La Farmacovigilanza attiva nella Regione Emilia Romagna Bologna, 17 novembre 2009 Reazioni avverse a farmaci: sospetto e diagnosi Fabrizio De Ponti Elisabetta Poluzzi PRESCRIZIONE APPROPRIATA deve considerare non solo l’efficacia ma anche il rischio di ADR a cui i pazienti sono inevitabilmente esposti RISCHIO DI ADR Per i medici è più difficile trovare informazioni sul rischio di ADR che sull’efficacia dei farmaci in commercio Può essere difficile sospettare manifestazioni cliniche insorte trattamento con un farmaco come ADR durante il Sommario PARTE GENERALE Fondamenti di farmacovigilanza 1 2 Alcuni esempi storici di danno da farmaco Primi interventi normativi e nascita della farmacovigilanza 3 Definizioni e classificazioni 4 Meccanismi patogenetici 5 Fattori predisponenti 6 Epidemiologia 7 Sicurezza dei farmaci in commercio 8 Attribuzione della relazione di causalità 9 Metodiche per la valutazione della sicurezza dei farmaci 10 Rete italiana di farmacovigilanza e scheda di segnalazione Bibliografia PARTE SPECIALE Reazioni avverse cardiovascolari Reazioni avverse dermatologiche Reazioni avverse ematologiche Reazioni avverse endocrinometaboliche Reazioni avverse epatiche Reazioni avverse gastroenterologiche Reazioni avverse neurologiche Reazioni avverse oculari Reazioni avverse polmonari Reazioni avverse psichiatriche Reazioni avverse renali Reazioni avverse reumatologiche Come sospettare una ADR; un esempio: Drug-Induced Liver Injury (DILI) DIAGNOSI DIFFERENZIALE: esempio ESANTEMA VIRALE E DA FARMACI Rechallenge involontario: quando i farmaci sospettabili sono più di uno [I] Elena C., di 59 anni, fu trattata per febbre e mal di gola con amoxicillinaclavulanato 2 g/die e paracetamolo 1,5 g/die. Due giorni dopo: esantema morbilliforme e ittero. Al ricovero in ospedale: bilirubina totale 5,6 mg/dL, diretta 4,8 mg/dL; AST 4 x LSN e ALT 5 x LSN; AP non riportata; creatinina 1,7 mg/dL; autoanticorpi e marker per virus A, B e C, EBV e CMV negativi; ecografia dell’addome nella norma. Posta diagnosi di DILI, attribuita ad amoxicillina + acido clavulanico. L’ittero regredì in circa 10 giorni e i test di laboratorio, compresa la creatininemia, si normalizzarono pochi giorni dopo. Alla paziente fu consigliato di non assumere in futuro amoxicillina + acido clavulanico. Rechallenge involontario: quando i farmaci sospettabili sono più di uno [II] Un mese dopo, per febbre e tosse, Elena assunse 1 g di paracetamolo, con riduzione della febbre, che riprese più elevata nel corso della notte. La paziente si recò al pronto soccorso, dove ricevette un altro grammo di paracetamolo. Entro qualche ora: edema al labbro superiore, eritema diffuso e poi ittero. Dati di laboratorio significativi: bilirubina totale 6,6 mg/dL, diretta 4,5 mg/dL; AST 66 x LSN e ALT 72 x LSN; creatinina 1,6 mg/dL. L’ittero regredì dopo circa 2 settimane, normalizzarono anche i test di laboratorio. e successivamente si Rechallenge involontario: quando i farmaci sospettabili sono più di uno [COMMENTO] In questa paziente, la reazione avversa fu attribuita inizialmente al farmaco “sbagliato” tra i due sospettabili, anche se l’attribuzione errata della DILI ad amoxicillina+acido clavulanico era “evidence-based”. Infatti la paziente assumeva sia amoxicillina+acido clavulanico sia paracetamolo in dosi terapeutiche e le evidenze dalla letteratura riportano concordemente che l’amoxicillina+acido clavulanico provoca DILI con meccanismo idiosincrasico e non dose-dipendente, mentre le DILI da paracetamolo sono tipicamente dosedipendenti, eventualmente facilitate da fattori di rischio (come l’alcol) assenti nella paziente in questione. Il farmaco realmente responsabile fu identificato grazie a un rechallenge involontario (inadvertent), probabilmente più frequente del rechallenge deliberato. Le dosi di paracetamolo responsabili della DILI della paziente erano pienamente nel range terapeutico, e la DILI era associata a manifestazioni suggestive di ipersensibilità (eruzione cutanea; edema al labbro superiore alla seconda esposizione). Come segnalare (I) > segue Come segnalare (II) Come segnalare (III) > segue Come segnalare (IV) Un’ipoglicemia davvero pericolosa (I) - Giovanni, 72 anni, normopeso, svolgeva modesta attività di bracciante agricolo; ancora una - da oltre 20 anni era affetto da diabete di tipo 2 trattato con l’associazione precostituita glibenclamide 2,5 mg + metformina 400 mg 3 volte al giorno, con discreto compenso metabolico (HbA1c mediamente 7,5%) - dopo che recenti esami di laboratorio avevano evidenziato creatininemia 2,8 mg/dL, il medico curante decise di sospendere la metformina e di somministrare glibenclamide 5 mg 3 volte al giorno, prima dei pasti Un’ipoglicemia davvero pericolosa (II) - a un mese dall’inizio della nuova terapia, in discreto benessere, al termine di una mattina estiva trascorsa nei campi Giovanni fu improvvisamente colto da tremori, sudorazione intensa, cardiopalmo e quindi perse i sensi. - immediatamente soccorso dal figlio, fu accompagnato alla guardia medica del vicino paese, dove il medico di turno – riscontrando una glicemia capillare <40 mg/dL – praticò infusione venosa rapida di 20 mL di soluzione glucosata al 33% e fece poi ingerire al paziente, che aveva spontaneamente ripreso i sensi, un’analoga quantità di soluzione glucosata. - dopo circa 30 minuti la glicemia capillare era 120 mg/dL e la sintomatologia sembrava regredita. Tornato a casa il paziente chiese di riposare a letto senza pranzare, avvertendo ancora una sensazione di spossatezza. Un’ipoglicemia davvero pericolosa (II) - Trascorse circa 2 ore, la moglie – nel tentativo di svegliarlo per indurlo a pranzare – si accorse che il marito aveva nuovamente perso i sensi. Fu chiesto l’intervento urgente del 118; il personale dell’emergenza riscontrò valori glicemici <40 mg/dL e praticò glucosio e glucagone e.v. - Al pronto soccorso gli esami di laboratorio evidenziarono, tra l’altro, glicemia 63 mg/dL e creatinina 4,5 mg/dL, mentre una TC cerebrale non mostrò segni di lesioni ischemiche acute. - Giovanni, che nel frattempo aveva ripreso i sensi, venne ricoverato e sottoposto a infusione venosa continua di glucosio al 10%; dopo circa 1 ora, la glicemia raggiunse i 100 mg/dL. L’infusione fu continuata la sera e la notte successiva, nel corso della quale i valori glicemici tesero nuovamente ad abbassarsi. - Solo dopo 24 ore l’infusione fu sospesa e il paziente riuscì a mantenere valori glicemici >100 mg/dL, avendo ripreso l’alimentazione spontanea. - Il paziente poté riprendere la vita di relazione, ma riportò dall’episodio una permanente riduzione delle capacità cognitive. Commento (I) - Associazione precostituita glibenclamide+metformina: ancora oggi in Italia una comune forma di trattamento del diabete mellito di tipo 2. - In questo caso, comparsa di insufficienza renale: il medico curante sospese metformina, sostituendola con la sola glibenclamide. - Probabilmente però non considerò che in commercio la glibenclamide da sola è presente a dosaggio doppio rispetto all’associazione. Commento (II) - Questa circostanza, assieme all’attività fisica e all’orario della giornata, spiega facilmente l’insorgenza dell’episodio ipoglicemico. - La concomitante insufficienza renale e l’emivita medio-lunga del farmaco spiegano poi il ripresentarsi dell’ipoglicemia, malgrado le prime cure, e la necessità di un trattamento prolungato, con ospedalizzazione ed esito in danno cerebrale irreversibile. - Nel paziente anziano con diabete di tipo 2 e insufficienza renale di grado lieve-moderato, il trattamento con secretagoghi dell’insulina va in generale condotto con cautela; se questi farmaci sono ritenuti necessari, vanno preferiti prodotti con emivita breve ed escrezione non renale. Suggerimenti per la pratica medica • Non dimenticare che tutti i sintomi clinici possono essere espressione di una reazione avversa ad un farmaco • Rivalutare regolarmente ciascun farmaco in termini di rischio/beneficio individuale • Controllare ed adattare il trattamento, specie in caso di nuove patologie acute intercorrenti • Interrogarsi sempre sulla necessità di perseguire un trattamento ed evitare “l’accumulo di farmaci col passare degli anni” • La sospensione di certi farmaci deve essere graduale per evitare fenomeni di astinenza o rebound