Il sostegno psicologico ai familiari del paziente oncologico Dott.ssa Roberta Girelli Psicologa Psicoterapeuta Il malato oncologico: perché il supporto psicologico? Sia il momento della diagnosi ( vissuto come un trauma) che le successive fasi di terapia attivano nel paziente profonde reazioni emotive e intense angosce di solitudine. Il cancro si configura come una vera e propria patologia della crisi, che espone il paziente a drastici cambiamenti nello stile di vita personale e relazionale, e soprattutto, nella propria identità. Per accompagnare il paziente durante la fase terminale della propria malattia, contenendone i vissuti ed accompagnandolo nel congedo dai propri familiari. La famiglia La famiglia è un sistema: non è semplicemente la somma degli individui che la compongono, ma un organismo con un funzionamento proprio, in cui ciascuna parte risente di ciò che succede alle altre Come ogni organismo vivente ha una propria omeostasi, tende cioè a mantenere un proprio equilibrio ogniqualvolta una minaccia esterna od interna interviene a turbarlo. La malattia e la morte sono eventi stressanti che determinano notevoli ripercussioni sull’equilibrio della struttura familiare Perché il sostegno psicologico alla famiglia? Il modo in cui la famiglia è toccata dalla malattia e vi reagisce nel presente, può lasciare delle conseguenze gravi e durature Nel sistema malato-famiglia-equipe curante si possono creare giochi di alleanza e di esclusione che talvolta conducono persino al rifiuto del trattamento o al ricorso a medicine alternative o al contrario, ad un’alleanza troppo stretta curante - famiglia che esclude il paziente. La famiglia è l’ambiente in cui, nella maggior parte dei casi, possono essere diluite ed attenuate le angosce del paziente, in cui possono essere mediate le informazioni importanti, in cui può essere realizzato il sostegno efficace del paziente. Con l’obiettivo di … Accompagnare la famiglia durante l’iter clinico del paziente ammalato, dal momento della diagnosi al momento della guarigione o della morte. Sostenere la riorganizzazione familiare a seguito di una diagnosi di cancro, allo scopo di promuovere e rinforzare un cambiamento del ruolo ricoperto da ogni singolo familiare coinvolto. Stabilire un’alleanza tra l’equipe che cura il paziente e la famiglia stessa, evitando malintesi e rivalità che talvolta si instaurano rendendo più difficoltosa la comunicazione ed il processo di cura. La malattia e la morte comportano molteplici cambiamenti e perdite: della persona, dei ruoli e delle relazioni, dell’unità familiare, delle speranze e della raffigurazione stessa del futuro. Perdita e lutto non si identificano ma tra esse corre un filo profondo e significativo perché i meccanismi psicologici che le caratterizzano si sovrappongono tanto da preconizzare la morte dove non è ancora avvenuta rendendola presente, o da assimilarne il trauma anche in assenza della persona deceduta. Se vuoi veramente vedere il male, non essere cieco: guardalo alla luce del bene. Tagore La famiglia del malato terminale … … diversi obiettivi. Aiutare i familiari a gestire le complesse reazioni (rabbia, incredulità, sconforto, disperazione) del paziente di fronte ad una prognosi infausta. Accompagnare i familiari ad una riorganizzazione sia mentale che sociale della struttura della famiglia stessa, dal punto di vista dei ruoli, delle mansioni e dei compiti in previsione della morte del familiare. Accompagnare i familiari del malato nel processo di “perdita anticipatoria”, cioè quel processo che permette loro di prefigurarsi la futura sofferenza. Nessuno sopravvive da solo alla malattia e alla morte di una persona cara Il processo di superamento del lutto comporta una mobilitazione di risorse che si collocano in un continuum che va dall’individuo, alla famiglia alla comunità, alla società Il lutto, infatti, è un processo sociale non è un affare privato La morte è una ferita profonda che guarisce spontaneamente a condizione che non si faccia niente per ritardarne la cicatrizzazione Grazie dell’attenzione e buona serata a tutti