La VII e l’VIII Crociata
Dal Concilio di Lione (1245) alla
caduta di Acri (1291)
Tesi in merito al fondamento
giuridico delle Crociate
MLC
Dove eravamo rimasti…
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1225: Federico II sposa Isabella di Brienne, che portava in dote il titolo di
regina di Gerusalemme un titolo che, pur se meramente onorifico, era molto
prestigioso per un imperatore del Sacro Romano Impero. Federico quindi
divenne re di Gerusalemme una prima volta contraendo matrimonio con
Isabella (1225), quindi morta questa ne mantenne il titolo prima con la
reggenza per la minorità del figlio Corrado (1228) e poi autoproclamandosi
re.
1228: Federico II fu scomunicato da Papa Gregorio IX (1227 – 1241)
1229: con il trattato di Jaffa, conclusosi tra Federico II ed il Sultano d’Egitto
Al-Malik Al-Kamil, il sovrano ottiene la restituzioni di Gerusalemme per dieci
anni. Vi si incoronò re e tornò in Europa.
1244: Gerusalemme, priva di mura, venne razziata da nomadi provenienti da
una regione dell’Asia Centrale.
A partire dal 1245: si venne a sapere che tra i Mongoli vi erano comunità
cristiane. I nuovi ordini Francescani e Dominicani non esitarono ad inviare
presso tali popoli (siti in Asia) alcuni Missionari. Si inizia, cioè, a diffondere
l’ipotesi di un alleanza tra Mongoli e Cristiani, al fine di schiacciare l’Islam.
Le Ultime Crociate
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VII Crociata, bandita da Innocenzo IV, nel
1245 durante il Concilio di Lione.
Guidata dal Re di Francia, Luigi IX, copre
l’arco temporale 1248/1254;
VIII Crociata, promossa in origine da
Papa Clemente IV, fu guidata da Luigi IX
nel 1270;
Altri movimenti, tra i quali la cd “Crociata
dei Fanciulli”;
La legittimità delle Crociate.
Luigi IX: Re di Francia.
Luigi IX, re di Francia, nacque il 25 aprile 1215 in Poissy, dove ricevette anche il Battesimo. Ebbe per
genitori Luigi VIII e la regina Bianca di Castiglia, donna di grande pietà e virtù.
Giunto alla maggiore età, venne consacrato e coronato re di Francia e Luigi riguardò poi sempre la
sua consacrazione non come una semplice cerimonia, ma come un impegno e un obbligo che egli
assumeva davanti a Dio e agli uomini di far regnare Gesù .Cristo in tutti i suoi stati.
Guidato da maestri dotati di pietà e di scienza, Luigi arrivò alla giovinezza così serio e dedito ai suoi
doveri, così pio e virtuoso, che pareva immune da ogni passione. Semplice e modesto curava di
conciliarsi il rispetto del popolo non tanto con il fasto esteriore, quanto con le opere buone e con un
buon governo.
Nell'anno 1244 fu sorpreso da un’ardentissima febbre per cui tutto il popolo, dolente, offrì a Dio
fervide preghiere, ottenendone la guarigione. Guarito, volle di persona guidare una crociata per la
liberazione della Terra Santa.
Sbarcato in Egitto, presso la città di Damietta, attaccò i Saraceni e li vinse: ma iniziata la marcia verso
l’interno, una terribile pestilenza decimò l'esercito crociato e colpì lo stesso sovrano. Assalito
nuovamente dai Turchi, venne facilmente sconfitto e fatto prigioniero.
Venuto a patti con il vincitore, potè liberare gran parte dei suoi soldati, soccorrere i feriti e
proseguire come pellegrino per la Terra Santa. Qui mise mano a opere di cristiana e regale pietà che
però dovette interrompere per far ritorno in Francia, essendogli in questo frattempo morta la madre.
Si occupò del riordinamento del regno, e governò con somma giustizia e cristiana pietà. Abolì il
duello giudiziario, fondò la Sorbona, la Santa Cappella, e si preparò a una nuova crociata.
Ma a Tunisi una nuova epidemia colpì l’esercito e lo stesso re, sentendosi morire, domandò gli ultimi
Sacramenti. Era il 25 agosto del 1270.
Luigi IX, Re di Francia: Il Santo.
La fede di san Luigi
""Due sono i sacramenti indispensabili ad ogni persona: il battesimo e, se è stato commesso un peccato
mortale, la confessione" […] La confessione è la grande preoccupazione di san Luigi, perché è il
sacramento che cancella i peccati mortali, che rinnovella le condizioni di purezza del battesimo. Il
Duecento fu il secolo della confessione. Nel 1215, un anno dopo la nascita di Luigi, il quarto concilio
lateranense istituì la confessione annua obbligatoria per tutti i cristiani. Questo ritmo annuale è del
tutto insufficiente per san Luigi, lascia sussistere intervalli troppo lunghi, nei quali il peccato mortale
acquista dimensioni troppo grandi, diventa pericoloso. Il ritmo che dà sicurezza è quello settimanale, e
il giorno della settimana che si impone è quello più particolarmente votato alla penitenza: il venerdì. Ma
il re può temere di commettere un peccato, forse mortale, anche fra un venerdì e l’altro, soprattutto la
notte, questo tempo di tentazioni, questo tempo preferito dal diavolo per i suoi assalti. Di qui la
necessità di avere, nelle vicinanze della camera, un confessore di giorno e uno di notte, che si diano il
cambio per ascoltare le sue confessioni".
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I miracoli di san Luigi
Per quanto riguarda i miracoli — oltre a quelli che gli vennero attribuiti in vita: "mani di re sono mani di
guaritore" dice Tolkien, mettendo per iscritto una certezza popolare molto diffusa nel Medioevo,
miracoli che però non sono riconosciuti dalla Chiesa al fine della sua canonizzazione —, dopo la morte
ne sono riconosciuti ben sessanta, così succintamente riassunti da Guglielmo di Saint-Pathus: "Ha
soccorso coloro che erano contratti e ha loro disteso le membra; ha soccorso coloro che erano così
incurvati da toccar quasi terra con la faccia, li ha ristabiliti in piena salute e ha risollevato di nuovo i
loro volti; ha soccorso i gobbi, i gottosi, i malati di una malattia grave e insolita che si chiama fistola;
coloro che avevano le membra inaridite, o avevano perso la memoria, o soffrivano di febbri continue e
quartane […], molti paralitici e altri che erano affetti da varie specie di languori li ha aiutati, soccorsi e
ristabiliti in piena salute; ha restituito la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la deambulazione agli zoppi, la
vita ai morti".
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San Luigi martire
Luigi IX di Francia muore a causa della peste contratta nel campo crociato. Il suo scopo era stato quello della
conversione, il ritorno all’ortodossia, l’unione dei cristiani. Nei confronti degli ebrei l’atteggiamento
non era affatto diverso da quello appena visto, il battesimo di un ebreo era per il re una grandissime
gioia, tanto che molte volte egli si fece padrino di ebrei convertiti. Anche verso l’Islam san Luigi nutrì la
speranza della conversione.
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Settima Crociata: Le date
1245 – E’ indetta la VII Crociata nel corso del Concilio di Lione
1248 – Luigi IX sbarca a Cipro.
1249 – Luigi IX prende Damietta.
1260 – 1277 – Baibars è Sultano dei Mamelucchi
1265 – Baibars prende Cesarea e Arsuf
1268 – Bairbars prende Jaffa e Antiochia
I Mamelucchi
I Mamelucchi (si traduce con "schiavo") furono schiavi al servizio dei
Califfi e impiegati nell'amministrazione e nell'esercito.
Furono addestrati all'uso delle armi e, dopo di allora, furono usati da
tutte le dinastie nate dopo la disintegrazione di fatto del potere
califfale.
I più famosi fra tutti furono quelli che s'imposero alla guida dell‘Egitto e
della Siria, fra il XIII e il XVI secolo, restando al servizio dei loro
vincitori.
Il concilio di Lione (1245)
Dopo un brevissimo interregno di Celestino IV —
uscito dal primo conclave della storia — fu eletto
papa Innocenzo IV (1243-1254) che si dimostrerà
il più acerrimo nemico di Federico II. Dopo l’inizio
di trattative in vista di un impossibile accordo,
Innocenzo fuggì da Roma e pose la Curia a Lione
dove indisse un Concilio nel corso del quale
l’Imperatore fu scomunicato e deposto.
Il Papa bandì una nuova crociata che trovò il proprio
capo nel Re di Francia, Luigi IX.
Settima Crociata: gli avvenimenti
E’ definita la “Crociata contro l’Egitto”
Infatti nel 1249 i crociati giunsero a Damietta ed occuparono la città
Nel dicembre dello stesso anno, i Crociati giunsero a Al.Mansurah: qui le operazioni si bloccarono per oltre
un anno
Nel 1250, nel corso di un attacco frontale, i cristiani ebbero la peggio ed il Re Luigi fu catturato. Durante la
sua prigionia, durata dal 7 aprile al 13 maggio del 1250, dimostrò tanta serenità d'animo ed era tale la
maestà della sua figura, che gli stessi egizi ne restarono grandemente impressionati. Un emiro voleva
costringere il Re ad armarlo cavaliere per mezzo di minacce: "Fatti cristiano", ribattè il Re santo. Gli
infedeli lo minacciarono delle più terribili torture al fine di ottenere da lui la consegna delle fortezze
degli Ordini Militari in Siria, su cui, peraltro, non aveva alcuna giurisdizione. Luigi rispose che era
prigioniero e che perciò potevano fare di lui quello che volevano, ma giammai avrebbe concesso quel
che pretendevano. Impressionato da tanta fierezza e fermezza, il sultano desistette dal suo intento e
decise di chiedere la resa di Damietta e una forte somma per il riscatto dei preziosi ostaggi. Pagato il
riscatto e consegnata Damietta, S. Luigi fu liberato e si diresse verso S. Giovanni d'Acri, capitale
dell'impero franco in Siria, ove rimase 4 anni a fortificare la città e i castelli che difendevano la regione
e tentando di liberare i crociati rimasti nelle mani dei mussulmani. Con l'abilità diplomatica e sfruttando
le rivalità esistenti fra siriani ed egiziani, riuscì ad ottenere la liberazione dei suoi compagni di
spedizione; nel contempo avviò una vantaggiosa politica di alleanze con diversi prìncipi mussulmani. S.
Luigi dovette ritornare in Francia dopo 6 anni di assenza per la morte di sua madre, lasciata come
reggente nel 1253, e fu accolto trionfalmente dalla popolazione. Il suo prestigio, nonostante il
fallimento della spedizione, non soltanto era cresciuto in tutta Europa, ma si era ampiamente diffuso in
tutto l'Oriente cristiano e mussulmano, specialmente a causa dell'eroismo, abnegazione e prudenza
militare, diplomatica e politica di cui aveva dato prova. Gli storici mettono in evidenza come fosse
diventato arbitro dei prìncipi e dei popoli di tutta la cristianità.
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Osservazioni…
Tra i cronisti coevi alle vicende, ricordiamo Salimbene de Adam — più
noto forse come fra’ Salimbene da Parma —, che con la sua
Chronica, si è fatto portavoce delle tesi diffusasi in seguito alla VII
Crociata.
- Riportiamo, in particolare, il sorgere diffuso di un dubbio: come
poteva Dio permettere la umiliazione di un re Cristiano e la vittoria
di un miscredente come il Saladino. Si avanza l’ipotesi che in ciò
doveva scorgersi un’avversione di Dio verso i metodi della violenza.
Avvenimenti tra la VII e l’VIII Crociata
Dopo la partenza di San Luigi, I sultano egiziano Baibars, nel 1265, riprese ad
occupare le città crociate di Cesarea, Arsuf, Safad, Giaffa ed Antiochia.
In mani cristiane restavano Tripoli di Siria, San Giovanni d’Acri e Sidone.
L’ottava crociata: date
1270 Luigi IX il Santo muore appena giunto a Tunisi.
1274-1275I mamelucchi saccheggiano la Cilicia.
1277Carlo d'Angiò pretendente alla corona di Gerusalemme. Si
impadronisce di Acri.
1282Enrico II di Cipro assume il titolo di re di Gerusalemme ma regna
solo su Cipro.
1287Il sultano d'Egitto Qalawun prende Tripoli.
1291Il sultano al-Ashraf, figlio di Qalawun, prende Acri. I franchi sono
espulsi dall'Oriente.
VIII Crociata: gli avvenimenti
Re Luigi, in seguito al proclama di Clemente IV, riprese di nuovo la croce: era il 24 marzo del 1267.
L’VIII Crociata è definibile come la Crociata “contro Tunisi”, lo sbarco ebbe luogo a Cartagine e Re Luigi
sperò che il locale sovrano si convertisse e procurasse alleati contro l’Egitto
Ma presto ogni speranza di alleanza fu vanificata e una epidemia scoppiò nel campo cristiano. Il Re Luigi
rimase contagiato e mori, il 25 agosto 1270
La Crociata fu rimandata. Solo durante il II Concilio di Lione (1274) Gregorio X rinnovò l’appello per la
partenza. Presero la Croce Rodolfo d’Asburgo, Carlo D’Angiò, Filippo III (Re di Francia) e Giacomo
D’Aragona..
Tramonta il sogno cristiano; é la definitiva disfatta europea. Guida la spedizione Giacomo I d'Aragona, ma
già a Barcellona, subito dopo la partenza, una tempesta affonda buona parte della potente flotta. Solo
poche navi raggiunsero la meta, ma inutilmente perchè Acri era assediata dai turchi. Senza mezzi,
disorganizzati, ridotti di numero, rinunciarono ad una offensiva quasi suicida e se ne tornarono in patria
Nel 1291 cadde anche San Giovanni D’Acri.
Osservazioni…
Dai cronisti coevi agli avvenimenti, comprendiamo come la morte del Re di
Francia, presto santificato, rese ancora più evidente la crisi del mondo della
crociata e fece diffondere l’idea per la quale la via della violenza non era
gradita a Dio.
Domenicani e Francescani si fecero portavoce del generale disagio sorto dopo la
morte del Re Santo. In particolare i Domenicani, portano la regola del
fondatore dell’Ordine (San Domenico di Guzman) in cui era espressamente
sottolineato che “La conversione alla religione di Cristo non doveva essere
effettuata con la spada, ma con la lingua, ovvero con l’opera di predicazione
ed evangelizzazione”.
Alcuni avvenimenti storici fanno ritenere gli studiosi che, sul finire del XIII secolo,
il progetto di riconquista della Città Santa, fosse sfumato:
- Nel 1300: papa Bonifacio VIII indiceva il primo Giubileo, per il quale si
accordava ai partecipanti la stessa indulgenza plenaria fino ad allora riservata
ai pellegrini in Terrasanta
E’ il tramonto dell’”ideologia” della Crociata?
Sempre dalle fonti lasciate dai cronisti dell’epoca, si registra come,
progressivamente tra il 1200 ed il 1300, si diffuse tra i fedeli l’idea
che la “guerra Santa” avesse smarrito la sua iniziale carica spirituale,
per trasformarsi in un conflitto come un altro non orientato ad un
maggior sviluppo del cristianesimo.
I sovrani rifiutarono di sopportare gravosi impegni economici e di
sfidare una sempre maggiore impopolarità presso i propri sudditi,
dal momento che risultati dello stesso calibro potevano essere
raggiunti per la va diplomatica.
Questi argomenti, secondo i cronisti, generarono la crisi della
campagna d’oltremare: infatti, tra 1300 e 1400, si ebbero alcuni
progetti per la liberazione della Terra santa, senza che ad essi
facesse seguito la convocazione degli eserciti e l’inizio di operazioni
militari.
Le altre “Crociate”
La crociata dei fanciulli
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Altre crociate fecero rivivere lo spirito entusiasta e indisciplinato della crociata popolare. La più
celebre fu la crociata dei fanciulli, che raccolse in Francia e in Germania schiere di fanciulli,
guidati da giovani profeti. Alcuni mercanti di Marsiglia ne approfittarono per imbarcare
parte dei giovani pellegrini e venderli come schiavi in Egitto (1212). Più tardi si misero in
marcia i “pastorelli”, sotto la guida del misterioso Maestro d'Ungheria, per andare a liberare
Luigi IX prigioniero: ma il movimento degenerò in una specie di jacquerie, per cui Bianca di
Castiglia, madre del re, dovette porvi fine (1251). Altri “pastorelli” si ebbero verso il 1320. Il
successo delle crociate convinse i papi a estendere l'indulgenza annessa anche a coloro che
lottavano contro l'Islam in Spagna, o difendevano contro i pagani del Baltico le comunità
cristiane di Prussia e di Livonia, o si recavano in soccorso dell'Impero latino di
Costantinopoli, come pure ai Polacchi e agli Ungheresi attaccati dai Mongoli, e ai cristiani
del Caucaso minacciati da Tamerlano (Timur). Anche in seno alla cristianità vennero
condotte delle crociate in difesa della Chiesa di Roma sia contro gli eretici (albigesi e poi
hussiti), sia contro alcuni sovrani (per es. nel 1285 contro il re d'Aragona, reo d'aver tolto la
Sicilia, feudo della Chiesa, a Carlo d'Angiò).
Su quali basi “giuridiche” era fondata l’”idea”
della Crociata?
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Per alcuni studiosi, la predicazione delle Crociata, sia quella contro gli infedeli, sia
quella interna alla cristianità, fu uno dei primi esempi sistematici di organizzazione
del consenso di “massa”
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Enrico da Susa, (l’Ostiense, canonista e glossatore del XIII sec), scrive uno dei testi
basilari per il fondamento giuridico delle crociate: dai suoi scritti, alcune
considerazioni:
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«Crociata»: conditio sine qua non affinché essa potesse dirsi tale era una bolla
pontificia con cui il papa bandiva la spedizione fissandone la data di partenza e
specificandone i premi spirituali e temporali per chi fosse partito come le pene
per chi avesse rotto unilateralmente il voto pronunziato. La crociata aveva come
fine la restituzione alla cristianità e alla Chiesa di quelle terre che la Rivelazione
e l’impero romano avevano ad esse assegnato
Tesi volte a legittimare le Crociate.
Una guerra, per essere giusta doveva essere proclamata da un governo legittimo che
se ne assumeva la responsabilità: nel caso delle Crociate la proclamazione era ad
opera del Papato, la responsabilità “spirituale” (cioè in riferimento all’indulgenza
concessa ai Crociati), faceva sempre capo a Papato, ma la responsabilità
organizzativa e militare era imputata ai Sovrani ed ai Governi Crociati.
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Essere “Crociati” voleva dire impegnarsi formalmente: la “obbligazione” si assumeva
tramite il “voto” di arrecare alla Terrasanta un aiuto militare. Questo era, in sintesi, il
voto del Crociato. (Ma si svilupparono anche altre species di voto: ove fosse stato
solo volto alla preghiera sul Santo Sepolcro, avremmo avuto l’impegno formale di
recarsi in pellegrinaggio).
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Per l’Ostiense il voto era “un contratto diretto tra l’uomo e Dio”. Per altri giuristi, il
voto era “la formalizzazione di un impegno”, come tale poteva essere commutato,
per giusta causa e previa autorizzazione papale, nel pagamento di una somma di
denaro utile per il finanziamento dell’impresa. Per liberarsi dal voto occorreva la
autorizzazione ecclesiastica.
L’indulgenza. La crociata fu definita “giubileo” o “tempo di indulgenza”, in quanto,
già dal proclama della I crociata, il Papa concedeva ai “soldati di Cristo” l’indulgenza
dei peccati. Tommaso D’Aquino si chiese: l’indulgenza, che è cosa spirituale, può
essere lucrata per la guerra, che è cosa temporale? La risposta fu positiva in quanto
la crociata, pur essendo una guerra, era strettamente ordinata allo spirituale. In un
primo tempo l’indulgenza era plenaria: si produsse poi un preciso sistema di
indulgenze, dosate gradualmente a seconda dell’entità della prestazione resa.
Alcune considerazioni finali…
Enrico da Susa osservò come la crociata rappresentasse al suo nascere una sintesi originale
di elementi già vivi nella spiritualità cristiana:.
il pellegrinaggio .
la guerra contro l’infedele
Ma non furono mai ben specificate le linee teoriche, limitandosi al massimo a disciplinarne la
pratica all’interno della dottrina e della scienza giuridica della Chiesa: prendere la croce
significava pronunziare un voto che era vincolante e al quale erano annesse indulgenze
nel caso di adempimento e sanzioni nel caso di rottura ingiustificata. Dinanzi al problema
delle famiglie dei combattenti, che – partiti essi – potevano restare in balìa degli avversari o
dei creditori, il diritto canonico non tardò a sancire l’intangibilità del crociato, della sua
famiglia e dei suoi beni finché egli non fosse tornato dal pellegrinaggio. Ciò, naturalmente,
cominciò a creare attorno alla pratica del passagium le prime ombre: l’oltre-mare era un
modo per evitare o almeno dilazionare, ad esempio, il pagamento dei debiti.
Quindi, fermo restando che molti “crociati” furono mossi anche da motivazioni “egoistiche ed
individualiste”, possiamo osservare come Re Luigi IX (Il Santo) sia stato un Sovrano al
servizio della Chiesa non intesa come “struttura”, ma come popolo di Cristo.
Osserviamo come, dopo la sua morte, i nascenti ordini religiosi abbiano iniziato a diffondere
l’idea per la quale la vera “conversione alla religione di Cristo non doveva essere
effettuata con la spada, ma con la lingua, ovvero con l’opera di predicazione ed
evangelizzazione”.