Stereotipi e pregiudizi - Università di Macerata

Stereotipi e pregiudizi
Un’economia della mente che diventa
un’avarizia del cuore
Dott.ssa Angela Maccarone
PhD Candidate Università di Macerata
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Le relazioni sociali
 Dimensione sociale della mente: funziona secondo
processi che risultano da costruzioni sociali e prodotti
culturali;
 Sé e identità: il confronto con l’altro aiuta a definire il sé e
l’identità dell’individuo, sia in una dimensione intima che
in relazione all’altro;
 La percezione di sé a partire dal gruppo: l’appartenenza
ad un gruppo e le caratteristiche che lo definiscono
rispetto ad altri gruppi, comportano una definizione
particolare della propria identità;
Identità sociale
 Consiste in una intersezione tra processi individuali e
dinamiche sociali, base della psicologia sociale stessa;
 La costruzione dell’identità sociale assume forza
particolare nell’analisi delle relazioni tra gruppi;
 Parte dell’immagine di sé che ciascuno ricava dalla
consapevolezza delle proprie appartenenze (Tajfel,
teoria dell’identità sociale, 1982)
 Autocategorizzazione: attribuire a se stessi delle
caratteristiche derivanti da sistemi di appartenenza;
La categorizzazione
 È un sistema di organizzazione e classificazione mentale
che può servire a:
 Raggruppare oggetti sconosciuti (concetti, idee, eventi,
persone…) all’interno di insiemi che possiedono
caratteristiche di equivalenza, con il rischio di perdere le
particolarità che descrivono le specificità di ogni oggetto
(accentuazione percettiva)
 Aiutare la costruzione sociale attraverso una semplificazione
del processo di valutazione di un oggetto, che avviene
attraverso sistemi interpretativi individuali e sociali;
Ingroup e Outgroup
 Ingroup: il senso di appartenenza ad un gruppo aumenta
l’autostima, i sentimenti positivi attribuiti al nostro Sé in
relazione ad un gruppo, sono estesi al gruppo stesso in senso
più generale;
 Outgroup: parallelamente il gruppo al quale non
apparteniamo tenderà ad essere definito attraverso giudizi
sfavorevoli;
 Bias: serie di “distorsioni” sistematiche del pensiero che nel
processo di valutazione dell’altro (l’outgroup è percepito
come un blocco unico privo di specificità individuali; cause
interne vs cause esterne del comportamento);
L’esperimento di Sherif
 La definizione di relazione interindividuale (si attivano le
bias rispetto all’esaltazione della propria appartenenza)
e relazione intergruppale operata da Tajfel nel 1978 ha
portato a ricerche empiriche volte all’analisi delle
relazioni tra gruppi e delle condizioni che favoriscono o
meno un conflitto tra essi;
 L’esperimento nei campi estivi di Sherif è volto
all’individuazione delle dinamiche che portano alla
formazione dell’identità sociale e delle dinamiche
relazionali tra gruppi (nascita e riduzione del conflitto);
Che cos’è lo stereotipo
 Dal greco stereòs (rigido) e tùpos (impronta), nasce ne
700 per indicare la riproduzione di immagini a stampa
per mezzo di forme fisse;
 La prima applicazione del termine in ambito psicologico
avviene in psichiatria per indicare comportamenti di tipo
ripetitivo ed ossessivo;
 Nel 1922 viene introdotto nelle scienze sociali grazie al
giornalista Lippmann, il quale lo utilizza per spiegare il
processo di formazione dell’opinione pubblica (immagini
mentali rigide, semplificazioni mentali derivanti da
sistema culturale e dirette alla comprensione della
realtà);
Caratteristiche dello stereotipo
 Con una accezione più generale si può definire lo
stereotipo come base dei processi mentali e del loro
modo di funzionare in riferimenti a oggetti anche non
sociali, con una valenza, quindi, sia positiva che
negativa;
 Più nello specifico con il termine stereotipo si indicano le
immagini relative a gruppi sociali (in particolare
negative), attraverso di esso si colgono le caratteristiche
negative di alcuni gruppi che si possono rilevare in
determinate situazioni (di solito minoranze);
Le variabili
 Esistono diverse variabili che ci aiutano a distinguere i vari
livelli dello stereotipo:
 La condivisione sociale: il livello in cui un’immagine sociale
viene condivisa da un gruppo sociale nei confronti di un
altro;
 Il livello di generalizzazione: la credenza che le
caratteristiche negative attribuite ad un gruppo siano
diffuse in maniera omogenea tra tutti i membri;
 Il livello di rigidità: più profondamente saranno radicati nella
cultura di un gruppo più difficilmente risulteranno
modificabili;
La definizione dello stereotipo
 In generale può essere definito come l’insieme delle
caratteristiche che vengono attribuite ad una certa
categoria di oggetti;
 Nel campo delle scienze sociali viene inteso, sulla base
delle variabili prima descritte, come un insieme coerente
e mediamente rigido di credenze (negative) che un
gruppo condivide rispetto ad un altro gruppo o
categoria sociale;
Dallo stereotipo al pregiudizio
 Spesso nel linguaggio comune le parole stereotipo,
pregiudizio e discriminazione vengono usate in frasi e
contesti con l’idea che siano interscambiabili, in realtà
hanno significati profondamente diversi:
 Il pregiudizio consiste nella tendenza a vedere in modo
sfavorevole le persone appartenenti a gruppi diversi dai
nostri, configurandosi come atteggiamento comprensivo di
tutte e tre le sue dimensioni (cognitiva, affettiva e
comportamentale);
 In questo senso lo stereotipo corrisponderà alla dimensione
cognitiva e la discriminazione a quella comportamentale;
Le cause del pregiudizio
 Sociobiologia dell’etnocentrismo: l’individuo ha sviluppato nel
corso del tempo similarità non solo nei tratti somatici ma anche
nelle dimensioni neurofisiologiche del comportamento, che lo
portano necessariamente a percepire in maniera favorevole i suoi
simili e sfavorevole gli altri;
 Teoria comportamentista: i comportamenti ostili nei confronti del
“diverso” derivano da una loro associazione ad una ricompensa,
dove un ruolo fondamentale è giocato dall’ambiente e dai
processi di socializzazione che hanno caratterizzato la vita
dell’individuo;
 Teoria psicoanalitica: l’aggressività nei confronti del più debole
deriva dalla proiezione nell’altro delle nostre debolezze e dei nostri
fallimenti (paura del diverso – xenofobia);
L’approccio cognitivo
 Secondo un’ottica cognitiva il pregiudizio consiste
sostanzialmente in uno strumento di semplificazione dei
nostri processi di conoscenza;
 La costruzione di un gruppo sociale porta alla percezione
dello stesso come un insieme omogeneo che possiede una
serie di caratteristiche identiche per tutti (aspettative circa
l’appartenenza etnica o religiosa) – pre-giudizio;
 Gli stereotipi secondo questa prospettiva, sono rigidi e
resistenti al cambiamento, portando l’individuo a
evidenziare i tratti dell’altro che confermano lo stereotipo e
a sottovalutare quelli che lo smentiscono
(autoavveramento);
Il pre-giudizio
 È un giudizio precedente all’esperienza, di solito si pensa
sia errato, ma non necessariamente non trova
corrispondenza nella realtà;
 Gli errori che un individuo può commettere possono
dipendere da fattori tipici del genere umano (errori
cognitivi), da fattori individuali (esperienza soggettiva,
tratti di personalità, processi di socializzazione), da fattori
sociali (interazione fra gli uomini, linguaggio) o da
tradizioni e false teorie del passato;
L’importanza del linguaggio
 Le parole che usiamo per definire un gruppo hanno un
ruolo fondamentale nella strutturazione dei processi
psicologici e di pensiero;
 Il pregiudizio può essere inteso anche come pratica
discorsiva utilizzata in un contesto di relazioni sociali, in
cui diventa importante l’attenzione sulle partiche di
diffusione e trasmissione dei “repertori interpretativi”;
 La costruzione e riproduzione di tali strumenti vede come
centrale il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa,
luogo principale in cui si struttura il discorso sociale;
Pregiudizio e comunicazione
 Attraverso il linguaggio il pregiudizio diventa elemento
condiviso all’interno di una società, assumendo le
caratteristiche proprie della quotidianità di ognuno;
 In questo modo sarà maggiormente sedimentato a livello
culturale e, quindi, più difficile da modificare;
 Ad esempio linguaggio sessista in riferimento al genere o
linguaggio generale vs specifico riguardo le relazioni tra
gruppi di etnie differenti;
Le due dimensioni del pregiudizio
 Rispetto a quanto detto fin ora, possiamo individuare
due dimensioni del pregiudizio, una generale e una più
specifica:
 Il pregiudizio è un giudizio precedente all’esperienza o che
avviene in assenza di dati empirici;
 Nello specifico la psicologia sociale lo studia in quanto
tendenza a considerare in modo ingiustificatamente
sfavorevole le persone che appartengono ad un
determinato gruppo sociale;
 L’attenzione si pone anche sulla possibilità che ha il
pregiudizio di guidare un’azione;
Categorie e pregiudizi
 Riuscite ad indicare uno stereotipo ed un pregiudizio per
ognuna delle seguenti appartenenze?
 Etnia o religione
 Genere
 Orientamento sessuale
 http://www.youtube.com/watch?v=xHpeSndZyV0
Vari livelli di pregiudizio
 Esistono diversi livelli di radicamento del pregiudizio a
seguito dell’esperienza soggettiva e dello stato di
consapevolezza dell’individuo;
 Pettigre e Meertens nel 1995 individuano:
 Pregiudizio manifesto: ostilità mostrata in maniera diretta;
 Pregiudizio latente: forma più subdola, il pregiudizio si
esprime in maniera indiretta e in forme apparentemente più
in linea con i valori della società cui si appartiene, con
l’obiettivo di mantenere un’immagine positiva di sé (cfr
diverse forme di razzismo individuate da McConahay et al.);
Il contatto intergruppi
 Uno dei quesiti principali a cui la psicologia sociale tenta di
rispondere è che cosa succede quando due gruppi o due individui
con forti caratteristiche di appartenenza si incontrano?
1. L’incontro può aiutare a conoscersi e quindi a superare i
pregiudizi;
2. L’incontro può aumentare la dicotomia accentuando
pregiudizi e differenze inasprendo la conflittualità
 Allport individua delle “condizioni” che possono favorire l’esito
positivo dell’incontro, come un’interazione costante, la
cooperazione per un obiettivo comune o un clima istituzionale
incoraggiante;
Le strategie di miglioramento
 L’incontro tra due gruppi può essere aiutato verso un esito positivo
grazie ad alcune strategie:
 De-categorizzazione (personalizzazione): evidenziare le caratteristiche
individuali al fine di abbassare il livello di appartenenza;
 Ri-categorizzazione (modello dell’ingroup comune): ridefinire
l’appartenenza degli individui nell’ottica di un insieme più grande che li
includa tutti;
 Sub-categorizzazione: individuare sotto-gruppi all’interno dell’outgroup
con l’obiettivo di ottenere sotto insiemi più o meno corrispondenti agli
stereotipi iniziali e, quindi, più o meno distanti da sé;
 L’obiettivo comune è quello di ridefinire i confini categoriali che
definiscono le appartenenze; le ricerche hanno dimostrato una
funzionalità di queste strategie nell’immediatezza, ma una difficoltà
per la stabilizzazione ed estensione dei risultati;
Mutua differenziazione tra gruppi
 Tecnica che tenta di risolvere i problemi legati al
riconoscimento dell’outgroup a lungo termine attraverso
l’esaltazione della legittimazione dell’esistenza di
entrambi i gruppi e delle caratteristiche di “superiorità”
che li contraddistinguono; in questo modo si cerca di
fondare l’identificazione con il proprio gruppo e
l’atteggiamento che ne deriva non necessariamente su
sentimenti sfavorevoli nei confronti dell’altro;
Categorizzazione incrociata
 Seconda strategia che prevede l’esaltazione della
molteplicità dell’identità sociale: ogni individuo può
appartenere a diverse categorie, quindi a diversi gruppi;
l’identità sociale che ne deriva non è caratterizzata da
dimensioni permanenti, ma mutabili in relazione al luogo
e al tempo in cui si presenta;
Incontri positivi
 L’incontro tra due gruppi non può essere esclusivamente
teatro di conflitti e incomprensioni, fatti che dobbiamo
considerare come eventualità importanti e facenti parte
della relazione, ma esiste anche una dimensione positiva
che consiste nella conoscenza e nell’arricchimento
reciproco, attraverso un processo di continua
negoziazione e a discapito della percezione statica e
conservativa che possiamo avere in determinate
situazioni;
Multiculturalismo
 Nella fase storica attuale l’incontro fra culture è stato
analizzato da un punto di vista prevalente tra gli studiosi che
è quello del multiculturalismo;
 Secondo questo modello nelle diverse società si ritrovano a
convivere gruppi culturali differenti, ognuno dei quali deve
impegnarsi a riconoscere l’altro anche in virtù delle
differenze che definiscono l’appartenenza, attraverso
sistemi di regole più o meno istituzionali;
 In questa condizione viene piano piano a mancare la
sensazione di minaccia da parte dell’altro;
 Metafora della salad bowl: insieme di realtà diverse,
mescolate tra loro, ma sempre distinte e riconoscibili;
Interculturalismo
 Una delle critiche mosse al multiculturalismo, consiste
nella separazione che continua a definire confini netti tra
diverse culture, che convivono, si tollerano, ma non sono
contaminate;
 La prospettiva interculturalista, invece, prevede
un’innovazione culturale, consiste in una continua
negoziazione di attribuzioni di nuovi significati e in una
costruzione di una nuova identità sociale in linea con le
trasformazioni culturali;
L’acculturazione di Berry
 Con il termine acculturazione si intende il processo
attraverso cui modi di pensiero e di azione degli individui
cambiano a seguito dell’incontro con altre culture;
 Berry nel 1990 individua quattro diversi scenari che
possono accadere nel momento in cui un individuo
tenta di ricostruire la propria dimensione in un contesto
culturale differente da quello da cui proviene,
Valore assegnato al mantenimento dell’identità
culturale
Valore assegnato alle
alto
relazioni con altri gruppi
basso
alto
INTEGRAZIONE
ASSIMILAZIONE
basso
SEPARAZIONE
MARGINALIZZAZIONE
I possibili scenari dell’acculturazione
 INTEGRAZIONE: ad un alto interesse per il mantenimento della propria
identità, corrisponde un alto riconoscimento del valore delle relazioni;
l’integrazione avviene pur mantenendo le proprie tradizioni;
 ASSIMILAZIONE: in presenza di un alto valore assegnato alle relazioni e
ad un basso valore dato alla propria identità, si perdono le proprie
tradizioni per entrare integralmente a far parte della nuova cultura;
 MARGINALIZZAZIONE: bassa importanza alla propria identità e basso
valore dato alle relazioni, comporta il rifiuto di entrambe le culture e
squilibri a livello sociale e di benessere;
 SEPARAZIONE: basso livello di appartenenza alla propria cultura e alto
valore delle relazioni, implica una separazione tra le due culture,
sentendosi appartenenti ad entrambi i gruppi;