3. Didattica interdisciplinare: approcci e strategie per la connessione con gli altri insegnamenti di indirizzo e di area comune a cura di Maria Grazia Sità Si forniscono qui alcune indicazioni, sotto forma di appunto-scaletta, relative agli esempi di percorso didattico forniti durante i Seminari. PERCORSO 1. STRUMENTI CHE PARLANO Il primo percorso proposto si muove attorno al tema classico del rapporto fra musica e parola; l'approccio però tende a prescindere dal problema del significato e si concentra invece sulla trattazione del discorso parlato come potenziale fonte di stimoli musicali. Il primo esempio riguarda brani tratti da repertori africani in cui sono coinvolti i cosiddetti "strumenti che parlano". È noto che dove sono in uso lingue tonali potenzialmente tutti gli strumenti possono imitare il profilo melodico e ritmico del discorso parlato e quindi a loro volta "parlare". Ascolti Tamburi a fessura linga in uso presso l'etnia dei Banda-Linda (Centroafrica) Trombe kakaki dell'Emiro di Zaria (Nigeria Nord-Ovest) Gli ascolti si prestano a esercitazioni di teoria come: riproduzione dei moduli ritmici e melodici (con la voce o con strumenti); tentativo di trascrizione. Per la trascrizione sono stati mostrati esempi di trascrizione normalizzante (che riduce il modello alla battuta occidentale e alle altezze temperate) o ipotesi di trascrizione meno formalizzate. Gli esempi possono introdurre alla discussione del problema generale della trascrizione in etnomusicologia. Gli ascolti possono stimolare esercitazioni improvvisative: a partire dagli stessi moduli, su schemi a domanda-risposta... oppure esercitazioni compositive: utilizzando i moduli individuati, ripetuti o ampliati... Il discorso si presta inoltre ad ampliamenti su altre lingue (anche non tonali), partendo da testi italiani, pronunce con inflessioni dialettali, recitazioni teatrali enfatiche ecc. sempre con l'intento di riprodurre il profilo melodico, prescindendo dal significato. Collegamenti ad argomenti musicali: ad esempio all'organologia. Tipi di strumenti coinvolti. Aerofoni (caso raro, quasi solo le trombe nigeriane kakaki) e molti strumenti a percussione (talking drums) nella classe degli Idiofoni (es. tamburi a fessura linga) e dei Membranofoni (cosiddetti tamburi d'ascella, diffusi in Africa presso moltissime etnie con vari nomi: kalangu, dun dun, tama...) Collegamenti interdisciplinari: -concetto di lingue tonali e loro diffusione (moltissime lingue dell'Africa sub-sahariana; inoltre Cina, Indocina). Utilizzazione degli strumenti che parlano (per "olofrasi" standard, proverbi... ma anche interi poemi presso gli Ashanti). -area geografica dello strumento coinvolto. Sembra interessante scegliere per la trattazione proprio le trombe kakaki, per collocare lo strumento in Nigeria e parlare della situazione di questa area geografica. Lo strumento e i suoi usi fanno riferimento alla società tradizionale; dopo aver esaminato questo contesto, la trattazione della situazione attuale della Nigeria porta il discorso su temi storici e culturali molto scottanti. Quasi ogni giorno riceviamo notizie dalla Nigeria in relazione al gruppo estremista islamico Boko Haram. Il discorso si presta a un approfondimento della situazione e della particolare violenza rivolta proprio contro le istituzioni di istruzione, in particolare femminile (il nome del gruppo significa più o meno 'l'educazione occidentale è proibita', oppure 'l'occidentalizzazione è sacrilegio'). 1.2. Sviluppi compositivi sull'idea del discorso come profilo melodico Presento un esempio molto recente di un brano del compositore Fabio Cifariello Ciardi. Il titolo è Tre Piccoli studi sul potere (2010) per clarinetto basso, flauto, violoncello amplificati e video. Il compositore ha scelto tre discorsi di importanti uomini politici del nostro tempo, tematicamente collegati: discorso del presidente George W. Bush che annuncia l'inizio della guerra in Iraq (19 marzo 2003); discorso del premier britannico Tony Blair, che dà la notizia dell'attacco terroristico nella metropolitana e su un autobus di Londra che provocò la morte di 52 persone e il ferimento di 700 persone, il 7 luglio 2005; discorso che il presidente Barack Obama pronunciò il 6 aprile 2009 presso l'Università del Cairo (nel frammento scelto parla della necessità di superare da entrambe le parti gli stereotipi negativi dello scontro di civiltà). Da questi discorsi Cifariello Ciardi ricava una linea melodica, usando un software creato appositamente. Questa linea melodica, trascritta in notazione tradizionale, viene eseguita da tre strumenti acustici amplificati (Bush, clarinetto basso; Blair, flauto; Obama, violoncello). L'esecuzione è prevista in sincrono con il video dei discorsi: può verificarsi nella forma di installazione, o anche dal vivo (con la raccomandazione agli esecutori di non attenersi scrupolosamente alla pagina scritta, ma cercare il più possibile di riprodurre le inflessioni del discorso). Il compositore ha poi sviluppato in modo più ampio ed elaborato questa idea compositiva in Voci vicine, Passione in 4 quadri per giornalista narrante, video, ensemble ed elettronica (nella realizzazione di Reggio Emilia, 2014, il giornalista era Gad Lerner). In questo caso sono state raccolte testimonianze video e sonore sul tema dell'indignazione (come appaiono giornalmente nelle immagini dei media) ed è coinvolto un ensemble strumentale completo. Collegamenti ad altre materie musicali L'esempio coinvolge aspetti di pertinenza della materia Tecnologia musicale, sia nell'osservazione della tecnica usata dal compositore, sia nel tentativo di semplice realizzazione di modelli analoghi. Collegamenti interdisciplinari: Il lavoro di Cifariello Ciardi naturalmente si presta a evidenti agganci interdisciplinari sul tema della situazione politica all'epoca della guerra contro Saddam Hussein e anche della situazione attuale. Inoltre nella forma di installazione il brano fu allestito ad esempio a Firenze, durante una iniziativa parallela a una mostra dedicata ai ritratti di Angiolo Bronzino (Palazzo Strozzi, 2011). Anche il tema del "ritratto in musica" si presta a ulteriori agganci interdisciplinari. 1.3. Altri sviluppi compositivi. Steve Reich. L'idea che le registrazioni di voci parlate possano generare materiali compositivi si ritrova anche in diversi lavori di Steve Reich, tra i quali sembra particolarmente interessante il caso di Different Trains (1988) per quartetto d'archi e nastro magnetico. L'idea nasce da un ricordo infantile del compositore. Quando i suoi genitori si separarono e si stabilirono uno a Los Angeles e uno a New York, il piccolo Steve doveva viaggiare periodicamente in treno con la governante da un lato all'altro dell'America per raggiungerli. Questi viaggi si svolsero nel periodo tra il 1939 e 1942. Rievocando quel periodo Reich, che è ebreo, si rende conto che se fosse vissuto in Europa negli stessi anni, come ebreo si sarebbe ritrovato a viaggiare su treni molto diversi (Different Trains), diretti forse ai campi di sterminio. La rievocazione di quel periodo parte da registrazioni di frammenti di discorso parlato: si tratta di parole della governante Virginia (ormai anziana); di un addetto alle carrozze in pensione che all'epoca lavorava sulla linea New York-Los Angeles (Mr. Davis); di sopravvissuti all'olocausto coetanei di Reich. Il compositore utilizza quindi materiale parlato molto significativo dal punto di vista esistenziale, ma lo sfrutta come elemento musicale-fonico. Trasferisce su nastro i campioni di parlato (e di suoni dei treni) con uso di campionatori e computer (degli anni Ottanta). Collegamenti interdisciplinari Il brano naturalmente si presta anche alla trattazione di Storia della musica dello stile e dell'estetica nonché delle tecniche compositive di Reich degli anni Ottanta. Si propine inoltre il tema storico della persecuzione degli ebrei, condotto però con un taglio particolare. 1.4. Altri sviluppi compositivi. Péter Eötvös. Il tema iniziale dei tamburi che parlano può essere collegato anche a un recente lavoro del compositore ungherese Péter Eötvös, Speaking Drums (2013), four poems for percussion solo and orchestra. In questo lavoro, dedicato al percussionista austriaco Martin Grubinger, il solista "insegna agli strumenti a parlare": nei primi due movimenti vengono utilizzati tre testi del poeta ungherese contemporaneo Sándor Weöres e nel terzo movimento una poesia di Jayadeva (antico poeta indiano). Il percussionista recita, parla e riproduce sugli strumenti le poesie, facendosi rispondere dagli strumenti. L'autore afferma di aver preso ispirazione dalla musica tradizionale indiana, in cui i percussionisti imparano a mettere in sequenza i diversi tipi di colpi anche con l'uso della voce (pronunciando sillabe). Non mi risulta che il brano sia stato ancora inciso, ma su Youtube è disponibile un breve documentario – introduzione al brano in cui lo stesso Grubinger insieme a Eötvös spiegano il brano. Il documentario è in tedesco, ma ci sono molti frammenti dell'esecuzione, in cui appare chiaro il procedimento (https://www.youtube.com/watch?v=9SNS_bsHSrI ). PERCORSO 2. HOQUETUS Questo percorso suggerisce di partire da una tecnica compositiva e di osservare come essa sia riscontrabile in diverse epoche e in contesti culturali molto differenti. Il termine fa riferimento a una pratica diffusa nei repertori occidentali dell’Ars Antiqua e dell'Ars Nova, in particolare in Francia (uno degli esempi più noti è Guillaume de Machaut, Hoquetus David), ma anche in Italia. Il termine pare derivare dalla parola Hoquet, che significa singhiozzo: in questa tecnica polifonica due parti presentano in successione note e pause, reciprocamente sfasate, generando così due parti in contrattempo alternato. Collegamenti ad altre materie musicali -naturalmente la contestualizzazione storica del brano di Machaut o della presenza della tecnica dell'hoquetus in altri brani del Trecento può essere svolta in collaborazione con Storia della musica. Questo tipo di tecnica (senza ovviamente nessun tipo di collegamento con la tradizione europea) è stata osservata in tutt'altri contesti culturali: ad esempio nelle polifonie orali dei BandaLinda (in Centro Africa, in particolare nel villaggio di Trogodé). In esse sono usati complessi di flauti (ngala) o di trombe (ongo). Ogni strumento suona una sola altezza. La musica si serve di ambiti pentatonici, quindi di solito i gruppi comprendono almeno cinque strumenti (o più). L'insieme genera una sofisticata polifonia, che gli studiosi occidentali hanno chiamato hoquetus, in analogia con le pratiche europee descritte. Queste musiche sono state molto studiate dagli etnomusicologi, in particolare da Simha Arom, che nel 1985 pubblicò un fondamentale testo che presenta molte trascrizioni dei moduli ritmici utilizzati. Collegamenti ad altre materie musicali -possono essere svolte osservazioni organologiche sul tipo di strumenti in uso. -la pratica si presta naturalmente a esercitazioni di tipo improvvisativo e compositivo. Cito come esempio l'esperienza realizzata con finalità didattiche dal collega Corrado Vitale, nell'ambito del corso di Elementi di composizione per didattica, utilizzando un sintetizzatore a modello fisico: in esso sono previste sette parti di flauto (ognuno dei quali può proporre due o tre altezze) che utilizzano moduli desunti dai repertori dei Banda-Linda. La forma del brano è data da incrementi e decrementi di densità, mentre nella parte centrale del brano c'è un particolare intervento sul timbro in trasformazione. Collegamenti interdisciplinari. -Anche in questo caso alla trattazione del contesto tradizionale in cui si sviluppa questo repertorio, sembra interessante affiancare l'osservazione della situazione attuale del Centro Africa, anch'esso tormentato da guerre civili e contrasti fra etnie e religioni. Altri sviluppi compositivi, dall'Africa o dal Medioevo europeo. La tecnica dell'Hoquetus si trova anche in repertori afferenti ad altre zone dell'Africa, realizzata con altri strumenti, come ad esempio: repertorio per sanza (Gbaya, Centro Africa) repertorio per xilofono amadinda (Uganda) con due/tre esecutori E ha dato luogo anche a sviluppi recenti (es. brani di Francis Bebey, Camerun) Ognuno di questi contesti può generare un nuovo percorso di osservazione e approfondimento. La tecnica dell'Hoquetus, che dopo il XIV secolo non sembra aver dato luogo a particolari sviluppi nella tradizione europea, è viceversa tornata a interessare i compositori nel XX e XXI secolo. La ritroviamo ad esempio nella produzione di György Ligeti, che conosceva gli studi di Simha Arom (da cui si mostra influenzato in molti brani) e quindi recupera la tecnica per via africana, ad esempio nel secondo movimento del Concerto per violino (1992) dal titolo Aria-Hoquetus-Corale. Troviamo un Hoquetus anche nella produzione di Harrison Birtwistle, che si riferisce però al Hoquets David di Machaut nel suo Hoquetus Petrus per due flauti e tromba piccola (1995). E ricordo anche l'Hoketus (1976) di Louis Andriessen, brano che dà il nome anche a un ensemble per il quale hanno scritto altri importanti autori della fine del secolo scorso. Bibliografia, discografia Testo di riferimento per le polifonie africane (di non facile reperimento): Simha Arom, Polyphonies et Polyrhythmies instrumentales d’Afrique Centrale, Paris, Edition de la SELAF, 1985, trad. ingl. African Polyphony and Polyrhythm: Musical Structure and Methodology, Cambridge, Cambridge University Press, 1991 Sugli argomenti citati sono facilmente reperibili: Polifonie, a cura di Maurizio Agamennone, Roma, Bulzoni, 1998 (in particolare: Simha Arom, Su alcune impreviste parentele fra le polifonie medievali e africane, pp. 163-179) Jean-Jacques Nattiez, Modelli linguistici e analisi delle strutture musicali, «Rivista Italiana di Musicologia», 2000, pp. 321-377 (riporta esempi di moduli delle polifonie dei Banda-Linda) Leonardo D'Amico, Andrew L. Kaye, Musica dell'Africa nera. Civiltà musicali subsahariane tra tradizione e modernità, Palermo, L'Epos, 2004 (in particolare: Leonardo D'Amico, Musica e linguaggio, pp. 125-137) Simha Arom e altri, Tipologia delle tecniche polifoniche, in Enciclopedia della musica diretta da Jean Jacques Nattiez, volume V, L'unità della musica, Torino, Einaudi, 2005, pp. 1065-1086 Gli ascolti proposti da repertori africani sono tratti da: Ongo Trogodé. Centrafrique: Trompes Banda Linda, Musique du monde 92712-2 AD 765 Nigeria. Hausa Music I (An Anthology of Arican Musica), Unesco Collection, BärenreiterMusicaphon BM 30 L 2306 Altri brani proposti all'ascolto: Fabio Cifariello Ciardi, Tre piccoli studi sul potere (2010) Fabio Cifariello Ciardi, Voci vicine (2014) Steve Reich, Different Trains (1988) Péter Eötvös, Speaking Drums (2013)