I. Kant (1724-1804)

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I. Kant (1724-1804)
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Partendo dallo scetticismo di Hume, dal “risveglio
dai sogni dogmatici” critica la pretesa di dare una
forma geometrica alla filosofia
La matematica procede per costruzioni di concetti
SINTETICAMENTE e si dà da sé i propri concetti
ideali , procede per dimostrazioni esatte e simboli
rigorosi ma astratti
La filosofia invece ha a che fare con la lingua viva
di tutti i giorni, i concetti comuni e deve procedere
analiticamente, progressivamente e mai
definitivamente
Razionalismo e scetticismo
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No all'uso dogmatico della ragione (razionalisti)
ma anche NO ad un affidamento totale
all'esperienza fino allo scetticismo (HUME)
Perché si parla di rivoluzione copernicana
?Infatti è l'oggetto che si modella sul soggetto e
non il contrario: quello che conta è il modo in cui
si conosce
Problemi: come è possibile una scienza della
natura ? E una metafisica come scienza ?
Gli a-priori
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Se si parte dal soggetto si intuisce subito che
ci sono degli a-priori del modo in cui si
conosce: non derivano dall'esperienza del
soggetto e sono “costitutive” della forma
dell'esperienza
1) conoscenza sensibile (intuizione) sulla
base di SPAZIO e TEMPO che non sono
dell'oggetto ma modi unificare e ordinare
2) ma l'intuizione è “cieca” senza passare
alla conoscenza intellettiva : questa ordina e
unifica le intuizioni in giudizi
Le forme a-priori dei giudizi
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Sono 12 divise in 4 gruppi (giudizi di quantità,
qualità, relazione e modalità) o CATEGORIE
DELL'INTELLETTO unificate poi
nell'autocoscienza ovvero l' IO PENSO
L'attività autocosciente del pensiero (io penso)
accompagna ogni intuizione sensibile,
ordinandola nei 12 modi delle categorie: nascono
così per noi gli oggetti dell'esperienza
Intuizione
(spazio e tempo)
concetti e giudizi
L'io penso
- l'io penso è l'autoconoscenza trascendentale,
cioè la conoscenza NON degli oggetti ma del
nostro modo di conoscerli A PRIORI
- Aggrega, mette insieme le intuizioni spaziotemporali, consente di con-prenderle e di
“archiviare” le conoscenze (collocate spaziotemporalmente grazie alle categorie
fondamentali spazio-tempo)
Universalità del conoscere e della scienza
- Qualunque sia l'oggetto, quale che sia la materia del conoscere,
questo non può non assumere una collocazione, appunto,
temporale e spaziale
- L'oggetto di cui si è avuta esperienza sarà quindi il punto di
riferimento di un giudizio (ragionamento) di quantità, qualità,
relazione o modalità.
- Perchè Hume sbagliava ? X lui una conoscenza oggettiva e
necessaria poteva essere solo quella che riusciva a cogliere le
cose in sé … ma queste sono solo noumeni cioè solo
“supposizioni” mentali
- Tra l'altro conoscere vuol dire “solo” ordinare la realtà, la materia
dell'intuizione e nelle forme a-priori e poi nelle varie categorie di
giudizi formulati dall'intelletto
- Secondo errore di Hume: la conoscenza non è un fatto psicologico
privo di validità universale Ad es. la relazione di causa non è un
nostro modo di arbitrario di connettere le esperienze ma uno dei
modi in cui l'esperienza sarebbe proprio impossibile provarla.
- la relazione di causa per es. è uno dei modi in cui si manifestano le
esperienze..
La scienza newtoniana
- la scienza newtoniana della natura ha una sua
validità perché basata su MATEMATICA (che ha
come forma a-priori il tempo) e GEOMETRIA (che
ha come a-priori lo spazio)
- quando la fisica studia la natura si imbatte quindi in
quelle forme che l' IO PENSO ha già immesso
inconsciamente
- inoltre nello studio della natura si ricercano le
cause che rappresentano un altro a-priori: qual'è la
“causa” solo l'esperimento può dirlo ma che ogni
effetto abbia una sua causa è incontrovertibile
Perché la metafisica non è una
scienza ?
- La metafisica si pone queste domande:
- esiste l'anima ? È immortale ?
- il mondo è finito o infinito ?
- dio esiste e si si come dimostrarlo ?
- In sintesi cosa e come siano i NOUMENI: la cosa
“in sé” e quindi indipendentemente
dall'esperienza
- domande che nascono dall'insopprimibile
esigenza di unificare e regolare finalisticamente
tutti i fenomeni. Ma cos'è l'IO penso (al di là
dell'esperienza) non possiamo saperlo
Noumeno e la “cosa in sé”
- Noumeno compariva già in Platone ma per
Kant “noumeno” e “cosa in sé” non sono
esattamente la stessa cosa
- Noumeno: è una rappresentazione, un'idea,
che la mente umana si fa, un modo di
rappresentarsi tutto ciò che va oltre le
capacità umane di conoscere
- Cosa in sé: è la realtà esterna al soggetto (cui
il noumeno si riferisce) con cui non si può
entrare in contatto perché è al di là
dell'esperienza
Rapporto tra il soggetto e la
“cosa in sé”
- se la cosa in sé è rappresentata come
fenomeno all'interno della sensibilità e delle
categorie a priori dell'intelletto si può avere
una sintesi conoscitiva (su come l'oggetto ci
appare)
- se l'approccio alla cosa in sé avviene al di
fuori di una conoscenza relativa al suo
apparire si è in presenza di un noumeno, un'
IDEA DELLA RAGIONE (si entra nel campo
della metafisica)
La metafisica non è una scienza
- Metafisica: “al di là del mondo sensibile”...mira
allo studio degli enti «in quanto tali» nella loro
interezza. A differenza della scienza empirica
con i suoi metodi e esperimenti. Cerca le
strutture fondamentali dell'essere e quindi
“perché l'essere e non il nulla ?”, l'immortalità
dell'anima, la creazione del cosmo, ecc.
- Sono interrogativi “insopprimibili” per l'uomo
- … ma noi possiamo solo avere coscienza dell'IO
PENSO IN “AZIONE” !
Perché non è una scienza ...
- il “mondo” nella sua interezza non può essere
oggetto della conoscenza che sempre necessita
di unificare e regolare tutti i fenomeni
(spazialmente e temporalmente) sulla base di
un'esperienza
- e l'esperienza si “mostra” non si “dimostra”
quindi dove non ci sono dati dell'esperienza non
c'è nulla da pensare
- Dio invece dovrebbe essere un'entità necessaria
e non un fenomeno e quindi rimane a livello di
“idea”
L'imperativo categorico
(Critica della ragion pratica)
- così come nella “C. della R. Pura” K. Ci descrive non COSA si
conosce ma COME, nella “C. della R. Pratica” ci dice COME ci si
comporta per compiere un'azione MORALE
- al di là dei singoli comportamenti morali (diversi da individuo a
individuo) come può essere considerata buona in sé un'azione ?
- l'uomo in determinate situazioni sente il dovere di compiere una
scelta: si pone la domanda su come comportarsi
- ancora prima si sia compiuto l'atto (buono o cattivo) per Kant
l'imperativo categorico si è già compiuto in quanto non gli
interessa indicare o imporre dei comportamenti
- L'I.C. si differenzia dalla “massima” che è invece valida solo per il
singolo
Caratteristiche
- a differenza degli imperativi “ipotetici” non è
condizionata da nulla
- vale erga omnes anche in condizioni diverse
- riguarda una volontà “pura”
- non può provenire da un'autorità esterna e quindi
valere solo per chi la riconoscesse
« Agisci in modo che la massima della tua volontà possa
sempre valere come principio di una legislazione
universale. »
- il dovere per il dovere, senza condizionamenti esterni
L'imperativo
- si pretende una condotta come solo ad esseri liberi è
possibile attuare, liberi ora oppure che otterranno la
libertà in un infinito, ipotizzando quindi l'immortalità
dell'anima
- giudicare ciò che è bene e ciò che è male, cioè formulare
un postulato morale significa affermare la libertà
dell'agente, l'immortalità dell'anima e l'esistenza di dio
cioè di un'entità e di un fine superiori, necessari
- nel giudizio morale implicitamente si considera l'uomo
non come un animale, un fenomeno ma come un soggetto
libero, capace di opporsi alle contingenze del mondo con
la propria volontà
- questa libertà sussiste e ha senso solo ammettendo che la
conoscenza dei “noumeni” ci è preclusa. Perché ?
La critica all'“apparato
religioso”
- se vuole agire moralmente l'uomo deve
uniformarsi solo alla VOCE DELLA LIBERA
RAGIONE: caso mai è essa a legittimare una
qualche autorità esterna
- da qui l'idea della fede come puro fatto
interiore (influenza del pietismo)
Il sentimento del bello e del
sublime
- intelletto (fenomeni, ragione, contingenza dei
fatti, ecc.) e volontà (attraverso i giudizi
morali, l'esigenza del mondo noumenico della
libertà e dell'esistenza di dio) sembrerebbero
in contraddizione e in contrasto
- questo contrasto viene superato dalla 3^
facoltà della ragione: il sentimento che si
rivolge alla natura questa volta in senso
RIFLESSIVO, CONTEMPLATIVO
- il sentimento produce giudizi “disinteressati”
Il giudizio estetico
- ha come oggetto il BELLO e il SUBLIME
- si guarda alla natura non come dal punto delle
leggi meccaniche che la governano e
nemmeno dall'utilità che ce ne può derivare
- si guarda alla natura come libera espressione
di armonia: il giudizio estetico è poi
disinteressato
- altro giudizio del SENTIMENTO riguarda
l'esistenza di dio: si “sente, intuisce che c'è
una mente superiore
Conclusione
- i limiti imposti alla ragione gli consentono poi
di cogliere al meglio le due più grandi verità
che guidano l'uomo:
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La legge morale dentro di noi (la volontà)
Cielo stellato sopra di noi (il sentimento)
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