ARTHUR SCHOPENHAUER (1788 DANZICA – 1861 FRANCOFORTE) OPERE: 1813: Si laurea a Jena con una tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente 1816: Sulla vista e sui colori 1818 (Dresda): Il mondo come volontà e rappresentazione 1820/1832: tiene i suoi corsi a Berlino con scarso successo 1836: Saggio Sulla volontà della natura 1841: I due problemi fondamentali dell’etica 1851: Parerga e paralipomena (Appendici; raccolta di saggi divulgativi) RADICI CULTURALI DEL SISTEMA Da Platone: dualismo realtà/apparenza – teoria delle idee Da Kant: dualismo fenomeno/noumeno – forme a-priori (impostazione soggettivistica della sua gnoseologia) Da Voltaire (Illuminismo): spirito ironico, brillante e polemico verso le credenze tramandate Dal Romanticismo: l’irrazionalismo, l’importanza dell’arte e della musica, la tesi che a fondamento del mondo ci sia un principio assoluto di cui le varie realtà sono manifestazioni transeunti, motivo del dolore Dalla filosofia orientale (orientalista Frederich Mayer): l’idea che la molteplicità degli individui sia il prodotto di un’illusione, il concetto di Nirvana e una serie di immagini suggestive (velo di Maya) IL MONDO COME RAPPRESENTAZIONE La riflessione di S. prende avvio dalla distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, ma Per Kant il fenomeno è l’unica realtà accessibile alla mente umana, è l’oggetto della rappresentazione che esiste fuori dalla coscienza anche se viene appreso mediante l’applicazione delle forme a-priori e il noumeno è un concetto-limite, che ci ricorda i limiti della conoscenza umana Per Schopenhauer, invece il fenomeno è parvenza, illusione, sogno, è una rappresentazione che esiste solo nella coscienza e il noumeno è conoscibile «IL MONDO E’ LA MIA RAPPRESENTAZIONE» «E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra che egli prende per un serpente». La RAPPRESENTAZIONE (fenomeno, velo di Maya) è caratterizzata da due componenti fondamentali e inseparabili: soggetto rappresentante ed oggetto rappresentato; essa si basa sulle seguenti forme a-priori: spazio, tempo, causalità (unica categoria in quanto la realtà dell’oggetto si risolve nella sua azione causale su altri oggetti; materia= azione causale). RAPPRESENTAZIONE SOGGETTO («Ciò che tutto conosce senza La rappresentazione essere conosciuto da alcuno») Ovvero il fenomeno Come velo di Maya (apparenza illusoria ) e si basa sulle forme a priori di Consta di: CAUSALITA’ OGGETTO (Ciò che viene conosciuto) SPAZIO TEMPO LA CAUSALITA’ E LE SUE FORME DIVENIRE (necessità fisica: rapporti causali fra oggetti) Il principio di ragion sufficiente assume forme diverse in relazione al CONOSCERE (necessità logica: rapporti fra premesse e conseguenze) ESSERE (necessità matematica: rapporti spaziotemporali e aritmetico-geometrici) AGIRE (necessità morale: rapporti azione-motivi) LA VIA D’ACCESSO AL NOUMENO (COSA IN SE’) L’uomo è un animale metafisico: si stupisce della propria esistenza e si interroga sull’essenza ultima della vita Se l’uomo fossa una mente priva di corpo (un’intelligenza non incarnata) non potrebbe conoscere il noumeno; l’uomo, però, è dotato di un corpo con il quale, oltre che vedersi «dal di fuori» e percepire il proprio corpo come un oggetto fra gli altri, può viversi «dal di dentro», godendo e soffrendo. In questo modo si squarcia il velo di Maya e si riesce a cogliere la realtà autentica che si nasconde dietro l’illusione, ovvero la VOLONTA’ di vivere (Wille zum leben), impulso prepotente ed irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire. Più che intelletto e conoscenza noi siamo vita e volontà di vivere e il nostro corpo è la manifestazione esteriore dell’insieme delle nostre brame interiori. Mondo fenomenico = manifestazione, oggettivazione della volontà. La volontà è l’essenza segreta di tutte le cose (non solo dell’uomo) «Essa (la volontà) è l’intimo essere, il nocciolo di ogni singolo, ed egualmente del Tutto» (Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 21) LA VOLONTA’ La volontà si manifesta nel mondo attraverso due gradi di oggettivazione: 1) attraverso le idee eterne (archetipi del mondo= idee di Platone) 2) realtà naturali (spazio-temporali) che vanno dalle leggi generali della natura alle piante, agli animali, all’uomo. A questo livello agisce il PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE (principio elaborato dalla filosofia medioevale) che ha la facoltà di moltiplicare gli enti) inconscia (impulso inconsapevole) VOLONTA’ di vivere unica (al di là del principio di individuazione) essenza segreta del eterna (al di là del tempo) mondo incausata (al di là della causalità) Energia alogica e irrazionale senza scopo (forza cieca senza meta) La crudele verità è che miliardi di esseri non vivono che per vivere e continuare a vivere; non vi è alcun Dio che possa considerarsi come fine della nostra esistenza e che possa dare un senso alla vita; l’unico Assoluto è la Volontà. PESSIMISMO COSMICO La vita è dolore per essenza poiché il male è alla radice del mondo. Volere=desiderare=stato di tensione dovuto ad una mancanza=dolore Piacere= cessazione del dolore; il dolore è il dato originario, mentre il piacere è sempre il risultato del superamento di un dolore ed è, quindi, un dato derivato. Noia= senso di vuoto, di apatia, che subentra quando viene meno il desiderio LA VITA è UN PENDOLO CHE OSCILLA TRA DOLORE E NOIA Il dolore investe ogni creatura e maggiormente quelle più consapevoli, ovvero gli uomini. L’amore è la strategia che la Natura utilizza per perpetuare la specie e, di conseguenza, il male. S. può essere considerato un «maestro del sospetto», accanto a Marx, Nietzsche (da cui sarà considerato un maestro) e Freud in quanto usa la tecnica dello smascheramento contro le ipocrisie spiritualistiche dell’amore, contro la presunta «razionalità» del reale o la pretesa felicità della vita umana o la «menzogna» della naturale socievolezza dell’uomo. I rapporti umani, secondo S., si basano sul conflitto e sulla sopraffazione reciproca. LE VIE DI LIBERAZIONE DAL DOLORE Per liberarsi dal dolore non serve liberarsi dalla propria singola esistenza attraverso il suicidio, che si rivela come ulteriore affermazione della volontà di vivere. Prima via di liberazione: l’arte L’arte è una forma di conoscenza libera e disinteressata, che riesce ad elevarsi alla contemplazione delle idee, degli archetipi eterni del mondo. L’arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani donandogli un appagamento immobile e compiuto, ma che ha una durata limitata. La liberazione offerta dall’arte è solo transitoria, non definitiva. L’arte è solo un conforto al dolore della vita che permane. La musica è la forma d’arte capace di metterci in diretto contatto, al di là dei limiti della ragione, con le radici stesse dell’essere; attraverso la musica la Volontà si rivela a se stessa (la musica è «una metafisica in suoni»). Seconda via: l’etica della pietà L’etica si fonda su un sentimento (e non sulla ragione, come sostiene Kant) di pietà, attraverso cui avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri e viviamo quell’unità metafisica di tutti gli esseri che la filosofia teorizza (il carnefice e la vittima fenomenicamente distinti, noumenicamente sono una stessa realtà). LA TERZA VIA: L’ASCESI E L’APPRODO AL NIRVANA L’ascesi è la via attraverso cui si cerca di estirpare completamente la volontà di vivere e prevede: astensione dal piacevole e ricerca dello spiacevole, la castità perfetta, l’umiltà, il digiuno, la povertà, il sacrificio, l’automacerazione. Nietzsche riprenderà da S. l’idea che il mondo sia il prodotto del caos, di un’irrazionalità priva di scopo, ma non sarà disposto a seguirlo su questa strada e di fronte alla medesima verità e consapevolezza che la vita è dolore proporrà una reazione opposta, ovvero l’accettazione entusiastica della vita con tutto ciò che in essa vi è di doloroso. Se un solo individuo riuscisse a percorrere questa via fino in fondo e a liberarsi dalla volontà di vivere salverebbe l’umanità intera. Nel misticismo ateo di Schopenhauer l’ascesi approda al nirvana buddista, che è l’esperienza del nulla, la negazione del mondo per guadagnare un oceano di pace, uno spazio di serenità che per l’asceta coincide con il tutto (mentre il mondo è il nulla da cui si è liberato). In questo tutto si dissolve la nozione stessa di «Io» e di «soggetto».