresso libero che si attueranno presso la vostra zona di residenza. Puoi iscriverti come SOCIO ORDINARIO se sei un grafologo in possesso di un diploma triennale conseguito presso una delle scuole riconosciute dall’Associazione Grafologi Professionisti (A.G.P.), altresì in possesso di un corso di Specializzazione annuale in “Rieducazione della Scrittura”. In questo caso la quota annuale è di € 40,00, la quale ti dà diritto: a) A partecipare alla vita associativa della nostra organizzazione; b) A partecipare a tutte le iniziative formative rivolte ai nostri operatori. Contatti Redazione e.mail [email protected] / [email protected] www.disgrafianews.angris.it Disgrafia e disturbi specifici della scrittura di Carlo MUZIO * Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 22 | La scrittura è un mezzo di comunicazione, un codice basato su regole e convenzioni definite dalla cultura di appartenenza, un’abilità fine motoria specializzata, ma anche un’espressione d’identità soggettiva tramite la calligrafia ed una traccia per la memoria. La scrittura, così come il calcolo, è una delle abilità mentali superiori che in termini evolutivi si è sviluppata recentemente (le prime testimonianze delle civiltà con documenti scritti risalgono a centinaia di milioni di anni dopo la comparsa dell’uomo sulla terra!) ed è una competenza complessa che implica l’ integrazione e la sinergia di diverse reti neurali. Il processo della scrittura coinvolge sia il sistema linguistico, sia il sistema motorio unitamente alle loro interconnessioni con le aree sensoriali (percezione visiva e uditiva) e propriocettive. Questo aspetto neurologico, per quanto ovvio, non può essere trascurato quando andiamo ad affrontare i disturbi del linguaggio scritto. I disturbi del linguaggio scritto sono oggetto di studio recente nella neuropsicologia clinica e, nonostante il contributo di grandi autori ormai “classici” (A.R. Luria, 1950; J.De Ajuriaguerra, 1964 ; Berninger e Whitaker, 1993) sono molte le questioni ancora aperte e in discussione, sia nella ricerca, sia nella clinica. In questo breve contributo si vuole esaminare lo “stato dell’arte” dei disturbi di scrittura ed in particolare della disgrafia, nella clinica dell’età evolutiva, in relazione ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Nel gennaio 2007 sono state pubblicate le linee guida della Consensus Conference per i DSA, dove, in relazione al “Disturbo della Scrittura”, si afferma che gli aspetti generalmente condivisi riguardano la sua suddivisione in due componenti, una di natura linguistica (deficit nei processi di cifratura o compitazione: Disortografia) e una di natura motoria (deficit nei processi di realizzazione grafica: Disgrafia). Per i criteri diagnostici si considerano i criteri generali di esclusione validi per tutte le forme di DSA (assenza di patologie neurologiche e/o danni sensoriali) ed il criterio della discrepanza (buone competenze cognitive generali – QI > 85 – deficit nelle abilità specifiche con ca- dute prestazionali < alla 2° ds o al 5° centile rispetto alla media di norma per l’età). Come per la lettura, anche nel caso della scrittura, è consigliato di somministrare prove standardizzate: per la disortografia è condiviso il parametro di valutazione della correttezza, costituito dal numero di errori e dalla relativa distribuzione percentilare (al di sotto del 5° centile), mentre per la disgrafia, i principali parametri di valutazione riguardano la fluenza (- 2 dev. Stand dalla media per l’età) e l’analisi qualitativa delle caratteristiche del segno grafico. Nelle classificazioni internazionali (DSM IV e ICD-10) il disturbo specifico di scrittura è considerato globalmente, senza distinguere le due componenti di natura linguistica e motoria: nel DSM IV il criterio principale (A. 315.2) definisce “capacità di scrittura, misurate con test standardizzati, inferiori a quanto previsto in base all’età, al livello intellettivo ed al grado di istruzione ricevuto” che (criterio B) “interferiscono notevolmente con l’apprendimento scolastico e le attività della vita quotidiana”. Nel Disturbo dell’espressione scritta sono coinvolti: la composizione, la grammatica, la punteggiatura e la grafia, senza differenziare se è presente solo il disturbo della compitazione o della grafia. Nell’ICD-10 si distingue unicamente il “Disturbo evolutivo espressivo della scrittura” (F81.8) dal “Disturbo specifico della compitazione”, il quale è caratterizzato da: “difficoltà a compitare oralmente ed a trascrivere correttamente le parole” in assenza di un disturbo specifico della lettura. In questa forma sono presenti soprattutto problemi di spelling e di trascrizione, prevalgono errori di tipo non fonologico. La scrittura è una complessa abilità cognitiva che permette la trasformazione in forma grafemica del linguaggio (parlato o pensato) e comprende diversi aspetti e specifiche operazioni, in ognuna delle quali sono coinvolte componenti differenti in relazione alla funzione svolta: dall’ analisi della composizione fonetica della parola alla conversione dei fonemi nelle forme grafiche corrispondenti (grafemi). Si distingue: la scrittura sotto dettatura; la scrittura Dr. Carlo Muzio, medico spec. in Neuropsichiatria Infantile, psicoterapeuta, docente di Neurolinguistica e Neuropsicologia dell’Età evolutiva, corso di Laurea TdR Neuropsicomotricità Età Ev., Universiotà di Pavia. spontanea e la copia. Questa distinzione tra i vari aspetti e le specifiche componenti coinvolte è fondamentale per un’analisi differenziale del disturbo di scrittura e per la pianificazione dell’ intervento abilitativo. La scrittura spontanea è l’abilità che richiede l’attivazione di tutte le componenti del processo di scrittura e comprende anche componenti della produzione verbale (le quali dovranno essere esaminate nell’ambito della valutazione del linguaggio espressivo) quali: • la pianificazione comunicativa, • la competenza argomentativa, • il recupero lessicale e sintattico; componenti comuni al processo di scrittura sotto dettatura (in questo processo specifico la componente principale è a livello di percezione uditiva): • l’analisi fonemica (discriminazione fonemica), • l’associazione fonema-grafema, • il recupero della forma ortografica; ed infine le componenti effettrici legate alla produzione grafica, comuni anche al processo di copia: • la componente visiva (discriminazione visiva), • la componente prassica (analisi spaziale e pianificazione costruttiva). Il processo di copia è un processo a sé, legato alla trasposizione grafema/grafema; è considerato una prassia visuo-costruttiva, inscindibile dalle componenti di discriminazione percettiva-visiva e di progettazione e pianificazione dell’atto motorio fine per produrre le singole parti che compongono il modello, nel rispetto dei suoi vari rapporti spaziali. Alcuni autori (Tressoldi, 1995) escludono questo processo dalla scrittura e valutano in modo specifico esclusivamente la scrittura sotto dettatura e la scrittura spontanea, analizzando le componenti effettrici di recupero dei pattern grafo-motori e di efficienza neuromotoria, valutando esclusivamente il parametro di velocità di esecuzione. La grafia è l’aspetto più strettamente neuro-psicomotorio che comprende prevalentemente gli aspetti dell’azione motoria coinvolti nel processo di scrittura, relativamente indipendenti dalle componenti linguistiche. L e componenti neuro psicomotorie comprendono: abilità motorie, lateralità, abilità visuo-percettive e visuo-spaziali. Fra le abilità motorie occorre considerare la regolazione del tono muscolare (equilibrio e controlli posturali di capo – tronco – spalle – avambraccio - polso - dita e regolazione della forza nella presa dello strumento grafico), le coordinazioni cinetiche (l’aspetto cinetico del controllo motorio dell’ arto superiore) e la motricità fine (dissociazione dei movimenti, controllo segmentario, coordinazione oculomanuale). Il movimento di scrittura richiede una precisa combinazione dei movimenti di tutte le parti dell’arto superiore e la loro fine coordinazione permette l’esecuzione della traccia da sinistra verso destra e il concatenamento dei movimenti tipici della scrittura corsiva. Lo sviluppo della lateralizzazione, insieme alle abilità spaziali, permette il riconoscimento su di sé, sugli altri e sugli oggetti, della destra e della sinistra e determina la parte dominante (dominanza laterale). La distinzione percettiva dei due emisomi consente di costituire il sistema di coordinate geometriche fondamentali ed è anch’essa importante per l’esecuzione grafica. Le abilità visuo-percettive sono condizionate non solo dall’acutezza visiva e non interessano soltanto l’attività delle strutture ottiche e della corteccia visiva primaria, ma coinvolgono molteplici aree cerebrali sensoriali ed associative. Nella scrittura, una corretta analisi visuo-spaziale permette di percepire la corretta sagoma delle lettere rispetto al modello proposto e la relazione spaziale tra le lettere e nella pagina (distanza tra le parole, orizzontalità della linea, margini), abilità indispensabile nella fase di acquisizione. Questa abilità è alla base della competenza di integrare e coordinare vista e movimento, la cosiddetta coordinazione oculo-manuale che guida il movimento attraverso il controllo visivo. Nel processo della scrittura sono coinvolti inoltre i processi cognitivi di base quali: la memoria e l’attenzione; infatti sono necessarie buone capacità mnemoniche sia visive (per il recupero delle componenti grafiche), che uditive (ad esempio sotto dettatura), per i diversi compiti di scrittura (copia, dettato, scrittura spontanea). La capacità di mantenere l’attenzione durante il compito è una funzione necessaria al controllo del proprio processo esecutivo ed indispensabile per la programmazione del compito da svolgere. Nella scrittura spontanea sono richiamate tutte le funzioni esecutive per la pianificazione del compito e, fra queste riveste un ruolo specifico l’organizzazione temporale. La capacità di scrittura è il risultato dell’apprendimento nel primo ciclo primario di studi, ma l’evoluzione delle capacità grafiche è il frutto di competenze che si sviluppano dalla prima infanzia: intorno ai 20 mesi il bambino è in grado di tracciare le prime forme chiuse grazie all’acquisita capacità di rotazione del polso. Nella seconda infanzia si sviluppa il disegno e a 5 anni il bambino entra spontaneamente nella fase pre-calligrafica in cui riconosce i segni della scrittura ed inizia ad attribuire un valore sonoro alle diverse forme grafiche. Lo sviluppo della fase calligrafica procede dai 7 ai 10 – 11 anni, epoca in cui il tratto grafico diventa più fluente, la procedura esecutiva si è automatizzata e la forma delle singole lettere ed i loro legami si stabilizzano assumendo specifiche caratteristiche individuali. Noi riteniamo più corretto e rispondente alla realtà clinica evolutiva, differenziare nel disturbo specifico di scrittura l’aspetto disortografico, caratterizzato da un disturbo specifico del linguaggio scritto , nei confronti del quale vi è un maggiore accordo fra gli specialisti, sia in termini di definizioni, sia in relazione ai criteri diagnostici (cfr. Consensus Conference 2007 e Tressoldi 2000) dalla disgrafia. La disgrafia è un disturbo specifico di apprendimento del gesto grafico, che si manifesta come una difficoltà a riprodurre graficamente sia i segni alfabetici che quelli numerici (Pratelli, 1995). Alcuni autori definiscono la disgrafia “disprassia o aprassia della scrittura”, ovvero individuano in essa un disturbo degli aspetti strettamente motori della scrittura (Sabbadini, 1995). In questa accezione si considera specifica del | 23 24 | disturbo l’attività motoria prassica manuale e non sono di per sé interessate le regole ortografiche e sintattiche, sebbene possano influire negativamente su tali acquisizioni per le difficoltà secondarie nella rilettura e nell’autocorrezione. Questa distinzione è necessaria ed importante, non solo ai fini diagnostici, quanto per individuare il percorso abilitativo e rieducativo più efficace, ma non si può negare come la realtà clinica sia sempre ben più complessa dei quadri esemplificativi descritti nei manuali; per questo è necessario considerare dapprima l’insieme dei disturbi del linguaggio scritto che interessano tutte le 3 aree , le quali devono essere ben distinte nel percorso diagnostico e valutativo: 1)difficoltà nella composizione del testo; dovute a deficit di integrazione di diversi meccanismi cognitivi e metacognitivi (difficoltà compositive). 2)difficoltà nell’acquisizione delle regole ortografiche; dovute alla prevalenza delle diverse tipologie di errori ortografici (disortografia). 3)difficoltà nella velocità e correttezza grafica, dovute a deficit nella prassia della scrittura (disgrafia). Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura Consideriamo qui in specifico la disgrafia. Questo disturbo non riguarda gli aspetti linguistici della parola scritta ma interessa specificamente le componenti motorie e visuospaziali; in quanto “disturbo specifico dell’apprendimento”, per definizione, può essere diagnosticata in un bambino intelligente che non presenta patologie neuromotorie, sensoriali o disturbi primari della sfera emotivo-affettiva. Inoltre deve essere distinta dal ritardo di apprendimento della scrittura che si manifesta in taluni bambini “immaturi” oppure con disabilità cognitive o che non hanno avuto adeguate opportunità educative. Il bambino disgrafico è, perciò, un bambino la cui scrittura è deficitaria soprattutto nei criteri di: • Velocità, • Leggibilità e • Qualità della grafia. Molti autori, e soprattutto molti riabilitatori, sono oggi concordi nell’individuare in senso generale, delle caratteristiche in base alle quali si può parlare di disgrafia che influiscono sui criteri indicati di velocità, leggibilità e qualità della grafia. In relazione alla qualità nella riproduzione dei grafemi, il bambino disgrafico può presentare: •Alterazioni della postura del corpo e della prensione della penna: spesso il tronco è inclinato lateralmente o in avanti, si evidenzia eccessiva tensione a livello della spalla e del gomito che spesso non viene appoggiato sul tavolo, la mano che non scrive non è utizzata come supporto per tenere fermo il foglio, la mano scrivente è spesso contratta e scorre con fatica sul foglio, infine l’impugnatura dello strumento grafico è scorretta. •Alterazione della pressione sul foglio (manca di regolazione): in genere è troppo marcata o troppo debole per disregolazione del tono muscolare •Difficoltà nel controllo della direzione del gesto grafico: si possono trovare inversioni nella direzione del gesto grafico, la scrittura di singole lettere o di intere parole può essere realizzata da destra a sinistra anziché da sinistra a destra. •Alterazioni nel ritmo della scrittura: il bambino può scrivere o con eccessiva rapidità o con estrema lentezza; la mano può compiere movimenti a scatti e possono intervenire frequenti interruzioni. •Irregolarità nella dimensione dei grafemi, che possono essere troppo piccoli o troppo grandi. •Inadeguata unione dei grafemi: le lettere non vengono correttamente legate tra loro a causa della scarsa fluidità del gesto per le difficoltà della motricità fine. •Difficoltà nella produzione e riproduzione di figure geometriche e, più in generale, nella copia dalla lavagna (per le difficoltà visuo-percettive e le alterazioni nel rispettare i rapporti spaziali). •Difficoltà nell’orientamento sul foglio, che determinano scarso rispetto delle righe e dei margini, irregolarità fra gli spazi tra le parole, con conseguente non linearità del tratto. •Infine, spesso è segnalata la presenza di crampi, fenomeni dolorosi e stancabilità eccessiva. È possibile una classificazione delle Disgrafie? Nonostante che la maggior parte degli autori sia concorde nel definire disgrafico il bambino la cui qualità di scrittura è deficitaria, senza altri deficit associati, non si è ancora giunti ad una classificazione standard delle caratteristiche della disgrafia e delle forme cliniche che il disturbo può assumere. In generale occorre differenziare 2 gruppi “sintomatici” a secondo che prevalgano le difficoltà visuospaziali (deficit prevalenti a carico dell’orientamento e del legame delle lettere, nella distanza fra le parole e nell’impaginazione del testo) o le difficoltà nel controllo motorio del tratto. In relazione alle alterazioni del tratto si fa ancora riferimento alle classiche ricerche effettuate da Ajuriaguerra e collaboratori (1964) che individuavano 5 sottogruppi caratterizzati da particolari difficoltà nell’analisi del tratto grafico: 1 – tratto RIGIDO (scrittura contratta, inclinata, rigida e tesa con direzione irregolare; i singoli caratteri sono ristretti, più alti che larghi, presentano molti angoli e deformazioni – spesso i tentativi di correzione peggiorano ulteriormente il tratto). 2 – tratto RILASCIATO o ALLENTATO (scrittura allargata, irregolare ma allentata ed in genere priva di tentativi di correzione ed associata a difficoltà visuo-spaziali nel mantenere la linea e rispettare i margini). 3 – tratto IMPULSIVO (scrittura veloce e precipitosa, sembra procedere a scatti e non è organizzata, spesso le finali delle parole, gli accenti e la punteggiatura sono prolungati). 4 - tratto associato alla MALDESTREZZA (caratterizzato da pesantezza, gravi alterazioni della forma dei caratteri che risultano di dimensioni irregolari e saldati fra loro, spesso rimaneggiati): anche queste alterazioni sono frequentemente associate alle difficoltà di organizzazione visuo-spaziale). 5 – tratto LENTO e PRECISO (la scrittura evidenzia lo sforzo e l’applicazione per una buona forma, spesso risulta una grafia ricercata ma prodotta in tempi eccessivi; quando è richiesto un aumento della velocità si evidenzia una perdita di controllo ed insorge una progressiva rigidità). Cratty (1994) distingue due gruppi di “sindromi grafo-manuali” in cui le abilità manuali e le abilità grafo-motorie possono essere dissociate: un primo gruppo, più numeroso, è caratterizzato da bambini che associano difficoltà fini-motorie nell’uso degli utensili, nell’abbottanarsi ed allacciarsi, nell’impugnare posate e matita alle difficoltà grafiche, ed un secondo gruppo invece dove le difficoltà grafiche si presentano isolate. Come in tutte le suddivisioni, va però sottolineato che nella pratica clinica è raro trovare bambini che rientrino in modo ben definito all’interno di una delle categorie sopraindicate; spesso si trovano associate caratteristiche riferite a più di un gruppo e tali distinzioni devono essere considerate come una guida nella valutazione del singolo caso. La valutazione clinica deve necessariamente considerare la complessità delle componenti cognitive implicate nelle abilità di scrittura; perciò è necessario comprendere una valutazione neuropsicologica generale, una valutazione specifica della scrittura (componenti linguistiche) ed un esame dettagliato dell’atto motorio implicato nella grafia e dei grafemi prodotti. Gli strumenti più rapidi per uno screening neuropsicologico sono compresi nella BVN (Batteria di Valutazione Neuropsicologica 5-11 di Bisiacchi et al. 2005); per l’analisi della scrittura la Batteria per la Valutazione della Scrittura e della Competenza Ortografica di Tressoldi e Cornoldi (2000 -2°ed) è ormai un classico nel nostro paese. Per l’analisi delle componenti motorie della scrittura si segnalano le prove della Batteria di Bertelli (2001) e la scala BHK di Hamstra-Bletz, Blöte (1993). Inoltre è necessaria una valutazione specifica dei seguenti ambiti: • sviluppo motorio e coordinazione motoria; • senso-motorio e cinestesico; • visuo-spaziale; • visivo - oculomotorio; •visuo-costruttivo e disegno su copia e su richiesta verbale; • prassico - costruttivo; • organizzazione sequenziale e gestualità. Questi aspetti comprendono specifiche prove ma una valutazione di base è possibile con l’APCM, il Protocollo per la valutazione delle Abilità prassiche e della Coordinazione Motoria Sabbadini L. et al. (2005). Molte di queste valutazioni possono essere effettuate da diversi operatori specializzati: Neuropsicologi e Psicologi clinici, Logopedisti, Terapisti della Riabilitazione e della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, Pedagogisti e Rieducatori della scrittura, ma la diagnosi clinica deve essere effettuata da un Neuropsichiatra Infantile esperto di queste problematiche ed in grado di valutare, con l’apporto delle diverse figure specialistiche, la complessità del caso al fine di individuare il percorso abilitativo / rieducativo più efficace; infatti spesso vi è una compresenza di problematiche relative all’organizzazione motoria, allo sviluppo linguistico e possono essere coinvolti processi cognitivi (percezione, attenzione, memoria) che interferiscono nello sviluppo degli apprendimenti in generale e della scrittura in particolare: per questo possono essere necessari più tipi dì intervento ed è compito del clinico dello sviluppo seguire la presa in carico valutando la priorità delle funzioni da potenziare. 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Tutti o quasi: infatti le letterine di F. non si strutturavano ancora come il previsto; anziché scrivere il bambino preferiva parlare , andare a zonzo per la classe, spesso chiedeva di andare in bagno. Le pagine del suo quadernone, un po’ stropicciate, talvolta bucate o ripiegate, erano solcate da segni spessi, che la sua matita, impugnata con rigida sofferenza e maldestrezza, lasciava sulla carta, resa ondulata dal suo sudore. Con il disegno era anche peggio. Il foglio dell’album si consumava sotto le cancellature e i ripassi, che non permettevano alla figura, qualunque essa fosse, di apparire compiuta. La più frequente richiesta dell’insegnante era quella di riscrivere le parole o i numeri, ma anche più sovente si chiedeva a F. di sbrigarsi a finire il lavoro assegnato: i suoi tempi di esecuzione, lunghissimi, gli impedivano di portarlo a termine. Così la “punizione” a casa era assicurata, in aggiunta al compito che veniva quotidianamente assegnato, vissuto anch’esso quasi come una tortura. Anche per le maestre aumentavano le difficoltà di approccio nei confronti del bambino che mostrava, oltre ad una facile distraibilità, un atteggiamento oppositivo e, talvolta, indisponente. Cresceva altresì il loro senso di frustrazione a causa delle difficoltà di intervento: che problemi aveva F. e cosa si poteva fare per lui? Il programma annuale in classe proseguiva, così come doveva essere. Si era ormai passati dalle singole parole alle frasi e ciò che veniva scritto alla lavagna dalla maestra, i compagni lo ricopiavano ormai con sicurezza, mentre per lui era una reale difficoltà. Ogni volta non trovava il punto di inizio sul rigo e neppure il margine finale veniva rispettato, quasi non esistessero …. Questo è l’inizio di una storia vera, una delle tante, che mi ha coinvolto particolarmente dal punto di vista professionale ed umano. Potrei continuarne la narrazione fino a giungere al termine dei cinque anni che ho passato con quell’alunno, elencando le molteplici difficoltà che abbiamo incontrato durante il percorso scolastico ( il plurale è per includere le colleghe e la famiglia). Ma mi fermo qui perché il mio intento è quello di condividere la mia esperienza, che ritengo essere comune ad altri insegnanti, specialmente per quanto riguarda l’approccio e la comprensione di tali problematiche. L’alunno in questione presentava una serie di problemi che interferivano in modo significativo con i risultati scolastici e con le attività della vita quotidiana, tutti ascrivibili alla sfera dei disturbi specifici dell’apprendimento. In effetti, in terza elementare, tali disturbi furono diagnosticati da un’ equipe medica che valutò F.: egli risultava essere dislessico, discalculico, disortografico e disgrafico. Un quadro certamente importante intorno al quale bisognava muoversi con competenza. Personalmente ho cominciato a documentarmi, un po’ mi ha aiutato il fatto di essere iscritta al corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria e di aver inserito nel mio percorso di studi il semestre aggiuntivo per l’insegnamento agli alunni con disabilità. Ho partecipato a diversi corsi di aggiornamento e di formazione che vertevano sui disturbi dell’apprendimento in generale, sulla dislessia, sull’insegnamento delle lingue straniere agli alunni dislessici, sulla rieducazione della scrittura , ho letto libri, articoli, parlato con specialisti…. Ciò che ho appreso, e che è risultato essere argomento trasversale a tutti i percorsi citati, è che posso intervenire, come insegnante, soltanto per ridurre le problematiche ma non per risolverle. * Marina Brugnone, insegnante di Scuola Primaria in servizio presso l’Ufficio Scolastico Provinciale di Alessandria, area sostegno alla persona. Fondamentale è aver cura di loro come soggetti in evoluzione e considerare prioritario il loro essere e ben-essere, in aggiunta al prendersi cura delle loro potenzialità, facendo leva su di esse, per alleviare la “pena” di non essere “bravi” come gli altri compagni Bisogna infatti, in quanto educatori prima che insegnanti, evitare che aumenti il divario tra le prestazioni del bambino in difficoltà e quelle del gruppo classe, altrimenti si potrebbe incorrere nel rinforzo delle sue problematiche , facendone così un soggetto a rischio di insuccesso scolastico. Diventa perciò assai rilevante porre attenzione agli aspetti emozionali, per cercare di limitare la perdita di motivazione, intervenendo con una didattica adeguata ed una giusta valutazione (ad esempio, separando gli errori dal contenuto), fargli sentire che il suo lavoro viene comunque apprezzato , evitando di riempire i quaderni di segni rossi. Il problema a questo punto è il seguente: come è possibile individualizzare senza fare differenze? Ho compreso, scuola facendo, che il metodo di insegnamento non origina il disturbo, ma che le proposte che facciamo possono ridurne gli effetti. Qui la didattica fortunatamente ci viene incontro con tante metodologie: dal brainstorming al role playing, dal lavoro di gruppo alla lezione dialogata , dal problem solving all’animazione. Maturando la consapevolezza che non esiste una sola risposta al problema educativo, genericamente parlando, e sapendo tollerare il senso di impotenza tipico di situazioni scolasticamente critiche, ritengo che un docente debba cercare di variare i propri approcci didattici a seconda delle materie, delle attività, degli obiettivi da raggiungere. Sicuramente questo comporta un grande lavoro di programmazione, soprattutto settimanale, ma il tempo speso per la preparazione dei percorsi individualizzati porta al conseguimento degli obiettivi prefissati, più di quanto ci si aspetti. Non dimentichiamo comunque una buona dose di flessibilità per gestire l’imprevisto che, naturalmente, può interferire nel contesto classe. In aggiunta a quanto descritto, la considerazione di ulteriori aspetti critici, quali l’ansia dei genitori, la non accettazione del problema, le difficoltà nei rapporti , il senso di non adeguatezza, lo sconforto, le tensioni ed altri atteggiamenti, deve indurci a far acquisire agli alunni in difficoltà, un’ adeguata autostima personale, evitando così che si instaurino sensi di inadeguatezza ed inferiorità. Quindi accogliamoli ed accettiamo ciò che ci danno, perché chè già la famiglia che spesso non lo fa. Anzi , rinforziamo ogni minimo risultato anche se si tratta solo di una frase o una riga scritta “bene”, nel caso di bambini disgrafici, oppure, trovandoci di fronte a bambini dislessici e discalculici, lasciamo il tempo che a loro serve per risolvere un problema in classe anche se l’ora di matematica è terminata , senza aggiungere così l’esercizio non completato ai compiti per casa, che già incombono di pomeriggio. Tuttavia, ciò non significa che bisogna evitare loro le difficoltà, altrimenti non vi sarebbe crescita. Adattare infatti, non deve essere sinonimo di semplificare. Poichè la meta da raggiungere è comune a tutti gli alunni presenti in una classe, si tratta solo di trovare itinerari alternativi a seconda delle necessità: se essi debbano essere più lunghi o più brevi è da valutare in base alle loro risorse individuali. Come insegnante, ritengo importante ribadire che ciò che ho imparato dalla teoria non deve rimanere concetto astratto, bensì deve essere praticato, inserito nel contesto quotidiano, avvalendomi sempre e comunque di lenti speciali, quelle dell’autocritica e del dubbio, che mi rendono evidenti tutti gli aspetti dei feedback, siano essi positivi o negativi, dai quali dovrò partire per programmare le ulteriori azioni didattiche, proseguendo nel cammino o sostando maggiormente laddove ritengo necessario farlo, comunque mai per tornare indietro, poiché sarebbe come annullare sia la credibilità che io ho dato all’alunno sia quella che lui, in quanto soggetto discente, ha attribuito a me, che sono insegnante e prima di tutto persona. | 27 Vincere la disgrafia? Si può! di Daniela Chiarentin* 28 | Ricevere una mamma, che richiede una consulenza in rieducazione della scrittura, significa per me accogliere una persona che è molto spesso in ansia per il proprio figlio. Infatti, il disagio che il bimbo prova per la fatica di scrivere, si trasmette alla madre, che vive nel proprio animo un profondo senso di inadeguatezza. Accogliere una mamma preoccupata significa anche tornare indietro nel tempo, tornare a mia volta bambina, per meglio capire l’importanza del gioco nella relazione con il bimbo disgrafico, l’importanza di un sorriso colmo di fiducia nei miei confronti quando mi sentivo incapace di fare quanto richiesto. Significa anche e, soprattutto, trattare il bambino in modo “normale” per non farlo sentire “diverso” dagli altri. Infine, questo accogliere una mamma ha il sapore di una fiducia, di un impegno reciproco e di una speranza liberatoria. Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura Susanna Primavera* Grafologa in Varese Grazie Susanna, a distanza di due anni, quando vedo Andrea che su un foglio protocollo si accinge a scrivere da solo le prove di matematica per l’esame di terza media, mi vengono le lacrime agli occhi. Si, perché scrivere, che è una cosa così semplice, spontanea, immediata, quasi “banale” per Andrea è stato un inferno! Fin dall’asilo, quando colorando, non stava nei limiti del disegno, e anche colorare era diventato una frustrazione, nessuno sapeva aiutare Andrea. Le spiegazioni non andavano al di là del “è pigro!”, ha problemi di vista, non si impegna… Che fatica a scuola! Tutti imparano a scrivere, mentre per lui era così difficile! Finalmente una diagnosi: dislessia, disgrafia…” Si rileva di- Andrea 12 anni prima dell’intervento rieducativo sgrafia specie nel tratto stampato minuscolo e nel corsivo. Talvolta nello scritto compare una forma di disgregazione della forma dei grafemi sino a renderli poco riconoscibili…” Ma chi poteva aiutare Andrea? Certo gli aiuti ci sono stati, una bravissima logopedista ma con Lei ha risolto problemi di linguaggio, di lettura, una bravissima maestra che nel pomeriggio, con infinita pazienza, gli faceva fare i compiti scritti a mano. Che fatica!!! Quante lacrime e i risultati non erano permanenti… Rimaneva quel benedetto e maledetto computer. Benedetto perché almeno a scuola poteva scrivere come gli altri, poteva fare i dettati, i pensieri… Maledetto perché come può un bambino di otto anni fare una divisione con il computer? Come fa a svolgere il problema di geometria, a completare le schede prestampate che dà la maestra? Ma la scuola non si ferma. Il programma va avanti e le difficoltà aumentano. E’ vero che noi tutti, ogni giorno, usiamo il computer ma * Dott.ssa Susanna Primavera: grafologa, Educatrice e Rieducatrice della Scrittura. Segretaria del Consiglio Direttivo A.N.G.Ri.S. * Daniela Chiarentin: socia Simpatizzante A.N.G.Ri.S. e mamma di Andrea. | 29 Andrea 12 anni dopo l’intervento rieducativo ugualmente quante volte in una giornata prendiamo in mano una penna? E così è per la scuola, è vero che per scrivere un tema un disgrafico ha bisogno del pc ma per tante, tantissime altre cose ci vuole la penna! I medici danno solo diagnosi, dobbiamo rassegnarci, ognuno ha i suoi limiti ma questo limite è come un macigno che ti rende insicuro, rende tutto così difficile, così complicato. Come fare sei o sette espressioni con un programma di video-scrittura? Abbiamo optato per il sistema più veloce: lui detta e la mamma scrive; ma come concentrarsi sul foglio che tiene in mano un’altra persona? Vederla spazientirsi perché non si hanno gli stessi tempi… che fatica! E a scuola? Quanto influisce sul carattere e sull’autostima dipendere sempre dagli altri? Mi ripetevo: “Ci deve essere qualcuno che può aiutare Andrea… e nella mia spasmodica ricerca di sono so cosa e non so chi, finalmente arrivi Tu Susanna! Senza troppe speranze iniziamo una riabilitazione, cerchiamo di non illuderci, le diagnosi erano chiare: non riuscirà mai a scrivere! Non lasciamo niente di intentato… e ora, quando l’insegnante di Andrea scrive una nota così: “ Gent.ma Sig.ra, suo figlio, mentre spiego, pasticcia con la biro!” sorrido felice. Grazie Susanna per il tuo prezioso lavoro, per avere insegnato ad Andrea a SCRIVERE e per avere trasformato la nostra debole speranza in un sogno realizzato! Recensioni ed eventi Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura 30 | Lucia BRUN e Rita FILIPPIN Il Corsivo Facile Nicola Milano Editore Paola Zannoner A piedi nudi a cuore aperto Fanucci 2006 Roma, pp.236 - Euro 12,50 Si tratta di un utile testo-guida per i docenti di scuola primaria per l’insegnamento agevole del corsivo. L’apprendimento degli alunni può avvenire senza situazione ansiose e/o di sconforto e senza quelle problematiche che possono favorire l’insorgere di difficoltà grafo-motorie. L’opera si suddivide in varie parti. Vi è una parte teorica che tratta in modo specifico del metodo di insegnamento, ma vi sono anche indicazioni pratiche e concrete per dare all’addestramento grafico un aspetto che per il bambino risulti piacevole e giocoso. L’apprendimento avviene sulla base delle potenzialità/ competenze di ogni alunno attraverso un processo che inizia dagli elementi più semplici a quelli più complessi. In questa parte sono presenti nel testo anche degli esempi di esercizi preparatori al corsivo, con precise indicazioni su come impostare le attività grafiche. Un capitolo a parte è dedicato ai bambini mancini, in quanto per loro le strategie di apprendimento devono essere necessariamente diverse. Una terza parte, che tiene conto dell’evoluzione del gesto grafico e del principio di gradualità, spiega la scansione delle lettere che devono essere via via apprese. Nell’ultima parte si rinvengono numerose schede didattiche, molto semplici e chiare, graduate nella difficoltà, che si possono somministrare agli alunni sia per presentare il percorso di apprendimento che per esercitare e consolidare quanto già appreso. Un romanzo, una storia d’amore e d’amicizia serena e pulita. Una storia semplice e reale, piena di materialità così come la vita, piena di calore e consistenza, così come insegna l’amore. L’autrice dà voce, attraverso la storia di un’adolescente, ad un dialogo interiore e profondo di una ragazza come tante che non rifiuta, anzi ricerca con vera ed autentica curiosità le risposte ai temi della vita. Le domande sul destino, le sfide del pensiero, le scelte ideologiche, la religione, le questioni di integrazione razziale, sono affrontate con gli occhi ed il cuore di Rachele e della sua famiglia. Le dinamiche del rapporto padre-madre-figlia, sono svolte con molta immediatezza, intelligenza e sensibilità dall’autrice, che svela e consola soprattutto i genitori, dei piccoli conflitti della vita quotidiana. E’ un libro da consigliare agli adolescenti, da far leggere a genitori ed insegnanti in quanto, al di là della piacevole e scorrevole lettura, dona dignità e rispetto all’adolescenza, questa sconosciuta e al tempo stesso temuta fase della vita, a cui tutti dobbiamo qualcosa. Elisabetta TIUS Educatrice e Rieducatrice della Scrittura Presidente ANGRIS Marta Crociati Consulente Grafologo Rieducatore Vittoria Maioli Sanese Ho sete per piacere. Padre, madre, figli. Una esperienza in aiuto ai genitori. Marietti 2008, pp. 249 - Euro 16,00 Un titolo coinvolgente che suscita molta curiosità per un libro di scorrevole lettura che amplia ed approfondisce uno dei temi fondamentali per ogni uomo: la famiglia. È un testo per genitori in quanto offre un solido aiuto e molteplici spunti di riflessione per comprendere e gestire i rapporti sempre più complessi e spesso contrastanti fra i componenti di «quella struttura che attraversa la vita della persona». È un testo per i figli: tutti lo siamo in quanto generati da un atto d’amore; è una lettura atta a comprendere l’appartenenza e l’autonomia - binomio che dinamizza e fa crescere positivamente la personalità ed il senso di identità personale e sociale. È un testo per esperti in quanto offre competenza ed esperienza sul “campo” utili ad alimentare un bagaglio di conoscenza mai sufficienti a chi studia ed offre, con il suo lavoro, nuovi contributi alle scienze umane. Il testo si svolge in tre parti, la prima delle quali presenta con intuito e fantasia il vivido universo delle emozioni e dell’amore che costituiscono, insieme ai dubbi ed alle paure, la figura della madre,della coppia e del rapporto padre-madre-figlio. La seconda parte è una raccolta di conferenze in cui si evidenziano le dinamiche della struttura familiare quali, codice materno e paterno, identità genitoriale, il periodo adolescenziale. La terza parte infine si snoda in un percorso di domande e risposte sulle questioni più quotidiane della convivenza quali, la gelosia, il rapporto con il cibo, permessi e divieti, sessualità, vita di coppia. L’autrice, psicologa della coppia e della famiglia, con estrema determinazione e tenacia, evidenzia aspetti salienti e significativi dei rapporti familiari tanto da farli sembrare semplici e lineari, instillando nel lettore attento, un desiderio di accettare una sfida, in un momento storico e culturale in cui la famiglia vive una forte “crisi”. Il punto di partenza è riposto nella solidità e nella fiducia reciproca della coppia, percorso individuale e sociale in cui esistono infinite potenzialità e da cui nasce una forte certezza: soltanto dentro un rapporto si esiste. Marta Crociati Consulente Grafologo Rieducatore | 31 Contatti Redazione Direttore Responsabile Ivan Vadori e.mail [email protected] cell. 340 7272466 Redazione e.mail [email protected] cell. 329 6663263 www.disgrafianews.angris.it Organico Nazionale A.N.G.Ri.S CONSIGLIO DIRETTIVO A.N.G.Ri.S.: Presidente: Elisabetta D. TIUS Vice Presidente: Angela MIELE Tesoriere: Antonella PUDDU Segretaria: Susanna PRIMAVERA Consigliere: Susanna MUSZTRAI MISCALI Consigliere: Carmela BERTOLINO 32 | RIEDUCATORI della scrittura SOCI ORDINARI ANGRIS – 2010 FRIULI VENEZIA GIULIA TRENTINO ALTO ADIGE TIUS Daniela Elisabetta Referente Regionale - [email protected] Brun Lucia - [email protected] FILIPPIN RITA - [email protected] PINI VALENTE PAOLA - [email protected] PIZZI NOVELLA - [email protected] SABBADINI CRISTINA - [email protected] TURELLO GIANNA - [email protected] MAGLIONE Milena Referente Regionale - [email protected] PELLEGRINI RITA - [email protected] Associazione Nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura VENETO TERMINI Lara Referente Regionale - [email protected] BALDO BARBARA - [email protected] DE TOMASI Anna - [email protected] FORNARA GIAMPAOLO - [email protected] MANTOAN MIRKA - [email protected] MICHELON TIZIANA - [email protected] PIRONTI GIUSEPPINA - [email protected] ROCCA MARIA - [email protected] ROMAN MASSIMO - [email protected] SABBADINI CRISTINA - [email protected] SALAMONE DIALISA - [email protected] MARCHIORI VITO - [email protected] VECCHIATO GRAZIA - [email protected] LOMBARDIA Primavera Susanna Referente Regionale - [email protected] BORACCHI ANNA - [email protected] BORDONI ALESSANDRA - [email protected] BELLINI IRENE - [email protected] DE VITA VERA - [email protected] FANTON Emanuela Referente Milano - [email protected] LICORDARI GIOVANNA - [email protected] LODIGIANI ELISA - [email protected] MATERA MARIA - [email protected] MICHIELI ALESSANDRA - [email protected] MIRANDOLA GIOVANNA - [email protected] MONTI Daniela - [email protected] PERRUCCI PATRIZIA - [email protected] PRADA ALBERTO - [email protected] RASCHIANI MICHELA - [email protected] ROGNONI MARZIA - [email protected] TRIACA-FABRIZI FABRIZIA - [email protected] SOZZI MARCIA - [email protected] ZORLONI TIZIANA - [email protected] PIEMONTE TOSCANA MIELE Angela Referente Regionale - [email protected] CRISTOFORI MARGHERITA [email protected] BARETTA Marina Referente Regionale - [email protected] MUSZTRAI MISCALI Susanna Referente Prato - [email protected] BARALDI ANNA - [email protected] MARSEGLIA DOMENICA - [email protected] PARDINI LUCIA - [email protected] POGGIALI ANTONELLA - [email protected] PUGI ELIANA - [email protected] TONI MARIAGUIDA - [email protected] TOVANI GIAMPIERO - [email protected] VALLEGGI CARLA - [email protected] VALLE D’AOSTA MIELE Angela Referente Regionale - [email protected] EMILIA ROMAGNA ZAULI SAJANI Antonella Referente Regionale - [email protected] ATTI GABRIELLA - [email protected] BARTOLINI ILENIA - [email protected] CANTARELLI LIANA - [email protected] CRISTOFORI MARGHERITA [email protected] CROSARA GABRIELLA - [email protected] DI GIUSTO BARBARA - [email protected] DONNINI ELISA - [email protected] FANTOZZI ISABELLA - [email protected] PELLEGRINI MARIA ALESSANDRA - [email protected] TONUCCI LETIZIA - [email protected] LIGURIA CROCIATI Marta Referente Regionale - [email protected] MARCHE SPINACI Silvia Referente Regionale - [email protected] BALDUCCI LORETTA - [email protected] BASTARELLI CARLO - [email protected] BOMPADRE LUCA - [email protected] BRIZZOLA MELISSA - [email protected] BRUSCIA FRANCESCA - [email protected] CORRADINI FABRIZIA - [email protected] DURANTI CARLA - [email protected] GABRIELLI GABRIELLA - [email protected] GARDONI PAOLA - [email protected] PUGNALONI MILENA - [email protected] RIPANTI LUCIA - [email protected] RUSCILLO ANTONIA - [email protected] SPINACI SILVIA - [email protected] TEDESCHI MARIA PIA - [email protected] VITA MARIA ROMINA - [email protected] ZENOBIO EMANUELA [email protected] UMBRIA MENCACCI Cristina Referente Regionale - [email protected] ABRUZZO AQUILANTE Vincenzo Referente Regionale - [email protected] LAZIO PAGLIARDI Eliana Referente Regionale - [email protected] CAMPACCI PAOLA - [email protected] CARLUCCI ANGELA - [email protected] D’ARIENZO GABRIELLA - [email protected] DI MAGGIO ROSA - [email protected] GIULIANO MARCELLA - [email protected] MORETTI LOREDANA [email protected] RICCI ALESSANDRA - [email protected] POMA MARIA VITTORIA [email protected] SCERCH MANUELA - [email protected] TRIESTINO MICHELA - [email protected] PUGLIA SEMERARO Maria Rosaria Pia Referente Regionale - [email protected] BISCEGLIA GIUSEPPINA - [email protected] SARDEGNA PUDDU Antonella Referente Regionale - [email protected] MELONI PAOLA - [email protected] PUDDU GRAZIELLA - [email protected] SICILIA LO PINTO Antonina Referente Regionale - [email protected] | 33 Diventa Socio Vuoi entrare a far parte della nostra Associazione? 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