RIFERIMENTI NORMATIVI. Gli impianti saranno conformi alle vigenti norme tecniche e legislative, con particolare riferimento a: CEI 11-1 Impianti di produzione, trasporto e distribuzione energia elettrica. Norme generali, fasc. 1003 CEI 64-8/1-7 Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua CEI 64-12 Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici utilizzatori. UNI 10380 Illuminazione di interni con luce artificiale 05/1994 e successive varianti CEI 11-17 Impianti di produzione trasporto e distribuzione di energia elettrica linee in cavo - fasc.558 CEI 14-8 Trasformatori di potenza a secco. fasc. 1768 CEI 20-20 Cavi isolati con polivinilcloruro con tensione nominale Uo/U non superiore a 450/750 V - fasc.1345 CEI 23-9 Piccoli apparecchi di comando non automatici per tensione nominale fino a 380 V destinati ad usi domestici e similari - fasc. 823 CEI 23-14 Tubi flessibili in PVC e loro accessori - fasc. 297 CEI 23-18 Interruttori differenziali per usi domestici e similari e interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari - fasc.532 CEI 17-13/1-2-3 Apparecchiature costruite in fabbrica (ACF) - 1990. CEI 17-6 Apparecchiature prefabbricate con involucro metallico per tensioni da 1 a 72,5 kV fasc.1126 CEI 17-5 Interruttori automatici con tensione nominale non superiore a 1000 V fasc.1036 CEI 23-3 Interruttori automatici di sovraccarico per tensioni non superiori a 425 V fasc.1550 CEI 23-8 Tubi protettivi rigidi in PVC e accessori fasc.335 2. DATI DI PROGETTO RELATIVI ALL’ IMPIANTO ELETTRICO. 2.1. Caratteristiche degli interventi Tale relazione tecnica va a descrivere gli interventi di riqualifica elettrica di alcuni locali siti all’interno di quella che sarà la nuova “Casa della Salute” di Ladispoli, edificio soggetto ad una più ampia riqualifica architettonica ed impiantistica. Tali ammodernamenti prevedono anche una modifica alla destinazione d’uso dei locali con l’introduzione di delle seguenti aree: Punto prelievi Area Ambulatori Area Degenza Area di continuità Assistenziale Ares 118 2.2. Caratteristiche del sistema utilizzatore: Tensione nominale: 230 / 400 V Frequenza nominale: 50 Hz Sistema di distribuzione: TN-S Massima caduta di tensione ammissibile: 4% 2.3 Arredi elettrici Uffici, studi medici: gli impianti saranno generalmente eseguiti sottotraccia oall’interno di pareti divisorie prefabbricate, ovvero in vista utilizzando canali attrezzati in pvc a più scomparti fissati lungo le pareti. Ogni posto lavoro sarà corredato almeno di: • n.3 prese universali 2x10/16A+T; • n.2 prese universali 2x16A+T; • n. 2 prese fonia-dati. Ambulatori: gli impianti saranno generalmente eseguiti sottotraccia o all’interno di pareti divisorie prefabbricate, ovvero in vista utilizzando canali attrezzati in alluminio a più scomparti fissati lungo le pareti ad una altezza di circa 30cm dal pavimento. Ogni posto lavoro sarà corredato almeno di: • n.3 prese universali 2x10/16A+T; • n.2 prese universali 2x16A+T; • n. 2 prese fonia-dati. Per ogni locale si prevede inoltre: • nodo equipotenziale di terra; •n.1 presa 2x16A+T di tipo industriale per l’alimentazione dieventuali RX portatili o ecografi a base Locali tecnici: gli impianti saranno eseguiti in vista con l’impiego di canali metallici e tubazioni in PVC rigido con grado di protezione minimo IP44. Si prevedono gruppi prese composti da: • n.1 presa 2x16A+T, interbloccata con fusibile, di tipo industriale, IP55; • n.1 presa 3x16A+T, interbloccata con fusibile, di tipo industriale, IP55. Corridoi: gli impianti saranno eseguiti sottotraccia e si prevede l’installazione di prese di servizio di tipo civile interbloccate, con passo di circa 10÷15 m. Sono previste inoltre prese fonia dati nel controsoffitto per il collegamento a telecamere, lettori di badge e access point rete wireless. Servizi: gli impianti saranno realizzati in tubo PVC rigido nel controsoffitto con calate verticali sottotraccia. Le apparecchiature previste per ogni servizio consistono in: • una presa 2x10/16A+T, da installare a fianco del lavandino (solo per i servizi privati); • punti di alimentazione per eventuali asciugamani elettrici o altri utilizzatori. 3. CRITERI DI SCELTA E DIMENSIONAMENTO. L’obiettivo guida di ogni scelta progettuale è stato quello di realizzare l’impianto elettrico della struttura garantendo la massima sicurezza delle persone e delle cose. Un presidio ospedaliero, presentando locali ad uso medico, è una struttura che è soggetta di per sé a prescrizioni tecnico-legislative più severe; laddove però è apparso ragionevole garantire un livello di sicurezza più elevato rispetto ai requisiti minimi richiesti dalle norme, seppure con un inevitabile compromesso tra costi e benefici, si è optato per soluzioni che assicurassero il conseguimento di tale obiettivo. 3.1. Classificazione dei locali I locali dell’edificio sono stati classificati secondo il seguente criterio (CEI 64-8/7 art.710): Locali destinati ad attività mediche; Locali ad uso medico. Nei locali ad uso medico si individuano i seguenti gruppi: Gruppo 0: locali medici nei quali non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate ( es.: Preparazione chirurghi, Sterilizzazione, Laboratorio di analisi, ecc). Gruppo 1: locali medici in cui si fa uso di apparecchi elettromedicali con parti applicate.Le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate esternamente, oppure entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della zona cardiaca (es.: degenze, ambulatori, ecc). Gruppo 2: locali medici dove si fa uso di apparecchi elettromedicali con parti applicate destinate ad essere utilizzate in interventi intracardiaci, operazioni chirurgiche o trattamenti vitali ( es.: sale operatorie, sale di anestesia, sale di terapia intensiva) E’ evidente che i locali così classificati, per effetto delle particolari condizioni delle persone che ne fruiscono, presentano un indice di rischio elettrico via via crescente. Pertanto ogni locale, come prescritto dalle norme, è stato progettato in modo che il livello di sicurezza dell’impianto fosse adeguato al gruppo di classificazione. I requisiti minimi prescritti dalle norme per ciascun gruppo sono i seguenti: 3.1.1. Impianto elettrico nei locali medici di gruppo 0 Nei locali medici di gruppo 0 l'impianto elettrico è ordinario, nel senso che non ci sono prescrizioni particolari. Ciò nonostante, l'impianto è soggetto a progettazione ai sensi del DPR 447/91, art. 4, comma1 3.1.2.Impianto elettrico nei locali medici di gruppo 1 L'impianto elettrico dei locali medici di gruppo 1 deve avere i requisiti di seguito riassunti: Il sistema TN-C non è ammesso Ai fini della protezione contro i contatti indiretti mediante interruzione automatica dell'alimentazione, si deve assumere una tensione di contatto limite UL = 25 V, tollerabile per 0.2 s sui circuiti terminali. La tensione dei circuiti di segnale non deve superare 25 V valore efficace in c.a., o 60 V, non ondulata, in c.c. Le parti attive devono essere sempre protette contro i contatti diretti, per quanto piccola sia la tensione I circuiti che alimentano prese a spina con corrente nominale fino a 32 A, devono essere protetti da interruttori differenziali con Idn <= 30 mA, di tipo A o B. Le eventuali prese di corrente nominale superiore a 32 A, ed i circuiti che alimentano utenze fisse, possono essere protetti da interruttori magnetotermici Deve essere effettuato il collegamento equipotenziale supplementare nella zona paziente. È consentito un solo sub-nodo tra una massa e/o massa estranea ed il nodo equipotenziale. Ogni presa a spina deve avere il polo di terra collegato al nodo equipotenziale, direttamente o tramite un solo sub-nodo. Le prese a spina e gli interruttori devono essere installati a più di 20 cm (da centro a centro) da qualsiasi attacco per gas ad uso medicale Per l'illuminazione di sicurezza e per gli altri servizi di sicurezza valgono le prescrizioni congiunte delle CEI 64-8 e DM 18/9/2002 3.1.3. Impianto elettrico nei locali medici di gruppo 2 Non presentando l’area oggetto di intervento locali di gruppo 2, risulta superfluo descrivere le specifiche di tale tipologia. 4.CRITERI DI PROTEZIONE Fonti di rischio negli ospedali non sono soltanto i guasti elettrici che espongono le persone a pericolose differenze di potenziale, ma anche le interruzioni dell’alimentazione (soprattutto nei locali di gruppo 2, come le sale operatorie, nelle quali anche interruzioni di pochi secondi potrebbero risultare letali per il paziente). Ciò ha portato a considerare accuratamente, oltre ai criteri di protezione, anche la metodologia di alimentazione dei diversi locali. A tale proposito, infatti, ciascuna presa che si trovi nell’area operatoria dovrà essere singolarmente protetta da interruttore magnetotermico con funzioni anche di interblocco. Inoltre l’alimentazione di tali prese avverrà tramite trasformatore di isolamento, che ci fornisce una protezione ottimale sia contro i contatti indiretti che contro il contatto diretto con una sola fase. La protezione contro i contatti indiretti mediante interruttori magnetotermici è realizzata non solo in sala operatoria ma anche su tutti i circuiti di sicurezza (ossia alimentati da UPS). Ciò consente di assicurare continuità di servizio anche per carico “vitale” (ossia alimentato da un circuito di sicurezza) su cui si sia verificato un guasto a terra. Gli UPS scelti presentano, infatti, oltre alla linea di by-pass, una seconda linea monofase di by-pass protetta da interruttore magnetotermico differenziale. In questo modo, in caso di guasto a monte dell’UPS, la potenza fluisce attraverso la seconda linea, evitando che le batterie dell’UPS si scarichino; in caso di avaria dell’inverter, il servizio è assicurato ancora una volta dalla seconda linea; in caso di guasto a terra su un apparecchio utilizzatore (protetto da semplice magnetotermico), l’anello di guasto è interrotto dall’interruttore differenziale che protegge la seconda linea, e il carico guasto continua ad essere alimentato attraverso l’UPS. In questo caso il sistema si configura come IT temporaneo (permanente sino alla risoluzione del guasto). In ciascuna delle situazioni prefigurate, comunque, l’assenza dell’interruttore differenziale a monte del carico consente che questo sia alimentato anche in caso di guasto a terra. Negli altri locali è prevista la protezione con interruzione automatica del circuito mediante interruttore differenziale con corrente differenziale d’intervento non superiore a 30 mA, conformemente alla norma CEI 64-8. Discorso a se merita la scelta degli interruttori magnetotermici posti a protezione delle linee di sicurezza sotto trasformatore di isolamento, per i quali si è reso necessario adottare accorgimenti particolari che migliorassero la selettività degli interventi. Se ipotizziamo ad esempio un cortocircuito su una delle prese interbloccate poste in sala operatoria, l’interruzione del circuito è prodotta dall’intervento dell’interruttore magnetotermico che protegge la singola presa. Tale presa, però, è inserita in un “quadretto prese”, a sua volta protetto con interruttore magnetotermico. Per avere una selettività totale è bene che tale interruttore non intervenga, evitando così la disalimentazione dell’intero quadretto. Come si evince dagli schemi elettrici, le correnti di cortocircuito presunte sui circuiti terminali a valle dei trasformatori di isolamento sono dell’ordine dei 500 A, per cui tali circuiti sono stati protetti con interruttori magnetotermici da 32 A caratteristica D, caratterizzati da Iint. magnetica = 10÷20 Inom. Così c’è buona probabilità che lo sganciatore magnetico di monte non faccia a tempo ad intervenire, disalimentando inutilmente l’intero quadretto. Di conseguenza, l’interruttore subito a valle del trasformatore di isolamento è stato scelto con In = 40 A caratteristica D, mentre quello a monte, con In = 50 A caratteristica D. Mentre il primo protegge il trasformatore dai sovraccarichi (Ptrasf.is. = 10 kVA, In = 32 A, maggiorata di un 20% di sovraccaricabilità dà una corrente di 39 A all’incirca uguale alla corrente nominale dell’interruttore a valle), l’interruttore a monte ha una corrente nominale maggiore affinché non intervenga all’inserzione del trasformatore. In questo caso infatti può aversi Iinserzione = 12 In = 390 A, mentre l’interruttore ha Imin di int. magn. = 400 A L’utilizzo di interruttori con caratteristica D si rivela pertanto fondamentale. 4.1 Protezione contro i contatti diretti La protezione contro i contatti diretti avverrà con adeguate misure di isolamento, ostacolo o distanziamento oppure racchiudendo le parti attive entro involucri o barriere con grado di protezione non inferiore a IP20. 4.2Protezione contro i contatti indiretti per guasto in bassa tensione Per i locali di gruppo 1 è generalmente prevista la protezione con interruzione automatica del circuito mediante interruttore differenziale (di tipo “A” per i locali medici di gruppo 1) con corrente differenziale d’intervento non superiore a 30 mA. 4.3. Protezione con interruzione automatica del circuito Nei locali medici di gruppo 2 la tensione di contatto limite convenzionale è UL = 25 V (mentre nei locali medici di gruppo 1 tale tensione è pari a 50 V, come negli ambienti ordinari). Nei sistemi di distribuzione TN-S, quale quello utilizzato nel caso in questione, un guasto franco a terra sui circuiti BT, equivale ad un corto circuito tra la fase guasta ed il conduttore di protezione. Tale corrente di guasto a terra, che non interessa la rete disperdente, deve determinare l’intervento delle protezioni in meno di 0,2 s se interessa i circuiti terminali (apparecchi alimentati direttamente o prese), tale tempo è elevabile fino a 5 sec solo se il guasto interessa un circuito di distribuzione. E' sufficiente pertanto che i dispositivi di protezione e le impedenze dei circuiti devono essere tali che, se si presenta un guasto di impedenza trascurabile, in qualsiasi parte dell'impianto tra un conduttore di fase ed un conduttore di protezione o una massa, l'interruzione automatica dell'alimentazione avvenga entro un tempo specificato, soddisfacendo la seguente condizione: Zs Ia Uo [1] dove: - Uo = tensione normale in c.a., valore efficace tra fase e terra - Zs = impedenza dell'anello di guasto - Ia = corrente che provoca l'interruzione automatica del dispositivo di protezione entro 0,2 s o 5s a seconda del tipo di linea e/o di carico. (Se si usa un interruttore differenziale, Ia è corrente differenziale nominale I n). Nel caso in questione sono sempre previsti, interruttori differenziali con I n = 0,03 A, per cui detto valore moltiplicato per l'impedenza di guasto, verifica ampiamente la formula [1]. Infine si ritiene opportuno evidenziare che l’uso del conduttore PEN potrebbe costituire un pericolo d’incendio e provocare disturbi alle apparecchiature elettromedicali, per tali motivi in nessuna parte degli ambienti in questione potrà essere utilizzato il sistema TN-C (che peraltro è proibito anche in tutti i luoghi a maggior rischio in casi d’incendio, così come è da considerarsi la struttura in progetto). Nel caso in questione, inoltre, l’aver utilizzato interruttori ad elevata sensibilità (30mA) assicura pure una buona protezione contro i contatti diretti con parti in tensione. Infatti confrontando le caratteristiche d’intervento degli interruttori differenziali secondo le norme CEI 23-18 con le curve che delimitano le zone di pericolosità della corrente in funzione del tempo di contatto, si osserva che i dispositivi differenziali aventi Id = 30mA assicurano la protezione dei contatti diretti tra 50mA e250mA mentre per gli altri valori di corrente i tempi sono superiori a quelli definiti dalla curva di sicurezza. 4.3.2Equalizzazione del potenziale Nei locali medici di gruppo 1 è stato previsto il collegamento delle masse e delle masse estranee (resistenza verso terra inferiore a 200 ohm per i locali di gruppo 1 e 500 kohm per quelli di gruppo 2 ) ad un nodo locale, in modo da migliorarne l’equipotenzialità. Tale collegamento è stato indicato come “collegamento equipotenziale supplementare” proprio per indicare che esso è in aggiunta al collegamento equipotenziale principale che va realizzato alla base del Presidio Ospedaliero. Il nodo equipotenziale supplementare sarà posizionato in modo che sia facilmente accessibile ed ispezionabile, i conduttori saranno singolarmente scollegabili e chiaramente identificabili per funzione e provenienza, in modo da facilitare l’effettuazione delle verifiche, in particolare su ogni conduttore sarà applicata una targhetta con l’identificazione della provenienza/destinazione. Ciascun nodo sarà collegato a terra con conduttore di sezione almeno uguale a quella del conduttore di sezione più elevata connesso al nodo stesso. A ciascun nodo saranno collegate tutte le masse estranee come tubazioni o strutture metalliche, nonché i conduttori di protezione collegati alle masse, quelli collegati ai contatti di terra delle prese a spina, le eventuali schermature contro campi magnetici perturbatori, le tubazioni dei gas medicali, ecc. La sezione dei conduttori equipotenziali non sarà inferiore a 6 mmq, mentre i conduttori di protezione potranno avere sezione pari a quella della corrispondente fase. Per i testaletto e i gas medicali è previsto l’uso di un solo subnodo intermedio lungo il collegamento al nodo equipotenziale. Per quanto concerne la resistenza tra tale nodo e la massa o la massa estranea, nei locali di gruppo 1 non viene fissato alcun limite. Per dettagli grafici si rimanda alla tavole TAV. ELE 06 5.IMPIANTO DI MESSA A TERRA L’impianto di messa a terra sarà composto dai seguenti elementi: • sistema di dispersione; • conduttore di terra; • nodi o collettori equipotenziali; • conduttori di protezione; • conduttori di equipotenzialità. Sistema di dispersione Il sistema di dispersione sarà costituito da una corda di rame nudo da 50 direttamente interrata ad una profondità di circa 80 cm, in modo da costituire un anello che circonda il fabbricato e la sua viabilità di pertinenza; nelle intersezioni, in corrispondenza degli spigoli e nei pressi del locale elettrico, tale corda sarà integrata con 14 picchetti verticali in acciaio ramato di diametro 18 mm, infissi nel terreno entro pozzetti termoplastici carrabili senza fondo di dimensioni 40x40x40 cm. La connessione tra la corda ed i picchetti avverrà all’interno di ciascun pozzetto tramite piastra equipotenziale. Conduttori di terra I conduttori di terra collegheranno il sistema di dispersione con l’impianto di terra; saranno costituiti da almeno due conduttori isolati di qualità N07V-K 1 95 , che collegheranno il pozzetto di terra più prossimo, alla barra equipotenziale del locale cabina. Nodi equipotenziali Nell’impianto sarà previsto una sbarra per costituire un collettore principale di terra a cui faranno capo: • il conduttore di terra; • i conduttori di protezione; • i conduttori principali di equipotenzialità. Conduttori di protezione I conduttori di protezione verranno collegati all’impianto di dispersione mediante il collettore equipotenziale. Saranno dimensionati in ossequio alla tabella 54F delle Norma CEI 64-8; in caso di più circuiti nella stessa via cavi, si potrà ricorrere ad un unico PE avente sezione almeno pari alla metà della sezione del conduttore di fase del cavo elettrico di alimentazione di maggiore sezione. Conduttori di equipotenzialità I conduttori equipotenziali assicureranno il collegamento a terra delle masse estranee ed in particolare: • le grandi strutture metalliche devono essere collegate con corda di rame nuda isolata da 25 ; • ogni circuito di acqua fredda e calda, ogni rete di canali metallici dell'aria e le tubazioni metalliche in genere saranno collegati con corda di rame isolata da 6 . I conduttori equipotenziali principali saranno in rame con sezione compresa tra 6 e 25 quelli supplementari avranno sezione non inferiore a 2,5 ; . 6.CRITERI DI ALIMENTAZIONE In particolari condizioni di esercizio, l’interruzione dell’alimentazione elettrica va considerata anch’essa una rilevante fonte di rischio per i pazienti. Per questo, in base alla funzionalità svolta da ciascun carico, sono state individuate tre categorie di carichi, distinte in base alla durata dell’interruzione tollerata: carichi “normali”, che in caso di interruzione del servizio di rete non sono alimentati da altre fonti di emergenza; carichi “privilegiati”, per i quali sono tollerate interruzioni fino a 15 s. Ne fanno parte l’impianto termico, gli ascensori e le pompe antincendio, l’impianto di illuminazione e alcuni servizi di forza motrice. Il carico privilegiato totale considerando i fattori di utilizzazione e di contemporaneità, è stato stimato in circa 300 kW. L’alimentazione di riserva per tale carico è stata assicurata mediante un gruppo elettrogeno da 350 kVA alimentato a diesel, soddisfacente tutte le specifiche riportate nel capitolato tecnico; Lo schema logico e lo schema elettrico di collegamento tra alimentazione normale (ente fornitore), di riserva (G.E.) e di sicurezza (UPS), nonché la precisa individuazione dei carichi alimentati dalle diverse sorgenti, sono riportati negli schemi elettrici. La scelta dei cavi, in generale, si è spinta oltre i requisiti minimi richiesti dalle norme, ponendo particolare cura al problema delle emissioni tossiche in caso di incendio. E per questo che sono stati utilizzati cavi, oltre che non propaganti la fiamma e l’incendio, anche a bassa emissione di gas tossici e corrosivi (isolati in gomma etilenpropilenica). Il criterio di dimensionamento dei cavi va distinto a seconda che si tratti di alimentazione primaria (dal QDGO ai quadri di piano) o secondaria (dai quadri di piano ai quadri di zona e da qui ai carichi). In questo caso si è scelto di adottare le seguenti sezioni minime: - 2,5 mm2 per i circuiti prese - 1,5 mm2 per i circuiti luce Questo sia per rendere i cavi sufficientemente resistenti agli sforzi meccanici, sia per evitare di “strozzare il carico” con portate troppo restrittive. L’alimentazione primaria è stata invece realizzata con cavi pentapolari già provvisti di conduttore di protezione: ogni quadro di piano è quindi collegato all’impianto di terra in maniera indipendente dagli altri quadri. Sulla distribuzione secondaria, si è adottato un unico conduttore di protezione di sezione sufficientemente grande, che percorra tutte le dorsali principali. Da esso sono derivati sia i conduttori di messa a terra nei locali non medici o medici di gruppo 0, sia i nodi equipotenziali supplementari presenti nei locali di gruppo 1. 7 PROGETTO ILLUMINOTECNICO Il progetto illuminotecnico è stato ELABORATO soddisfacendo i requisiti di illuminamento medio richiesto di uniformità e di abbagliamento. Si è proceduto individuando, secondo le dImensioni di ogni locale, il numero di apparecchi necessari per ottenere un buon grado di uniformità: in particolare si è imposto che l’interdistanza tra gli apparecchi di un valore s inferiore all’altezza dei locali pari a 3 metri e che la distanza da parete sia . L’illuminamento medio necessario è fornito dalla UNI 10380 per cui dalla relazione : Dove : A= area del piano di utilizzazione E= illuminamento medio orizzontale M= fattore di manutenzione N= numero di lampade φ= flusso totale η= fattore di utilizzazione relativo al piano di lavoro con un coefficiente di manutenzione M=0,8 si è trovati il flusso che deve emanare ogni apparecchio. Partendo da questo si è trovato,tramite specifiche tecniche dei costruttori, il tipo di lampada che garantisce il flusso richiesto. I risultati del calcolo sono esposti nell’allegato DOC 14 7.1 Impianto di illuminazione di sicurezza L'impianto di illuminazione di sicurezza, in grado di fornire un illuminamento minimo perl'evacuazione degli ambienti o per il completamento di operazioni vitali, al mancare dellarete pubblica e in assenza di alimentazione dei gruppi elettrodiesel ovvero in attesa delloro avviamento e conseguente presa di carico, sarà realizzato con una rete indipendenteposata entro cavidotti separati, con tensione nominale 230/400Va.c.Ovunque i cavi utilizzati saranno di tipo resistente al fuoco.Sono previste le seguenti tipologie di apparecchi illuminanti dedicati all’illuminazione disicurezza: • parte degli apparecchi illuminanti utilizzati anche per l’illuminazione generale, edalimentati per la quasi totalità delle aree.; • apparecchio illuminanti completi di pittogrammi bianco-verdi conformi allanormalizzazione europea per l’indicazione delle vie di fuga, delle uscite disicurezza, ostacoli, ecc.; • apparecchi illuminanti per l’illuminazione notturna nelle camere di degenza. L’illuminazione di sicurezza sarà realizzata nei seguenti locali: • corridoi e vie di fuga in genere; • degenze; • ambulatori , studi medici, medicazioni, etc; • locali tecnici; • spogliatoi generali. 7.2 Impianto di illuminazione notturna Nelle aree comuni (atrii, corridoi, scale, ecc.) l’impianto di illuminazione notturna sarà generalmente costituito dagli stessi apparecchi illuminanti utilizzati per l’illuminazionegenerale dei vari locali, dotati di reattore elettronico dimmerabile indirizzabile (DALI). Ilcomando di accensione notturna avverrà, in base a programmazione oraria, dal sistema dicontrollo centralizzato impianti di illuminazione. In particolare sarà generalmente effettuatal’accensione a flusso ridotto della totalità degli apparecchi illuminanti nelle zone comuni(atrii, corridoi, ecc.) al fine di conseguire i livelli di illuminamento notturni previsti, senzaalterare significativamente i parametri di uniformità. Nelle stanze di degenza saranno invece previsti apparecchi illuminanti dedicati, ubicati acirca 30cm dal pavimento, e dotati di lampada a led di colore blu. Civitavecchia, 30.06.2014 Il Tecnico Ing. Costantino Perconti