IL NOSTRO MONDO, LE NOSTRE VITE
Alzate la testa, voi che acuto sentite il bisogno
di questo splendido mattino che vi attende.
La storia vissuta, malgrado i suoi tormenti, non
può essere cancellata e, se la si affronta con
coraggio, non è necessario riviverla.
Alzate lo sguardo verso
questo giorno che inizia per voi.
Ridate, ancora una volta, la vita
al sogno.
Maya Angelou, On the Pulse of Morning1
Il nostro mondo e le nostre vite sono soggetti all’azione plasmante di due forze in contrasto tra loro: globalizzazione e identità. La rivoluzione della information technology e la ristrutturazione capitalista hanno dato origine a una
nuova forma di società – la società in rete – caratterizzata dalla globalizzazione delle attività economiche strategiche; dalla forma di organizzazione a rete;
da flessibilità, precarietà e individualizzazione del lavoro; da una cultura della
virtualità reale costruita da un sistema dei media pervasivo, interconnesso e
diversificato; e dalla trasformazione dei fondamenti materiali della vita, dello
spazio e del tempo, mediante la costituzione di uno spazio dei flussi e del
tempo acrono che è espressione di attività ed élite dominanti. Questa nuova
forma di organizzazione sociale, nella sua pervasiva globalità, si sta diffondendo in tutto il mondo, così come il capitalismo industriale e il suo nemicogemello, l’industrialismo di stato, fecero nel corso del XX secolo, scuotendo
istituzioni, trasformando culture, creando ricchezza e causando povertà, suscitando avidità, innovazioni e speranze, imponendo al contempo duri sacrifici e
seminando disperazione. Comunque lo si giudichi, è certamente un mondo
nuovo.
Eppure, c’è dell’altro. Parallelamente alla rivoluzione tecnologica, alla trasformazione del capitalismo e al declino dello statalismo abbiamo osservato,
negli ultimi venticinque anni, il diffuso insorgere di potenti espressioni di
identità collettiva che si oppongono alla globalizzazione e al cosmopolitismo
in difesa delle specificità culturali e del diritto delle persone a esercitare il con1
Poesia letta in occasione dell’insediamento del presidente degli Stati Uniti, 22 gennaio 1993.
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Il potere delle identità
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trollo sulla propria vita e sul proprio ambiente. Tali espressioni sono molteplici e assai diversificate, a seconda delle diverse culture e fonti storiche che stanno alla base della formazione di ciascuna identità. Tra queste figurano movimenti proattivi che mirano alla trasformazione delle relazioni umane al livello
più profondo, come il femminismo e l’ambientalismo; ma anche tutta una
gamma di movimenti reattivi che scavano trincee in difesa di Dio, nazione,
etnia, famiglia o campanile, ossia le fondamentali categorie millenarie dell’esistenza ora minacciate dal combinato e contraddittorio assalto delle forze tecno-economiche e dei movimenti di trasformazione sociale. Preso tra queste
tendenze contrastanti, lo stato-nazione entra in una crisi che coinvolge il concetto stesso di democrazia politica, fondato sulla costruzione storica dello stato-nazione sovrano e rappresentativo. Sempre più spesso, nuovi e potenti
media come le reti di telecomunicazione interattive vengono utilizzati dai vari
antagonisti per amplificare e rendere più efficaci le rispettive lotte, come
dimostra l’uso di Internet da parte degli ambientalisti internazionali, degli
zapatisti messicani o delle milizie statunitensi, che risponde pan per focaccia
alla globalizzazione computerizzata dei mercati finanziari e del trattamento
delle informazioni.
È questo il mondo esplorato nel presente volume, che verte sui movimenti
sociali e la politica quali risultano dall’interazione tra globalizzazione guidata
dalla tecnologia, potere delle identità (di genere, religiosa, nazionale, etnica,
territoriale, sociobiologica) e istituzioni dello stato. Nell’invitare il lettore ad
avventurarsi in questo viaggio intellettuale entro gli orizzonti delle lotte sociali e dei conflitti politici contemporanei, comincerò con una breve serie di
osservazioni che possono essere utili per il tragitto.
Questo non è un libro che parla di altri libri. Di conseguenza, non discuterò
tutte le teorie esistenti in merito a ogni singola questione né citerò in modo
esaustivo tutte le possibili fonti relative a ogni argomento trattato. A dirla tutta, sarebbe presuntuoso voler dar conto, anche solo superficialmente, della
ricerca relativa alla totalità dei temi affrontati in questo libro. Le fonti e gli
autori citati sono quelli che ho ritenuto rilevanti ai fini della costruzione delle
ipotesi da me proposte sui vari argomenti o per chiarire il significato delle mie
analisi nel quadro di una più ampia teoria del mutamento sociale nella società
in rete. I lettori interessati alle bibliografie potranno consultare i numerosi
libri di testo a disposizione su ciascuno dei temi affrontati.
Il metodo da me adottato intende comunicare la teoria analizzando la pratica, mediante l’osservazione a più stadi dei vari movimenti sociali nei rispettivi
contesti culturali e istituzionali. Pertanto, l’analisi empirica svolge qui essenzialmente una funzione illustrativa, è un metodo utile a disciplinare il discorso
Il nostro mondo, le nostre vite
teorico, in modo da rendere quasi impossibile affermare qualcosa che sia contraddetto dall’osservazione della realtà dell’azione collettiva. In ogni caso, ho
cercato di fornire – nei limiti di spazio di questo volume – alcuni elementi
empirici in grado di conferire plausibilità alla mia interpretazione e di consentire al lettore di giudicare da sé.
C’è in quest’opera, nella sua prospettiva sul mondo, nell’osservazione
delle variegate manifestazioni sociali e politiche, una deliberata ossessione
per il multiculturalismo. Tale prospettiva nasce dall’idea secondo cui il processo di globalizzazione tecno-economica che sta plasmando il nostro mondo incontra l’opposizione di una molteplicità di fonti, legate a differenti
culture, tradizioni e aree geografiche, che finiranno per trasformarlo. Quindi, la scelta di concentrare in modo tematico l’attenzione nel volume su Stati Uniti o Messico, Europa Occidentale o Russia, Messico o Bolivia, mondo
islamico, Cina o Giappone è fatta allo scopo preciso di utilizzare la stessa
cornice di riferimento analitica per spiegare processi sociali molto diversi,
ma dai significati profondamente interrelati. Mi piacerebbe inoltre, sia pur
nei limiti della parzialità del mio sapere e della mia esperienza, infrangere il
paradigma etnocentrico che continua a dominare molta scienza sociale proprio quando le nostre società sono diventate globalmente interconnesse e
culturalmente intrecciate.
Un breve cenno sulla teoria. La teoria sociologica che informa questo volume è stata diluita, allo scopo di renderla più digeribile, nell’esposizione dei
vari temi nei singoli capitoli e, per quanto possibile, corroborata dall’analisi
empirica. Gli excursus puramente teorici sono ridotti al minimo indispensabile, dato che a mio parere la teoria sociale è uno strumento per la comprensione del mondo, non un mezzo di autogratificazione intellettuale. A conclusione del volume tenterò di rendere l’analisi più formale e sistematica, riannodando i fili tessuti nei diversi capitoli. Tuttavia, poiché il libro ha per oggetto i
movimenti sociali, stante il profondo disaccordo sul significato di questo termine, fornisco la mia definizione di movimenti sociali quali azioni collettive
orientate a uno scopo, i cui esiti, sia nella vittoria sia nella sconfitta, inducono
una trasformazione dei valori e delle istituzioni della società. Poiché non vi è
senso della storia al di fuori della storia che noi sentiamo, non esisteranno neppure, da un punto di vista analitico, movimenti sociali «buoni» o «cattivi», progressisti o reazionari: essi saranno da considerare, piuttosto, quali sintomi di
ciò che siamo, linee di tendenza delle trasformazioni cui siamo soggetti, dato
che la trasformazione può indifferentemente condurre a tutta la gamma dei
paradisi, degli inferi, oppure degli inferni paradisiaci possibili. E non è un’osservazione di poco conto, dato che i processi di cambiamento sociale, nel
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Il potere delle identità
nostro mondo, assumono spesso le forme del fanatismo e della violenza, generalmente associati a rivolgimenti tutt’altro che positivi.
E comunque questo è il nostro mondo, questo noi siamo, nella nostra contraddittoria pluralità, e questo è quanto noi dobbiamo comprendere, se vogliamo sperare di venire a capo dei problemi che dovremo, volenti o nolenti,
affrontare. Quanto alla natura di «questo» e all’identità di «noi», per favore
continuate a leggere.
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