Economia & Finanza Pubblica
La deflazione
La deflazione è una riduzione del livello generale dei prezzi che si ripercuote sui ricavi delle
imprese. Il livello dei prezzi P si riduce di un tasso dP/P: quindi diventa P(1-dP/P). Riducendosi i
profitti le imprese tendono a risparmiare sul costo del lavoro (anche creando disoccupazione), a
ridurre la produzione e l’indebitamento La deflazione è conseguenza di una recessione con
diminuzione della domanda aggregata.
Nell’impostazione di Keynes nei periodi di crisi economica il risparmio ha effetti negativi in quanto
riduce la domanda aggregata e quindi la produzione e l’occupazione (il c.d. paradosso del
risparmio). In presenza di deflazione le imprese prima abbassano i prezzi e riducono i margini di
guadagno, poi riducono produzione, investimenti ed occupazione, aggravando il processo
deflazionistico.
La deflazione è sostenuta dalla mancanza di spesa da parte degli agenti economici. Può essere
contrastata, con difficoltà, attraverso la spesa pubblica in trasferimenti ed in investimenti e la
riduzione del peso delle imposte per aumentare il reddito disponibile.
Pigou sosteneva, contro Keynes, che una riduzione dei salari, determinando una diminuzione
della domanda globale avrebbe provocato una diminuzione dei prezzi, e quindi un aumento del
valore reale delle scorte monetarie reali (M/P, i.e. il potere d’acquisto del denaro risparmiato)
possedute dagli individui (il c.d. effetto Pigou), che avrebbe fatto aumentare la domanda.
In teoria se i prezzi dei beni diminuiscono, con la stessa quantità di moneta M le famiglie
potrebbero acquistare quantità maggiori di beni. Il potere di acquisto M/P diventa M/P(1-dP/P).
Così potrebbero aumentare la produzione e l’offerta. Secondo Pigou i consumi individuali
dipendono sia dal reddito individuale che dalla ricchezza (patrimonio).
Con la deflazione i creditori diventano più ricchi perché il valore reale dei loro crediti aumenta,
mentre i debitori diventano più poveri (il loro debito aumenta di valore).