Insulina • Livelli normali di insulina circolante: (a digiuno) 4 - 10 µU/ml • Emivita biologica: 1 - 3 minuti • 5 - 30 % dell’insulina che misuriamo con i dosaggi clinici è pro-insulina Insulina: effetti biologici L’insulina ha azioni molteplici (“effetto pleiotropico”) sul metabolismo di carboidrati, lipidi e proteine. AZIONI DELL’INSULINA + • glicogeno sintesi • lipidosintesi • protidosintesi • neoglucogenesi • lipolisi IPOGLICEMIZZANTE Effetto generale è ANABOLIZZANTE Effetti dell’insulina a livello epatico Glucosio INSULINA amino acidi lattato glicerolo Neoglucogenesi + Glucosio Glicogeno sintesi ALIMENTAZIONE INSULINA - Glucosio Glicogenolisi Glucosio glicogeno DIGIUNO Effetti dell’insulina sul tessuto adiposo FFA Glucosio INSULINA liposintesi + glicerolo + monogliceridi digliceridi INSULINA Lipolisi trigliceridi Lipasi ormonosensibile trigliceridi ALIMENTAZIONE FFA DIGIUNO - Effetti dell’insulina sul tessuto muscolare Glucosio aminoa cidi - Glut-4 INSULINA + FFA protido sintesi Glucosio Glicogeno sintesi glicogeno Ciclo di Krebs Piruvato Glicolisi Piruvato Lattato Effetti dell’insulina e degli ormoni controregolatori sul metabolismo del glucosio ORMONI FEGATO Neoglucogenesi Glicogeno- Produzione lisi epatica glucosio Insulina Glucagone Catecolamine GH Cortisolo = = ALTRI TESSUTI Captazione/ utilizzo glucosio Ormoni antagonisti dell’azione dell’insulina (ormoni controregolatori) Azione pronta Azione tardiva e prolungata Catecolamine glicolisi lipolisi Glucagone glicolisi neoglucogenesi Cortisolo neoglucogenesi Somatotropo lipolisi “Il Diabete Mellito” Il Diabete Mellito è un disordine metabolico ad eziologia multipla caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo dei carboidrati, lipidi e proteine secondarie ad un difetto di secrezione o di attività dell’insulina o più spesso da entrambi. • ADA, Diabetes Care. 27, S1, January 2004 Conseguenze del Diabete Principale causa di morte prematura e disabilità Aumenta di 2-4 volte il rischio cardiovascolare Principale causa di cecità non traumatica Principale causa di insufficienza renale terminale che porta alla dialisi Responsabile del 50% delle amputazioni non traumatiche degli arti inferiori Il Diabete interessa il 5-6% della popolazione Nei soggetti oltre 65 anni questa percentuale può arrivare al 15% Epidemiologia del Diabete Mellito • Alla percentuale di diabete noto si deve aggiungere una percentuale simile di diabete non riconosciuto per la scarsità dei sintomi • In altri casi, pur se la malattia non si è ancora manifestata, sono presenti alterazioni metaboliche che, se non corrette, possono favorire la comparsa della malattia Classificazione DIABETE MELLITO Classificazione Diabete di tipo 1 – Diabete di tipo 2 – Altri tipi specifici – – – – – – – – – – immuno-mediato idiopatico con prevalente insulino-resistenza con prevalente insulino-deficienza Difetti genetici delle cellule Difetti genetici dell’azione dell’insulina Patologie del pancreas esocrino Endocrinopatie Indotto da farmaci o sostanze chimiche Infezioni Forme non comuni di diabete immuno-mediato Altre sindromi genetiche talvolta associate a diabete Diabete gestazionale ADA, 1997 DIABETE MELLITO Classificazione Diabete di tipo 1 Colpisce principalmente i giovani La causa principale è la mancata produzione di insulina da parte del pancreas Deve essere curato per forza con l’insulina Diabete di tipo 2 Colpisce gli adulti La causa principale è l’obesità Può essere curato con la dieta e se questa non è sufficiente, con le pillole. Raramente si usa l’insulina DIABETE MELLITO Classificazione Attualmente la maggior parte dei casi di diabete sono rappresentati dal Tipo 2, fortemente correlato con l’obesità e la vita sedentaria Il Diabete tipo 1 rappresenta però la più comune malattia cronica nei bambini Stiamo però assistendo ad un aumento delle forme di diabete tipo 2 nei bambini e negli adolescenti. Questo potrebbe modificare nel giro di dieci venti anni il rapporto tra le due forme di diabete in età pediatrica DIABETE AUTOIMMUNE • Definito in passato come diabete insulino-dipendente o diabete ad insorgenza giovanile • Caratterizzato da un punto di vista etiopatogenetico dalla distruzione immuno-mediata delle ß-cellule pancreatiche • insulino deficienza assoluta • Può presentarsi in forma rapidamente progressiva specie nel giovane ed in forma a lenta insorgenza specie in età adulta (NIRAD o LADA) • Frequente presenza di markers di distruzione ß-cellulare (anticorpi) al momento della diagnosi di iperglicemia • Specie nei bambini/adolescenti la chetoacidosi è la prima manifestazione • Possibile associazione con altre patologie ad etiologia autoimmune (M. Graves; tiroidite di Hashimoto, M. di Addison etc.) DIABETE IDIOPATICO • Forme di diabete tipo 1 ad eziologia sconosciuta • Alcuni di questi soggetti hanno insulinopenia permanente e sono predisposti alla chetoacidosi • Nessuna evidenza di autoimmunità • Forma di diabete più comune tra individui di origine africana o asiatica. DIABETE TIPO 2 • Definito in passato come diabete non insulino-dipendente o diabete ad insorgenza in età adulta • Caratterizzato da un punto di vista fisiopatologica da insulinodeficenza relativa ed insulinoresistenza • Misconosciuta per molti anni in quanto l’iperglicemia non è talmente severa da determinare segni e/o sintomi di diabete • Frequente presenza di complicanze croniche già al momento della diagnosi • Associazione con altri fattori di rischio cardiovascolare (sindrome metabolica) TIPO 1 CLINICA Età insorgenza < 20 aa Peso corporeo normale Diminuiti livelli di insulina Anticorpi anti-insule Chetoacidosi comune 50 % di concordanza nei gemelli GENETICA PATOGENESI Correlazione HLA-D TIPO 2 Età insorgenza > 30 anni Obesità Livelli di insulina normali o aumentati Non anticorpi anti-insule Chetoacidosi rara 90-100% di concordanza nei gemelli Autoimmunità Non associazione HLA Resistenza insulinica Meccanismi immunopatologici Deficit insulinico relativo Severo deficit insulinico CELLULE INSULARI Insulite precoce No insulite Marcata atrofia e fibrosi Atrofia focale e amiloide Deplezione cellule beta Lieve deplezione cellule beta DIABETE MELLITO Prevalenza 1995: 135 Europa America SE Asia milioni* 33 31 28 2025: 300 Europa America SE Asia *soggetti affetti in età adulta milioni* 48 64 80 Diagnosi DIABETE MELLITO Criteri diagnostici Diabete mellito (DM) a digiuno casuale 2 h dopo OGTT 126 mg/dl* 200 mg/dl 200 mg/dl* Ridotta tolleranza glucidica (IGT) 2 h dopo OGTT 140-199 mg/dl* Alterata glicemia a digiuno (IFG) a digiuno 110-125 mg/dl* * necessaria conferma in una seconda occasione Interpretazione dei Risultati della Glicemia a Digiuno Diabete ≥126 110 80 Glicemia a digiuno alterata (IFG) Glicemia a digiuno normale plasma venoso mg/dl Interpretazione dei Risultati dell’OGTT Glicemia 2 h dopo il carico ≥200 >140 <140 Diabete Alterata tolleranza al Glucosio(IGT) plasma venoso mg/dl normale Alterata Glicemia a Digiuno glicemia a digiuno >110 - <126 mg/dl Alterata Tolleranza al Glucosio glicemia 2 h dopo carico >140 - <200 mg/dl Condizione nella quale i livelli di glicemia sono più alti della norma, ma non sufficientemente elevati per fare diagnosi di diabete Diabete e Gravidanza Diabete e Gravidanza Il Diabete e le alterazioni del metabolismo glucidico in gravidanza possono essere: Preesistenti alla gravidanza Diabete tipo 1 Diabete tipo 2 Ridotta tolleranza glucidica Comparire in gravidanza Diabete e Gravidanza Diabete Pregravidico Definizione: diabete di tipo 1 o tipo 2 o ridotta tolleranza glucidica preesistenti alla gravidanza Conseguenze: possibile comparsa di complicanze materne e fetali (6-9% contro 2-3% di una gravidanza fisiologica Diabete e Gravidanza Le alterazioni del metabolismo glucidico preesistenti alla gravidanza influenzano l’organogenesi e si associano quindi ad una elevata incidenza di malformazioni neonatali e mortalità perinatale Le forme ad insorgenza in gravidanza, quindi ad organogenesi ormai avvenuta, alterano la crescita fetale In entrambi i casi sono frequenti le complicanze di tipo ostetrico Complicanze del Diabete Pregravidico Malformazioni fetali - situs viscerus inversus - anomalie renali - malformazioni cardiache Ritardo di crescita intrauterina Sofferenza fetale Complicanze materne - ipoglicemia, chetoacidosi - aumentato fabbisogno insulina - ipertensione gravidica - infezioni, pielonefriti - polidramnios - travaglio pretermine - taglio cesareo - aggravamento complicanze Valutazione Pregravidica e Programmazione Gravidanza Diabete tipo 1 Valutazione metabolico-ostetrica caratteristiche del diabete (età di insorgenza, durata) controllo glicemico (glicemie giornaliere, HbA1c) Valutazione delle complicanze croniche (retinipatia proliferante, nefropatia e cardiopatia ischemica sono indice di rischio elevato) Ottimizzazione del compenso glicemico Ottimizzazione dello stato nutrizionale Informazioni alla coppia del livello di rischio Programmazione del concepimento Eventuale contraccezione Trattamento laser della eventuale retinopatia Diabete e Gravidanza La riduzione della morbilità materno-fetale si ottiene attraverso: Un’attenta programmazione della gravidanza per il diabete pregravidico Una precoce identificazione nel caso del diabete gestazionale Diabete e Gravidanza Diabete Gestazionale - Epidemiologia Patologia ad elevata frequenza, complica il 3-10% di tutte le gravidanze Sensibile variabilità in relazione alle diverse razze Poco frequente sotto i 25 anni di età, interessa invece il 10-20% delle donne con età maggiore di 35 anni ed oltre il 30% delle donne con obesità pregravidica La sua frequenza è aumentata sensibilmente negli ultimi decenni con un raddoppio dei tassi di incidenza In Italia la sua prevalenza è stimata intorno al 5-6% Diabete e Gravidanza Diabete Gestazionale (GDM) Definizione: intolleranza ai carboidrati, di gravità variabile, ad esordio o primo riconoscimento nel corso della gravidanza, indipendentemente dal tipo di trattamento e dal fatto che la condizione possa persistere dopo il parto Frequenza: 4-10% delle donne gravide Insorgenza: generalmente nel 2° o 3°trimestre Conseguenze:aumenta l’incidenza delle complicanze materno-fetali Diabete e Gravidanza Diabete Gestazionale (GDM) Sottoporre a screening tutte le gravide Valutazione del rischio alla prima visita prenatale e stratificazione delle gravide in soggetti “a rischio” o “non a rischio” per GDM sulla base di: -Criteri Anamnestici Minori -Criteri Anamnestici Maggiori -Criteri collegati all’attuale gravidanza Criteri Anamnestici per la Valutazione del Rischio di GDM Anamnestici Maggiori (sufficiente 1) pregresso diabete gestazionale familiarità di primo grado per diabete obesità (BMI >30) età >35 anni pregressa macrosomia fetale (> 4Kg) mortalità perinatale da causa ignota Anamnestici Minori (almeno 2) soprappeso (BMI >27) ipertensione arteriosa due o più aborti spontanei poliidramnios gestosi elevata parità parti pretermine Criteri Anamnestici per la Valutazione del Rischio di GDM Collegati alla gravidanza in atto (sufficiente 1) incremento ponderale >1.2 Kg nel primo trimestre e/o 400 g/settimana nel 2°-3° trimestre ricorrente glicosuria a digiuno poliidramnios crescita fetale accelerata o dismorfica Timing dello Screening per GDM Nelle gravide individuate come “non a rischio” esecuzione del test di screening tra la 24a e la 28a settimana Nelle gravide individuate come “a rischio” esecuzione del test di screening il più precocemente possibile da ripetere, se negativo, tra la 24a e la 28a settimana Modalità di Esecuzione dello Screening Test di screening (minicarico) 50 gr di glucosio in 200 ml di acqua, in 5 min Prelievo basale e dopo 1h dal carico Eseguire il test al mattino dopo 8-12 ore di digiuno Interpretazione Glicemia 1h dopo carico: <140 mg/dl Normale >140 mg/dl Positivo OGTT >198 mg/dl Diagnosi di GDM Modalità di Esecuzione dello Screening Test diagnostico (OGTT) 100 gr di glucosio in 200 ml di acqua, in 5 min prelievo basale e dopo 1h, 2h, 3h dal carico Interpretazione Glicemia: Digiuno <95 mg/dl 1h <180 mg/dl 2h <155 mg/dl 3h <140 mg/dl - se > 2 valori eccedono i limiti si pone diagnosi di GDM - se 1 valore eccede i limiti si pone diagnosi di IGT, in tal caso ripetere OGTT dopo 4 settimane Management Diabetologico del GDM Controllo ogni 8-15 giorni Monitoraggio glicemico domiciliare Obiettivi glicemici (3 determinazioni/die) -glicemia a digiuno 60-95 mg/dl -1h post-prandiale 100-130 mg/dl -2h post-prandiale 90-120 mg/dl -HbA1c nel range di normalità Se gli obiettivi glicemici non vengono raggiunti entro 7-10 giorni o mantenuti in qualunque momento successivo alla diagnosi, associare alla dieta la terapia insulinica Valutazione della Tolleranza ai Carboidrati dopo il parto -Le donne con GDM sono a rischio di sviluppare DM tipo 2 a varia distanza di tempo dalla gravidanza in base a diversi fattori: Età della paziente alla diagnosi di GDM Glicemia basale alla prima valutazione post-partum Obesità Diagnosi precoce di GDM (I° e II° trimestre) Familiarità per diabete Terapia insulinica in corso di gravidanza -Rivalutare lo stato glicemico con OGTT (75 gr di glucosio) dopo 6-12 settimane dal parto o al termine dell’allattamento: Glicemia a digiuno <110 mg/dl 110-125 >126 2h dopo carico <140 mg/dl 140-199 >200 Diagnosi normale IGT diabete Alterata Glicemia a Digiuno glicemia a digiuno >110 - <126 mg/dl Alterata Tolleranza al Glucosio glicemia 2 h dopo carico >140 - <200 mg/dl Condizione nella quale i livelli di glicemia sono più alti della norma, ma non sufficientemente elevati per fare diagnosi di diabete Il “Pre-Diabete” Il pre-diabete può essere considerato come una fase precoce del diabete poiché una grossa percentuale di soggetti con IFG o IGT sviluppano la malattia PRE-DIABETE: il soggetto con queste alterazioni metaboliche è apparentemente in buona salute e asintomatico, ma va incontro a un progressivo deterioramento della funzione cardio-vascolare che si manifesta all’improvviso con patologie molto gravi (infarto, ictus) “CATASTROFE SILENTE” IL PRE-DIABETE E’ UN PROBLEMA FREQUENTE ? La condizione di PRE-DIABETE ha un’alta prevalenza nella popolazione (16 milioni di individui in USA; 3.5 milioni in Italia). Nella gran parte dei casi, non diagnosticata e non curata. IL PRE-DIABETE È UN PROBLEMA GRAVE ? Il PRE-DIABETE è un problema medico di grande rilievo socio-sanitario: causa complicanze cardio-vascolari che sono causa di morbilità e mortalità elevata e di aumento della spesa sanitaria. Il PRE-DIABETE riconosce due forme diverse: A) Alterata glicemia a digiuno IFG = Impaired Fasting Glucose glicemia a digiuno: 110 - 125 mg/dl B) Alterata tolleranza al glucosio IGT = Impaired Glucose Tolerance glicemia a digiuno: < 126 mg/dl glicemia 2 h dopo OGTT: 140 - 199 mg/dl Stadi del Diabete Tipo 2 100 75 50 IFG 25 IGT 0 -12 -10 Iperglicemia Postprandiale -6 Lebowiz H. Diabetes Review 1999,7: 139 Diabete Fase I -2 0 2 Anni dalla diagnosi Diabete Fase II 6 Diabete Fase III 10 14 Il “Pre-diabete” I soggetti con pre-diabete nella maggior parte dei casi sono asintomatici, e anche la progressione verso il diabete non viene spesso riconosciuta poiché i sintomi possono insorgere gradualmente Questi soggetti sviluppano però complicanze vascolari prima di progredire verso il Diabete manifesto Il “Pre-diabete” Oltre il 14% della popolazione tra 40 e 74 ha un pre-diabete I soggetti con pre-diabete hanno un rischio di patologia cardiovascolare 1.5 volte più elevato rispetto ai soggetti con normale glicemia Circa l’11% dei soggetti con pre-diabete sviluppa ogni anno il Diabete tipo 2 Nei soggetti con pre-diabete è possibile prevenire la progressione verso il diabete tipo 2 e • La patologia CV è la causa di morte nel 75% dei diabetici • Alla diagnosi di DT2 il 50% dei pazienti ha già segni di complicanze CV • 5 anni prima della diagnosi il 60% dei soggetti con DT2 è già IGT o IFG IGT ed IFG sono stadi intermedi tra Normoglicemia e DT2. Questa condizione deve essere diagnosticata e trattata come gli altri fattori di rischio CV (obesità, dislipidemia , ipertensione). THE FUNAGATA DIABETES STUDY Impaired Glucose Tolerance is a CV Risk Factor Cumulative Cardiovascular Survival 1.00 1.00 0.99 0.98 0.98 0.96 0.97 0.96 0.94 Normal IGT (2 hr PG 140-200) 0.95 IFG (FPG 110-126) 0.92 DM (2 hr PG >200) 0.94 Normal DM (FPG >126) 0 0 0 1 2 3 4 Year 5 6 7 0 1 2 3 4 5 6 7 Year Tominaga M, et al. Impaired glucose tolerance is a risk factor for cardiovascular disease, but not impaired fasting glucose. Diabetes Care 1999;22:920-4. Insicatori di Predisposizione al Diabete Tipo 2 Alterazioni della glicemia IFG (Alterata Glicemia a Digiuno) IGT (Alterata Tolleranza al Glucosio) Fattori di rischio Familiarità parenti di 1° grado Età > 45 anni Obesità BMI >25 - C.V.>102 (M) >88 (F) Ipertensione >140/90 mmHg Dislipidemia HDL <35 mg/dl-Trigliceridi >250 mg/dl Diabete comparso durante una precedente gravidanza o feto macrosoma (>4 Kg) Stile di vita Le condizioni di IFG e IGT possono essere isolate o associate. Glicemia basale (mg/dl) A - IFG 110 - 125 Glicemia 2h OGTT (mg/dl) < 140 B - IGT 80 - 110 140 - 199 C - IFG + IGT 80 - 125 140 - 199 C’È DIFFERENZA TRA IF G E IGT ? PER LA PROGRESSIONE A DT2 : NO 3 studi prospettici : progressione a DT2 in 5-6 aa in soggetti > 45 aa NORMALI 4-5 % IFG o IGT 20 - 34 % IFG + IGT 38 - 65 % Test di Screening incidenza DT2 Glicemia normale 4-5% IFG O IGT da soli 20-34% IFG + IGT 38-65% Il PRE-DIABETE deve essere diagnosticato per prevenire: a) la progressione a DT2 b) la comparsa della patologia CV COME SI DIAGNOSTICA IL PRE-DIABETE ? Il modo più affidabile per la diagnosi di “Pre-Diabete” è eseguire il test da carico di glucosio (0 e 2 ore) dosando solo la glicemia. Il test va eseguito nei soggetti a rischio (> 45-50 aa, sovrappeso/obesi, con familiarità per DT2, con dislipidemia, con ipertensione) IN QUALI SOGGETTI BISOGNA ESEGUIRE LE ANALISI PER IL PRE-DIABETE ? NEI SOGGETTI A RISCHIO DI IFG/IGT : • > 45 anni • Vita sedentaria • Familiarità per diabete • Obesità (BMI > 25 Kg/m2) androide • Dislipidemia Potenziali Candidati per lo Screening e L’intervento Soggetti di età >45 anni con BMI >25 hanno IFG o IGT nel 14.5% dei casi, questa prevalenza aumenta con l’età raggiungendo il picco tra 60 e 74 anni Soggetti di età <45 anni, sovrappeso con un altro fattore di rischio Incidenza del DT2 in 3234 soggetti (BMI m = 34.0) IFG o IGT seguiti con 3 differenti protocolli 40 Placebo 30 Metformina 20 Stile di vita 10 NEJM, 346: 393, 2002 0 0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 2.5 4.0 anni La Prevenzione Del Diabete Tipo 2 Stile di vita o Farmaci ? Stile di vita Il cambiamento dello stile di vita: •modesta perdita di peso •modesta attività fisica rappresenta la prima scelta per la prevenzione del Diabete tipo 2 e delle patologie cardiovascolari Prevenzione Del Diabete Tipo 2 Intervento su stile di vita -dieta ipocalorica, ricca di fibre, povera di zuccheri semplici e grassi saturi -attività fisica (150 min/settimana) -dimagrimento (5-10%) se in sovrappeso È importante diagnosticare e trattare anche gli altri fattori di rischio CV (obesità, ipertensione, dislipidemia, fumo, iperandrogenismo). Resistenza insulinica e Sindronme Metabolica Resistenza ormonale Gli ormoni, per esercitare la loro azione, devono legarsi a specifici recettori nelle cellule bersaglio. Il legame ormone/recettore attiva segnali che si propagano all’interno della cellula e determinano la risposta biologica all’ormone. Si parla di resistenza ormonale quando il segnale dell’ormone non si trasmette bene. Resistenza Ormonale Caratterizzate da elevati livelli dell’ormone e manifestazioni cliniche da ipofunzione • Difetto strutturale del recettore e/o dei mediatori intracellulari • Difetto funzionale a livello recettoriale e/o post-recettoriale • Anticorpi anti-recettore (forme acquisite) Resistenza ormonale Degradazione eccessiva ormone Inibizione da anticorpi ORMONE Recettore con struttura e/o funzione alterata RECETTORE Inibizione completa/parziale MEDIATORI INTRACELLULARI Inibizione una o più vie A B C EFFETTI BIOLOGICI Assenti/ Ridotti tutti o alcuni Esempi di resistenza ormonale • Resistenza al GH (Sindrome di Laron) • Resistenza agli ormoni tiroidei • Resistenza agli androgeni (Sindrome di Morris) • Resistenza a LH (pseudoermafroditismo maschile) • Resistenza ai glucocorticoidi • RESISTENZA all’INSULINA Resistenza Insulinica: definizione La resistenza insulinica è la ridotta capacità dell’insulina di esercitare la sua azione biologica a livello dei tessuti bersaglio (principalmente muscolo, grasso, fegato). Iperinsulininemia compensatoria La Resistenza all’insulina è caratterizzata dall’aumentata secrezione di insulina (iperinsulinemia), che tende a compensare la ridotta efficacia dell’ormone. Resistenza Insulinica: epidemiologia La Resistenza Insulinica è una condizione frequente nella popolazione (circa 25%), spesso non riconosciuta e oligosintomatica. Resistenza Insulinica: sindrome multifattoriale Poiché l’azione dell’insulina sui tessuti è molteplice (“effetto specificità tissutali, pleiotropico”) ed ha l’insulino-resistenza può colpire in modo diverso uno o più tessuti. Costituisce pertanto una sindrome etereogenea con diverse manifestazioni cliniche. Insulina: effetti biologici L’insulina ha “effetto pleiotropico” sul metabolismo di carboidrati, lipidi e proteine AZIONI DELL’INSULINA + • glicogeno sintesi • lipidosintesi • protidosintesi • neoglucogenesi • lipolisi IPOGLICEMIZZANTE Resistenza Insulinica: alterazioni a livello epatico INSULINA Glucosio amino acidi lattato glicerolo INSULINA Neoglucogenesi Glucosio Glicogenos intesi Glucosio glicogeno Glicogenolisi Glucosio Resistenza Insulinica: alterazioni a livello muscolare Captazione glucosio Glucosio aminoa cidi FFA - protido sintesi INSULINA Glucosio Glicogeno sintesi glicogeno Glut-4 Ciclo di Krebs Piruvato Glicolisi Piruvato Lattato Resistenza insulinica: alterazioni a livello del tessuto adiposo Glucosio INSULINA FFA liposintesi glicerolo + monogliceridi digliceridi Lipolisi Glut-4 trigliceridi Lipasi ormonosensibile FFA INSULINA Cause di resistenza insulinica Resistenza insulinica primaria/congenita Resistenza insulinica secondaria/acquisita Resistenza Insulinica Primaria Forme molto rare, con componente genetica predominante: • Mutazioni del Recettore dell’Insulina: - Sindrome di Tipo A - Leprecaunismo • Diabete Lipoatrofico (atrofia grasso sottocutaneo, insulino-resistenza) • Alcune forme di diabete Resistenza insulinica a preminente componente acquisita • • • • • Obesità e/o sedentarietà Diabete tipo 2 Stress, infezioni, cirrosi, chetoacidosi Gravidanza Eccesso ormoni controregolatori (cortisolo, GH, catecolamine, glucagone) • da Ab contro l’insulina o il RI (rara) Resistenza insulinica: cause e patologie associate CAUSE Obesità e sedentarietà Alterazioni genetiche Diabete Tipo 2 Età Farmaci RESISTENZA INSULINICA Sindrome Metabolica Patologie rare Sindrome Ovaio Policistico (Dislipidemia, Ipertensione, Aterosclerosi) PATOLOGIE Resistenza Insulinica Studi epidemiologici e clinici indicano che la resistenza insulinica è il difetto primario che, in molti casi, precede di molti anni la comparsa del Diabete Tipo 2. La resistenza insulinica svolge un importante ruolo patogenetico nel Diabete Tipo 2 ed anche in altre malattie associate ad alterazioni metaboliche. Sindrome metabolica e rischio cardiovascolare Intolleranza al glucosio Resistenza Insulinica Dislipidemia Ipertensione Iperinsulinemia Ipercoagulabilità Formazione Macroplacca angiopatia aterosclerotica Obesità Sindrome metabolica Principali Cause di Morte in Italia Uomini Donne Malattie sistema cardiocircolatorio 109.518 Altro 82.798 Malattie sistema cardiocircolatorio 132.968 Altro 76.475 29,2% 27,8% 38,7% 48,4% 32,1% Tumori 90.888 23,8% Tumori 65.371 Rapporti ISTISAN 2005 Principali fattori di rischio cardiovascolare Non trattabili Trattabili Età (> 45 aa negli uomini, >55 aa nelle donne) Familiarità per CHD Sesso maschile Fumo di sigaretta Inattività fisica Ipercolesterolemia Bassi livelli di Col- HDL Ipertrigliceridemia Ipertensione Diabete e insulino resistenza Obesità JAMA, 2001 Il parametro su cui si è concentrata l’attenzione degli esperti è il cosiddetto “rischio Cardiovascolare globale”: e cioè il rischio assoluto di un soggetto di andare incontro, entro un certo periodo di tempo, ad un evento cardiovascolare. Poli A. In: AAVV. Rischio Cardiovascolare Globale – un approccio multidisciplinare. Pagg. 1-12. Momento Medico, Salerno, 2003 Sindrome Metabolica: ATP III (2001) PRESENZA DI 3 O PIU’ DEI SEGUENTI OBESITÀ ADDOMINALE Circ. Vita > 102 cm (uomini) o 88 cm (donne) HDL COLESTEROLO < 40 mg/dl (uomini) < 50 mg/dl (donne) o terapia TRIGLICERIDI > 150 mg/dl o terapia IPERTENSIONE ARTERIOSA > 130 / 85 mmHg o terapia IPERGLICEMIA A DIGIUNO > 110 mg/dl o terapia Sindrome Metabolica IDF High waist circumference Plus any two of • Triglycerides 150 mg/dL • HDL cholesterol –Men < 40 mg/dL –Women< 50 mg/dL • Blood pressure 130 / 85 mm Hg • FPG >100 mg/dL, or diabetes IDF: Waist Circumference for Abdominal Obesity Men Women Europid ≥ 94 cm (37.0 in) ≥ 80 cm (31.5 in) South Asian ≥ 90 cm (35.4 in) ≥ 80 cm (31.5 in) Chinese ≥ 90 cm (35.4 in) ≥ 80 cm (31.5 in) Japanese ≥ 85 cm (33.5 in) ≥ 90 cm (35.4 in) Prevalenza (%) Prevalenza in Italia in confronto con gli USA 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Maschi Femmine “Lucca Cuore” NHANES 1988-1994 20-29 30-39 40-49 50-59 60-69 70 Età (anni) Adattata da Miccoli R et al. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2005; 15: 250-4 La Sindrome Metabolica è associata a CHD, MCV e mortalità totale Rischio cumulativo (%) 20 15 RR 3.77 (1.74–8.17) Mortalità per tutte le cause Mortalità CV Mortalità CHD 20 RR 3.55 (1.96–6.43) 15 20 15 10 10 10 5 5 5 0 2 4 6 8 10 12 Follow-up (anni) N° a rischio di sindrome metabolica Sì 866 852 834 292 No 288 279 234 100 Lakka HM et al. JAMA 2002;288:2709-16 0 2 4 6 8 10 12 Follow-up (anni) 866 288 852 834 292 279 234 100 RR 2.43 (1.64–3.61) 0 2 4 6 8 10 12 Follow-up (anni) 866 852 834 292 288 279 234 100 Sindrome metabolica Sì No Associazione tra stroke , MI e SM Sindrome metabolica p<0.0001 Obesità addominale p=0.3719 ipertrigliceridemia p=0.0030 Bassi livelli di HDL p=0.0199 Ipertensione p=0.0510 “Insulino resistenza” p=0.0298 0.5 1 1.5 2 2.5 3 OR Ninomiya JK et al. Circulation 2004 Management Ostetrico del GDM Controllo glicemico durante il parto Pazienti in sola terapia dietetica: è sufficiente l’infusione di fisiologica (100-150 ml/h) Pazienti in terapia insulinica: viene iniziata l’infusione di insulina e glucosio attraverso due vie. Mantenere la glicemia tra 70 e 120 mg/dl Glicemia capillare (mg/dl) <55 55-64 65-74 75-109 110-124 125-149 150-180 >180 Insulina (ml/h) stop stop stop 10 15 20 25 30 Glucosio 10% (ml/h) 100 75 50 50 50 50 50 50 Modalità di Esecuzione dello Screening Commenti Gravide con minicarico positivo, ma OGTT negativo Verranno riviste intorno alla 30a settimana gestazionale e sottoposte a nuovo OGTT in presenza di fattori di rischio collegati alla gravidanza attuale Gravide con diagnosi di IGT verranno inviate a consulenza diabetologica e sottoposte a regime dietetico simile a quelle con GDM e ripetizione dell’OGTT dopo 1 mese (con sospensione della dieta 4-5 giorni prima dell’esame) Gravide con GDM verranno sottoposte a: management ambulatoriale diabetologico management ambulatoriale ostetrico Management Ostetrico del GDM Controllo ecografico Primo controllo alla diagnosi Controlli successivi ogni 3-4 settimane Stima del peso fetale alla 37a-38a settimana Ecocardiografia fetale alla 20a-22a settimana in caso di diagnosi di GDM precoce (2°trimestre) Timing e modalità del parto Travaglio e parto possono avvenire a termine (sino alla 41a settimana), se il GDM ha un buon controllo metabolico e la biometria fetale alla 38a ed alla 40a settimana rimangono su valori normali In caso di macrosomia o LFD (Large For Date, specie se asimmetrico), il parto andrebbe anticipato alla 38a-40a settimana attraverso induzione farmacologica o TC elettivo Valutazione Pregravidica e Programmazione della Gravidanza Diabete tipo 2 Valutazione metabolico-ostetrica Valutazione delle complicanze croniche Ottimizzazione della dieta e del peso Sospensione degli ipoglicemizzaznti orali Ottimizzazione del compenso glicemico con eventuale uso di insulina Programmazione del concepimento Eventuale contraccezione Potenziali Controindicazioni ad una Gravidanza Cardiopatia ischemica Retinopatia proliferante attiva non trattata Insufficienza renale clearance della creatinina <50 ml/min, o creatininemia >2 mg/dl, o proteinuria >2 gr/24h P.A. >140/90 mmHg nonostante il trattamento Gastroenteropatia grave da neuropatia autonomica Management della Diabetica in Gravidanza Monitoraggio clinico-metabolico Autocontrollo glicemico 4-8 volte al giorno, test per chetonuria ogni mattina a digiuno HbA1c ogni 4 settimane Visita diabetologica ogni 2 settimane Valutazione incremento ponderale normopeso 11 Kg soprappeso 7-11 Kg sottopeso 13-15 Kg Esame delle urine ed urinocultura ogni 2-4 settimane Creatinemia, microalbuminuria e lipidi ogni 3 mesi Visita cardiologica ed ECG all’inizio Esame fundus al primo trimestre ed ogni 3 mesi Management della Diabetica in Gravidanza Obiettivi glicemici ottimali Glicemia digiuno pre-prandiale 1 h postprandiale 2 h postprandiale notte HbA1c (%) mg/dl 60-90 60-105 110-130 90-120 60-120 nel range della norma Management della Diabetica in Gravidanza Regime dietetico Gravide normopeso: 30 Kcal/Kg di peso ideale, soprappeso: 20 Kcal/Kg, sottopeso 40 Kcal/Kg Introito calorico mai inferiore a 1500 Kcal/die Incremento calorico di 300 Kcal nel secondo e terzo trimestre Composizione: 50-55% carboidrati, 15-20% proteine, 25-30% grassi Distribuire in 3 pasti e 3 spuntini: 10-15% calorie a colazione, 5-10% per gli spuntini, 20-30% a pranzo, 30-40% a cena Management della Diabetica in Gravidanza Trattamento farmacologico Sospendere ipoglicemizzanti orali già in fase di programmazione Terapia con insulina regolare o analoghi ai tre pasti principali e con insulina ad azione ritardata bedtime -Il fabbisogno di insulina si riduce nel primo trimestre, mentre aumenta in modo progressivo dal secondo trimestre. Si riduce marcatamente dopo il parto ritornando ai livelli pregravidici nelle 24-48 ore successive Management della Diabetica in Gravidanza Monitoraggio delle complicanze Retinopatia: esame del fondo oculare all’inizio della gravidanza e successivamente ogni 3 mesi Nefropatia: monitoraggio dei parametri di funzione renale e della pressione arteriosa. In caso di trattamento antipertensivo pregravidico sospendere già in fase di programmazione, la terapia con ACE-inibitori (aumentata frequenza di ritardo della crescita e malformazioni), diuretici (ritardo della crescita per riduzione del volume plasmatico e del flusso uterino), e beta-bloccanti cardioselettivi (ritardo di crescita) Management della Diabetica in Gravidanza Monitoraggio metabolico durante il parto Obiettivi: -mantenere i valori glicemici nella norma -idratare adeguatamente -fornire un apporto calorico adeguato Il giorno precedente il parto viene mantenuto il regime dietetico e terapeutico usuale Il giorno del parto la paziente viene mantenuta a digiuno e non viene praticata l’insulina del mattino Management della Diabetica in Gravidanza Regime di infusione insulinica durante il travaglio ed il parto Glicemia capillare (mg/dl) <55 55-64 65-74 75-109 110-124 125-149 150-180 >180 Insulina (ml/h) stop stop stop 10 15 20 25 30 Glucosio 10% (ml/h) 100 75 50 50 50 50 50 50 Nelle 24-72 h dopo il parto si ripristina la terapia insulinica sottocute quando i valori di glicemia a digiuno sono >100 mg/dl e post-prandiali >150 mg/dl Studi di intervento per la prevenzione del DT2 Soggetti a rischio studiati • Studio finlandese • DPP 522 NEJM, 2001 3234 NEJM, 2002 235 Diabetes, 2002 1429 Lancet, 2002 (Diabetes Prevention Program) • TRIPOD (Troglitazone Prevention Diabetes) • STOP-NIDDM Studi di intervento per la prevenzione del DT2 Soggetti a rischio N° età m BMI (anni) Finlandia DPP Intervento aa modalità Efficacia (% rid.) m 522/IGT 55 31 3243/IGT 51 34 3.2 2.8 stile vita -58% stile vita -58% metformina TRIPOD 235/ DG StopNIDDM 1429/ IGT 55 31 2.5 troglitazone 3.3 inibitori a-glucosid. -31% -56% -25%