Relazione tesi

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Guida al progetto
Università degli Studi
della Repubblica di San Marino
Università IUAV di Venezia
Corso di laurea in Disegno Industriale
A.A 2013 — 2014
Matricola 51012
Marco Tomassoli
Tesi di laurea in comunicazione visiva
X — atlas of identitary
food into contemporary
migrative flows
Indice
A — Contenuti
2
Introduzione
1.1 Il trittico del progetto
1.2 Le prime migrazioni
1.3 La grande migrazione verso l’Europa
1.4 La gestione europea delle migrazioni
1.5 Le nuove culture alimentari in Italia
2.1 I dogmi alimentari dell’Islamismo
2.2 La grafica alimentare contro l’Islam
2.3 I dogmi alimentari dell’Ebraismo
2.4 I dogmi alimentari dell’Indusimo
B — Progetto grafico
2.1 Layout del volume editoriale
C — Bibliografia
3
Contenuto
—A
# 1.1
Il trittico
del progetto
Immigrazione — I flussi migratori possono essere
considerati come veri e propri contenitori di input
identitari. In essi sono contenute le peculiarità delle
persone che lo compongono, e quindi delle culture
da cui esse provengono. Sono indubbiamente il fenomeno antropologico che ha influenzato maggiormente la delineazione delle sfaccettature culturali
che oggi caratterizzano la suddivisione geopolitica.
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Alimentazione — A livello storico, sono varie le
cause che hanno influenzato gli spostamenti migratori, da motivazioni climatiche a ragioni politiche,
dalle persecuzioni razziali alle guerre. Tra queste un
posizione rilevante l’ha avuta pure l’alimentazione,
la sua disponibilità e la reperibilità in un dato luogo.
Viceversa, l’uomo nel corso della sua evoluzione e
tramite gli implementi tecnici che l’hanno scandita,
ha modificato le sue abitudini alimentari in modo
tale da poter produrre tutto il cibo, forse di più, che
garantisse la sua sussistenza. L’introduzione dell’agricoltura favorì i primi insediamenti stabili, qualche secolo più avanti, la nascita delle città e dei poli
industriali ha favorito la sedentarietà delle società.
B › Il progetto si basa
sul rapporto a
tre che coinvolge
immigrazione,
alimentazione
e religione
Religione — Le diverse culture delinate dai vari
spostamenti migratori hanno generato credi religiosi differenti che influenzano, più o meno marcatamente, anche le abitudini alimentari delle popolazioni che vi si affidano. Anche un azione quotidiana
ed elementare è quindi un tratto distintivo di una
determinata cultura e come avviene in altri casi, è
spesso simbolo di divergenze e scontri ideologici.
Il progetto si concentra sulle tre religioni i cui dogmi alimentari sono palesemente percebili nel quotidiano ovvero Islamismo, Ebraismo ed Induismo.
Il cerchio si chiude sapendo che le popolazioni che
aderiscono ai suddetti credi, comprendono una fetta importante dei flussi migratori contemporanei.
I+A+R — In definitiva, questi tre fattori sono legati
tra loro da un rapporto identitario, in cui l’alimentazione ne è un tratto distintivo influenzato dalla
religione, elementi generati e modificati dai flussi
migratori sia a livello storico che contemporaneo.
5
B › Rapporto
d’influenza tra
uomo e disponibilità
alimentare
Il soggetto di questo rapporto è il migrante, il quale
attraverso lo spostamento migratorio, porterà con
se la sua cultura alimentare mettendola in convivenza con quella appartenente al paese di destinazione.
—A
Contenuto
—A
# 1.2
6
Multiregionale — La prima, prese il nome di
ipotesi multi - regionale e fu formulata in principio dall’anatomista tedesco Franz Weidenreich. Il
concetto basilare di questa proposta era che tutti
gli antenati dell’uomo moderno, aventi diversa tassonomia e locati in diverse posizioni geografiche,
vennero in contatto proprio grazie ai primi incerti
approcci alla migrazione. Gli scambi, anche genetici, che avvennero durante questi incontri, portarono ad una sorta di uniformazione antropologica,
per non parlare di un vero e proprio livellamento
genetico. Weidenreich quindi sosteneva che l’uomo moderno fosse frutto degli incroci dei suoi vari
antenati, e che di conseguenza l’individuazione di
una culla geografica ben precisa fosse impossibile, o
comunque completamente obsoleta.
Le prime
migrazioni
Teorie — Gli studi antropologici del fenomeno
migrativo, hanno vissuto una forte intensificazione
attorno all’inizio del ventesimo secolo; l’obbiettivo
comune era quello di tracciare i movimenti dell’uomo, capire come esso si fosse distribuito più o meno
omogeneamente sul territorio globale. Ovviamente,
gli strumenti utilizzati durante questa analisi erano
vagamente efficaci, e con il passare del tempo vennero autonomamente alla luce due teorie differenti, ma entrambe aventi forti connotazioni storiche.
Esse divergevano principalmente sul momento e sul
luogo dell’inizio della prima migrazione che portò
l’uomo a diffondersi e creare così il primo tessuto
socio - culturale globale.
A
B
7
› Schematizzazione
delle due ipotesi
migrazionali:
Multiregionale (A)
Out of Africa (B)
› Schema delle
scienze applicate
che interferiscono
nello studio dei flussi
migratori storici.
Out of Africa — La seconda ipotesi, a scanso di
equivoci venne denominata Out of Africa. In questo caso vi è un vero e proprio punto di partenza
individuato nell’Africa orientale. Secondo i sostenitori quindi, gli antenati dell’uomo moderno avrebbero raggiunto un tasso evolutivo decisamente alto
prima di inoltrarsi oltre i limiti del globo che conoscevano, ovvero i confini del territorio africano.
—A
Contenuto
—A
# 1.3
8
Meta Europa — Si stima che la grande emigrazione africana coinvolse circa cinquantamila individui,
ed ebbe inizio in una lingua di terra al sud del Mar
Rosso. Non va trascurato il fatto che queste rotte
furono puramente casuali, e che fu proprio questa
casualità che permise di portare a termine la migrazione. Infatti, la traversata seguì un percorso ottimale, che non richiese grandi sforzi adattivi, nuove
diete o ostacoli climatici. L’intelligenza risiedette
principalmente nel non allontanarsi mai dalla costa;
ciò garantì ai migranti un clima temperato ed un abbondanza di cibo fondamentale per la sussistenza
durante il viaggio.
La grande migrazione
verso l’Europa
Due direzioni — Si è quindi ricostruito il percorso che dall’Africa portò l’uomo in Asia all’incirca
80mila anni fa culminando con gli insediamenti in
Indonesia, Papua Nuova Guinea ed Australia risalenti a quarantacinquemila anni fa. Un altro flusso
si diresse invece verso l’Europa che venne raggiunta
principalmente tramite due rotte: la prima attraverso la Turchia fiancheggiando il letto del Danubio,
mentre la seconda si sviluppò orientandosi grazie
alla costa mediterranea.
› Grafico che mostra
come la gestione del
cibo ha influenzato gli
spostamenti migratori.
› Le due principali
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
Alimentazione — Il cibo ebbe un ruolo fondamentale durante questi fenomeni. Durante gli spostamenti nei nuovi territori le comunità di uomini si
cibavano di ciò che la zona metteva a disposizione.
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Contenuto
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# 1.4
10
La gestione europea
delle migrazioni
Gestione — L’Europa, intesa come organismo
pensante, nel corso della sua pur breve storia ha
generato molteplici politiche migratorie, figlie della propria condizione demografica, sociale, e ancor
prima economica; e come tali quindi, destinate ad
adempiere ai propri compiti solo per brevi lassi temporali. La più naturale delle conseguenze, è
quindi, la preoccupante mancanza di un programma gestionale coerente e durevole che tuteli la figura del migrante e il suo ingresso in un continente,
apparentemente, libero. L’animosità di queste decisioni, il percorso disconnesso che hanno tracciato, e la difficoltà evidente nel delineare un progetto comunitario piuttosto che uno frammentato in
tante, contrastanti realtà statali hanno contribuito a
rafforzare l’instabilità del tessuto politico europeo,
e in particolari, negli ultimi anni, il preoccupante
ritorno politico di ideologie precedentemente considerate dormienti.
I trattati — Come punto di partenza per la storia
contemporanea delle grandi migrazioni consideriamo il periodo immediatamente seguente alla fine
della seconda guerra mondiale.
› I 3 passi principali
europei per gestire il
problema crescente
dell’immigrazione.
11
Post secondo dopoguerra — Le nazioni maggiormente danneggiate dal conflitto mondiale furono le stesse che alimentarono con vigore la genesi
del fenomeno migratorio in Europa durante il decennio dal 1950 al 1960, stabilendo i primi contratti
bilaterali con le nazioni meno colpite dalla grande
guerra che in quel periodo funsero da grandi bacini di manodopera dai quali attingere alla ricerca di
nuova forza lavoro. I migranti in questa fase partono principalmente da Italia, Spagna e Portogallo. In
questa fase iniziale, l’immigrazione è ampiamente
tollerata in quanto i migranti rappresentarono un
auspicio fondamentale per la ricrescita economica
che per anni soffrirono i danni inflitti durante il secondo conflitto globale.
—A
—A
Recessione postbellica — Qualche anno dopo,
una volta ristabilita la forza produttrice continentale, si attraversò una fase di recessione durante la
quale le nazioni che prima ricercarono ed ospitarono migranti per colmare le grandi lacune postbelliche, chiusero le loro frontiere. La decisione però
scatenò una reazione contraria a quella prevista; i
migranti infatti, temendo di non poter più fare ritorno alle terre natie, iniziarono a finanziare la transumanza delle proprie famiglie, stabilendosi definitivamente nel paese ospitante. Questo passaggio
segna quindi la mutazione del fenomeno migrativo
da evento personale ad evento comunitario.
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Post Fordista — Il periodo post-fordista è testimone di un mutamento radicale del tessuto industriale
europeo. Se prima le industrie si concentravano nei
grandi centri urbani, la nascita di distretti di piccole
e medie imprese porta ad una vibrante ramificazione delle tratte dei migranti, e delle loro destinazioni.
Inoltre, la sempre maggior portata del fenomeno,
implicò la nascita di nuove modalità di richiesta
d’entrata; ora infatti, i migranti facevano appello al
ricongiungimento familiare o, visto anche il contemporaneo impoverimento di paesi terzi, tramite
le richieste d’asilo. Ne risultò una forte difficoltà
gestionale dei flussi.
Schengen — L’accordo intergovernativo Schengen viene firmato il 14 Giugno 1985 da Francia,
Lussemburgo, Paesi Bassi, Germania e Belgio.
L’obbiettivo principale era quello di abbattere le
frontiere comuni a favore della creazione di uno
spazio comunitario di libera circolazione, favorendo la gestione dei mercati interni ma allo stesso
Contenuto
tempo contribuendo ad un sostanziale inasprimento dei controlli alle frontiere esterne. Si attua quindi un piano di omogeneizzazione delle politiche
comportamentali che passa principalmente per due
correnti: in primo piano la coordinazione di tante
e varie realtà giudiziarie aventi come unico fine un
maggiore e più sospettoso controllo nei confronti
di chi giungerà alle frontiere esterne. Vengono stabilite le condizioni di assistenza giudiziaria, estradizione ed esecuzione delle pene capitali; nasce la
possibilità di perseguire un indagato all’infuori dei
propri confini statali e si armonizzano le politiche
che interesseranno la detenzione e la gestione dei
cosiddetti criminali.
Maastricht — Il trattato di Maastricht, stipulato
nel 1992, concepisce il quadro comunitario come
una struttura a tre pilastri, dove il primo rappresenta
l’insieme delle politiche sovranazionali, mentre gli
altri due saranno composti da tutto quell’insieme di
scelte giuridiche che rimangono fondamentalmente di competenza nazionale, ma che se necessitano,
potranno essere oggetto di scelte comunitarie. Tutte
le politiche inerenti all’immigrazione, a riconferma
dell’indecisione e della mancanza di un senso coerente della gestione del problema, vengono inserite
nel terzo gruppo.
Amsterdam — Il trattato di Amsterdam del 1997,
segna un ulteriore accentramento dell’immigrazione all’interno delle politiche comunitarie. Tutti i fenomeni ad essa inerenti vengono infatti spostati dal
terzo al primo pilastro, diventando così soggetto di
una giurisdizione sovranazionale.
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—A
Contenuto
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# 1.4
La gestione europea
delle migrazioni
A—
Front National
B—
Ukip
C—
Vlaams Blok
D—
Golden Dawn
E—
ELAM
F—
Dansk
Folkeparti
G—
Partij voor
de Vrijheid
Anti immigrazione — Al momento il panorama
politico europeo è costellato di partiti di destra che
mettono al centro dei loro programmi il problema
sociale dell’immigrazione. Dalla Francia al Belgio,
dalla Grecia alla Danimarca, dall’Olanda alla Germania, sono diverse le nazioni che hanno dato in
mano a questi partiti la gestione dei migranti. In linea di massima tali gruppi politici tendono al populismo e ad una sottile xenofobia mascherata da nazionalismo. In relazione all’incessabile crescita del
problema, alle ultime elezioni europee questi partiti
hanno raccolto una moltitudine di voti, che gli permettono di farsi sentire e di proporre le proproprie
idee anche a livello comunitario.
› Le due principali
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
A
B
› Iconografia dei
principali partiti
europei anti
immigrazione
D
E
F
G
C
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—A
Contenuto
—A
# 1.5
16
Generalmente, si evidenziano quattro assetti secondo i quali le aziende italiane modificano la loro catena produttiva in funzione della domanda straniera.
Le nuove culture
alimentari in Italia
› Schema di
adattamento delle
industrie italiane alla
richiesta straniera.
Industrie nazionali — Il cibo, in definitiva, si comporta come vero e proprio strumento di riappropriazione identitaria nel momento in cui essa venga
a mancare; è il ponte con la propria terra, i propri
affetti ed i propri luoghi. Nel settore lavorativo italiano, è sempre maggiore l’apporto della componente straniera; si calcola che la partecipazione degli
immigrati al mercato del lavoro rende all’economia
italiana circa 250 milioni di euro l’anno. Il contributo degli stranieri all’economia italiana non si limita
però alla partecipazione nel mondo del lavoro, bensì si manifesta palesemente anche nel mercato del
consumo. Gli immigrati usufruiscono dei servizi,
acquistano beni, risparmiano, trasferiscono denaro,
costituendo una domanda che smuove il mercato
italiano e crea nuove opportunità lavorative.
–
+
Indifferenziazione — Aziende che non riconoscono nella popolazione straniera una fetta di mercato
abbastanza consistente da portare a mutamenti alla
struttura produttiva interna.
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Adattamento — Industrie che seguono un percorso di adattamento, ovvero la facilitazione all’accesso del bene o servizio da parte del nuovo target
composto dai nuovi soggetti migranti.
› Percentuali
riguardanti l’entrata
di migranti in europa
in base alla religione.
Etnicizzazione — Azienda che attraversa una sorta
di percorso generativo di marketing di nicchia che
proponga prodotti e servizi ad hoc nati esclusivamente per le nuove culture integrate
Fusione — Enti che mirano ad un incontro culturale tramite una strategia di marketing che punta al
rafforzamento dei punti comuni alle due culture, a
livello di bisogni alimentari.
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—A
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Imprenditoria immigrata — Si registra quindi un
ulteriore ramificazione dell’offerta da parte delle
aziende già presenti sul territorio nazionale, e in
generale una crescente attenzione rivolta al nuovo
e vasto bacino di consumatori stranieri. Parallelamente però, ricordiamo come siano stati i migranti
stessi fra i primi a mobilitarsi per sopperire le necessità dei connazionali in determinati settori. Basti
pensare ad un decennio fa, quando nei grandi centri
urbani iniziarono a comparire i primi phone center, i primi servizi di trasferimento di denaro, ed in
maniera ancora più eclatante, tutta la rete di piccole
imprese alimentari che riforniscono i migranti dei
cibi legati alla loro cultura, e di tutti quelli che, per
particolari prescrizioni di stampo religioso, devono seguire trattamenti che non rientrano nelle
quotidiane prassi delle industrie italiane. Nel settore dell’imprenditoria immigrata, notiamo come
sia particolarmente florido nel campo alimentare.
Trae e apporta giovamento alle comunità etniche
già inserite nel tessuto sociale locale, la cui solidarietà interna è volta a ricreare situazioni familiari al
migrante, si parla la propria lingua e si seguono le
usanze tradizionali.
Contenuto
Tradizione — In questa categoria rientrano tutte quelle imprese individuali che offrono prodotti
dalla forte connotazione etnica, diversamente non
reperibili sul mercato italiano.
› Le due principali
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
Ibridazione — Insieme che ingloba tutte quelle attività che offrono sia prodotti appartenenti alla tradizione culinaria straniera, che cibi profondamente
radicati nelle abitudini del consumatore locale.
Mimesi — Tutte quelle imprese che, pur proponendo alimenti appartenenti alla propria tradizione gastronomica, ne mutano la preparazione per renderli
più appetibili ai gusti occidentali.
› Schematizzazione
delle possibilità di
un azienda straniera
di adattarsi alla
situazione occidentale.
Le aziende guidate da ex - migranti seguono quindi
tre manovre principali d’introduzione nel mercato
locale, a seconda delle quali determinano la tipologia dei prodotti che offriranno ed il target.
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Contenuto
—A
# 2.1
Proibito — Gli alimenti Haram, proibiti ai fedeli
musulmani, rientrano tutti sotto quattro categorie
principali: è quindi severamente vietato cibarsi di
carni provenienti da animali la cui morte è avvenuta
a seguito di cause differenti da quella della caccia o
della macellazione. Non è consentito cibarsi di carne di suino, a prescindere dalla sua causa di morte, e
allo stesso modo il musulmano non può nutrirsi di
alcun alimento che includa nella sua preparazione
l’utilizzo di sangue, qualunque sia la sua provenienza. Infine, secondo i dogmi islamici, sono da evitare
tutti quei cibi sopra i quali sia stato pronunciato il
nome di un dio che non sia Allah.
I dogmi alimentari
dell’Islamismo
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A › Le due principali
Kosher & Kasherut — Per una corretta ed esauriente analisi di come l’alimentazione sia sottoposta
ai dogmi della religione islamica è necessario ricordare che a differenze delle principali religioni monoteiste, l’Islamismo ricopre pure la componente
giuridica della società. Si farà quindi riferimento sia
alle norme dogmatiche dei testi sacri, sia alle odierne leggi vigenti indette dalla Fiqh, la giurisprudenza
islamica. La cultura alimentare islamica si fonda sugli insegnamenti narrati nei testi del Qu’ran, e secondariamente, negli Hadith e Sunnah, testi sacri
che contengono le gesta e i consigli del profeta islamico Maometto, base principale del credo islamico
per ogni fedele che ne aderisce. La classificazione
principale del cibo è quella Halal e Haram.
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
› Halal significa
letteralmente lecito,
mentre il significato di
Haram è proibito.
—A
—A
22
Contenuto
Carne animale — Come affermato precedentemente, nel Corano vi sono quattro principali divieti alimentari, che vengono ripresi ed approfonditi
all’interno degli Hadith, testi religiosi che accompagnano e ampliano gli insegnamenti basilari. In
particolare, l’approfondimento più vasto è quello
riguardante il consumo di carne, che rappresenta un
punto particolarmente delicato della religione islamica. Vengono quindi delineate diverse casistiche,
che prevedono o meno delle sanzioni; ad esempio,
se un animale è morente il fedele musulmano ha il
permesso di macellarlo per cibarsene in futuro, o
analogamente è possibile utilizzare le pelli di animali considerati impuri e quindi non commestibili,
a patto che esse vengano prima lavorate e purificate. Sempre negli Hadith, si riprende il divieto del
Corano di consumare carne suina e sangue animale,
estendendolo anche al semplice possesso e alla vendita. Di conseguenza, anche il grasso di tali animali
non può essere utilizzato in alcun modo.
Proibito — Il maiale è l’unico animale esplicitamente citato nei versi del Corano. Secondo gli insegnamenti profetici il consumo delle carni suine
indebolisce il carattere e distrugge le facoltà morali e spirituali dell’uomo, riduce il sentimento della vergogna e parimenti l’ideale della modestia. La
sua natura oggettivamente rude, collide con l’ideale
comportamentale del fedele musulmano. Il maiale
è pigro, sporco e propenso esageratamente al sesso,
è avido e ingordo. Ovvero tutto ciò che un fedele
musulmano non dovrebbe essere. Le sue carni, pelli
e grasso non sono utilizzabili in alcun modo. In termini pratici, per non dire economici, il maiale è un
animale non adatto ai territori in qui l’Islam conta
più fedeli; la sua conformazione fisica, tozza e bassa non ne facilità la vita nei terreni aridi e desertici
del Medio Oriente. Se poi non se ne consumano le
carni, il maiale perde ogni utilità produttiva diventando altresì una bestia da sfamare e dalla quale non
se ne trae alcun giovamento.
Sangue — Il sangue viene considerato impuro
all’unanimità, indipendentemente dalla scuola di
pensiero giuridico alla quale il fedele può fare riferimento. A prescindere dal fatto che l’animale dal
quale proviene è vivo o morto, questo elemento
non può in alcun modo rientrare nella preparazione
di una pietanza. Neanche la corretta macellazione
rende lecito il sangue di un animale. L’unica eccezione, anche in questo caso, viene fatta solo per le
creature acquatiche, il cui consumo di sangue non
rappresenta un atto punibile dalla Fiqh.
Allah — Il Corano vieta il consumo di carne sulla
quale sia stato invocato il nome di un altro dio che
non sia Allah. Un animale sacrificato su un altare
dedicato ad un altro idolo o divinità diventa automaticamente impuro per il musulmano. Il divieto
si estende anche a tutte le pratiche che portano a
ricavare prodotti alimentari da una creatura offerta
ad altri, e non ad Allah.
23
—A
Contenuto
—A
# 2.2
24
La grafica alimentare
contro l’Islam
Il dissenso — L’Islamismo è la religione che più
spesso si trova in contrasto con il pensiero occidentale, e questo si riflette pure nell’incongruenza delle
pratiche alimentare delle due culture che si trovano
loro malgrado a convivere sul territorio europeo.
Esistono diversi casi in cui l’ostilità nei confronti
della religione islamica ha prodotto codici visivi che
sfruttano il cibo per evidenziare questo sentimento
negativo. In particolare fanno riferimento al suino
viene caricato del significato di divisorio culturale.
Altre volte invece enfatizzano la cristianità per ribadire il contrasto tra questi due mondi ideologici
così differenti. Dagli eserciti alle proteste in strada,
in molti si fanno portatori di diatribe alimentari.
A—
Official logo
No Halal
B—
Boycott Halal
Restaurants
C—
Halal Food
Tester
D—
Pork Eating
Crusaders
E—
Jihawg
Ammunition
F—
McDonald’s
I’m lovin’it
G—
KFC
Halal
A › Le due principali
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
A
B
C
› Le due principali
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
D
E
F
G
Concetto visuale — I movimenti di protesta spontanei fanno affidamento ad un codice visivo per ribadire i loro concetti. Nel caso dell’alimentazione
islamica, sfruttano simboli noti, rimarcano la differenza di matrice religiosa o sbeffeggiano le imposizioni alimentari della fede contro la quale agiscono.
25
—A
Contenuto
—A
# 2.3
scrupolosa delle leggi che regolano ogni fase produttiva della produzione alimentare, dall’allevamento alla macellazione, passando per la conservazione del prodotto e la sua messa in commercio.
I dogmi alimentari
dell’Ebraismo
› I cinque volumi
che formano la
Torah stabilendo
l’alimentazione
ebraica.
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A › Le due principali
Kosher & Kasherut — L’alimentazione del popolo
ebraico è scandita e influenzata dalle leggi alimentari situe all’interno della Torah, più precisamente
nel Levitico e nel Deuteronomio, due dei cinque volumi che compongono il testo sacro del giudaismo.
Kasherut è il termine che indica l’insieme di questi
dogmi che intervengono nella vita quotidiana dei
fedeli e i suoi contenuti sono tramandati oralmente
dai rabbini durante la Mishnah. La presenza dell’ideologia kosher è palpabile e governa sul mercato dell’alimentazione ebraica, l’attinenza ad essa è
fondamentale per determinare la sopravvivenza, o
perfino l’esistenza, di un commerciante in tale mercato. Ottenere una certificazione kosher non è cosa
scontata, e può solo essere frutto di un’osservanza
rotte fuori dall’Africa,
con i conseguenti
insediamenti creati
dall’uomo.
› Halal significa
letteralmente lecito,
mentre il significato
di Haram è proibito.
Deuteronomio — In accordo ai versi del Deuteronomio, al fedele ebraico è vietato consumare pietanze a base di sangue proveniente da animali ed
uccelli, lo stesso discorso vale per il loro grasso. Il
bestiame dal quale è lecito ricavare carne è quello
ruminante o avente lo zoccolo fesso, come la mucca
o la pecora che sono animali che masticano il bolo,
prerogativa fondamentale per un animale kosher.
—A
—A
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Sangue e grasso — Il consumo di sangue, come
già detto, è proibito dalla Torah. Atto ancor più riprovevole è quello di consumare assieme sangue e
carni provenienti dallo stesso animale, inteso come
gesto di prepotenza e irrispettosità nei confronti
della creatura sacrificata. Tutti gli Israeliti e gli stranieri che professano la stessa religione tra loro sono
infatti obbligati a versare tutto il sangue dell’animale per poi ricoprirlo con del terriccio. Essendo
il sangue simbolo di vita, colui che ne consuma ne
risentirà gli effetti principalmente sui rapporti sociali: sarà allontanato dalla sua gente e soffrirà pene
a livello familiare. Questo è ciò che gli insegnamenti raccontano. Similarmente a ciò che avviene per
la religione islamica, anche in questo caso si parla
di macellazione rituale, effettuata da uno Schochet,
ovvero un macellaio certificato dal Gran Rabbinato d’Israele il cui lavoro è sottoposto al controllo
periodo per assicurare ai clienti che i prodotti acquistati siano effettivamente trattati secondo la Kasherut.
Zoccolo — Come accennato in precedenza è possibile consumare la carne solamente degli animali che
camminano sugli zoccoli e non su normali zampe.
A sua volta però questo criterio subisce un’ulteriore
precisazione: a fare la differenza tra puro ed impuro infatti, è la morfologia dello zoccolo stesso. Se
tali creature presentano uno zoccolo fesso, ovvero
suddiviso in due sezioni principali, allora è lecito e
benefico consumarne le carni, mentre se lo zoccolo
è monolitico l’animale sarà impuro e quindi bandito
dalle tavole dei fedeli. Inoltre il divieto si estende al
solo contatto fisico,sia della creatura viva che della
Contenuto
carcassa, che rende immediatamente peccatori fino
a che non avranno sopperito al loro errore, tutti coloro che non rispetteranno il divieto posto dai versi
sacri della Torah.
Madri e figli — Il senso comunitario del popolo
ebraico è probabilmente uno dei più forti ed avvertiti. La storia, tempestata di persecuzioni e discriminazioni e il seguente rifugio nello stato di Israele,
ha rafforzato il senso di comunità all’interno della
popolazione. L’insieme e l’unità sono stati gli unici
rimedi sia contro le prove che questa gente ha storicamente superato, che a difesa di una situazione
odierna altamente instabile a causa dei rapporti
pressochè ingestibili di natura socio-politica con le
popolazioni mediorientali circostanti. Queste sono
le basi spirituali alla radice dei dogmi che regolano
il corretto comportamento difronte alla macellazione di un animale con una prole. Come già affermato, è scorretto e irrispettoso cuocere le carni di un
agnello nel latte della madre e allo stesso modo non
è lecito macellare una pecora, per esempio, e la sua
prole nel corso della stessa giornata. Riguardo al
consumo di volatili invece, bisogna tenere a mente
che è possibile prelevare giovani esemplari o uova
dal nido, a patto che sia garantità la libertà alla madre, che avrà quindi la possibilità di generare altra
prole.
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—A
Contenuto
—A
# 2.4
I dogmi alimentari
dell’Induismo
+
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Rig Veda — L’induismo è la religione più antica ad
oggi praticata ed ha i suoi fulcri spirituali in India
e Nepal. Si estende però, ben oltre questi confini
geografici, arrivando a contare circa novecento milioni di fedeli in tutto il mondo. Diversamente dalle
altre religioni, nell’Induismo non vi è un singolo
fondatore né un’unica scrittura sacra da consultare. Potremmo definire l’Induismo come un credo
mutevole ed aperto al cambiamento proprio perché
l’unico veicolo temporale che ne permette il tramandamento è la tradizione orale degli oracoli. Precisiamo, sarebbe errato affermare che non esistano
testi sacri induisti, anzi, ne esistono una moltitudine ma contengono e interpretazioni degli individui
spirituali della comunità induista. La fede induista è
nota per considerare ogni forma di cibo come dono
di Dio, e come tale esso merita di essere trattato con
tutto il dovuto rispetto.
› Al di là delle
molteplici scuole
di pensiero, questi
due testi sono di
uso comune nella
poolazione indiana.
Proibito — Gli alimenti Haram, proibiti ai fedeli
musulmani, rientrano tutti sotto quattro categorie
principali: è quindi severamente vietato cibarsi di
carni provenienti da animali la cui morte è avvenuta
a seguito di cause differenti da quella della caccia o
della macellazione. Non è consentito cibarsi di carne di suino, a prescindere dalla sua causa di morte, e
allo stesso modo il musulmano non può nutrirsi di
alcun alimento che includa nella sua preparazione
l’utilizzo di sangue, qualunque sia la sua provenienza. Infine, secondo i dogmi islamici, sono da evitare
tutti quei cibi sopra i quali sia stato pronunciato il
nome di un dio che non sia Allah.
Tre livelli — All’interno del Rig Veda, il più antico
testo induista, si suddivide la sfera del cibo in tre tipologie principali, ovvero austerità, sacrificio e carità. I primi prendono il nome di Rajasic, e sono tutti
quegli alimenti amari, salati, bollenti o piccanti che
comportano anche se in parte minima, comportano
anche se in parte minima, sforzo e disagio durante
l’assunzione. Nella seconda categoria, denominata
Sattvic invece rientrano sono i cibi completamente
piacevoli, che intervengono sulla felicità, la longevità e la salute di chi li assume. Infine, nel gruppo dei
Tamasic vi sono tutti quei cibi considerati tossici e
non adatti all’apparato digestivo dei fedeli; in natura non esistono cibi esclusivamente tossici secondo
l’Induismo, ma lo possono diventare se non conservati nella maniera adeguata. Quando un fedele si
nutre di una qualsiasi di queste tre categorie, senza
prima offrirla debitamente al Signore, ne assumerà
le caratteristiche solo se esse sono negative, mentre
perderà ogni lato positivo del nutrimento.
31
—A
Progetto grafico
—B
A
# 1.1
Layout del
volume editoriale
B
› Il formato a due
colonne si trova
già nel primo libro
stampato: la Bibbia a
quarantadue linee di
Johannes Gutenberg
risalente al 1453
32
Stempel Garamond
—
abcdefghil
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ABCDEFGHIL
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Circular Std
—
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ABCDEFGHIL
MNOPQRSTU
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› Il codice pantone
simulato durante la
stampa è P52-7
C
Griglia — Il layout del volume è ispirato al primo
esempio di libro riprodotto industrialmente, ovvero la Bibbia a quarantadue linee stampata nel 1453 a
Magonza da Johannes Gutenberg. La composizione
testuale che si ottiene da questo tipo di progettazione accentua la verticalità dell’elaborato e risulta
particolarmente adatta in volumi di grande formato. Ne risente anche l’enfasi della lettura, dove i
due corpi testuali stabiliscono un ritmo regolare e
continuo. La giustezza dell’area limitata dalle due
colonne ospiterà poi il materiale fotografico (B;C)
che si incastrerà perfettamente nell’area tra margine
di taglio e margine di piega. Così facendo ci assicuriamo che la fotografia e il testo non entrino in
contrasto tra loro, bensì si sostengano per garantire
una fruizione dei contenuti più regolare e piacevole
grazie alle ampie campiture di bianco non stampato
che scorrono tra gli elementi della pagina.
33
› Nelle figure B e C si
osservano due esempi
di posizionamento
delle fotografie
all’interno del layout
stabilito.
—B
—B
Progetto grafico
A
B
C
D
D
34
35
Sovrapposizione — Al layout principale viene sovrapposta una griglia formata da 23 colonne e 30
righe. Tramite questa disposizione si aumentano le
possibilità di distribuzione dei contenuti, testuali e
fotografici, dando maggior brio al ritmo di lettura
dell’elaborato. I singoli moduli così ottenuti prendono il nome di unità e consentono di gestire anche
le larghezze e le altezze dei titoletti di paragrafo che
spezzano le colonne di testo e regolano il flusso di
lettura. Come possiamo affermare dagli esempi a
lato (E) vi sono potenzialmente ben 30 altezze diverse alle quali collocare le gabbie che contengono i
titoletti di paragrafo, in modo da ottenere un layout
più malleabile possibile vista anche la presenza della
doppia lingua e quindi, molto spesso, avremo due
paragrafi di lunghezza differente ed anti — estetica.
E
F
E
› Esempi di posizione
dei titoli di paragrafo
seguendo la griglia di
23x30 unità
Pagine Tipo — Esempi di alcune pagine tipo utili a
scandire il ritmo dell’elaborato.
—B
Bibliografia
Jean Anthelme Brillat - Savarin, Fisiologia del gusto —
Slow food Editore, Padova 2014
Roberto Cipriani e Luigi M. Lombardi Satriani (a cura di), Il cibo e il sacro —
Armando Editore, Roma 2013
Klaus E. Müller, Piccola etnologia del mangiare e del bere —
Il Mulino, Lucca 2005
Dionigi Tettamanzi, Il cibo è sacro —
Corriere della Sera, Milano 2013
Dedicato a Simona
e a tutta la mia famiglia.
Ludwig Feuerbach, L’essenza della religione —
Universale Laterza, Bari 1981
Oscar Marchisio (a cura di), Religione come cibo e cibo come religione —
Franco Angeli, Milano 2004
Jonathan Safran Foer, Se niente importa - Perchè mangiamo animali? —
Ugo Guanda Editore, Parma 2011
36
Otto Neurath, Gesellschaft und Wirtschaft —
NAi Editors, Rotterdam 1930
Massimo Montanari, La fame e l’abbondanza - Storia dell’alimentazione in Europa —
Editori Laterza, Bari 1997
Frederick J. Simmons, Non mangerai di questa carne —
A. Buzzi Editore, Milano 1992
Colors Magazine #2, Immigrazione —
Fabrica S.p.A, Treviso 1992
Colors Magazine #8, Religione —
Fabrica S.p.A, Treviso 1994
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