MARX
(critica del metodo speculativo hegeliano)
prof. Michele de Pasquale
“Ti rallegrerai di fare la conoscenza di un uomo che
fa ora parte dei nostri amici… Mi ha fatto una
considerevole impressione… preparati a
conoscere il più grande e forse il solo vero filosofo
vivente. Tra breve, quando sarà noto al pubblico,
attirerà su di sé gli sguardi di tutta la Germania. Il
dottor Marx, questo è il nome del mio idolo, è
ancora giovanissimo. Egli darà il colpo di grazia
alla religione e alla filosofia medievali; egli unisce
in sé lo spirito più mordace con la più profonda
serietà filosofica: immaginati Rousseau, Voltaire,
Holbach, Lessing, Heine e Hegel fusi in una sola
persona, dico fusi e non già gettati in un unico
sacco ... ecco il dottor Marx"
(Moses Hess, 1841)
“I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il
mondo; si tratta però di trasformarlo”
(Marx, Tesi du Feuerbach)
sin dalla tesi di laurea, al centro degli interessi di Marx è il
rapporto tra la filosofia e il mondo, tra la comprensione
della realtà e la sua trasformazione
questo interesse pratico della filosofia si sostanzia nella
critica a cui la filosofia sottopone il reale:
si consideri i rapporti di Marx con la sinistra hegeliana, la quale va
privilegiando gli interessi filosofico-politici a partire dal presupposto
di una interpretazione di Hegel che enfatizza il divario tra realtà e
razionalità e di conseguenza l’esigenza di una critica dell’esistente
in luogo della sua spiegazione in termini razionali
“Se io, dalle mele, pere, fragole, mandorle - reali - mi formo la
rappresentazione generale «frutto», se vado oltre e immagino che il
«frutto» - la mia rappresentazione astratta, ricavata dalle frutta reali sia un'essenza esistente fuori di me, sia anzi l'essenza vera della
pera, della mela, ecc., io dichiaro - con espressione speculativa - che
«il frutto» è la «sostanza» della pera, della mela, della mandorla ecc.
Io dico quindi che per la pera non è essenziale essere pera, che per
la mela non è essenziale essere mela. L'essenziale, in queste cose,
non sarebbe la loro esistenza reale, sensibilmente intuibile, ma
l'essenza che io ho astratto da esse e ad esse ho attribuito. [...]
(L'hegeliano) vede nella mela la stessa cosa che nella pera, e nella pera
la stessa cosa che nella mandorla, cioè «il frutto». Le particolari
frutta reali non valgono piú che come frutta parventi, la cui vera
essenza è «la sostanza». [...] Questo avviene, risponde il filosofo
speculativo, perché «il frutto» non è un'essenza morta, indistinta,
immobile, ma un'essenza vivente, auto-distinguentesi, in moto... %
Le diverse frutta profane sono estrinsecazioni vitali diverse
dell'«unico frutto», sono cristallizzazioni che «il frutto» stesso
forma. Il filosofo... ha compiuto un miracolo, ha prodotto
dall'essere intellettuale irreale «il frutto», gli esseri naturali
reali, la mela, la pera, ecc.; cioè, dal suo proprio intelletto
astratto - che egli si rappresenta come un soggetto assoluto
esistente fuori di sé - ... ha creato queste frutta... [...]
Se si muove dalle dottrine del materialismo sulla bontà originaria
degli uomini e sulla loro eguale capacità intellettuale,
sull'onnipotenza dell'esperienza, dell'abitudine,
dell'educazione, sull'influsso delle circostanze esterne
sull'uomo, sulla grande importanza dell'industria, sul diritto al
godimento, ecc., non occorre una grande acutezza per
cogliere la connessione necessaria del materialismo con il
comunismo e il socialismo.”
(Marx, La sacra famiglia)
nella Critica della filosofia hegeliana del diritto
pubblico (1843) Marx critica il procedimento
hegeliano di spiegazione dello stato
Hegel intende spiegare la natura dello Stato, le
sue articolazioni interne, i rapporti con la società
civile come una deduzione delle realtà particolari
da un principio assoluto (Idea)
compie un’inversione di soggetto (trasforma l’Idea in
soggetto) e predicato (fa dei soggetti reali - famiglia,
società civile, stato - momenti obiettivi dell’Idea)
Hegel non fornisce categorie d’indagine di una realtà
determinata, ma riempie di contenuti determinati le
categorie della sua logica
Marx sviluppa questa critica in due direzioni:
l’inversione
concettuale di Hegel
preclude la possibilità
di comprensione della
realtà che non viene
indagata ma
volatilizzata in astratti
pensieri:
la costruzione
hegeliana è vuota di
contenuti
poichè il procedimento
hegeliano deduce
l’esistenza empirica più
immediata dall’Idea, viene
a legittimarsi come
razionale, universale,
necessario l’esistente così
com’è:
ad esempio sono
legittimate le istituzioni
dello stato prussiano anche
quelle chiaramente feudali
Marx accetta dalla riflessione hegeliana la scissione tra
privato e pubblico come caratteristica dello stato
moderno:
la separazione tra l’individuo in quanto portatore di
interessi privati e l’individuo in quanto membro di una
comunità politica; l’opposizione tra società civile e
società politica
non condivide, però, il fatto che Hegel faccia superare
(= mediazione) questa opposizione in istituti che in
realtà non mediano perchè, secondo Marx,
trasferiscono gli interessi privati nella sfera politica
la soluzione individuata da Marx è in un orientamento
politico democratico:
solo con una partecipazione più generalizzata al
potere legislativo si può realizzare la tendenza
della società civile a trasformarsi in società
politica
una critica veramente filosofica - al contrario del
procedimento hegeliano che trasforma le contraddizioni
reali in contraddizioni logiche - deve muovere dalle
contraddizioni reali e spiegarle:
partire dal soggetto reale per studiarne le
produzioni storico-sociali