G.W.F. Hegel
I caposaldi del pensiero
hegeliano. La realtà come
Spirito infinito
1. La realtà è Spirito
infinito
L’idealismo hegeliano
• Nella Fenomenologia Hegel afferma che la
realtà non va intesa come “sostanza”
bensì come “soggetto”:
 Non è sostanza: non è cioè essere, qualcosa
di già dato e immobile, stabile perché in sé
compiuto.
 Ma è soggetto, ovvero: Spirito, pensiero,
razionalità e perciò: attività, processo,
posizione di sé.
Hegel e i predecessori
Hegel riconosce che si tratta di una
consapevolezza acquisita di
recente, a partire da Kant e grazie
ai ripensamenti degli idealisti.
Egli avverte però la necessità di
andare oltre Fichte e Schelling.
Contro Fichte
• Secondo Fichte, l’Io oppone a sé un nonIo che cerca poi di superare, in un
processo infinito.
• Per Hegel si tratta di un modo “cattivo” (o
falso) di concepire l’infinito, in quanto:
 è un processo irrisolto in cui l’Io rimane
sempre distinto dal non-Io, l’essere dal dover
essere;
 L’Io fichtiano è perciò costantemente finito.
Contro Schelling
• Schelling sembra fare un passo avanti,
perché concepisce l’Assoluto come
identità di Io e non-Io, Spirito e Natura.
• Per Hegel tale identità è “vuota e
artificiosa”,
 annullando nell’Assoluto ogni differenza tra
soggetto e oggetto non è più in grado di
giustificarne l’esistenza.
 E’ “la notte in cui tutte le vacche sono nere”.
Oltre Fichte
• Lo Spirito è un’infinita attività che si
autopone, generando la propria
determinazione (il finito):
• ma questa determinazione viene
oltrepassata in atto (e non in modo
potenziale, al termine di un processo che
non ha fine).
• Oltre Fichte, Hegel teorizza il reale
superamento (Aufhebung) del finito.
In altri termini
• Lo spirito è infinità positività che si nega
determinandosi e rendendosi finito
(“omnis determinatio est negatio”)
• ma che riacquista la propria positività
mediante la negazione della negazione
propria del finito.
• Il processo conduce ad una positività “più
ricca” in quanto “mediata” attraverso la
negazione.
Idealità del Finito
• Ciò significa che per Hegel il finito non ha
alcuna realtà a sé, separata dall’infinito:
• il finito ha una esistenza “ideale” ossia
astratta e irreale: non esiste se non come
determinazione provvisoria dell’unico
Spirito infinito.
• Hegel propone una forma di panteismo.
Oltre Schelling
• Anche per Hegel l’Assoluto è unità di
Spirito e Natura
 ma non una unità già data, l’identità che
assorbe e nullifica in sé ogni molteplice, bensì
l’unità che si fa attraverso il molteplice.
 Non è una unità morta, statica, ma un’unità
dinamica: è l’unità del processo in cui ogni
determinazione è posta e superata.
Il bocciolo dispare nella fioritura e si potrebbe dire che
quello vien confutato da questa; similmente, all’apparire del
frutto, il fiore vien dichiarato una falsa esistenza della
pianta, e il frutto subentra al posto del fiore come sua nuova
verità. Tali forme non solo si distinguono, ma ciascuna di
esse dilegua anche sotto la spinta dell’altra perché esse sono
reciprocamente incompatibili. Ma in pari tempo la loro
mobile natura le eleva a momenti dell’unità
organica, nella quale non solo non si respingono, ma sono
anzi necessarie l’una non meno dell’altra e questa egual
necessità costituisce ora la vita dell’intero.
Fenomenologia dello Spirito
L’esempio della pianta
• La pianta si determina in una serie di fasi
di sviluppo (è bocciolo, poi fiore e frutto).
• Ogni determinazione deve essere
superata: ciascuna è negazione ma
anche inveramento della precedente.
• La pianta non coincide con nessuna
determinazione, ma è l’unità di quel
processo, è la vita che passa da una
determinazione all’altra.
Attraverso il finito
• Se è vero che il finito non esiste al di fuori
dell’infinito, ma né una determinazione
provvisoria,
• è vero anche l’infinito non si realizza se
non attraverso il finito che è ad esso
indispensabile.
• Dio non è fuori del mondo e accanto al
mondo, ma è il processo del mondo.
Il movimento
dell’Assoluto
Come la pianta, l’Assoluto è una
attività che si autopone,
determinandosi in una serie di
momenti successivi, ciascuno dei
quali costituisce la negazione e
l’inveramento del precedente.
Riflessione
• Non si tratta di un processo rettilineo, ma
circolare che Hegel chiama “il movimento
del riflettersi in se stesso”.
• Lo Spirito infatti è logos, pensiero che ha
per oggetto se stesso: è un movimento
che parte da sé per arrivare a sé.
• In questo processo sono distinguibili tre
momenti.
I tre “momenti”
1. L’Assoluto, nella sua immediatezza, è
potenzialità di conoscersi e in quanto tale
è detto Idea (o Idea in sé).
2. La conoscenza implica una “riflessione”:
l’Idea deve negarsi, uscire da sé e
diventare Natura (Idea fuori di sé).
3. Attraverso tale “estraniazione” l’Idea si
conosce, ritorna a sé, è Spirito (in senso
stretto, o Idea in sé e per sé).
Assoluto
Soggettivo
Oggettivo
Spirito
Organica
Concetto
Essere
Essenza
Meccanica
Natura
Idea
Assoluto
Fisica
La Filosofia
• La divisione della filosofia, rispecchia
questo ritmo triadico:
1. L’Idea in sé (=Idea in senso stretto) è
studiata dalla Logica.
2. L’Idea fuori di sé (=Natura) è oggetto della
Filosofia della Natura.
3. L’Idea in sé e per sé (=Spirito in senso
stretto) è argomento Filosofia dello Spirito.
Il “panlogismo”
In Hegel l’idealismo raggiunge il
suo culmine: la realtà si identifica
totalmente con il pensiero e la
razionalità.
Tutto ciò che è razionale è reale e
tutto ciò che è reale è razionale.
Lineamenti di filosofia del diritto
Il reale è razionale
• Non significa che ogni cosa sia accessibile
alla ragione, bensì determinazione di
pensiero, un momento dello sviluppo
razionale e necessario dell’Assoluto.
• Nulla è al di fuori dello Spirito, pertanto,
nulla accade senza una ragione, tutto
ciò che avviene è, in questo senso,
razionalmente giustificato.
Il razionale è reale
• Non c’è separazione tra il dover essere e
l’essere: ciò che deve essere è.
• “L’ldea non è impotente”, la razionalità non
è relegata al campo delle astrazioni, ma
ha la forza di realizzarsi.
• Questa convinzione, per Hegel, non
esprime altra cosa che la fede nella
Provvidenza.
Compito della filosofia
• Il filosofo deve rinunciare alla pretesa di
indicare come la realtà dovrebbe essere,
perché essa è già come e necessario che
sia.
• La verità è già data: il compito della
filosofia è mostrare la razionalità di ciò
che esiste (funzione giustificatrice).