Storia contemporanea

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Il conflitto sociale
.
• Inizialmente, e fino agli anni 30 dell’800 in
qualche modo e nell’Europa continentale- si può
ancora parlare di un’alleanza borghesiaproletariato. Il conflitto è ancora tra il
feudalesimo in piena decadenza, ma non ancora
completamente distrutto, perché i suoi esponenti
controllano ancora la proprietà della terra e le leve
del potere politico, e la società industriale che
sta sorgendo è in solo parte formata,
• Lo sviluppo del sistema industriale, la
liberalizzazione economica e politica- parlamenti
elettivi, suffragio per censo, costituzioni e
monarchie costituzionali, da parte, il
peggioramento relativo delle condizioni dei
lavoratori industriali, sempre più proletari, ed
esclusi dai diritti politici rompono l’alleanza.
• Il conflitto sociale assume forme diverse col
passare dei decenni, entrano nuovi soggetti,
ma dal 1848 fino alla prima guerra
mondiale alla base c’è il conflitto
capitalisti- proletariato, o meglio capitalelavoro.
Engels, La condizione della classe
operaia in Inghilterra, 1844
• Il sistema di fabbrica è largamente diffuso,
soprattutto nel tessile. Nei cotonifici le macchine
hanno determinato il ricorso alla manodopera
femminile, e s’impiegano largamente bambini, e
soprattutto bambine.
• Nell’abbigliamento
ancora di più, sartorie,
modisterie, anche nella fabbricazione di calze,
pizzi.
• Le donne sono soprattutto nubili
Engels, La condizione della classe
operaia in Inghilterra, 1844
• In generale il lavoro precoce rovina il fisico a
maschi e femmine: rachitismo, deviazioni della
colonna vertebrale e dell’ossatura e muscolatura delle
gambe, soprattutto per coloro che trasportano pesi, in
miniera, o nelle officine metallurgiche, nelle vetrerie.
• Particolarmente dure le condizioni di coloro che
lavorano in miniera.
• Nel 1841 circa 6.000 donne e ragazze lavorano nel
sottosuolo e alle bocche in tutti i tipi di miniere.
Engels, La condizione della classe
operaia in Inghilterra, 1844
• L’istruzione è poco curata, e del resto i
bambini frequentano la scuola per poco
tempo, e talvolta mentre già lavorano.
• La miseria, la fatica, la scarsa
alimentazione, e la scarsa igiene, e le cattive
condizioni degli slums operai provocano
malattie
respiratorie,
gastrointestinali,
epidemie di tifo.
Gli slums
• Fuori dalle maggiori città si sviluppano
alcuni centri fino ad allora minori come
Birmingham Lededs, in Inghilterra, Prato la
stessa Pisa, Monza, alcune Valli Alpine, la
Val Mosso per esempio.
• Ma molte attività industriali, in particolare
la meccanica e la cantieristica si
concentrano nelle città e nei porti maggiori.
• A Londra, a Liverpool, come a Milano e
Torino i lavoratori vivono nelle aree più
degradate del centro- Londra East End-, in
case mal messe, e soprattutto ammassati in
pochi metri quadri. Oppure nell’immediata
periferia in case tirate su alla svelta proprio
per affittarle ai lavoratori immigrati.
• Alcune aziende costruiscono case operaie,
in genere grandi condomini con
Gli slums
• A Londra, a Liverpool, come a Milano e Torino i
lavoratori vivono nelle aree più degradate del
centro- Londra East End-, in case mal messe, e
soprattutto ammassati in pochi metri quadri.
Oppure nell’immediata periferia in case tirate su
alla svelta proprio per affittarle ai lavoratori
immigrati.
• Alcune aziende costruiscono case operaie,
con appartamenti di 3/4 stanze : cucina,
camera dei genitori, camera dei figli e
l’orto- a partire da metà 800- cartiera della
Lima.1851 Saltaire in Inghilterra
• Una forma di paternalismo aziendale anche
se si richiama all’esperienze del socialista
inglese Robert Owen
Robert-Owen New Lanark
Dal 18008 al 1825 nella sua fabbrica di
New Lanark, in Scozia, pratica un
esperimento cooperativo:
– Con redistribuzione dei profitti
– Case, mense , asili e scuole.
– Divisione del lavoro domestico
New Lanark
Saltaire
Costruita dall’industrial laniero
Titus Salt nel 1851-1853
nell’West Yorkshire
• Ancora Engels i medici lamentano i
frequenti aborti e parti prematuri delle
lavoratrici. Lamentano che entrate in
fabbrica o in laboratorio piccolissime non
conoscono alcun lavoro femminile, non
sanno cucinare, pulire la casa.
La lavoratrice
Uomini e donne si presentano diversamente
sul mercato del lavoro perché agiscono in
una società caratterizzata da quello che è
stato definito patriarcato liberale, in cui
all’individuo maschio è stato riconosciuta la
piena dignità di depositario di diritti
inalienabili, e gli stessi diritti non sono stati
riconosciuti alle donne
La lavoratrice
• Il ruolo economico e sociale delle donne è
sempre più esteso ed evidente. Infatti:
• la società industriale trascina le donne fuori
di casa, addirittura lontano dai loro luoghi
d’origine (inurbamento, emigrazione)
• Ma mentre il lavoro dà valore all’uomo, non
lo dà alla donna.
La lavoratrice
• Le donne continuano ad essere sottoposte
all’autorità e al controllo maschile, mentre su di
loro grava la cura della casa e della famiglia.
• Questo è un impegno che proprio in quegli anni si
fa più complesso, per la maggiore importanza che
la società borghese attribuisce alla cura della casa
e dei figli.
• Mentre si fa più netta la separazione tra luoghi
extradomestici deputati alla produzione e al
consumo.
La lavoratrice
• La lavoratrice subisce la trasformazioni del modo
di lavorare sotto due aspetti:
• come fornitrice di forza-lavoro propria, e come
riproduttrice/curatrice/accuditrice/educatrice della
nuova forza-lavoro.
• La doppia presenza, il ruolo familiare della donna
influiscono notevolmente sulla sua collocazione
nel mondo del lavoro, e sul discorso che
riformatori e filantropi, rivoluzionari e
sindacalisti, medici ed igienisti, governanti fanno
sulla donna lavoratrice
Mestieri da donna
• Quali sono “i mestieri da donna?
• Variano abbastanza nell’800 e nel 900.
• Comunque per molto tempo devono rispondere ad
almeno uno di questi requisiti:
• 1) essere un’estensione del classico ruolo
familiare, come la domestica, come l’ostetrica e
l’insegnante. Più avanti segretarie, infermiere,
medici- la prima “professione” consentita alla
donne.
Mestieri da donna
• 2) non richiedere un grosso investimento
d’istruzione ( non a caso si manda se si può le
bambine in fabbrica prima dei maschi), tanto le
ragazze poi si sposeranno.
• 3) Corrispondere alle doti femminili di precisione,
pazienza, adattabilità, tolleranza, vale a dire essere
noioso ripetitivo, poco creativo.
• Può essere faticoso.
Disparità salariale
• Gli industriali assumono le donne perché sono più
abituate ad obbedire, e più responsabili nei
confronti della famiglia.
• Gli industriali impiegano le donne perché le si può
pagare meno.
• Perché le si paga di meno?
• Le donne lavorano in settori determinati e per
determinate funzioni (segregazione professionale).
Disparità salariale
• Le donne che lavorano sono, in maggioranza,
molto giovani.
• Le famiglie non investono sul lavoro delle figlie.
• Ma, soprattutto, è universalmente accettato un
salario minore, dalle donne e dalle loro famiglie,
perché è socialmente “obbligatorio” che le donne
siano retribuite meno degli uomini, stante
l’indiscussa ed indiscutibile supremazia di questi
ultimi.
Segregazione professionale
• Dove lavorano le donne?
• Grandi manifatture tessili, Fabbriche di
fiammiferi, manifatture tabacco, industria
alimentare.
• Le donne vengono relegate ai livelli più
bassi come “generiche” anche se talvolta
sono maestre ( tessile).
Segregazione professionale
• Il lavoro femminile è di per se stesso, in quanto
femminile, generico, legato fisicità e alle doti
naturali fisiche e psichiche delle donne.
• E così avviene anche nel terziario.
• Nel commercio sono commesse.
• Maestre nell’istruzione.
• E poi medici e professoresse.
• Segretarie e dattilografe
Le lavoratrici
• C’è chi ritiene il lavoro fuori casa inadatto alle
donne, in generale per considerazioni morali,
mentre si affacciano le prime preoccupazioni per
la salute della discendenza.
• In realtà ancora per molti decenni del XIX secolo
la maggioranza della forza-lavoro femminile era
costituita da ragazze sotto i 25 anni. E nella
maggior parte dei paesi industrializzati
dell’occidente, il servizio domestico superava il
lavoro tessile come impiego femminile
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