Dopo l’ingegnoso inganno del cavallo e la distruzione di Troia,Odisseo ed i suoi compagni si apprestano a tornare nella loro patria, Itaca. La prima tappa del viaggio di Odisseo e dei suoi compagni è la terra dei Lotofagi, mangiatori di loto,un frutto che, se ingerito, induce l’oblio, la dimenticanza della patria e degli affetti. Il ciclope Polifemo imprigiona Odisseo ed i suoi compagni. L’eroe affronta e acceca il gigante, figlio di Poseidone, provocando le ire di quest’ultimo ma riuscendo ugualmente a trovare scampo in mare insieme ai suoi. Alcune scoperte scientifiche fanno ipotizzare che la leggenda di Polifemo sia scaturita dal ritrovamento in Sicilia di teschi che presentano una cavità centrale. L’esame di tali reperti ha rivelato che il foro in realtà corrispondeva al setto nasale di piccoli elefanti che all’epoca abitavano l’isola. Inconsapevole dell'ira di Poseidone, Eolo, dio dei venti, ospita Ulisse ed i suoi compagni. Al momento della partenza dona loro un otre contenente i venti contrari. Dal dio dei venti Eolo hanno preso nome alcune isole del mar Tirreno, le isole Eolie. Non lontano da Itaca i compagni,all’ insaputa di Odisseo, aprono l’otre regalato da Eolo pensando di trovare al suo interno un tesoro. Dall’otre escono i venti che spingono le navi verso il paese dei Lestrigoni, popolo cannibale che distrugge tutte le navi tranne quella di Odisseo. Arrivati nell'isola di Eea la maga Circe trasforma alcuni compagni di Odisseo in porci. Odisseo grazie alla sua astuzia riesce ad evitare questa sorte. Giunto nel paese dei Cimmerii, una terra ai confini dell'oceano dove il sole non appare mai, Odisseo chiede di parlare con l'anima di Tiresia, un veggente tebano. Per risvegliare la sua anima e interrogarlo sul suo futuro, Odisseo deve sacrificare degli animali e scendere nell’Ade. Qui incontra anime di persone defunte a lui care come la madre Anticlea e alcuni compagni caduti durante la guerra di Troia. Spinto dal suo innato desiderio di conoscere, Odisseo si fa legare all’ albero maestro della nave per ascoltare il canto ammaliatore delle sirene senza rimanerne sedotto. Invita i suoi compagni invece a mettere della cera nelle orecchie per evitare che subiscano il fascino di tale melodia che solitamente induce i naviganti ad abbandonare le proprie navi. Giunto presso lo stretto di Messina, Odisseo, si trova di fronte a due mostri marini, Scilla e Cariddi. Scilla era una splendida ninfa che, trasformata da Circe per gelosia in mostro, si era nascosta in una spelonca dello stretto di Messina. Sul lato opposto si trovava Cariddi, mitico gorgo che succhiava l’acqua del mare e la risputava tre volte al giorno con tale violenza da far naufragare le navi di passaggio. Odisseo, dovendo attraversare lo stretto, preferisce avvicinarsi a Scilla. La sua nave però viene attratta dal gorgo di Cariddi. L’eroe per salvarsi si aggrappa ad un tronco. Nell' isola di Trinacria pascolano le mandrie del Sole. Incuranti del divieto di Odisseo, i compagni mangiano le loro carni prelibate provocando l'ira del dio. L'isola di Ogigia è un paradiso in terra abitato dalla bellissima ninfa Calipso. Questa, innamoratasi dell'astuto Odisseo lo costringe a rimanere con lei per alcuni anni fin quando, per volere di Zeus, non lo lascerà tornare in patria. Ormai solo e disperato giunge con la sua zattera nell'isola di Scheria terra dei Feaci,qui incontra Nausicaa e Alcinoo,re di questo popolo ospitale. Durante la cena nel palazzo reale, Demodoco, un aedo proveniente da Troia,racconta l'inganno del cavallo. Odisseo si rivela e racconta le sue peripezie. Alcinoo commosso si offre di aiutare l'eroe che finalmente potrà “baciare la sua petrosa Itaca”. Odisseo torna ad Itaca e, assunto l’aspetto di un mendicante, partecipa ad una gara di tiro con l’arco durante la quale sconfigge i Proci. Si vendica di loro e di tutti coloro che gli sono stati infedeli. Si presenta alla moglie Penelope che lo sottopone a un’ ulteriore prova per sincerarsi della sua identità. Ormai sicura Penelope si ricongiunge al marito.