Diapositiva 1 - Università degli Studi di Cagliari

L’intervento pubblico

Le motivazioni economiche all’intervento
pubblico si basano sul calcolo dei costi e dei
benefici dell’intervento.

L’intervento pubblico presuppone l’esistenza
di un fallimento del mercato che, riducendo il
benessere della società, impone l’attuazione
di politiche appropriate che limitino tali
conseguenze negative.

I beni culturali, ad esempio, sono una delle
categorie di beni definite dagli economisti
come “pubblici”, i quali non possono essere
prodotti e offerti sul mercato in modo
efficiente a causa della difficoltà (o
impossibilità) di attribuire loro un prezzo.

Ci troviamo di fronte al cosiddetto fallimento del
mercato, una situazione in cui il mercato e il sistema
dei prezzi non riflettono l’impatto prodotto da un
bene sul benessere individuale.

Tale circostanza si verifica quando nessuno può
essere escluso dal consumo del bene (impossibilità
di esclusione), e quando il consumo di tale bene da
parte di un individuo non ne impedisce il consumo
da parte di altri (non rivalità nel consumo).

Un palazzo barocco al centro di una città,
una chiesa romanica perfettamente inserita
nel paesaggio toscano, il panorama da una
scogliera, sono beni pubblici in quanto
ognuno può ammirarli e trarne un beneficio
senza che questo pregiudichi la possibilità di
altri di fare lo stesso, cosa che invece accade
per i beni privati puri.

Oltre alla non escludibilità e alla non rivalità
nel consumo, un’altra caratteristica tipica dei
beni pubblici è che possono produrre diversi
effetti positivi (o negativi), per i quali i
beneficiari non devono sostenere alcun
costo.

Questi effetti, denominati esternalità,
possono essere: benefici (esternalità
positive) o costi (esternalità negative).
In presenza di esternalità:

Non esiste un prezzo che consenta di stimare
il “vero” valore del bene pubblico considerato.
In conclusione

La teoria economica include tra le
conseguenze dei fallimenti del mercato:
a)
lo sfruttamento eccessivo;
l’impossibilità di stabilire un prezzo;
il fenomeno del free-riding.
b)
c)
Giocare a freccette con un Rembrandt?

“Un eccentrico collezionista americano, con
l’intento di organizzare un sabato sera
alternativo, invitò i suoi amici a giocare a
freccette utilizzando uno dei dipinti di
Rembrandt nel salone come bersaglio,
poiché ciò non costituiva alcuna violazione di
legge.”
Perché stimare la domanda di beni
ambientali?



Il decisore pubblico deve scegliere quella
allocazione di risorse che massimizzi il
benessere sociale.
Un intervento pubblico in favore della
conservazione dei beni ambientali si giustifica
solo se il benessere sociale aumenta.
La conservazione dei beni ambientali
concorre quindi con altre politiche pubbliche
(salute, sicurezza, istruzione, ecc.).
La stima del valore dei beni ambientali

Se il bene ambientale è oggetto di scambio
sul mercato, un eventuale incremento di
domanda per questo tipo di beni verrà
rilevato dal mercato e segnalato attraverso
un incremento dei prezzi.

Se il bene viceversa non è oggetto di
scambio sul mercato la stima della domanda
diventa più complessa.
Esempio:

Il valore economico di un edificio di interesse
storico-artistico destinato ad uso privato (ad
esempio, civile abitazione) può corrispondere
al valore d’uso e le qualità storico-artistiche
possono incidere sul valore economico sia in
senso positivo, incrementandolo, sia in senso
negativo, per i maggiori costi di
manutenzione che un edificio artistico di
solito richiede.

Nell’ambito delle decisioni pubbliche, nella
scelta tra progetti alternativi, ci si può
avvalere della Analisi Costi Benefici, per
valutare il progetto che produca i più alti
benefici sociali netti.

Ma come procedere materialmente alla
determinazione dei benefici e dei costi sociali
nel caso dei beni culturali?

Una corretta valutazione dei danni e benefici
derivanti da sviluppo e non sviluppo nelle due
opposte situazioni è chiaramente un elemento
imprescindibile di una politica pubblica che
voglia operare in modo da allocare le risorse
su basi razionali (efficienti) e massimizzare
l’impatto socio-economico degli interventi, in
un’ottica di vincolo di bilancio con risorse
scarse.
Riassumendo:

Non è il patrimonio culturale in sé che viene
valutato, ma le preferenze individuali dei
cittadini riguardo al patrimonio stesso, alla
sua esistenza, a suoi usi possibili.

“La soluzione di mercato mette, dunque, al
centro delle sue attenzioni le preferenze
individuali”.

Il problema diventa allora quello di conoscere
e tradurre in termini monetari tali preferenze.

Per i beni e i servizi che possono essere
scambiati sul mercato, il prezzo offre una
misura più o meno corretta di tali preferenze,
ma dato che per i beni culturali pubblici non
esiste un mercato, non esiste neppure un
prezzo o una tariffa cui fare riferimento.

Il ricercatore ha quindi la necessità di estrapolare
informazioni indirette da comportamenti reali, o
ricreare una situazione sperimentale in cui le
preferenze siano espresse nel modo più simile
possibile alla realtà stessa.

Gli economisti utilizzano il concetto di disponibilità a
pagare (in inglese Willingness to Pay, WTP), che
può però fornire risultati molto diversi a seconda di
come l’indagine viene condotta.
Approccio metodologico

Ognuno di noi è abituato a prendere decisioni
sulla base di un confronto tra guadagni e
perdite, fra vantaggi e svantaggi.

L’idea che sta alla base di tale valutazione è
che siamo interessati solo a quelle azioni che
ci procurano un guadagno netto massimo.

Invece di parlare di guadagno potremmo
usare il termine benefici, così come invece di
parlare di perdite potremmo usare il termine
costi.

Questa osservazione sta alla base dell’analisi
costi-benefici.

Costi e benefici sono considerati in rapporto al
soddisfacimento dei desideri (delle preferenze).

Per l’economista, l’aumento o la diminuzione del
benessere devono essere rilevati studiando le
preferenze degli individui.

Non è rilevante perché A viene preferito a B, l’ACB
funziona sulla base del principio che un’allocazione
“migliore” delle risorse è quella che soddisfa
maggiormente le preferenze (i desideri) degli
individui.

Per trasformare questo concetto in una
regola di decisione sociale sulla base della
quale intraprendere una data azione, è
necessario conoscere le preferenze di ogni
individuo.

E per decidere se la società nel suo insieme
stia meglio o peggio occorre confrontare i
guadagni e le perdite dei singoli individui
componenti la collettività, ciò che l’ACB si
propone di fare.
Domanda: “come misurare i guadagni e le
perdite di benessere?”

Rispondiamo con l’osservare ciò che la collettività è
disposta a pagare per un certo bene .

Il grado di preferenza individuale per un prodotto
disponibile sul mercato è rilevato dalla disponibilità
degli individui a pagare (DAP) in cambio di quel
prodotto. Ovvero, quanto gli individui sono disposti a
pagare per evitare qualcosa che non gradiscono, o
quanto sono disposti ad accettare (DAA) come
compensa per tollerare qualcosa che non avrebbero
altrimenti accettato.

Si cerca di misurare le preferenze individuali
attraverso una stima della:
1.
Disponibilità a pagare, DAP (o WTP, willingness to
pay), per il beneficio derivante da un dato bene
ambientale.
2.
Disponibilità ad accettare, DAA (o WTA,
willingness to accept), una compensazione per
rinunciare a tale beneficio.
prezzo
B
DAP
A
O
C
D
quantità

Possiamo interpretare la curva di domanda
come una curva della disponibilità marginale
a pagare. Costituisce dunque la DAP in
cambio di unità supplementari di bene.

La disponibilità a pagare netta è data dal
surplus del consumatore (Area ABC); si tratta
cioè del beneficio effettivamente ricevuto
oltre all’ammontare pagato.
Per esempio:




Individuo 1: DAP per passare ad A = 10 euro
Individuo 2: DAP per passare ad A = 8 euro
Individuo 3: DAA per passare ad A = 6 euro
Individuo 4: DAA per passare ad A = 5 euro
Nel passare ad A, gli individui 1 e 2
guadagnano, mentre gli individui 3 e 4
perdono. Passando ad A la società nel suo
insieme guadagna o perde?
La regola da usare è
(DAP1 + DAP2) - (DAA3 + DAA4) > 0
cioè
(10 + 8) – (6 + 5) = 7
Il passaggio ad A è dunque positivo sul piano
sociale.
Infine:

Per colmare la mancanza di informazioni
fornite dallo scambio sul mercato, si
ricorre ai metodi di stima sviluppati
nell’ambito dell’economia pubblica.

Nella stima dei beni culturali, i decisori politici
devono tenere conto di tutti i valori economici
che compongono il Valore Economico Totale
(VET).