Gli organismi economici internazionali

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I regimi dei tassi di cambio e le crisi economiche
Un criterio possibile per studiare e periodizzare le vicende della politica economica internazionale è quello di
individuare i diversi regimi di cambio che regolano le transazioni economiche e finanziarie tra paesi
Il tasso di cambio è il prezzo di una valuta in termini di un’altra o di un paniere di altre valute.
E’ un prezzo «importante» in cui vengono denominate attività finanziarie e vengono regolati gli scambi internazionali.
Diversamente dal prezzo delle azioni o delle obbligazioni che si muovono in mercati almeno in linea di principio
«libero» il tasso di cambio è un prezzo di solito «regolato» dalle autorità monetarie dei diversi paesi,
indipendentemente o in accordo con altri paesi.
La storia economica mostra che i regimi di cambio ai quali aderiscono i paesi cambiano spesso.
Le politiche economiche del tasso di cambio si modificano nel tempo e sono diverse tra paesi.
I regimi di cambio di solito non durano a lungo!
Rappresentare l’economia globale: regimi dei tassi di cambio
Regimi di cambio
Il Fondo monetario classifica 8 regimi di tasso di cambio, che possiamo ordinare in ordine di crescente flessibilità (circa
2010)
Regimi di cambio rigido (hard peg)
1. Il paese non dispone di una propria moneta legale e rinuncia all’indipendenza valutaria.
a: nel paese circola la moneta di un altro paese (la dollarizzazione in alcuni paesi dell’America Latina, San
Marino quando in Italia circolava la lira). b: alcuni paesi appartenenti ad una unione monetaria condividono
la stessa moneta (l’euro oggi) (41 paesi)
2. Accordi valutari (currency boards): il paese rinuncia ad una politica valutaria indipendente agganciando
strettamente la propria valuta a quella di un altro paese (7 paesi)
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Regimi di cambio fisso ma aggiustabile
Cambi fissi senza impegno irrevocabile a mantenerlo (conventional fixed peg)(42 paesi)
Cambi fissi con bande di oscillazione fisse attorno ad una parità centrale (5 paesi nel 2003; Sistema monetario
europeo dal 1979 al 1999)
Cambi fissi aggiustabili con regolarità in funzione dell’andamento di particolari indicatori macroeconomici
(crawling pegs)(4paesi)
Cambi aggiustabili con bande di oscillazione mobili (4 paesi)
Regimi di cambi flessibili
Flessibilità controllata (dirty floating). Il cambio è flessibile ma le autorità sono impegnate a controllarne
l’evoluzione intervenendo (46 paesi, tra i quali Argentina, Russia, Iran, Singapore).
Perfetta flessibilità (independent floating): il tasso di cambio è fissato dal mercato(36 paesi, tra i quali Stati Uniti,
Regno Unito, Australia, Brasile, Sud Africa)
Rappresentare l’economia globale: regimi dei tassi di cambio
Distribuzione dei paesi secondo il regime di cambio
(definizione empirica basata sui movimenti effettivi dei
tassi di cambio)
Nel 2010 un po’ meno della metà dei paesi era in regime
di cambi fissi
Distribuzione dei regimi di cambio secondo il livello del PIL reale.
I dati sono relativi alle valute, non ai paesi.
(L’euro è una valuta flessibile!)
Nel 2010 solo un quarto del PIL mondiale era «denominato» in
valute «fisse»
Rappresentare l’economia globale: regimi dei tassi di cambio
Nel 2001 Romano Prodi descriveva l’avvento dell’euro come un fenomeno di “evangelizzazione”: “… comincia
l’evangelizzazione dell’euro e i prefetti […] dovranno ricordare a insegnanti ed educatori l’importanza che i giovani
imparino giorno per giorno che cos’è questa moneta unica”(M. Cecchini, “Prodi, via alla rivoluzione dell’euro”, Corriere
della sera, 27 gennaio 2001)
La crisi del 2009 spappola l’economia europea, sconquassa le economie del sud (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo) e
installa la Germania in una posizione di potere assoluto nell’area areo. Nel 2015 Prodi vede “un’Europa Germanica”
orbitante nella sfera d’influenza della Germania (R. Prodi, “Reagire con fermezza alle inaccettabili posizioni di Schauble.
Italia e Francia impongano un vertice sul futuro dell’Europa”, il Messaggero, 9 agosto 2015).
15 novembre 2015
Vantaggi e svantaggi dei diversi regimi dei tassi di cambio
Fattori economici e politici nella scelta di un regime di
cambio
Rappresentare l’economia globale: regimi dei tassi di cambio
L’«economia politica» dei tassi di cambio mostra che si tratta di un tema dalle molteplici implicazioni «politiche»
I tassi di cambio svolgono un ruolo critico in una economia mondiale integrata.
Le relazioni commerciali e finanziarie tra Stati Uniti e Asia orientale hanno spesso visto dispute aspre sulle
politiche dei tassi di cambio
Paesi come Giappone, Corea del sud, e, recentemente, Cina, hanno spesso mantenuto debole la loro valuta
per spingere le esportazioni suscitando le proteste dell’industria USA
Nello stesso modo, i cicli di forza e di debolezza del dollaro riflettono le esigenze delle politiche interne che
tuttavia influenzano l’ambiente internazionale
Le crisi dei regimi dei tassi di cambio possono essere intrepretate in molti modi, ma molto spesso esse
sono il risultato di un «conflitto di strategie» di politiche economiche dei diversi paesi coinvolti
Rappresentare l’economia globale: regimi dei tassi di cambio
Pil pro capite, 1700-2010
1971Cambi flessibili
2000
1800
1918-1939
Stati Uniti
Gold standard (1925-1933)
Cambi flessibili
1600
1400
1200
1999Euro
1978-1992
Sistema monetario europeo
1000
Italia
800
Regno Unito
600
Cina
400
200
0
1700
1820
1870
1913
1870-1914
Gold standard
1939
1951
1970
2001
2010
1948-1971
Bretton Woods
Rappresentare l’economia globale: i regimi dei tassi di cambio nella storia economica
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
White
Keynes
Il Mount Washington Hotel dove si riunirono i 730 delegati delle 44 nazioni che diedero vita al sistema di Bretton Woods, fondando il FMI e la Banca
Mondiale e dando avvio al GATT (poi diventato WTO)
L’obiettivo della Conferenza era quello di creare un sistema internazionale che evitasse le rigidità dei sistemi precedenti (quali? Dovremo
rispondere a questa domanda), che affrontasse il problema della mancanza di cooperazione tra i paesi (perché i paesi non
cooperano/cooperano?) e che stimolasse la crescita economica globale (da che cosa dipende la crescita?).
Gli artefici principali della Conferenza furono J. M. Keynes e l’americano Harry Dexter White, capo economista del Ministero del Tesoro USA
Keynes e White presentarono due piani diversi per l’ordine monetario internazionale post-bellico. Il risultato fu un compresso, molto più
vicino alle tesi americane (dovremo studiare quelle proposte perché in quel dibattito si nascondono, in nuce, molti dei problemi che
l’economia internazionale ha vissuto negli ultimi 60 anni).
Paesi partecipanti alla conferenza di Bretton Woods
Partecipanti alla conferenza di Bretton Woods (seduti in ordine alfabetico!)
Keynes tra il rappresentante sovietico e il rappresentante yugoslavo
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Gli organismi economici internazionali fanno parte della «governance globale»
Globale governance come
1) Struttura (FMI, Banca Mondiale, Gatt/WTO etc.)
2) Processo (interazione continua tra la sfera dello stato
nazione e la «responsabilità globale» verso problemi
«transnazionali»)
3) Meccanismo (Approccio realistico-pragmatico alle
procedure/azioni/accordi per prendere decisioni
collettive e affrontare problemi comuni nell’arena
globale
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Il Fondo monetario internazionale
Il Fondo monetario internazionale (FMI) è un’organizzazione internazionale alla quale aderiscono 189 paesi (2016; erano 28
nel 1945). I suoi obiettivi dichiarati sono:
1) Promuovere la cooperazione monetaria internazionale
2) Facilitare l’espansione equilibrata del commercio internazionale
3) Favorire la stabilità dei tassi di cambio, fornendo ai paesi i mezzi per preservare i tassi di cambio
4) “Lubrificare” le operazioni multilaterali dei paganti incoraggiando la riduzione delle restrizioni alle operazioni valutarie e
commerciali
5) Fornire risorse temporanee (prestiti) ai paesi in difficoltà economica
Il FMI è un potente attore dell’economia mondiale. E’ una istituzione multilaterale che presta risorse ai paesi che hanno
gravi squilibri economici. Raccoglie fondi per lo più provenienti dai paesi ricchi e dalle istituzioni finanziarie internazionali.
I paesi ricchi (ad es. il gruppo G-7) hanno conferito al FMI il potere di assegnare criteri per l’approvazione delle politiche
economiche dei paesi che prendono a prestito. I paesi ricevono prestiti “sotto condizioni” e le fasi del programma di
aggiustamento sono monitorate e subordinate al completamento degli impegni. Assegnando “punteggi” alle politiche
economiche dei paesi, il FMI influenza anche le decisioni degli investitori privati e degli organismi di aiuto pubblici.
Le regole per l’adesione al FMI sono piuttosto lasche, ma diventano molto stringenti per i paesi che ricorrono
alla sua assistenza
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Dal sito www.imf.org
The IMF, also known as the Fund, was conceived at a UN conference in Bretton Woods, New Hampshire, United
States, in July 1944. The 44 countries at that conference sought to build a framework for economic cooperation to
avoid a repetition of the competitive devaluations that had contributed to the Great Depression of the 1930s.
The IMF’s responsibilities: The IMF's primary purpose is to ensure the stability of the international monetary
system—the system of exchange rates and international payments that enables countries (and their citizens) to
transact with each other.
Surveillance: To maintain stability and prevent crises in the international monetary system, the IMF reviews country
policies and national, regional, and global economic and financial developments through a formal system known as
surveillance. The IMF advises its 189 member countries, encouraging policies that foster economic stability, reduce
vulnerability to economic and financial crises, and raise living standards. It provides regular assessment of global
prospects in its World Economic Outlook, of financial markets in its Global Financial Stability Report, and of public
finance developments in its Fiscal Monitor, and publishes a series of regional economic outlooks.
Financial assistance : IMF financing provides its members breathing room to correct balance of payments problems:
national authorities design adjustment programs in close cooperation with the IMF that are supported by IMF
financing; continued financial support is conditional on effective implementation of these programs
SDRs: The IMF issues an international reserve asset known as Special Drawing Rights (SDRs) that can
supplement the official reserves of member countries. Total allocations amount to about SDR 204 billion
(some $286 billion). IMF members can voluntarily exchange SDRs for currencies among themselves.
Resources: The primary source of the IMF's financial resources is its members’ quotas, which broadly reflect
members’ relative position in the world economy. With the recent effectiveness of the 14th General Review of
Quotas, total quota resources amount to about SDR 477 billion (about $668 billion). In addition, the IMF can
borrow temporarily to supplement its quota resources. The New Arrangements to Borrow (NAB), which can
provide supplementary resources of up to SDR 182 billion (about $254 billion), is the main backstop to quotas.
In mid-2012, member countries also pledged to increase the IMF’s resources through bilateral borrowing
agreements; currently about SDR 280 billion (about $393 billion) are effective.
The quota system
Each member of the IMF is assigned a quota, based broadly on its relative size in the world economy. This
determines its maximum contribution to the IMF’s financial resources. On joining the IMF, a country normally
pays up to one-quarter of its quota in the form of widely accepted foreign currencies (such as the U.S. dollar,
euro, the Chinese renminbi, yen, or pound sterling) or Special Drawing Rights (SDRs). The remaining threequarters are paid in the country’s own currency.
Quotas are reviewed at least every five years. In 2010, the 14 th General Review of Quotas was completed, with
IMF member countries agreeing to double quota resources to SDR 477 billion. These changes came into effect in
January 2016.
When a country joins the IMF, it is assigned an initial quota in the same range as the quotas of existing
members of broadly comparable economic size and characteristics. The IMF uses a quota formula to help
assess a member’s relative position.
The current quota formula is a weighted average of GDP (weight of 50 percent), openness (30 percent),
economic variability (15 percent), and international reserves (5 percent). For this purpose, GDP is measured
through a blend of GDP—based on market exchange rates (weight of 60 percent) and on PPP exchange rates
(40 percent). The formula also includes a “compression factor” that reduces the dispersion in calculated
quota shares across members.
Quotas are denominated in Special Drawing Rights (SDRs), Special Drawing Rights (SDRs), the IMF’s unit of
account. The largest member of the IMF is the United States, with a current quota (as of September 12, 2016)
of SDR 82.99 billion (about US$116 billion), and the smallest member is Tuvalu, with a quota of SDR 2.5
million (about US$3.5 million).
IMFC = Imf financial commitee
CQS = current quota system
Lic = Low income countries
Prgt = Poverty reduction and growth trust
Voting power . The quota largely determines a member's voting power in IMF decisions. Each IMF member’s
votes are comprised of basic votes plus one additional vote for each SDR 100,000 of quota. The 2008 reform fixed
the number of basic votes at 5.502 percent of total votes. The current number of basic votes represents close to a
tripling of the number prior to the implementation of the 2008 reforms.
Access to financing . The amount of financing a member can obtain from the IMF (its access limit) is based on its
quota. For example, under Stand-By and Extended Arrangements, a member can borrow up to 145 percent of its
quota annually and 435 percent cumulatively. However, access may be higher in exceptional circumstances.
Stand-By Arrangements (SBA) . Historically, the bulk of non-concessional IMF assistance has been provided
through SBAs. The SBA is designed to help countries address short-term balance of payments problems. Program
targets are designed to address these problems and disbursements are made conditional on achieving these
targets (‘conditionality’). The length of a SBA is typically 12–24 months, and repayment is due within 3¼-5 years of
disbursement. SBAs may be provided on a precautionary basis—where countries choose not to draw upon
approved amounts but retain the option to do so if conditions deteriorate. The SBA provides for flexibility with
respect to phasing, with front-loaded access where appropriate
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
La Banca Mondiale
Qual è il grado di legittimità
(democratico-procedurale) degli
organismi internazionali?
Le istituzioni economiche
internazionali svolgono un ruolo
nell’economia internazionale in
quanto organismi multilaterali .
Molti sostengono tuttavia che
tali organismi mantengono
relazioni privilegiate con i paesi
economicamente e
politicamente più forti.
Nel tempo l’attività degli
organismi economici
internazionali si è
progressivamente discostata
dal mandato originario: che
cosa fanno veramente tali
organismi?
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
A partire dal 1990 le politiche della Banca Mondiale e del Fondo monetario sono state frequentemente
criticate da ONG, da ricercatori privati, da esponenti di governi.
I progetti della Banca Mondiale sono stati criticati in quanto negativi per la salvaguardia dell’ambiente,
paternalistici (e talvolta neocoloniali) verso i paesi meno sviluppati, negativi per le popolazioni locali spesso
costrette a costosi reinsediamenti per permettere la realizzazione di ampi progetti di sviluppo.
Il Fondo monetario è stato duramente criticato per la sua gestione di molte crisi, in particolare la crisi Russa
della seconda metà degli anni novanta e la crisi asiatica del 1996-1997.
Come ha scritto Stiglitz, “at the root of the problem is governance: the governance structure of the IMF led
it to push for policies that were contradictory to its mandate for promoting global stability and that
reflected the interests and ideology of those to whom it was directly accountable”
The IMF was not created to deal with sovereign debt crises. During the 1970s, big American and European banks made
huge loans to developing countries that suddenly became unrepayable in the 1980s because U.S. interest rates rose as
a result of inflation. These loans became very expensive for the developing countries that were trying to pay them back.
The banks themselves were so hugely overexposed that when it became clear that a number of countries could not
repay these massive loans, it also became clear that the international financial system itself was in crisis. So the IMF
was sent in to save the global financial system. To accomplish this, it first and foremost had to ensure that those heavily
indebted countries repaid their debts to international commercial banks. To do that fairly cheaply, the IMF simply lent
as much money as these countries needed to repay their commercial bank creditors, while at the same time requiring
them to tighten their belts in terms of government spending and social pro- grams. The main reason the IMF did that
was that those were the tools it already had in its too .
Reforming the International Monetary Fund and the World Bank
Challenge, Vol. 49, No. 3 (Maggio-giugno 2006),
Problemi della governance globale
1) Inefficacia/inefficienza: la funzionalità del sistema è spesso bloccata da potenti players nell’arena internazionale
capaci di piegarla ai propri interessi particolari
2) Insufficiente multilateralismo delle istituzioni globali: struttura, procedure e meccanismi della governance incapaci
di tenere conto del cambiamemto degli scenari globali e del mutamento del quadro geopolitico
3) «Irresponsabilità»: gli organismi internazionali sono raramente resi responsabili di fronte ai loro insuccessi o
fallimenti
4) Insufficiente legittimità: eccessiva concentrazione di potere in mani ai players più forti che genera da un lato
disparità di trattamento negli standard internazionali nella gestione delle situazioni di crisi e dall’altro una ineguale
distribuzione dei costi dei processi di aggiustamenti tra i gruppi sociali nei singoli paesi
I problemi/crisi della governance globale producono organismi nuovi e alternativi: BRICS, accordi SUD-SUD,
Banche regionali di sviluppo etc,
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
FMI (1944)
188 membri
78 paesi debitori nel 2015
Impegni nei programmi di aggiustamento nel
2015: 163 miliardi $
Banca asiatica di sviluppo (1966),
67 membri
40 paesi debitori nel 2014
Impegni al 2012: 23 miliardi $
Banca mondiale (1944)
188 membri
134 paesi debitori nel 2015
Impegni al 2015: 60 miliardi $
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Fondata nel 2016 da 46 paesi, ha sede a Pechino e comprende oggi
51 paesi, rappresentati al più alto livello ministeriale e contro la
posizione degli Stati Uniti che non partecipano
International Business | The China Factor | Part 4
China Creates a World Bank of Its Own, and
the U.S. Balks
In setting up the Asian Infrastructure Investment Bank, China enlisted American allies, including
Britain, even as Washington expressed skepticism.
Sono attualmente finanziati numerosi progetti
nel settore delle infrastrutture e dello sviluppo
in Asia, Africa, Medio Oriente» Questi progetti
si collocano in un’ampia prospettiva volta a
rivitalizzare l’antica «via della seta» che
coinvolge una sessantina di paesi, quasi metà
della popolazione mondiale
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Nel 2012 più di un terzo di paesi aderenti al FMI era coinvolto
in un programma di assistenza/finanziamento/aggiustamento
gestito dal Fondo
Rappresentare l’economia globale: gli organismi economici internazionali e le crisi
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Dal 1970 fino alla crisi islandese del 2009 nessun
paese europeo è stato sottoposto ad un programma
di aggiustamento del FMI
Il Regno Unito ha avuto 11
programmi di assistenza tra il
1956 e il 1977
Gli organismi economici internazionali: ruolo nella politica economica internazionale
Nel tempo l’attività degli
organismi economici
internazionali si è
progressivamente discostata
dal mandato originario
Crisi: definizioni e indicatori
La liberalizzazione finanziaria ha prodotto una serie di conseguenze nell’economia globale, buone e cattive.
Tra i costi della liberalizzazione dobbiamo includere quelli associati alle frequenti crisi, associate a instabilità
valutaria, finanziaria, bancaria.
Crisi valutaria
Si manifesta quando una valuta in regime di cambio fisso viene costretta ad una revisione della
parità o quando una valuta in regime di tasso ancorato richiede un sostegno internazionale di
sostegno (chiusura del mercato dei cambi, blocco alla mobilità dei capitali etc.)
Indicatori: ampie oscillazioni delle seguenti variabili (separatamente o congiuntamente)
a) tasso di cambio, b) tasso d’interesse, c) inflazione; d) riserve ufficiali
Crisi finanziaria/bancaria
Si manifesta quando gli operatori che operano sul mercato finanziario si trovano in condizioni di
illiquidità o di insolvenza, oppure quando intermediari in difficoltà sono destinatari di interventi di
salvataggio (crollo delle borse, fallimenti di banche, sospensione della convertibilità dei depositi etc.)
Indicatori: ampie oscillazioni delle seguenti variabili(separatamente o congiuntamente)
a) tassi di interesse, b) volume dei depositi
Crisi: definizioni e indicatori
Crisi sovrana
Si manifesta a seguito di una decisione del governo (di un paese in crisi) di sospendere il
pagamento degli interessi su debito estero o il rimborso della rata del principale (default del
debito) o di rinegoziare i termini del pagamento modificandone il profilo temporale (allungamento
della scadenza) o il costo (riduzione del tasso d’interesse)(ristrutturazione del debito)
La ristrutturazione del debito avviene spesso con l’assistenza di istituzioni finanziarie internazionali
Trattare con prudenza queste cifre che dipendono
da stime, combinazioni di indicatori esposti a
diversità di interpretazione etc.
Fonte: E. Colombo, M. Lossani, Economia dei mercati emergenti, 2009
Crisi: definizioni e indicatori
L’accertamento delle crisi
richiede l’uso di indicatori:
quale tasso d’inflazione può
innescare una crisi? Quale
tasso di deprezzamento può
scatenare una crisi del
cambio? Quale livello del
debito pubblico può
provocare una crisi sovrana?
Conseguenze tipiche delle crisi finanziarie
1) Le crisi sono spesso collegate: una crisi di un tipo diventa o amplifica una crisi di diverso tipo
2) Il collegamento avviene spesso attraverso l’apertura internazionale del paese (sincronizzazione
delle crisi)
3) Tipicamente le crisi comportano una prima fase di collasso dei valori delle attività finanziarie
(cambio della valuta, valore delle quotazioni di borsa, liquidazione delle banche etc.) e una seconda
fase di caduta del pil, dell’occupazione e dei redditi; il sincronismo delle crisi comporta una caduta
del commercio internazionale
4) La durata delle crisi e il periodo di recupero (affinché il livello di prodotto si porti sul sentiero di
crescita potenziale del periodo pre-crisi) sono variabili, dipendono dalle circostanze specifiche) ma
di solito sono lunghi. Negli ultimi decenni è aumentata la durata media dei programmi di assistenza
del FMI ai paesi in crisi.
5) Le crisi globali comportano tipicamente conseguenze più gravi delle crisi “localizzate” (perché?)
Quando le conseguenze delle crisi si distendono nel medio-lungo periodo, essi influenzano il tasso di crescita
dell’economia  collegamento tra politiche economiche di breve periodo e politiche di sviluppo
Conseguenze reali delle crisi finanziarie
Crisi 2008-2009
Perdita cumulata
-20% perdita al 2019
Studieremo la sequenza delle crisi: fattori iniziali d’impulso, collasso di specifici mercati (finanziari), trasmissione
(dalla crisi bancaria alla crisi valutaria), inflazione, default etc.
Conseguenze reali delle crisi finanziarie
Pil pro capite a parità di potere d’acquisto: 1950-2005
Crisi debitoria dell’America Latina
Conseguenze reali delle crisi finanziarie
Crescita economica in due gruppi di paesi, 1950-2001
Paesi poveri nel quintile più povero all'inizio dei periodi indicati
Tutti gli altri paesi
Crescita Pil pro capite
1950-1975
1980-2001
1,9
0,5*
2,5
0,9
Per la prima riga, viene considerata la crescita
economica del gruppo di paesi, che all’inizio dei
periodi indicati, formano il quinto di paesi più poveri
Sono esclusi i paesi del blocco ex-sovietico e i paesi
arabi produttori di petrolio.
La tabella dice che nel periodo 1950-1975 il pil pro capite dei paesi più poveri è cresciuto di un
fattore di circa 1,6, mentre gli altri paesi sono cresciuti di un fattore di circa 1,8.
Nel periodo 1980-2001 i paesi più poveri all’inizio del periodo sono cresciuti di un fattore di 1,1,
tuttavia non statisticamente diverso da 1, mentre gli altri paesi sono cresciuti di un fattore di 1,25.
La crescita nel secondo periodo è globalmente rallentata, ma si è virtualmente bloccata per i paesi
che nel 1980 erano i più poveri.
Conseguenze reali delle crisi finanziarie degli anni ottanta del XX secolo
Crisi economiche e integrazione economica internazionale
1) Le crisi nei singoli paesi hanno spesso un’origine internazionale: shock esogeni
2) Le fasi di crisi nei singoli paesi sono spesso “correlate”: le crisi come fenomeno internazionale (fenomeni
di contagio)
3) L’“architettura” delle relazioni economiche internazionali può favorire l’insorgere di crisi sistemiche
(esempio recente: la crisi europea)
Cicli di crisi (alta inflazione/debito)
che coinvolgono numerosi paesi
contemporaneamente
Rappresentare l’economia globale: le crisi
L’accresciuta mobilità dei capitali e
l’aumentata dimensione degli stock di
attività ha aumentato la probabilità di crisi
finanziarie
Avvio dei processo globali di liberalizzazione del movimento internazionale dei capitali
Le crisi bancarie sono state rare prima della ri-globalizzazione dei mercati dei capitali
Rappresentare l’economia globale: le crisi
Crisi USA del
mercato dei
prestiti
subprime,
come caso
particolare di
liberalizzazione
del movimento
dei capitali
Percentuale di paesi con crisi bancarie
Bretton Woods: mobilità dei
capitali regolata e controllata
Rappresentare l’economia globale: le crisi
Le fasi di più accentuata
mobilità/liberalizzazione
dei capitali internazionali
tendono ad essere
associati ad episodi di
crisi bancarie in numerosi
paesi.
Rappresentare l’economia globale: le crisi
1950/1970 + 178%
1970/1990 +68%
1990/2010 +16%
Le maggiori crisi in
Italia hanno un origine
internazionale
Le linee colorate
indicano la crescita
tendenziale e
mostrano il
progressivo
rallentamento della
dinamica di lungo
periodo
Rappresentare l’economia globale: le crisi
Le crisi finanziarie/valutarie si assomigliano tutte, oggi come nel passato,
ma restano molto difficili da prevedere (forse perché le persone tendono a
pensare che …
Dati da World economic outlook
Previsioni FMI e dati consuntivi
Rappresentare l’economia globale: le crisi
E’ sottostimata la crescita dei paesi le cui politiche economiche non
corrispondono a quelle proposte dal Fondo
La maggior parte dei paesi che
hanno ricevuto una assistenza
intensiva da parte del FMI
hanno sperimentato tassi di
crescita negativi nei periodi
dopo gli interventi
W. Easterly, The White Man’s Burden
Relazioni economiche internazionali Cooperazione economica internazionale
Negli ultimi anni l’ammontare complessivo degli ODA è
stato pari a circa 130-135 miliardi di dollari
Rappresentare l’economia globale: la cooperazione internazionale
Foreign Aid: most people think America
gives too much away
Metà degli americani ritiene che gli USA
diano in aiuti internazionali più di ogni altro
paese in proporzione alla dimensione
dell’economia; la metà ritiene che gli aiuti
siano eccessivi
on March 11, 2016, 6:26 a.m.
Just over half the public think the U.S. gives too much away in foreign
aid, and Democrats and Republicans disagree over who should receive
aid
In absolute terms the United States has the world's largest development aid budget of over $31 billion
in 2013. Relative to the size of America's economy, however, the United States is actually one of the
least generous wealthy countries, with an aid budget almost three-quarters smaller than the UK's. Like
most wealthy countries the United States aspires to give 0.7% of national income in aid each year, a
goal that will come closer as John Kerry seeks to win congressional approval for a $50 billion foreign
aid budget.
Research from YouGov indicates, however, that Americans either aren't aware or aren't convinced that,
relatively speaking, America's foreign aid contribution is smaller than in many other countries. Most
Americans (52%) say that the U.S. gives more in foreign aid than other countries relative to the size of
the American economy, while only 11% say that the U.S. gives less. Almost exactly the same
percentage (51%) believe that the U.S. gives too much in foreign aid, while only 9% think that the U.S.
should give more to developing countries.
Queste distinzioni spesso riflettono le intenzioni dei donatori, piuttosto che la natura effettiva delle erogazioni
Rappresentare l’economia globale: la cooperazione internazionale
Aiuti allo sviluppo in percentuale del PIL dei DAC
0,33
0,31
0,29
0,27
Obiettivo 0,7
0,25
0,23
0,21
0,19
0,17
0,15
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Aiuti ufficiali allo sviluppo in percentuale del PIL dei paesi donatori
Rappresentare l’economia globale: la cooperazione internazionale
Il protezionismo “effettivo” dei paesi ricchi
Il Viet Nam pagava (nel 2003) 470 milioni
di dollari in dazi doganali agli Stati Uniti
su un valore delle esportazioni pari a 4,7
miliardi di dollari; il Regno Unito pagava
lo stesso ammontare di dazi con un
valore esportato pari a 50 miliardi di
dollari
Dazi effettiv sulle
importazioni USA in %
a seconda dei paesi
esportatori
Rappresentare l’economia globale: la cooperazione internazionale
Conflitti, economia, guerra
Montesquieu, Quesnay, Smith, Condorcet sono
convinti che il commercio tra le nazioni eliminerà
l’endemica litigiosità tra di esse
Alexander Hamilton, che fu membro della
Convenzione americana del 1787, osserva che da
quando il commercio è diventato il fulcro delle
politiche nazionali, “le ragioni commerciali hanno
dato l’esca ad un numero di conflitti armati, pari a
quello fornito dalla cupidigia di terre e di dominio”.
Albert Hirschman (1945) aveva discusso il
commercio estero come uno strumento della
politica di potenza
La minaccia della forza nelle relazioni internazionali è
così diffusa, specie nei rapporti fra paesi a livello di
sviluppo economico assai diverso e con diversa eredità
e tradizione storica, che non è facile calcolarne l’impiego
o le conseguenze sulle relazioni internazionali negli
ultimi due secoli. […] non si hanno relazioni economiche
continue fra due paesi a diverso grado di sviluppo e
sociale se non quando il paese più avanzato impone a
quello meno avanzato talune condizioni che permettano
stabili rapporti di scambio e d’altra natura. […] Ne
consegue che la “apertura” dei paesi arretrati con la
minaccia della forza da parte di quelli più avanzati è
requisito preliminare alla diffusione dello sviluppo
economico nei primi (Kuznets, 1965, pp. 148-149,
corsivo aggiunto).
«Politica economica internazionale» e confitti armati
Principali guerre esterne dell’Inghilterra e della Francia, 1492-2003
1492-1591
1592-1691
1692-1791
1792-1891
1892-1991
1992-2003 (b)
Inghilterra (a)
11
14
11
44
31
5
Francia (a)
22
24
8
24
28
4
Epoche mercantiliste
a, Numero delle nuove guerre , b, guerre irachene (operazioni maggiori),
Afghanistan e guerre nella ex-Juogoslavia.
Fonte: Tilly, (1993), fino al 1991.
Inghilterra: 80 guerre esterne nell’epoca del
moderno industrialismo e delle globalizzazioni
(1792-2003), contro 36 guerre nelle epoche
mercantiliste (1492-1791)
«Politica economica internazionale» e confitti armati
Episodi di impiego all’estero delle forze armate degli Stati Uniti, 1798-1999
Numero di episodi
1798-1899
103
1900-1945
70
1950-1990
64
1990-1999
86
Fonti: per il periodo 1798-1945, Blum (2003); per il periodo 1950-1999, Vidal (2001).
Il numero degli episodi prima e dopo il 1950 non è strettamente confrontabile.
Le grandi potenze sono state impegnate in guerre tra stati per quasi il 75 per
cento dei 481 anni che vanno dal 1495 al 1975: in media inizia una nuova guerra
ogni quattro anni.
Dal 1816 non c’è stato un solo anno in cui nel mondo non si sia combattuta una
guerra
Dal 1789 ad oggi non c’è stato nemmeno un anno in cui gli Stati Uniti
non abbiano svolto una qualche operazione militare all’estero.
«Politica economica internazionale» e confitti armati
I conflitti armati dopo la II
guerra mondiale:
i paesi più inclini alla
guerra
conflitti x durata
«Politica economica internazionale» e confitti armati
conflitti in corso
Guerre civili: % di
paesi coinvolti
1946-2002
conflitti nuovi
Blocco della crescita in
Africa, America Latina
1950-1975: guerre d’indipendenza delle
ex-colonie ,“relativamente meno
sanguinose”)
Dal 1975: guerre civili di tipo «economico»,
“relativamente più sanguinose”
«Politica economica internazionale» e confitti armati
Siria, prima della guerra, FMI
La politica economica internazionale: fa riferimento ad organismi ed agenzie internazionali
La promozione in tutti i paesi di un elevato standard di vita, della piena occupazione e del progresso economico
sociale costituisce il mandato principale dell’azione delle Nazioni Unite
Il 70 per cento dell’attività delle Nazioni Unite è orientato in questa direzione
La presenza globale e l’ampiezza del mandato istituzionale conferiscono all’ONU una posizione di preminenza tra le
agenzie internazionali per la promozione dello sviluppo economico e sociale
L’azione delle Nazioni Unite per lo sviluppo è sostenuta da programmi e da agenzie
specializzate che coprono virtualmente tutte le aree di intervento economico e sociale
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
Principali programmi e fondi ONU
UNCTAD (1964)(UN Conference on Trade and Development): integrazione nel commercio
internazionale dei paesi in via di sviluppo
UNEP (1972)(UN Environment Programme): ambiente e crescita economica
IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change (1988): monitorare il cambiamento
climatico
UNICEF (1946-1953)(UN Children’s Fund) : protezione e assistenza dei bambini
UNDP (1966)(UN Development Programme): sviluppo economico e sviluppo umano
UNIFEM (1976)(UN Development Fund for Women: presso UNDP): eguaglianza di
genere
UNFPA (1973)(UN Population Fund): popolazione e pianificazione familiare
WFP (1963)(World Food Programme): assistenza alimentare (emergenza e sviluppo)
UN-HABITAT (1978)(UN Human Settlements Programme): urbanizzazione e insediamenti umani
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
Principali agenzie ONU
•
•
•
•
FAO (1945)(Food and Agriculture Organization): agricoltura e alimentazione
WHO (1948) (World Health Organization): salute
ILO (1919)(International Labour Office): condizioni di lavoro e diritti dei lavoratori
IFAD (1977) (International Fund for agricultural development): povertà rurale e sviluppo dell’agricoltura
•
•
•
UNIDO (1966) (UN Industrial Development Organisation): sviluppo industriale nei paesi in via di sviluppo
- International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) – Trieste
- International Centre for Science and High Technology (ICS) -Trieste
•
UNWTO (1970)(UN World Tourism Organization): turismo
•
•
UNESCO (1945)(UN Educational, Scientific and Cultural Organisation): cooperazione internazionale nella scienza,
istruzione e cultura
- Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (ICTP), Trieste (con IAEA)
•
•
IBRD-WB (1944)(International Bank for Reconstruction and Development) (1944)(World Bank Group)
IMF (1944)(International Monetary Fund)
•
Organizzazioni correlate
•
•
WTO (1995) (World Trade Organization)
IAEA (1957)(International Atomic Energy Agency)
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
WORLD ECONOMIC OUTLOOK
Rassegna dell’economia mondiale, temi monografici,
appendici statistiche (accessibili al sito web www.imf.org
Gli organismi economici internazionali pubblicano
regolarmente rapporti sulla situazione economica
mondiale e su specifiche aree o paesi, sulle politiche
economiche. Forniscono informazioni e dati
statistici
Rapporti sullo sviluppo mondiale. Temi monografici, appendici statistiche
(accessibili al sito web www.worldbank.org
Rapporti sullo sviluppo umano.
Temi monografici, appendici statistiche (accessibili al sito web www.undp.org
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
Nell’Unione europea esistono diversi organismi di gestione e controllo della politica
economica e sociale
Esistono numerose agenzie europee per una pluralità di tematiche (lavoro, ambiente, energia,
formazione, cooperazione allo sviluppo, scienza e tecnologia, sicurezza, problemi finanziari etc). Esse
forniscono informazioni o consulenza alle istituzioni dell’UE, agli stati membri, ai cittadini. Ciascuna
ha uno specifico compito tecnico, scientifico o amministrativo (sono attualmente una cinquantina).
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
L’economia globale e gli organismi economici internazionali
In Europa, ma non solo, sono numerose le «agenzie» e le «authority» che svolgono un azione di controllo e di
regolamentazione, spesso interferendo con l’azione delle assemblee elettive
Sono organismi tecnocratici che giustificano la loro attività come votata al servizio della collettività e libera dai
condizionamenti della «politica».
Spesso si tratta però di organismi che svolgono attività a favore di gruppi di pressione, non dei cittadini.
Un esempio è EFSA, European Safety Food Authority che ha sede a Parma
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