Corso di Politica Economica – 2016/2017 Prof.ssa Cristina Brasili Laurea in SVIC IL PATTO DI STABILITÀ E CRESCITA E IL DEBITO PUBBLICO IN ITALIA Lussemburgo Irlanda Regno Unito Spagna Danimarca Finlandia Svezia Olanda Portogallo Francia Austria Germania Belgio Grecia Italia Debito/PIL nei paesi dell’UE - 2004 Unione europea- Debito/PIL - 2004 120 100 80 60 40 20 0 Francia Germania Olanda Portogallo Italia Grecia Regno Unito Lussemburgo Austria Irlanda Belgio Svezia Spagna Danimarca Finlandia Deficit-PIL nei paesi dell’UE - 2004 Unione europea- Deficit/PIL - 2004 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 -2,0 -3,0 -4,0 Il patto di stabilità e crescita Mantovani A., Mattarin L, Economia dell’integrazione europea, Il Mulino, Bologna 2008 (cap 5 pp. 163-200) • Il patto di stabilità e crescita fu firmato a Amsterdam nel 1997, come parte integrante di quello dell’Unione europea • I principi cardine del patto erano: – Rispettare un deficit pubblico vicino al pareggio o in surplus, nel medio termine. – Non superare il deficit annuale del 3% del PIL – Tranne nei casi di una recessione eccezionale e improvvisa (maggiore di 0,75% del PIL) • Le sanzioni previste per chi sfora il 3% – Preavviso di infrazione (early warning) e rientro nell’anno successivo – Deposito non remunerativo del 0,2% del PIL (più 0,1% per ogni percentuale in più di sforamento) Il patto di stabilità e crescita • Rischi – Il paese indebitato ha maggiori difficoltà a collocare il proprio debito (maggiori tassi di interesse) – Il rischio paese non dovrebbe contagiare gli altri paesi, anche perché alla BCE non è permesso salvare un paese prossimo alla bancarotta (no bail-out) • I problemi – I paesi non sono andati verso il pareggio del bilancio – Difficoltà di mantenere elevati saggi di sviluppo del PIL Il nuovo patto di stabilità Stabilito dal Consiglio europeo del marzo 2005 • Minore rigidità nel rispetto del 3% del deficit annuale – Minore crescita rispetto al potenziale o crescita negativa – Misure temporanee per riforme strutturali (effetti negativi di riforme, pensioni o sanità) – Rientro più flessibile e contrattato con le autorità europee • Prescrizioni di medio termine – Il rientro del deficit deve tenere presente l’andamento del ciclo economico e delle misure una tantum – Il rientro può essere dello 0,5% all’anno con un bilancio in pareggio fissato per il 2011 (per quasi tutti i paesi) Il nuovo patto di stabilità dopo la crisi 2008-2010 Proposto dal Consiglio dei ministri Ottobre 2010 • Maggiore rigidità nel rispetto del deficit e rientro dal debito pubblico • Sanzioni quasi immediate • One contentious question (among many) was the degree of “automaticity” in imposing sanctions on the spendthrift. The hawks wanted punishment to be inflicted more or less on the say-so of the European Commission, the EU's civil service; it should be a technical decision, unclouded by political considerations. Ministers could only block sanctions if they could muster a qualified majority (with votes weighted according to the size of countries) against it. • Prescrizioni di medio termine – Potenziare il sistema di sorveglianza dei bilanci – Definire procedure di valutazione ex ante – “Semestre europeo” di sorveglianza dei bilanci e sull’agenda economica di ciascun paese “Fiscal Compact” Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria (2 Marzo 2012) Obiettivo di medio periodo: • Regola del pareggio di bilancio, con uno scostamento dal deficit strutturale dello 0,5% del PIL • Il rientro del Debito prevede – una riduzione di un ventesimo all’anno (1/20) dello scostamento del rapporto Debito/Pil del Paese dal 60%. • E’ richiesta la regola del pareggio del bilancio a livello costituzionale • Il pareggio di bilancio è stato introdotto nella Costituzione il 20 Aprile 2012, con legge costituzionale n.1/2012 La finanza pubblica e il debito pubblico Dott.ssa Arianna Moschetti Da studiare Politica Economica e Macroeconomia Vittorio Valli e altri, paragrafi 7.6, 7.7, 7.8 (2010), Ed. Carocci La finanza pubblica e il debito pubblico Dott.ssa Arianna Moschetti Da pag 10 a pag 13 E da pag 21 a pag 45 Da leggere: Mantovani A., Mattarin L, Economia dell’integrazione europea, Il Mulino, Bologna 2008 (cap 5 pp. 163-200)