Socializzazione Politica - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Migranti una categoria
necessariamente
pericolosa
Prof. Walter Greco
AA 2012/2013
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Struttura
economica
Agricoltura
Struttura familiare Allargata
Struttura
temporale
Tempo ciclico
Struttura
identitaria
Comunitaria
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Struttura
economica
Industria
Struttura familiare Nucleare
Struttura
temporale
Tempo lineare
Struttura
identitaria
Pluralizzazione
dei mondi di vita
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Struttura
economica
Servizi
Struttura familiare Liquida
Struttura
temporale
Tempo virtuale o
puntiforme
Struttura
identitaria
Atomizzazione
dei mondi di vita
5
Il tempo come orizzonte
dell’esperienza
6
Il tempo come orizzonte
dell’esperienza
6
7
Il tempo come orizzonte
dell’esperienza
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Il paradigma del Labirinto
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Il paradigma del Labirinto
10
Il paradigma del Labirinto
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La gelateria postmoderna
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Siamo in una Nuova era (Melucci), un’era
postmoderna: un’era caratterizzata da incertezza e
da rischio (Beck), da solitudine di individui
atomizzati (Bauman);
un’era, insomma, in cui ciò che si esperisce si
esaurisce all’interno di spazi e confini sfocati e
mutevoli.
L’unica certezza è che i cambiamenti avvengono
in maniera vorticosa, senza possibilità di
opposizione, non per incapacità o altro, quanto per
definizione; quasi per assunto.
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Bauman “Gli esseri umani postmoderni devono
dunque essere capaci non tanto di portare alla
luce una logica occulta nell’accumulo degli
eventi […] quanto di disfare da un momento
all’altro i propri modelli mentali e strappare,
con un solo rapido balzo della mente, le tele più
elaborate”.
Ciò, evidentemente, ha forti implicazioni sulla
possibilità stessa che un tale sforzo di continua
rielaborazione di universi cognitivi e simbolici
riesca ad essere portato avanti in maniera
indolore o compatibile ad un livello diffuso ed
allargato.
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Agricoltura/Tradizione
Controllo
comunitario
Industria/Modernità
Spazio
serializzato
Servizi/Postmodernità
Governamentalità
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Controllo
Agricoltura/Tradizione
comunitario
Il soggetto è completamente appiattito sulla
società che esercita una forma di controllo
totale. (Bocca di Rosa)
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Industria/Modernità
Spazio serializzato
Il soggetto è attraversato da una pluralità di
mondi significanti che si presentano come
clausure serializzate. Il potere è disciplinare
(In fila per tre)
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Industria/Modernità
Spazio serializzato
Sono clausure serializzate la fabbrica, la
famiglia la scuola e, in generale, tutti gli
ambiti della socializzazione. L’oggetto del
potere è il corpo che va rieducato e reso
“docile”
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Industria/Modernità
Spazio serializzato
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Servizi/Postmodernità
Governamentalità
Il soggetto è atomizzato. Si presenta come
isolato e vive brandelli di identità
decisamente estemporanei ma fortemente
significativi.
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Servizi/Postmodernità
Governamentalità
Questo soggetto sfugge alla disciplinarietà
in quanto non più rinchiudibile dentro le
clausure serializzate. Il potere diventa
“biopotere”, ossia un potere che,
attraverso tecniche “governamentali”,
investe ed informa la vita dei soggetti; non
il corpo ma la vita stessa.
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È un'area d'incontro tra potere e sfera della vita. Un incontro che si realizza
pienamente in un'epoca precisa: quella dell'esplosione del capitalismo.
•la gestione del corpo umano nella società dell'economia e finanza capitalista,
la sua utilitizzazione e il suo controllo
•la gestione del corpo umano come specie, base dei processi biologici da
controllare per una biopolitica delle popolazioni
Il biopotere è un potere che si esercita positivamente sulla vita, che mira a
gestirla, potenziarla, moltiplicarla, esercitando su di essa controlli precisi e
regolazioni d’insieme. Al diritto di spada della sovranità classica, che si
formulava nel potere del sovrano di far morire o lasciar vivere, si sostituisce
progressivamente – lungo un arco temporale che ricopre almeno due secoli a
partire dalla crisi del feudalesimo - una nuova forma di potere che ha come
parole d’ordine far vivere o lasciar morire e che tende a stabilire la sua presa
sulla vita lungo tutto il suo svolgimento. La vecchia potenza della morte in cui
veniva simbolizzato il diritto-privilegio del sovrano di “prelevare” cose ed uomini
ed impadronirsi della loro vita fino a sopprimerla, è ora sovrastata da un potere
che invece è destinato a rafforzare, incitare, organizzare e maggiorare le forze
che intende sottomettere, piuttosto che a bloccarle o distruggerle.
(Commisso 2008,
www.sociologia.unical.it/Gunder_Frank/Commisso.doc)
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Primo, l’insieme di istituzioni, procedure, analisi e riflessioni, calcoli e
tattiche che permettono di esercitare una forma specifica e complessa
di potere che ha nella popolazione il bersaglio principale, nell’economia
politica la forma privilegiata di sapere e nei dispositivi di sicurezza lo
strumento tecnico essenziale.
Secondo, la tendenza, la linea di forza che, in tutto l’Occidente e da
lungo tempo, continua ad affermare la preminenza di questo tipo di
potere che chiamiamo ‘governo’ su tutti gli altri - sovranità, disciplina -,
col conseguente sviluppo, da un lato, di una serie di apparati specifici di
governo, dall’altro di una serie di saperi.
Terzo, per governamentalità bisognerebbe intendere il processo, o
piuttosto il risultato del processo mediante il quale lo stato di giustizia
del medioevo, divenuto stato amministrativo nel corso del XV e XVI
secolo, si è trovato gradualmente ‘governamentalizzato’.
(Commisso 2008
23
www.sociologia.unical.it/Gunder_Frank/Commisso.doc)
far morire o lasciar vivere
il potere di morte cessa nel momento stesso
in cui si esercita.
far vivere o lasciar morire
il potere tende a stabilire la sua presa sulla
vita lungo tutto il suo svolgimento.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Dalla società disciplinare alla
società di controllo
http://spazioinwind.libero.it/rfiorib/negri/biopolitica.htm
(Negri A, Hardt M., Impero, Rizzoli, 2002 pag 38 e
seg.)
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Dobbiamo comprendere la società di controllo
come la società che si sviluppa alla fine ultima
della modernità e apre sul post-moderno, e
nella quale i meccanismi di controllo si fanno
vieppiù "democratici", sempre più immanenti al
campo sociale, diffusi nel cervello e nel corpo
dei cittadini.
I comportamenti d'integrazione e di esclusione
sociale propri del potere sono anche sempre
più interiorizzati dai soggetti stessi.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Il potere si esercita a questo punto tramite
macchine che organizzano direttamente i
cervelli (grazie a sistemi di vantaggi sociali, di
attività inquadrate, etc) verso uno stato di
alienazione autonoma, partendo dal senso della
vita e dal desiderio di creatività.
[vedi ultima slide]
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Il (bio)potere nella globalizzazione
La società di controllo potrebbe anche essere
caratterizzata da una intensificazione ed una
generalizzazione di apparecchi(sistemi) della
disciplinarietà che animano dall'interno le nostre
pratiche comuni e quotidiane; ma al contrario
della disciplina, questo controllo si estende
ben al di là dei luoghi strutturati delle
istituzioni, tramite reti flessibili, modulabili e
fluttuanti.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
In secondo luogo, il lavoro di Foucault ci
permette di riconoscere la natura biopolitica di
questo nuovo paradigma del potere.
Il biopotere è una forma di potere che regge
e regolamenta la vita sociale dall'interno,
seguendola, interpretandola, assimilandola
e riformulandola.
Il potere non può ottenere un controllo effettivo
sulla vita intera della popolazione che
diventando una funzione integrante e vitale che
ogni individuo possa abbracciare e riattivare in
modo assolutamente volontario.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Come dice Foucault" La vita è ora diventata (...)
un oggetto di potere". La funzione più alta di
questo potere è di investire la vita in ogni sua
parte e il suo primo compito è quella di
amministrarla.
Il biopotere si riferisce anche a una situazione
nella quale ciò che è direttamente in gioco nel
potere è la produzione e la riproduzione della
vita stessa.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Nel passaggio dalla società disciplinare a quella
di controllo, un nuovo paradigma di potere si
realizza, che viene definito dalle tecnologie che
riconoscono la società come ambito del
biopotere.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Nella società disciplinare, gli effetti delle
tecnologie biopolitiche erano ancora parziali nel
senso che la messa a norma si faceva secondo
una logica relativamente rigida, geometrica e
quantitativa. [lo spazio serializzato]
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Il (bio)potere nella globalizzazione
La disciplinarietà fissava gli individui nel quadro
delle istituzioni, ma non riusciva ad
consumarli/renderli inconsistenti al ritmo delle
pratiche e della socializzazione produttrice;
non arrivava al punto di penetrare interamente
le coscienze e i corpi degli individui, al punto di
sottometterli e organizzarli nella totalità delle
loro attività.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Quando il potere diventa interamente biopolitico,
l'insieme del corpo sociale viene abbracciato dalla
macchina del potere e sviluppato nella sua virtualità.
Questa relazione è aperta, qualitativa e affettiva. La
società, sussunta ad un potere che scende fino ai
centri vitali della struttura sociale e dei suoi processi
di sviluppo, reagisce come un corpo unico.
Il potere si esprime anche come un controllo che
invade le profondità delle coscienze e dei corpi della
popolazione- e che si estende, allo stesso tempo,
attraverso la totalità delle relazioni sociali.
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Il (bio)potere nella globalizzazione
Da questo punto di vista, il contesto biopolitico del
nuovo paradigma è perfettamente centrale per la
nostra analisi.
E' quello che offre al potere una scelta, non
soltanto tra obbedienza e disobbedienza o tra
partecipazione politica formale o rifiuto, ma anche
per tutte le alternative di vita e di morte, di
ricchezza e povertà, di produzione e riproduzione
sociale, etc.
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Dalla società correzionale alla
società attuariale
Tradizione
Controllo
comunitario
Ostracismo
Modernità
Spazio
serializzato
Correzione
Governamen
Postmodernità
Controllo
talità
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Dalla società correzionale alla
società attuariale
Tradizione
Controllo
comunitario
Ostracismo
La posta in gioco è l’inclusione o
l’esclusione dalla forma comunitaria.
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Dalla società correzionale alla
società attuariale
Modernità
Spazio
serializzato
Correzione
La posta in gioco è ammaestrare i corpi
secondo una precisa disciplina.
Nelle aree di clausura serializzate l’oggetto
delle discipline è il corpo.
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Dalla società correzionale alla
società attuariale
Governamen
Postmodernità
Controllo
talità
L’oggetto del controllo è la popolazione e,
tendenzialmente, tutti gli ambiti di vita.
Il controllo si attua secondo principi
“attuariali” legati a “categorie pericolose”
costruite ad hoc mediante l’utilizzo di forme
di sapere/potere.
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Il paradigma attuariale
La specificità del paradigma attuariale è l’intervento
ex ante tendente a disinnescare le situazioni
potenzialmente rischiose legate a particolari
categorie.
Ideologia del “rischio”. Tutto diventa una possibile
fonte di rischio non gestibile dal singolo soggetto
isolato ed atomizzato.
La logica è quella delle assicurazioni.
Il sapere deriva dalla statistica.
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Il paradigma attuariale
Le strategie del controllo si radicano nella gestione
di determinati gruppi, di determinate categorie di
soggetti verso i quali viene diretta la sorveglianza,
l’incapacitazione e la deterrenza.
L’individuo, deviante o pericoloso, ha rilievo solo in
quanto si possibile riferirlo ad una intera categoria,
sulla base di una valutazione probabilistica e
statistica della rischiosità.
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L’esclusione postmoderna
L’individuo, confuso nella categoria, perde ogni
specificità.
Gli interventi di recupero ed inclusione perdono di
pregnanza teorica ed empirica.
Ai progetti di recupero ed inserimento si sostituisce
la logica del disinnesco e dell’incapacitazione
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L’esempio del carcere postmoderno
Rebibbia
Regina Coeli
Via Popilia
Crotone
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L’esempio dei CIE
Ponte Galeria
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L’incapacitazione come strategia di
controllo bidirezionale
Incapacitare riferito ad una categoria sociale,
significa letteralmente prevenire, impedendo, che lo
stesso provochi situazioni non compatibili con
l’ordine costituito e costruito come “normale”.
La prevenzione si dirige verso le forme
dell’interazione che si sviluppano nell’ambito delle
categorie marginali – marginali perchésclusi
dall’accesso alle risorse della società
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L’incapacitazione come strategia di
controllo bidirezionale
Impedire ogni forma di contatto tra parte “sana” e
parte “portatrice di patologie sociali” (disordine,
caos, rischio di contagio) è il fine delle strategie di
controllo.
Se l’esistenza di sacche di marginalità viene data
per scontata, si deve spostare il tiro verso il
puntuale disinnesco di ogni possibilità di contatto o
di ibridazione.
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L’incapacitazione come strategia di
controllo bidirezionale
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L’incapacitazione come strategia di
controllo bidirezionale
Le politiche sull’immigrazione extracomunitaria si
ispirano ad una filosofia politico-legislativa che
considera la popolazione migrante come un gruppo
sociale potenzialmente deviante, i cui
comportamenti si tratta di prevedere e prevenire, i
cui flussi si tratta di contenere e limitare,e la cui
condizione giuridica viene determinata quasi
sempre in un contesto emergenziale.
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L’incapacitazione come strategia di
controllo bidirezionale
La condizione giuridica, determinata in un contesto
emergenziale, permette ai dispositivi di controllo di
presentarsi come autorità deputata al ristabilimento
dell’ordine pubblico.
La possibilità di riproduzione stessa passa
attraverso la necessità di sapere tendere “la corda
di violino” dell’allarme sociale sempre al limite della
rottura, entro un gioco circolare fatto di
allarme/rassicurazione/allarme.
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L’incapacitazione come strategia di
controllo bidirezionale
Così facendo l’azione di controllo governamentale
riesce ad esplicarsi tanto verso i gruppi “pericolosi”
quanto verso quelli “normali” abbracciando l’intero
spettro delle possibilità di vita.
Il controllo esercitato diventa la forma evidente del
biopotere ed i meccanismi di
incapacitazione/rassicurazione/disinnesco la
macchina che organizza direttamente i cervelli
(grazie a sistemi di vantaggi sociali, di attività
inquadrate, etc) verso uno stato di alienazione
autonoma, partendo dal senso della vita e dal
50
desiderio di creatività.