Metodi_di_Ricerca - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Metodi di Ricerca e
Struttura Sociale
Metodi di Ricerca
1. Metodologia: investigazione sociologica diretta
2.
3.
a)
b)
volta a fornire una modalità di verifica dei
risultati
Revisione di letteratura esistente
Selezione di specifiche variabili da studiare:
Variabili indipendenti: influenzano le variabili
dipendenti, es. sesso, età, razza
Variabili dipendenti: sono influenzate dalle
variabili indipendenti – effetto, es. oggetto
analizzato
4. Esperimenti
• Esperimento in laboratorio: in situazione
isolata rispetto al mondo reale
• Esperimento sul campo: studiano le
persone nelle situazioni di vita reale
• Metodo sperimentale: gruppo
sperimentale (esposto alla variabile)
versus gruppo di controllo (non esposto
alla variabile)
• Effetto Hawthorne: la ricerca è
influenzata dalla percezione dei soggetti
5. Si formulano ipotesi attraverso l’uso delle
6.
a)
b)
7.
a)
b)
variabili
Correlazione:
Positiva: se due valori
aumentano/diminuiscono insieme
Negativa: un valore aumenta o decresce
non in relazione con l’altro valore
Si stabiliscono cause ed effetti
Correlazione spuria: solo coincidente
Controlli: tecniche per eliminare fattori di
disturbo
8. Interconnessioni tra teoria e ricerca
a) Teoria e ricerca procedono
congiuntamente
b) La teoria sociologica è inutile senza la
ricerca
Il processo di ricerca
1. Definire l’oggetto di studio
2. Revisione ed analisi della letteratura
3. Formulazione delle ipotesi ( affermazione
esplicita riguardo le relazioni tra le
variabili)
4. Presa in considerazione dei
coinvolgimenti etici e morali
5. Scelta di un disegno di ricerca
a) indagine: intervista su di una popolazione
b)
c)
-
campione; campionamento: piccola sezione
trasversale di popolazione oggetto di studio;
Questionario: serie di domande chiuse od
aperte
Intervista: conversazione
(ricercatore/soggetto)
Osservazione: entra nel campo del soggetto
come osservatore o partecipante
O. Partecipante
O. non partecipante
d) esperimenti: le variabili sono controllate
e) Analisi secondaria: usa dati già raccolti
6. Raccolta e analisi dei dati
a) Uso di appropriati strumenti e misure
statistiche
b) Le conclusioni devono resistere allo
scrutinio dei dati
c) Le ipotesi originarie possono essere
confermate, rifiutate o modificate
7. Presa d’atto delle conclusioni, il ricercatore può
1.
a)
b)
2.
aggiungere nuova conoscenza, sfidare la
validità o modificare precedenti teorie,
sollevare nuovi dubbi teorici
Problemi
Difficoltà tecniche
affidabilità: coerenza tra metodo di studio e
risultati
validità: misurazione
Difficoltà pratiche: cooperazione del soggetto;
mutamenti nel comportamento; preoccupazioni
etiche
Cultura
Cos’è la cultura?
1. Invenzione umana: creiamo cultura e
siamo umani attraverso essa
2. Limitazioni: la cultura restringe la libertà
umana, “trattiene” in modo ineguale
3. Attese:la cultura accresce la libertà,
supera gli istinti
• Concetto fra i più complessi e i più
utilizzati nelle scienze sociali
• Può essere concepita come “ tutto ciò che
deve la sua creazione all’azione cosciente e
tendenzialmente libera dell’uomo, cioè il
patrimonio intellettuale e materiale,
relativamente stabile e condiviso, proprio dei
membri di una determinata collettività e
costituito da valori, norme, definizioni,
linguaggi, simboli, segni di comportamento,
oggetti materiali”
a) Cultura materiale: tutte le creazioni tangibili e
b)
concrete della società
Cultura non materiale creazioni astratte della
società che vengono trasmette attraverso le
generazioni
• Ogni cultura è un prodotto storico, formato da
vari elementi che hanno comunque origini
eterogenee pur essendo integrati, essendosi
formati nell’incontro tra società e culture remote
nel tempo e nello spazio; prodotto in parte
cumulato perché il volume complessivo della
cultura che un individuo o una generazione
hanno a disposizione è superiore al volume che
producono; prodotto in continua elaborazione,
che può avere ritmi più o meno veloci a seconda
dei tipi di componenti;
• CONCETTO MULTIDIMENSIONALE:
• dimensione soggettiva  i modi di pensare, sentire,
•
•
•
•
credere interni all’individuo e che ne caratterizzano la
personalità e il comportamento;
dimensione oggettiva l’idea che la cultura esiste al
di là dell’individuo, lo precede e lo supera come maniera
d’essere collettiva, eredità sociale, deposito del sapere;
dimensione di riduzione della complessità  la
cultura ci permette di dare senso e significati determinati
a ciò che ci circonda opera un processo di selezione tra
le infinite possibilità di azione;
dimensione cognitiva  la cultura consente di
acquisire informazioni e conoscenze, di stabilire modelli
di pensiero in grado di dare forma e significato al
mondo;
dimensione prescrittiva  la cultura assolve il
compito di regolazione dei rapporti tra i membri di una
determinata collettività
• La cultura dà significato, orientamento,
contenuto ed efficacia all’azione umana;
essa è fattore di superamento dei vincoli
imposti dalla natura, ma anche il maggior
fattore di regolazione e controllo di ogni
tipo di comportamento e di relazione
sociale.
• ELEMENTI COSTITUTIVI:
• Simboli  gli esseri umani elaborano gli stimoli interni
•
•
•
ed esterni al loro organismo attraverso segni e simboli,
che nel loro insieme costituiscono il sistema simbolico;
Linguaggio  elemento essenziale di ogni cultura, il
linguaggio è costitutivo della realtà sociale in quanto è
codice stabilizzatore di siognificati condivisi e veicolo
degli stessi significati: è forma di mediazione simbolica,
dunque mezzo di comunicazione per eccellenza e
primaria fonte di socializzazione;
Valori  i valori di una collettività sono l’insieme delle
opinioni condivise su ciò che è ritenuto buono, giusto,
desiderabile sia esso da raggiungere o da conservare,
opinioni in base alle quali viene espresso un giudizio
sulla correttezza, l’adeguatezza, l’efficacia delle azioni
proprie e altrui;
Norme  le norme sociali di una data collettività sono
gli strumenti necessari per attuare i valori cui in varia
misura la collettività aderisce ed essenziali per regolare i
comportamenti, le azioni, le relazioni dei suoi membri
• CLASSIFICAZIONE
• Cultura dominante  comune alla maggior parte degli individui
•
•
•
•
•
•
•
che fanno parte dell’intera società;
Subcultura aggregato tendenzialmente omogeneo di
conoscenze, valori, credenze, stili di vita e modelli normativi capaci
di contraddistinguere un gruppo sociale  controcultura, rifiuto
etico – comportamentale dell’insieme dei valori e delle norme
dominanti;
Cultura materiale  gli oggetti, le cose, i manufatti prodotti dagli
esseri umani;
Cultura non – materiale  significati, valori, simboli, norme ,
linguaggi, scienze, musica religione, arte, letteratura, tutti prodotti
umani non materiali;
Cultura sostitutiva  ci si ad elementi culturali che possono, nel
tempo, diventare obsoleti ed essere quindi sostituiti da elementi
nuovi che li superano in efficacia o utilità o valore;
Cultura non – sostitutiva  ci si riferisce ad elementi culturali –
lingue, musica, religione, filosofia – che non subiscono processi di
invecchiamento, in quanto non possono essere messi in disuso;
Cultura implicita  elementi culturali appresi dall’individuo senza
intenzione consapevole;
Cultura esplicita  elementi culturali appresi dall’individuo
volontariamente
STRATIFICAZIONE SOCIALE
• La stratificazione sociale è una disuguaglianza
•
tra categorie variamente strutturata, cioè
organizzata nel quadro della società e
mantenuta stabilmente in vita.
Ogni stratificazione ha alle spalle Norme sociali
di sostegno, vi intervengono i tipi di norme
individuati da Sumner; La stratificazione, come
ogni disuguaglianza, trascina con sé disagi e
tensioni che le norme sociali non riescono a
contenere e ad evitare forme di dissenso e
ribellione;
• Gli appartenenti a ciascun strato sociale si distinguono
per una serie di caratteristiche:
• OCCUPAZIONE  disuguaglianze legate al fatto di
svolgere attività lavorative diverse;
• ACCESSO ALLE RISORSE  possibilità di poter accedere
alle fonti del reddito, dell’istruzione, dell’autorità;
• STATUS  appartenere a uno strato sociale o ad un
altro influenza lo status in generale, indipendentemente
dalle condizioni economiche. Essere di livello più alto
significa poter svolgere compiti sociali ritenuti più
importanti e avere più prestigio e potere;
a) Ascritto: caratteristiche sulle quali non c’è controllo (età
sesso, razza)
b) Acquisiti: caratteristiche che coinvolgono scelte personali
(lavoro, livello di educazione)
• RUOLO: comportamenti o norme associate ad uno
•
•
•
specifico status
Conflitto di ruolo: competizione tra diversi ruoli. nello
svolgimento di ruoli le persone possono trovarsi esposte
a pressioni diverse e contraddittorie. Conflitto inter-ruolo
si instaura quando due ruoli dello stesso role-set diversi
esigono comportamenti incompatibili. Conflitto intraruolo, dovuto ad ambiguità e contraddizioni presenti
nella definizione di un unico ruolo
CODICE COMPORTAMENTALE  il fatto di appartenere a
uno strato sociale implica che si tenga un certo stile di
vita e ci si comporti in pubblico in determinati modi;
COSCIENZA DELLA STRATIFICAZIONE  appartenere a
uno strato o all’altro condiziona l’immagine che ci si
forma della società, della sua struttura e delle sue
gerarchie. Ognuno, stando nel suo strato, ha un proprio
angolo di visuale (coscienze di classe).
AGENZIE DI
SOCIALIZZAZIONE
• Agenzie e Agenti di Socializzazione sono rispettivamente
le entità collettive e le persone che svolgono la funzione
di socializzazione. Le agenzie di socializzazione vengono
poi suddivise in due categorie: quelle che svolgono in
modo esplicito questa funzione, essendo a ciò
espressamente delegate dalla società ( famiglia, scuola,
associazioni educative laiche e religiose), e quelle che la
svolgono in modo implicito, senza, per questo, risultare
necessariamente meno influenti ( gruppi, movimenti
sociali, associazioni culturali, organizzazioni sociali e
politiche).
FAMIGLIA
• A) è un ambiente di sviluppo che non dipende
esclusivamente dall’azione dei genitori: struttura
famigliare, atmosfera famigliare, condizioni economiche
e sociali, tradizioni, convinzioni, aspirazioni, tabù e la sua
storia; B) socializza grandi e piccoli, nel senso che la
famiglia resta un ambito fondamentale di riferimento per
tutta l’esistenza e continua a socializzare anche da
grandi; C) opera socializzazioni primarie e secondarie; D)
interviene sull’attività delle altre agenzie, il fatto di
appartenere ad una data famiglia condiziona la
socializzazione che l’individuo riceve da altre agenzie (es.
scuola); E) può adottare modelli formativi diversi, non
c’è un modo standard di socializzare della famiglia,
poiché la socializzazione cambia da cultura a cultura e da
un momento storico all’altro.
SCUOLA
• non si limita all’istruzione in senso stretto,
alla trasmissione di sapere codificato, ma
in maniera più o meno dichiarata e
consapevole interviene sullo sviluppo della
socialità e della personalità, indirizzando
bambini, ragazzi e giovani verso il rispetto
delle norme e della convivenza civile.
MASS MEDIA
• diversamente dalle altre agenzie di socializzazione sono
•
di fatto protagonisti di processi di socializzazione in cui
viene meno l’interazione. Essi pongono in modo sia
esplicito che implicito conoscenze, modelli di
comportamento, valori che possono contribuire a
determinare la concezione della realtà delle persone,
intervenendo nella formazione e nel cambiamento di
opinioni, atteggiamenti e comportamenti. Vengono
considerati realtà formative, che prendono parte ai
processi con cui gli individui acquistano le competenze
tipiche della vita sociale. I media esercitano un controllo
sociale basato sui contenuti mentali e le coscienze. La
socializzazione può avvenire solo mediante gli
apprendimenti cognitivi e sociali.
Il principale mezzo, più studiato e discusso è la TV.
L’azione del mezzo televisivo non è immediata, ma passa
attraverso un processo parzialmente indeterminato:
problema della scelta, problema della ricezione,
problema dell’interiorizzazione.
• Dalla TV si acquisiscono vari tipi di contenuti:
• Modelli comportamentali, scripts, ruoli, stili di vita: la
•
•
•
•
televisione fa vedere come si agisce nei contesti della
vita sociale;
Opinioni, atteggiamenti, stereotipi, pregiudizi: la TV
contribuisce alle convinzioni della gente sugli uomini e le
donne, sui bambini, le maggioranze e le minoranze
etniche per il modo in cui presenta questi gruppi sociali;
Rappresentazioni sociali: conoscenze di senso comune
che la gente elabora a partire da saperi specifici (teorie
scientifiche, ideologie, credenze religiose) semplificandoli
e rendendoli più concreti;
Definizioni della realtà: la TV crea un determinato
ambiente simbolico, induce a rappresentarsi l’intera
realtà circostante in un modo piuttosto che in un altro.
Lo fa già solo perché tratta alcuni temi come prioritari;
Logiche interpretative profonde: la TV incide anche sui
modi fondamentali di ragionare nella conoscenza della
realtà sociale, specie quando si tratta di capire le cose e
farsene una ragione.
GRUPPO
• un gruppo è definito come un insieme di
persone che interagiscono tra loro su base
regolare. Un interazione è regolare non solo
quando si ripete nel tempo, ma anche quando si
struttura secondo delle regole. Ogni gruppo ha
più fini che definiscono la sua ragion d’essere,
una propria razionalità per quanto riguarda
l’adattamento dei mezzi ai fini, una sua struttura
interna, costituita dall’insieme dei ruoli occupati
dai suoi membri. La risorsa fondamentale su cui
può contare un gruppo consiste nella creazione
di un senso di comunanza e di appartenenza
mediante la formazione della membership.
• La tradizione sociologica distingue tra:
• gruppi primari: piccoli gruppi caratterizzati da
•
•
•
rapporti faccia a faccia, da un intenso
coinvolgimento emotivo e da un forte
sentimento di identificazione collettiva;
gruppi secondari: hanno dimensioni maggiori,
attribuiscono ruoli specifici a ciascun membro e
sono strutturati sulla base di relazioni
tendenzialmente impersonali e affettivamente
neutre;
gruppi aperti: la partecipazione non è negata a
nessuno;
gruppi chiusi: regolano rigidamente le entrate.
• Gruppo di Pari  vanno incontro a un’evoluzione
•
•
•
caratteristica che si snoda in tre tappe:
Gruppi informali (6-10 anni)  hanno poche regole,
legate ai giochi e alle attività da svolgere. Assenza di un
sistema codificato ed esplicito di attribuzione delle
posizioni individuali;
Gruppi formali (11-15 anni)  basati su uno statuto o su
un regolamento esplicito in rapporto allo scopo comune
per cui il gruppo si costituisce. Status e ruoli sono
chiaramente differenziati e si creano divisioni ed
esclusioni;
Comitive (16-24 anni)  norme e strutture diventano più
elastiche e il senso di appartenenza si affievolisce, sono
meno conglobanti, non tendono a catturare i ragazzi e a
dominare parte della loro vita, ma sono più specifiche,
legate ad affinità di qualche tipo.
• In un gruppo gli individui interagiscono
•
interpretando i ruoli che vengono loro attribuiti
in vista del raggiungimento di obbiettivi collettivi
più o meno compatibili con quelli individuali 
vive costantemente la tensione fra fini collettivi e
quelli individuali.
All’interno di ogni gruppo, ogni individuo agisce
in relazione al Ruolo che gli viene assegnato, ne
deriva che ogni gruppo presenta una gerarchia
interna.
DEVIANZA E CONTROLLO
SOCIALE
• La Socializzazione complessiva di un individuo può
•
essere considerata come la risultante problematica delle
tante “forze” diverse, e spesso contrastanti, che agiscono
nella microsocietà cui egli appartiene  i risultati della
socializzazione non possono essere dati per scontati,
soprattutto per quanto riguarda l’interiorizzazione delle
norme sociali e l’adesione ad esse, sia di quelle condivise
in ciascuna subcultura sia di quelle proprie della cultura
generale di una società
Conformismo e Devianza sono entrambe esiti possibili
della socializzazione
• il fenomeno deviante si presenta quando le persone non
•
•
•
perseguono più quelli che sono i comportamenti usuali o
“standard”;
la devianza non è un fenomeno assoluto bensì è relativa
alle attese sociali; tuttavia nelle società complesse
occorre tenere presente che l’attesa sociale è un
termine caratterizzato da notevole ambiguità  in una
società pluralistica le deviazioni di una persona possono
essere gli usi o abitudini normali di un’altra;
cercando di definire la devianza si tende a prendere in
considerazione maggiormente “l’audience” - coloro che
decidono cosa è o non è deviante - piuttosto che la
persona deviante. L’audience include la società nel suo
complesso e le sue reazioni generali ed indirette;
è dunque impossibile etichettare per ogni circostanza o
situazione sociale il corrispondente comportamento
deviante  tuttavia alcuni tipi di comportamento sono
considerati devianti in quasi tutte le società o culture;
• CONFORMISMO  comportamento
•
caratterizzato dall’accettazione sia degli obiettivi
culturali di una società che dei legittimi mezzi
utilizzati per il raggiungimento degli obietivi.
DEVIANZA  il comportamento che è
considerato come un personale disonorevole
allontanamento dalle norme di un gruppo e che
provoca, da parte del gruppo o di un singolo,
delle reazioni che servono ad isolare, minacciare,
correggere o punire il violatore
MOVIMENTI SOCIALI
• Rappresentano uno dei principali oggetti di
studio della sociologia, poichè
rappresentano una fonte di ispirazione per
le “intuizioni” e “l’immaginazione”
sociologiche  il sociologo vi trova idee e
meteriali utili al suo lavoro
• Movimento sociale  entità sociali che presentano i
•
•
requisiti di un gruppo sociale - interazione strutturata da
modelli stabiliti, il senso di appartenenza, l’identità
riconosciuta - sforzo di un gruppo organizzato teso a
produrre qualche cambiamento nella vita sociale. Si
tratta di fenomeni che producono mutamento sociale e le
cui caratteristiche sono la spontaneità e la mobilitazione
di massa, l’assemblearismo, la propensione a
manifestazioni, cortei, forme di protesta impreviste e
provocatorie.
hanno più durata, strutture più stabili, fini prefissati e
idelogie ben definite rispetto ai comportamenti collettivi;
sono diversi dalle organizzazioni perchè si muovono al di
fuori della sfera istituzionale, dal momento che mirano a
cambiare le cose e a modificare lo status quo.
• Un movimento è portatore di una mentalità utopica (K.
Mannheim).
• Specialmente nelle moderne società
democratiche, queste strategie possono
tradursi in forme di contrapposizione e di
conflitto che rispettano le regole dettate
dalla società che si vuole cambiare: in
questo caso il movimento è contro la
società e contemporaneamente, dentro la
società.
• CLASSIFICAZIONI  possono essere raggruppati in
•
•
•
•
•
•
•
•
•
base al grado di organizzazione che hanno oppure in
base a quanto sono integrati nel tessuto sociale.
In base agli obiettivi:
Eterocentrati  mirano a cambiare il mondo esterno;
Autocentrati  vogliono cambiare i propri membri e poi
per questa via trasformare la vita sociale.
In relazione alle strategie d’azione:
Rivoluzionari  intendono trasformare radicalmente
l’assetto sociale esistente;
Riformatori  si accontentano di modificare alcuni
aspetti.
In relazione alla direzione del cambiamento:
Innovatori  tesi ad instaurare un nuovo ordine sociale;
Restauratori  restaureare un vecchio assetto sociale
antecedente a quello al quale si oppongono.
• CICLO VITALE  si delinea, in genere, come un
percorso contraddistinto dalla successione di quattro
fasi:
• 1) Fermento Sociale  sono poste le basi del
movimento, si caratterizza per l’insoddisfazione diffusa
nei confronti della società o di un particolare aspetto di
essa. Il leader del movimento che si viene costituendo è,
in questa fase, una sorta di AGITATORE al quale
compete di smuovere le acque;
• 2) Mobilitazione Popolare  fase di mobilitazione estesa
e di aggregazione, ovvero un momento di crescita per il
movimento impegnato nella ricerca di proseliti, per
affermare e diffondere le proprie idee e finalità e per
potenziare la propria azione. Il leader come un
PROFETA, diffonde le istanze del movimento, suscita
l’entusiasmo e conquista seguaci, legittimandosi come
leader carismatico;
• 3) Organizzazione  l’ampiezza del movimento e la sua
•
diffusione sul territorio impongono al movimento stesso
di darsi un’organizzazone stabile, con conseguenze
rilevanti sui suoi rapporti interni e sul suo
operato.Comporta un graduale processo di
burocratizzazione, con la formazione di un gruppo di
FUNZIONARI o BUROCRATI che tende a
professionalizzarsi e a stabilizzarsi;
4) Istituzionalizzazione  il movimento entra nella
società, ne accetta le regole e da questa viene tollerato e
accolto. Le necessarie mediazioni che questo processo
richiede comportano un adattamento ed una revisione
dei fini e dei modi d’azione del movimento, nella
direzione dell’attenuazione, se non della scomparsa,
della sua tensione ad un radicale cambiamento. Ruolo
del POLITICO come leader.
I COMPORTAMENTI
COLLETTIVI
• Fenomeni di Aggregazione, sono caratterizzati
dal fatto che più persone si muovono coralmente
e realizzano un’azione unitaria e orientata a
determinati fini come se formassero un solo
soggetto, tuttavia le persone coinvolte non sono
consapevoli di appartenere ad un gruppo che
persegue obiettivi comuni. Nei comportamenti
collettivi le azioni svolte sono generalmente nonconvenzionali, ovvero non corrispondono alle
aspettative.
• Folla  è composta di persone che
vengono a trovarsi nello stesso luogo
fisico, sono consapevoli della presenza
degli uni e degli altri e sono interagenti;
• Massa  le persone non si trovano le une
in presenza delle altre, ma dispongono di
fonti di informazione comuni e hanno lo
stesso oggetto d’attenzione.
• Elementi caratteristici dell’atmosfera sociale in cui
•
•
•
•
•
•
•
avvengono i comportamenti collettivi:
STRANEZZA  viene interrotta la normale routine, per
cui ci si trova in situazioni insolite in cui norme e ruoli
abituali non trovano più corrispondenza;
INCERTEZZA  le persone stentano a capire come
stanno le cose;
PRIMATO DELLA COMUNICAZIONE  le altre persone
diventano la fonte principale di comunicazione;
ATTIVAZIONE EMOTIVA  i partecipanti vivono
l’esperienza con intensa carica emotiva;
SENSAZIONE DI EVENTO INCOMBENTE;
STATO DI CRISI  si è in presenza di uno stato di crisi,
cioè di un’acuta perturbazione della vita sociale,
destinata a chiudersi in un modo o nell’altro di li a poco;
CONDIZIONI STRUTTURALI  fa da sfondo una
condizione sociale più ampia: mal contento o disagio
oppure distensione, disimpegno o pericolo.
LA COMUNICAZIONE
• Il moderno sviluppo delle comunicazioni è stato,
•
•
•
indubbiamente, reso possibile grazie all’introduzione
delle nuove tecnologie, tuttavia è sbagliato pensare che
lo sviluppo tecnologico da solo abbia prodotto quello
delle comunicazioni. Una nuova tecnica può restare
senza conseguenze di rilievo se non trova un terreno
sociale pronto a valorizzarla.
Lo sviluppo delle comunicazioni è una Storia sociale: i
fattori economici e culturali sono stati altrettanto decisivi
dei tecnologici;
nel XX sec. sorge una Ideologia della comunicazione 
concezione dell’uomo e della vita sociale per cui la
comunicazione è un bene prezioso, l’uomo non vive in un
mondo di pensiero ma di comunicazione, ciascuno di noi
è determinato dal complesso delle informazioni che
scambia con gli altri e con l’ambiente;
lo sviluppo moderno delle comunicazioni consiste in un
cambiamento complesso di civiltà, in una trasformazione
tecnologico-culturale  Società della comunicazione
• Globalizzazione  la globalizzazione della vita
sociale comprende vari aspetti: Integrazione
economica ( imprese transnazionali e
multinazionali), Integrazione politica,
Integrazione culturale (cultura universale). La
vita di ciascuno è influenzata non solo da ciò che
accade nei contesti sociali immediati, ma anche
da eventi lontani, che riguardano persone e
realtà con cui non abbiamo rapporti diretti o di
altri paesi. La globalizzazione si alimenta grazie
alla rete di comunicazioni esistente e all’enorme
flusso quotidiano di informazioni condivise.
• La gestione delle comunicazioni appare fortemente
•
concentrata. Una piccola parte della popolazione di
alcuni paesi a sviluppo avanzato detiene la proprietà e
controlla i mezzi di comunicazione, la produzione del
materiale culturale e l’approvvigionamento di
informazioni  Imperialismo della comunicazione
(Reuter, France presse, United press, Associated press).
Il flusso comunicativo non è utlizzato esclusivamente a
fini conoscitivi, si comunica sempre più per ragioni
espressive e sempre meno a scopo strumentale: si
fruisce dei media anche per svago, passatempo, Loisir:
Indici di tale fenomeno sono il calo riscontrato nella
quantità e nella qualità di informazione  struttura
spettacolare dei telegiornali. Lo slittamento verso il loisir
rende l’informazione più superficiale, lo spettatore è
chiamato a elaborare le informazioni meno in profondità.
I MASS MEDIA
• Alla base delle comunicazioni di massa ci sono la
•
stampa, il cinema, la radio, la televisione, la
telematica;
La sociologia non si interessa ai mezzi, bensì
studia il fenomeno sociale delle comunicazioni di
massa, le quali configurano un’Agenzia Culturale,
una realtà operativa impegnata nella
produzione, riproduzione e diffusione di
conoscenze:
• 1. E’ istituzionalizzata  l’azione culturale dei media
•
•
risponde a un complesso organico di norme formali e
informali, giuridiche, etiche e convenzionali, che
riguardano l’intera catena dai produttori ai fruitori. Il
fenomeno sociale dei mass media appare a tutti gli
effetti un’istituzione: un complesso organico di norme,
che coordina individui e gruppi diversi, ha finalità sociali
riconosciute e ideologie a legittimarlo e sostenerlo;
2. E’ organizzata  si avvale di apparati di supporto sul
piano materiale delle risorse e sul piano mentale
dell’organizzazione formale;
3. E’ inserita nel tessuto sociale  i mass media
intrattengono rapporti sia in alto, con i centri di potere
della società, sia in basso, con il pubblico. Per forza di
cose sono più vicini ai vertici della società che alla base.
Rispetto alle istituzioni e alle élite sociali sono in
posizione di dipendenza, mentre sul pubblico finiscono
per dominare;
• 4. Si rivolge ad un pubblico vasto, eterogeneo e
anonimo;
• 5. Tratta conoscenze generiche e a tutto campo 
•
•
•
•
scendono difficilmente in profondità tuttavia il panorama
che offrono tende ad essere completo;
6. Media tra realtà ed esperienza diretta  allargano
l’orizzonte delle nostre conoscenze in modo non diretto,
mediato, poichè si interpongono tra la realtà e la nostra
esperienza concreta. Sono agenti di mediazione,
produttori di una realtà mediata;
7. E’ di dominio pubblico  l’accesso ai suoi contenuti è
libero, chiunque a basso costo può impadronirsene;
8. E’ pervasiva  costituiscono una presenza costante e
hanno grande capacità di penetrazione e diffusione.
Caratteristica peculiare dei mass media è la loro
tendenza all’omnicomprensività, diffondono conoscenze
di ogni tipo, si rivolgono a chiunque, hanno carattere
pubblico e pervadono così capillarmente la società
• Origini degli studi sui mass media  la
tradizione di studi sui media comincia con
concezioni elitarie e negative che sono all’origine
del filone di pensiero noto come teoria della
cultura di massa. Le voci più significative
(Toqueville, Nietzsche, Ortega y Gasset)
ritraggono negativamente le masse e non
vedono di buon occhio il fatto che le élite,
esposte all’ascesa democratica delle moltitudini e
alla massificazione, perdano il loro carattere
esclusivo, di conseguenza verso i media
(giornali) c’è diffidenza, se non preoccupazione o
avversione.
• Bullet theory  i primi lavori scientifici sui
media (Lund, Blumer, Lasswell) rientrano nel
filone della Bullet theory (teoria della pallottola),
detta anche dell’ago ipodermico. I media
vengono considerati potenti strumenti di
persuasione che agiscono pressochè
automaticamente sui riceventi passivi ed inermi.
Alla bullet theory fa da sfondo la teoria della
cultura di massa e il comportamentismo: gli
individui vengono colti separatamente, i media
non agiscono su una comunità in cui già circola
l’informazione, ma su ciascuna persona presa
singolarmente.
• Negli anni ‘30 e ‘40 nascono due vere e proprie scuole
•
sui mass media:
Scuola di Yale  si dedica alla sperimentazione di
laboratorio sugli effetti persuasivi dei media. Gli
esperimenti seguono il Paradigma della scuola di Yale
che consiste in un disegno di ricerca sperimentale prima
e dopo con gruppo di controllo.
• Scuola di Lazarsfeld  fonda la sociologia dei media,
•
mette in discussione gli assunti di base della bullet
theory  Il ricevente è un consumatore attivo di media,
integrato nell’ambiente sociale primario, che sceglie in
base ai propri interessi e alle proprie inclinazioni: a)
studio del consumo dei media; b) analisi comparata delle
influenze sociali.
Teoria degli effetti limitati  i media sono deboli, in
genere rafforzano posizioni e convinzioni che le persone
hanno già anche se in modo latente: esposizione
selettiva e flusso di comunicazione a due stadi
• le due scuole hanno avviato il filone di studi denominato
Communication Research :
• a) Impostazione naturalistica  media come eventi
•
•
•
•
naturali;
b) Metodi empirici  procedure empiriche;
c) Centralità della comunicazione  processi di
comunicazione.
L’interesse è stato spostato sull’elaborazione cognitiva
dei riceventi nelle circostanze reali in cui avviene la
ricezione, ci si è interessati ai passaggi mentali che le
persone fanno dinanzi ai messaggi dei media, alle
alternative che hanno nell’elaborazione e alle condizioni
in cui i processi cognitivi seguono un percorso anzichè
un altro.
La communication research è stata scossa dall’emergere
della Teoria critica e dalle Teorie Culturologiche.
• A partire dagli anni ‘70 vi è stata una ripresa della ricerca
•
•
•
empirica sul campo. E’ sorta una molteplicità di filoni,
ciascuno dei quali va ad esaminare lati e momenti
dell’istituzione dei mass media. I principali argomenti
trattati sono:
1) Produzione  studio del sistema produttivo;
2) Consumo  settore di studio sorto negli anni ‘70 con
la scuola usi e gratificazioni (Blumler e Katz) che cerca
di capire come la gente quotidianamente adopera i mezzi
di comunicazione di massa e perchè vi ricorre, quali
bisogni cerca di soddisfare per il loro tramite;
3) Ricezione  studio di come i destinatari elaborano i
messaggi dei media. Il grosso dei lavori empirici ha
continuato ad avere per oggetto la Persuasione
attraverso i media (Modello di Mc Guire);
• 4) Effetti  le ricerche si occupano
prevalentemente di Effetti a Lungo Termine,
come la presenza diffusa e quotidiana dei media,
con azioni insensibili e cumulative, incide sulla
conoscenza generale che la gente ha della realtà
sociale. I media intervengono attraverso
l’organizzazione della conoscenza della realtà
sociale (Agenda - setting o organizzazione
dell’ordine del giorno  indicano quali sono i
temi ricorrenti della vita sociale e con quali
priorità vanno considerati, creando una sorta di
taccuino mentale degli argomenti di attualità.
Knowledge gaps o scarti conoscitivi  l’azioni
dei media produce differenze tra categorie e
gruppi nella conoscenza della realtà sociale,
facendo in modo che ci siano disparità nel grado
di informazione).